Da un articolo del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che sarà pubblicato nel numero di maggio di Shalom a p. 19 e che è stato in parte anticipato alle agenzie di stampa:
secondo la Torà gli ebrei devono osservare 613 regole, ma questo non vuol dire che i non ebrei non debbano avere alcuna regola, perché in realtà le hanno anche loro, inquadrate in sette capitoli fondamentali (i cosiddetti precetti Noachidi), ed è nostro dovere come ebrei indurre i non ebrei a rispettare le loro regole. Come questo si possa realizzare è difficile dirlo, certo è che non possiamo rimanere indifferenti al superamento di determinati limiti, acconsentendo per esempio che la legge dello Stato ammetta l’omicidio, il furto, l’incesto. L’argomento di cui ora si dibatte rientra per certi suoi aspetti (non le convivenze in generale, quanto specificamente le coppie omosessuali maschili) in limiti ritenuti insuperabili.Metti la «ragione», che per gli integralisti cattolici coincide nelle sue conclusioni sempre al millesimo con le ubbie della Chiesa, al posto dei più ingenui precetti Noachidi (che stanno invece nel Talmud: Rav Di Segni ancora non ha capito che almeno l’apparenza della laicità è necessaria...); togli un distinguo un po’ bizzarro (verso le coppie omosessuali femminili il Rabbino Capo è di manica più larga, a quanto pare); e otterrai l’essenza del discorso dell’arcivescovo Bagnasco, poi in parte rimangiato. Calpestare la laicità e i diritti degli omosessuali, a quanto pare, accomuna le religioni monoteistiche quasi quanto la comune discendenza da Abramo... (ma Elio Toaff, credo, non avrebbe usato le parole del suo successore).
Rimaniamo fiduciosi in attesa delle prevedibili, opposte, reazioni, che eviterò di qualificare come pure meriterebbero: «Eppure loro [cioè gli Ebrei, in toto] dovrebbero sapere cosa significa essere perseguitati!» e «Tutti addosso a monsignor Bagnasco, ma quando un rabbino dice le stesse cose, nessuno protesta!».
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