venerdì 29 gennaio 2010

Il giudice e la «confusione di ruoli»

Da Repubblica.it, edizione di Milano («Il giudice: “Figli di una coppia di lesbiche? Nessun disagio per loro dall’omosessualità”», 28 gennaio 2010):

Il tribunale dei minorenni di Milano ha riconosciuto che l’omosessualità non è causa di disagio per i figli voluti da una coppia di lesbiche che, prima della separazione, li ha cresciuti secondo «uno schema tipicamente familiare». È questo il senso di un provvedimento firmato dal giudice Emanuela Aliverti. La vicenda ha al centro la separazione di una coppia di donne, che hanno convissuto per nove anni (fino al 2003) e assieme hanno deciso, tramite l’inseminazione artificiale, di avere due figli, entrambi dati alla luce da una delle due.
Una delle due donne – quella che non è la madre biologica e che non ha alcun legame giuridicamente tutelato con i due bimbi, aveva presentato ricorso al Tribunale dei minori per l’affidamento condiviso e la regolarizzazione del diritto di visita – dopo che la mamma naturale dei bimbi le aveva imposto l’interruzione dei rapporti con i piccoli. Il ricorso venne dichiarato inammissibile per «difetto di legittimazione» e gli atti trasmessi al pm affinché valutasse l’apertura di un procedimento a tutela dei due ragazzini, un maschio e una femmina che ora hanno rispettivamente otto e dieci anni.
I giudici, rilevando l’indubbio legame affettivo tra la ex compagna della madre e i bimbi, avevano espresso preoccupazione per lo stato «psico-fisico» dei due a causa dell’interruzione dei rapporti con una figura che si era posta come genitore e per il loro «inserimento in un contesto caratterizzato da una potenziale confusione di ruoli». All’esito dell’istruttoria, a metà gennaio, il tribunale ha archiviato il caso avendo verificato l’adeguatezza della madre biologica, assistita dall’avvocato Marzia Simionato, a svolgere il proprio ruolo di genitore a prescindere dalla sua omosessualità, e l’assenza di pregiudizio per i due bimbi per l’interruzione dei rapporti con la ex compagna della mamma.
I bimbi, come è emerso, non hanno sofferto disagi per il contesto di vita in cui hanno vissuto e vivono: una madre che prima aveva una compagna e ora ne ha un’altra e un padre biologico che conoscono e che vive con un uomo.
Bene; ma c’era davvero bisogno che lo dicesse un giudice?

Aggiornamento 20/2: Panorama dà qualche dettaglio in più sulla vicenda e sulla sentenza (Maurizio Tortorella, «Se mamma si separa da mamma», 25 febbraio, p. 80).

5 commenti:

Salvi C. ha detto...

Va be', tanto chi ha voglia comunque di andare contro la realtà dei fatti, dirà che si tratta di una sentenza politicizzata oppure che è segno che c'è una "potente lobby gay" capace di influenzare anche la decisione dei giudici.
Insomma, per chi è in preda del pregiudizio, non conta che la smentita gli venga data sia da un giudice che da uno psicologo.

Cachorro Quente ha detto...

OK, c'è un lato positivo in questa vicenda, quello negativo è però che l'ex compagna non può avvalersi del diritto di visita nei confronti di quelli che a tutti gli effetti sono anche i suoi bambini...

Giuseppe Regalzi ha detto...

Sì, è vero. Una delle ragioni per concedere il diritto a sposarsi.

Parole_alate ha detto...

Per concedere il diritto a sposarsi, certo; ma prima di tutto direi che è una delle ragioni per disciplinare i rapporti tra i due conviventi omosessuali e i figli che insieme decidono di avere... perchè se il matrimonio mi appare, per ora, una realtà irraggiungibile qui da noi, non possimao ignorare che le "famiglie arcobaleno" con figli sono già un discreto numero. E mi sembra ben più urgente tutelare questi bambini nel caso che il genitore biologico muoia o decida di lasciare l'altro... tutela che oggi non esiste, come testimonia questo caso.

Anonimo ha detto...

http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6720

"se mamma e mamma si separano"