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mercoledì 25 gennaio 2012

Addirittura?!

Rodolfo Casadei, «Castellucci, abile imprenditore dell’anticonformismo e del nichilismo», Il mondo è grigio, il mondo è blu - BLOG, 19 gennaio 2012:

Chi imbratta il volto di Cristo, che ne sia consapevole o no, prepara le nuove Auschwitz. E di questo dovrebbero essere preoccupati, mi pare evidente, non solo i cristiani.
Che qui ci sia qualcosa di cui preoccuparsi pare evidente anche a me, anche se non è esattamente quello di cui parla Casadei...

martedì 24 gennaio 2012

La saggezza di Socci

La pièce teatrale Sul concetto di volto nel Figlio di Dio di Romeo Castellucci (in programmazione da oggi e fino al 28 gennaio al Teatro Parenti di Milano) ha causato nei giorni scorsi prese di posizione rabbiose da parte degli integralisti cattolici, che accusano l’opera di blasfemia – naturalmente senza averla mai vista: il lancio di escrementi contro una gigantografia del volto di Cristo, di cui si parla, esiste a quanto pare solo nell’immaginazione sovreccitata di questi fanatici.

Fra le poche voci cattoliche a non farsi travolgere dall’odio cieco va annoverata quella – certo non sospettabile di sudditanza nei confronti del mondo laico – di Antonio Socci, che in alcuni articoli (del 20 e del 22 gennaio) ha difeso il regista dalle accuse piovutegli addosso. In un post apparso oggi Socci ci aiuta a capire cosa può aver causato questo assalto inconsulto («La mia risposta sul “caso Castellucci” (con un invito ad andare a leggere sul sito della Chiesa francese)», Lo Straniero, 24 gennaio 2012):

Ci sono cattolici ragionevoli e seriamente preoccupati che hanno scritto sul “caso Castellucci” e pure che hanno inviato mail a me. Con costoro credo si possa convenire che c’è stato un colossale malinteso: in quella pièce teatrale non c’è nessun lancio di escrementi sacrilego.
Secondo me dovrebbe bastare questo a mettere fine alla bagarre.
Ma ci sono anche alcuni fanatici, che in certi casi sembrano francamente confusi dall’astio, talora dall’odio, e che mi scrivono insulti (complimenti: che bel cristianesimo!).
Costoro sembrano quasi dispiaciuti dalla scoperta che nella pièce di Castellucci non c’è nessun lancio di escrementi sull’immagine di Cristo di Antonello da Messina.
Non se ne danno pace, sembrano smaniare perché quel “lancio” ci sia e siccome hanno bisogno di un Nemico da “bruciare” per avere un’identità (mentre la vera identità cristiana non si fonda su un Nemico, ma su un avvenimento, un avvenimento di misericordia), non riconoscono di essersi sbagliati chiedendo scusa.
Tanto meno tacciono, mettendo fine alla baraonda. No.
Cercano altri pretesti per “bruciare” il Nemico, demonizzato addirittura fino a essere chiamato “satanista”.
Io credo che sia questa la vera caricatura del cristianesimo. Una caricatura grottesca, mostruosa. Proprio una eventuale corsa dietro ai fondamentalismi di altre religioni – questa sì, davvero – rischierebbe di sporcare il Volto santo di Gesù.
Credo che Socci colga nel segno: è un profondo bisogno di odiare che muove queste persone, che si autogiustificano dipingendosi come vittime. Aggiungo solo due notazioni personali. La prima riguarda l’incredibile accostamento, compiuto da molti integralisti, di un episodio come questo alle stragi dei cristiani avvenute in altre parti del mondo: tutto viene accomunato sotto l’unica etichetta di «cristianofobia», spettacolo teatrale e morti ammazzati, col risultato di banalizzare le sofferenze di quello che dovrebbe essere il proprio stesso popolo (vengono in mente i Haredim israeliani, fondamentalisti ebrei che protestando alcune settimane fa per alcuni pretesi affronti subiti si paragonavano alle vittime dell’Olocausto).
Seconda notazione: non sottovaluterei, in episodi come questi, il tentativo di alcuni personaggi di accreditarsi di fronte alla comunità integralista come «puri» e inflessibili. La tardiva condanna dello spettacolo che le gerarchie vaticane hanno emesso suona come il tentativo un po’ maldestro dell’istituzione di non farsi scavalcare «a destra» da gruppi pericolosamente vicini agli ambienti ultra-tradizionalisti dei lefebvriani.

Personalmente difenderei il diritto del regista Romeo Castellucci alla libertà di espressione anche se il suo spettacolo fosse stato effettivamente e convintamente blasfemo. Dubito assai che Socci possa giungere a questo; ma gli va dato comunque atto di saper stare qualche volta dalla parte giusta, fuori dai condizionamenti comunitari e istituzionali.

giovedì 11 settembre 2008

Il ritorno del Papabanner

... dopo i noti avvenimenti, in uno spazio tutto suo, Papabanner’s Home. Come dice l’autore, Il Burbero Scontroso alias Rizar:

Non mi va di piegarmi ai metodi intimidatori di chi pensa che dall’alto della propria forza può minacciarti per farti tacere, senza passare per le vie legali che molto probabilmente gli darebbero torto marcio.
Ci vorrebbero dieci, cento, mille Rizar.

venerdì 29 agosto 2008

Che la Rana resti in croce

La richiesta di censura che Benedetto XVI ha inviato al presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, perché faccia rimuovere dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano La rana crocifissa di Martin Kippenberger, accampa come pretesto la ferita alla sensibilità dei credenti. Si potrebbe, ingenuamente, pensare che sia da prendere in considerazione – ehi, qualcuno è stato danneggiato da quell’opera! Gli si è mancato di rispetto! Sono parole che possono far scattare col loro suono un automatismo solidale. Eppure, di tutte le motivazioni quella del papa è la più debole: provate a immaginare cosa succederebbe se a ciascuno fosse concesso diritto di veto su ogni manifestazione privata (tale è in essenza La Rana: per vederla bisogna varcare una soglia, pagare un biglietto) che toccasse la sua sensibilità. La richiesta di Ratzinger non si può fare dunque massima universale, e dovrà ricorrere, per stare in piedi, a qualche motivazione accessoria molto particolare, del genere della protezione di un’identità maggioritaria (o supposta tale), che la svela infine per quello che è: la meschina difesa di un privilegio in pericolo.

Per questo, e anche se – notizia dell’ultima ora – sembra a sorpresa che la Rana rimarrà al suo posto, aderisco volentieri alla richiesta di Malvino di dedicare un post alla Rana di Kippenberger; anzi rilancio, con le Rane sue sorelle del medesimo artista, che trovate qui sotto. Oltretutto a me la scultura non sembra priva di bellezza (anche se in questo, a quanto vedo girando la blogosfera, sono isolato), per quanto «diversa sia la sua forma da quella dei figli dell’uomo». Suppongo anche che non servirebbe una grandissima fede per non sentirsene turbati – che fede è quella che non resiste neppure a questa piccola blasfemia gentile? Ma si vede che di fede forte, in giro, ne è rimasta pochina...


mercoledì 23 luglio 2008

Una storia di censura

Avete presente i PapaBanner, quei piccoli banner con la scritta «Sito scomunicato» o «Il Papa condanna questo blog» e dietro l’immagine di Ratzinger, presenti in moltissimi blog laici? Il Burbero Scontroso, che li aveva creati, racconta l’incredibile storia di intimidazione da parte di «esponenti della Curia» che ha portato alla scomparsa pressoché totale dei banner dalla rete. Una vicenda grottesca, che la dice lunga sullo stato della libertà di espressione in Italia (e sulla necessità assoluta di ricorrere a piattaforme blog straniere, non ricattabili come quelle locali).

martedì 10 giugno 2008

Intervista a Daniele Luttazzi

Sei stato censurato durante un governo di centro-sinistra. Cosa ti aspetti da questo governo?

Guarda che la satira non deve essere tutelata da alcun governo. Chi fa satira non deve aspettarsi niente. La satira esprime il punto di vista dell’autore, non fa propaganda. Il potere ha una logica che la satira mette in discussione: infatti ti tappano la bocca. È sempre stato così ed è un ottimo motivo per continuare a farla. Dove è possibile. (Il mio sottoscala.)

È impopolare dirsi a favore della censura, almeno esplicitamente. Spesso, come nel tuo caso, si invoca il buon gusto o altri motivi piuttosto inconsistenti e comunque insufficienti a giustificare una sospensione di un contratto o un licenziamento.

Il censore lo riconosci subito. È quello che comincia dicendo: “Sono contro la censura, ma…”.

Esiste una forma più sottile e pericolosa: l’autocensura.

Non mi interessa fare il sabato sera su Rai Uno.

Cosa ne pensi della legge 40?

La fecondazione artificiale? Sono a favore, anche se la mia ragazza preferisce la fecondazione tradizionale: legata al letto, bendata, manette eccetera.

Perché i diritti civili (penso soprattutto la libertà) fanno tanta paura?

Fanno paura alle destre, perché minano l’archetipo del “padre autoritario” che cercano di imporre in tutto il globo.

Nella bella intervista che ti ha fatto Enzo Biagi nell’aprile 2007 hai dichiarato: “In Italia, se uno subisce dei soprusi non te lo perdonano”. Cosa intendevi?

Ti tolgono di mezzo, però non devi lamentarti. Se provi a ribadire i tuoi diritti, ti si accaniscono contro con veri e propri pestaggi mediatici.

Marcello Dell’Utri ha affermato alla vigilia del voto: “I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni” e che Vittorio Mangano è un eroe. Non sarebbero dichiarazioni adatte al tuo Tabloid?

Sono più adatte alla rubrica di Decameron “Cazzata o stronzata?”.

Che cos’è il “comma Luttazzi”?

I potenti ti querelano per miliardi. Usano la giustizia per vessarti. Vorrei il comma Luttazzi: se perdono, i miliardi che ti chiedono devono darli loro a te. Così smetterebbero di fare i vigliacchi.

Quanti, tra le persone che conosci, ti hanno confessato di votare per Berlusconi? Lo chiedo perché io non ne conosco nessuno e statisticamente è improbabile: o mentono oppure il mio campione è, a dir poco, scarsamente rappresentativo...

Io ho uno zio che vota Berlusconi. È un ex-commerciante che non pagava le tasse.

Dario Fo ha detto che la regola fondamentale della satira è non avere regole. Cosa aggiungeresti?

Non dimenticarsi di far ridere.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Il monologo Decameron, in tour da novembre. E rileggere Histoire d’O, un classico che mi ha sorretto nei miei momenti più bui.

(LibMagazine, 8 giugno 2008)

mercoledì 14 maggio 2008

Marco Travaglio su Renato Schifani

Essere costretti ad invocare i diritti fondamentali garantiti dalla carta costituzionale ha spesso il sapore amaro di una estrema e noiosa difesa.
Vale la pena di correre il rischio richiamando la libertà di opinione e di espressione. Libertà che sancisce anche il diritto di correre il rischio di abusarne. E di subire le eventuali conseguenze in caso di reato (diffamazione o calunnia che sia) – unico limite giustificato.
Quando le parole dei cittadini sono limitate da ragioni diverse si impone la censura. Mascherata con i nomi più vari: da buon gusto a legittima punizione della provocazione, da opportunità politica a giusta condanna degli estremismi.
Quando si riportano fatti veri non può esistere calunnia, ma censura sì. E servile autocensura anche, preventiva o volta a negare complicità o consenso.
L’unico modo per “tappare la bocca” di qualcuno che pronuncia parole ruvide è dimostrare la loro infondatezza. Se Marco Travaglio ha dichiarato il falso riguardo a Renato Schifani pagherà nelle sedi stabilite. Le confutazione delle sue parole giustificherebbe la querela. Ma in caso contrario, e fino ad allora, ha detto la verità. E scandalizzarsi è sintomo di un ipocrita perbenismo, nella ipotesi più rosea.
Sono molti quelli che sono accorsi a chiedere scusa e a prendere le distanze, forse più inclini ad ascoltare pietose bugie o perifrasi barocche. Ben strana abitudine chiedere scusa per avere ascoltato la verità!
Con una compattezza e una partecipazione da stadio. Metafora, ormai, ben più invadente di una invocazione trasformata nel nome di un partito politico in quel lontano 1993.

(Confutate Travaglio o querele e cause non hanno senso, DNews, 13 maggio 2008)

giovedì 13 dicembre 2007

Veronica di fronte al potere

Aggrapparsi al rispetto del comune senso del pudore, o a qualcosa che gli somigli, per giustificare veri e propri soprusi evoca scenari da dispotismo – nemmeno troppo illuminato. Il moderno ostracismo che ha colpito Daniele Luttazzi è l’ennesimo sintomo di un Paese che vuole apparire come morigerato ed educato. Un Paese in cui chi offende il buon gusto (il buon gusto di chi?) viene licenziato, ma spesso chi commette gravi reati è intoccabile. E magari è tra quanti decide come bisogna comportarsi per non essere licenziati, quale forchetta usare e come fare l’inchino a seconda di chi si ha davanti.
Tutti coloro che non hanno fatto un fiato, o peggio che hanno applaudito il licenziamento di Luttazzi, non si rendono conto della gravità dell’avvenimento. E poco serve essere oggi dalla parte dei “buoni”. Perché in una condizione di arbitrio, anche chi oggi si sente al sicuro potrebbe essere presto travolto dalla condanna in nome del buon costume. Chi tace per calcolo, oltre ad essere moralmente discutibile, è ingenuo: non capisce che il prossimo potrà essere lui, incornato proprio quando sta mettendo a punto l’ultima veronica (nel senso della tauromachia).
E non c’entra l’eleganza del gesto o la scelta del bersaglio di una satira sicuramente pungente, forse anche eccessiva per le orecchie di alcuni benpensanti – liberi di pensarla come più gli piace. Liberi di girare canale per ripassare il plastico del luogo dell’ultimo efferato delitto o per essere trascinati nel turbinio degli scandali sessuali. Ma che ne è della libertà di Luttazzi e di quanti vogliono ascoltare le sua irriverenza?

(Il sacro diritto di far infuriare i benpensanti, E Polis).

martedì 21 agosto 2007

Il creazionista e la censura

Harun Yahya (nome d’arte di Adnan Oktar), miliardario turco creazionista e antisemita, ha ottenuto da una corte turca il blocco di tutti i blog della piattaforma Wordpress, perché alcuni di questi contenevano materiali che a suo dire lo diffamavano. Come risultato, un milione di blog non sono più visibili in Turchia almeno dal 17 agosto. Il fondamentalista ha rivendicato l’azione legale in una lettera a un responsabile della Wordpress.
Yahya ha firmato il famigerato Atlante della creazione, un lussuoso volume di quasi 800 pagine ripieno della più trita propaganda creazionista, che è stato distribuito gratuitamente in tutto il mondo (Italia compresa).

È difficile prendere sul serio certi pagliacci; ma, come si vede, è necessario, prima che comincino a fare danni su larga scala...

lunedì 7 maggio 2007

Giro di vite

Tre giorni fa Malvino ci metteva in guardia contro una tentazione censoria che comincia a profilarsi, e a minacciare la Rete. L’occasione gliela offriva Gianni Baget Bozzo, che in una lettera al Foglio dello stesso giorno così scriveva, suscitando il consenso del direttore:

Il meccanismo terrorista nasce dalla potenza della parola, è la parola che arma la mano ed è la parola che costruisce un accorporamento di uomini. E oggi la parola può rivolgersi a tutti mediante quello strumento universale di comunicazione che è Internet. Il terrorismo degli anni Settanta è stato preparato dagli anni del Sessantotto. Lei tende a sottovalutare la potenza della parola e la responsabilità di quelli che la usano.
Oggi Baget Bozzo torna alla carica, questa volta dalle pagine della StampaSulla chiesa corre veleno via internet», 7 maggio):
Forse vi è qualche ragione per cui l’Osservatore Romano ha usato un termine così inaudito come «terroristi» per descrivere gli attacchi contro il cristianesimo e contro la Chiesa compiuti in Internet e manifestati, con inattesa violenza, dal conduttore del 1º Maggio sindacale. Forse è più il messaggio che corre in Internet a preoccupare la Santa Sede che la definizione di ladroni data per obliquo alla Chiesa in Piazza San Giovanni. Internet è divenuto una sorta di coscienza diffusa, in cui ciascun utente è portatore e recettore di messaggi potenzialmente mondiali. E tutta la struttura della protesta in Italia usa Internet da molto tempo, non solo come mezzo di messaggi, ma come organizzazione di fatti e di rapporti collettivi.
La sede, stavolta, è autorevole (o meno becera, comunque), l’accusa comincia a prendere forma, ad articolarsi in teorema. Occhio, concludeva Malvino. Occhio, concludo io.

sabato 24 marzo 2007

Censura cinese

Si sa, comincia da particolari apparentemente poco significativi, e poi finisce che ti ritrovi un funzionario governativo in camera da letto. Per controllare la moralità del tuo comportamento, si intende, mica per fare niente di male.
Grazie a Pasquale Borriello ho scoperto che la censura ha tempo da perdere anche sui blog. Ho controllato, e ho scoperto che l’url di Bioetica è bloccato per gli utenti cinesi. Che avremo fatto mai?