Non tutti i neurologi condividono l’appello dei “25 luminari” al Procuratore Generale perché blocchi la sentenza che dopo 16 anni e 9 procedimenti giudiziari autorizza l’atto che rispetta la volontà di Eluana Englaro. La “Sospensione delle misure di sostegno vitale nello stato vegetativo permanente” è un tema sul quale il Gruppo di Studio di Bioetica e Cure Palliative della Società Italiana di Neurologia ha lavorato approfonditamente qualche anno fa.
Nel documento (Bonito, Primavera, Borghi, Mori e Defanti Neurol Sci, 2002, 23: 131-139) si considera “di eguale gravità sia la decisione di sospendere che quella di continuare la nutrizione artificiale”. In una nota di dissenso Borghi e Fera si erano dichiarati contrari all’ ipotesi di sospendere misure di sostegno vitale. Si sostiene il principio che “ogni forma di trattamento può essere rifiutato da un paziente capace per l’attualità o, per il futuro”, tramite una direttiva anticipata. In caso di incapacità, la decisione deve essere presa ricostruendo la volontà presunta con l’aiuto di testimoni.
Già nel 2002 il Gruppo di Studio aveva suggerito un percorso decisionale che, partendo dalla certezza della diagnosi, prevedeva la ricostruzione della volontà, dei desideri e dei valori della persona, raccomandava il coinvolgimento nella decisione dell’intera equipe curante, e il rispetto di un’eventuale obiezione di coscienza; era anche detto chiaramente che la sospensione della nutrizione e dell’ idratazione artificiale non sono un abbandono e anzi richiedono l’intensificazione delle cure e delle misure di assistenza. Non mancava nelle conclusioni un appello perché fosse garantito al più presto un adeguato sostegno alle migliaia di famiglie che assistono i loro cari in stato vegetativo.
Per la prima volta nel caso di Eluana Englaro la magistratura ha riconosciuto che meritano lo stesso rispetto sia la volontà di chi si presume che avrebbe accettato lo stato vegetativo che quella di chi ha manifestato la contrarietà a essere mantenuto in una vita vegetativa. Come neurologi leggendo la sentenza dei magistrati di Milano abbiamo apprezzato l’attenzione e la competenza con cui sono stati affrontati tutti gli aspetti del caso specifico ora ci auguriamo che la conclusione dell’esistenza di Eluana avvenga lontano dalla scena pubblica, al riparo dalle strumentalizzazioni, con cure adeguate, vicino alle persone care che si sono battute perché venisse riconosciuta legittimità alle sue volontà.
Virginio Bonito e Maddalena Gasparini
Coordinatori del Gruppo di Studio di Bioetica e Cure Palliative della Società Italiana di Neurologia
venerdì 18 luglio 2008
Comunicato stampa del Gruppo di Studio di Bioetica e Cure Palliative della Società Italiana di Neurologia
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