giovedì 18 novembre 2010

Il bambino dimezzato



Non è certo nella speranza di aprire un dialogo con Lucetta Scaraffia che ci si avventura nel commentare il suo pezzo odierno, Omofilia, omofobia posizioni e le disuguaglianze create in loro nome, Il Riformista, ma per cercare di bilanciare l’ingiustizia di quanto scrive, che si aggiunge a una preesistente ingiustizia giuridica.

“Sembra che ormai sia diventato tutto normale, normalissimo, e chi osa avanzare qualche dubbio è considerato un vecchio barbagianni un po’ rimbambito. Sto parlando della nascita di famiglie gay, di coppie gay che “procreano” un figlio e lo allevano nell’amore e nell’accordo, di coppie gay che si voglio sposare perché pieni di fiducia nel loro amore eterno mentre le coppie eterosessuali (questa è la parola d’obbligo, dire “normali” vuoi dire linciaggio assicurato!) sono sempre meno propense al matrimonio e alla riproduzione e vivono rapporti brevi e distratti”.

Si comincia così, con un elenco di ambiguità semantiche usate per alimentare la nebbia e l’incomprensione: normale, normalissimo? Quale significato vuole attribuire Scaraffia a “normale, normalissimo”? Forse sano, forse statisticamente rilevante, forse che si attiene a una norma - ma quale? Non si può esserne certi. Si potrebbe cominciare da qui: chiarire il significato delle parole scelte qualora non siano abbastanza intelligibili. Poi scivoliamo in una mossa retorica abbastanza trita: si ridicolizza l’avversario per dire “ma guarda che hai torto marcio”. A parte l’uso delle virgolette (“procreano”) che ammicca al lettore e che veicola l’avvertimento “ehi, questi non procreano davvero”, Scaraffia disegna il mondo che vuole criticare in modo talmente ingenuo e caricaturale che è difficile intravedere resti di verosimiglianza. A proposito di parole: meglio usare “riprodursi” invece che “procreano”, dal sapore creazionista, e meglio ricordarsi che la genitorialità non coincide con la riproduzione e con il legame genetico.
Le famiglie gay, prima di tutto, costituiscono un universo eterogeneo e complesso, non hanno i medesimi desideri e vivono - ovviamente - realtà diverse e irriducibili a un dominio compatto. Presentarle come stucchevoli e pretenziosi nuclei più finti delle famiglie che popolano le pubblicità sceme è un tentativo di screditarle e di ridicolizzare una sacrosanta richiesta: l’uguaglianza di diritti. Perché questa è l’unica differenza tra alcune famiglie e altre famiglie: non potersi sposare, non poter garantire ai figli la tutela giuridica che li proteggerebbe in caso di morte del genitore biologico o in caso di separazione, non poter risolvere con una legge tutti gli ostacoli burocratici e quotidiani che derivano dall’essere, il genitore non biologico, un estraneo. Abbandonato al buon cuore delle persone che incontra ma privo di diritti e doveri genitoriali. E così un bambino che ha due genitori, di cui solo uno biologico e riconosciuto, è un bambino dimezzato.
Anche le coppie eterosessuali, poi, vengono ridicolizzate e trasformate nel nemico retorico da contrapporre a quelle gay. Un giochino inutile e che dimentica, ancora una volta, il nodo centrale: la discriminazione.

Continua su Giornalettismo.

4 commenti:

Angelo Ventura ha detto...

Parole sante. L'ipocrisia di certi articoli squalifica i già miseri argomenti che si vogliono portare avanti.

Anonimo ha detto...

mi viene in mente solo "cattiva"

DiegoPig ha detto...

Dopo averlo letto, penso che l'articolo non possa essere classificato in altro modo se non come un "rant" (il ringhiare rabbioso di chi non ha argomenti sensati).

Non c'è, infatti, alcun argomento dietro alle tesi esposte nell'articolo.

Tutto si riduce a qualcosa del tipo "ma quanto siamo fessi, noi 'normali' a non accorgerci dell'insidia della propaganda omosessualista (??????)'




http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=VG37U)




Cordiali Saluti,
DiegoPig

Unknown ha detto...

ma la signora Scaraffia scrive su riformista perché nessuno la legga? E' una forma di pudore?