«Il lavoro rende liberi. Non ricordo dove lessi questa frase, ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all’istante».
Firmato: senatore Tommaso Coletti, presidente della Provincia di Chieti. Comincia così un messaggio contenuto in un depliant e inserzioni pubblicitarie della Provincia per promuovere i centri per l’impiego.
Il fulminato non si ferma qui, ma prosegue: «le parole hanno un significato in senso assoluto e non in relazione a chi le adopera». (Dunque se è un cretino ad usarle non diventano parole cretine?).
E poi aggiunge di essere dispiaciuto di non aver tenuto conto che quelle parole sono state poste «con ironia» da un dittatore sulla porta di un campo di concentramento. (Con ironia? Coletti, cosa faceva durante le lezioni di storia? O non era una materia compresa nel suo piano di studi?) «Tutto questo, però non può mettere in dubbio il fatto che il lavoro rende liberi: questa frase racconta un’immensa verità. L’ho pensata e pronunciata per il suo significato e per il grande valore che racchiude in sé».
Proporrei di mandare qualche mese il fulminato suddetto a lavorare in miniera (mi perdoneranno, spero, i minatori) per poi organizzare un simposio su La libertà e i mezzi per raggiungerla. E magari otterrebbe anche il risultato, secondario anzichenò, di perdere qualche chilo. Buon lavoro, uomo-libero!
mercoledì 30 agosto 2006
L’ignoranza è una brutta bestia
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1 commento:
Ma non poteva scegliere "Chi non lavora non fa l'amore"? È un'istigazione alla prostituzione ma forse avrebbe avuto solo problemi con la SIAE…
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