Guardate qua per il fumo: http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_03/fumo_divieto_california.shtml
A volte ho l'impressione che molti credano che i varii proibizionismi, quelli che vanno a intaccare in profondità le libere scelte personali, arrivino da un giorno all'altro, come imposizioni tiranniche e calate dall'alto. Domani mattina ci svegliamo e il governo proibisce l'alcool in tutte le sue forme. O il fumo. O che altro. E invece si procede per piccoli passi, in maniera quasi inavvertibile, colonizzando coi divieti dapprima le regioni più sensibili, quelle in cui lo stile di vita confligge patentemente con lo spazio di libertà altrui, e poi via via restringendo, sino ad entrare nella sfera personale; ma a questo punto s'è ormai creato un consenso maggioritario sufficiente per condannare anche nel privato più privato determinati comportamenti, e i pochi superstiti che tenteranno di opporre resistenza non avranno molte speranze. Nel frattempo le burocrazie statali amministrativo-disciplinari per controllare che il nuovo proibizionismo sia regolarmente implementato (commissioni ad hoc, istituti di ricerca, centri di "riabilitazione" e "cura" per i riottosi) si saranno saldamente installate nei circuiti dei finanziamenti pubblico-privati, e difficilmente molleranno i loro ossi.
"colonizzando coi divieti dapprima le regioni più sensibili, quelle in cui lo stile di vita confligge patentemente con lo spazio di libertà altrui": questo però, lo ammetterai, non è in sé criticabile -- se non appunto come prodromo a proibizioni che incidano nella sfera personale.
Non so, yupa, mi sembra un discorso un po' dietrologico.
Voglio dire, l'idea della lobby che si muove per ottenere i finanziamenti per l'applicazione delle leggi proibizioniste e al tempo stesso per danneggiare gli interessi dell'industria del tabacco (e i relativi introiti fiscali) mi sembra un'ipotesi abbastanza azzardata. Senza contare che nell'eventualità in cui i fumatori fossero portati all'estinzione entrerebbe in crisi lo stesso business della "riabilitazione".
Per me si tratta di una combinazione di due istanze: una moral-paternalistica e una economica (ridurre le spese sanitarie per le malattie da fumo).
In ogni caso: "Resistance is futile. You will be assimilated" :-)
Il problema è che in molti casi mi pare che la distinzione tra spazio personale e spazio pubblico non è così netta e definibile a priori. La banchina del treno è spazio pubblico o privato? Ci posso fumare oppure no?
@ Joe Silver
Ok, sono andato un po' in automatico mentre scrivevo... ^^'' Non volevo fare un discorso dietrologico. Soprattutto, a un certo punto scrivevo pensando non più al caso concreto del fumo, ma al paternalismo statale in genere. Non voglio dire che misure che invadono la sfera privata siano manovrate sin dall'inizio da lobby o congreghe oscure che "programmano tutto" dietro le quinte. E' che, a un certo punto, quando si elaborano determinate normative, spesso attorno a queste comincia a crescere un habitat di istituti che ci guadagnano e che, ovviamente, hanno il loro interesse che tali normative persistano. Un esempio abbastanza celebre è quello della fine del probizionismo negli USA, quando le agenzie federali che vigilavano sul contrabbando di alcool contribuirono attivamente per la demonizzazione dell'hashish (che guarda caso data agli anni '30), potendo così mantenere le proprie funzioni di controllo e i propri finanziamenti statali.
In generale la difficoltà di operare distinzioni non ci deve portare a negarle del tutto (spesso con qualche versione del paradosso del sorite). Nel caso particolare, sulla banchina del treno posso capitare anche molto vicino a una persona che fuma, e beccarmi in pieno il fumo. Quindi è spazio pubblico, e fumarci non dovrebbe essere permesso.
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6 commenti:
Guardate qui per il fumo:
http://www.forces.org/evidence/index.htm
http://www.forcesitaly.org/italy/evidenza/index.htm
Guardate qua per il fumo:
http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_03/fumo_divieto_california.shtml
A volte ho l'impressione che molti credano che i varii proibizionismi, quelli che vanno a intaccare in profondità le libere scelte personali, arrivino da un giorno all'altro, come imposizioni tiranniche e calate dall'alto. Domani mattina ci svegliamo e il governo proibisce l'alcool in tutte le sue forme. O il fumo. O che altro.
E invece si procede per piccoli passi, in maniera quasi inavvertibile, colonizzando coi divieti dapprima le regioni più sensibili, quelle in cui lo stile di vita confligge patentemente con lo spazio di libertà altrui, e poi via via restringendo, sino ad entrare nella sfera personale; ma a questo punto s'è ormai creato un consenso maggioritario sufficiente per condannare anche nel privato più privato determinati comportamenti, e i pochi superstiti che tenteranno di opporre resistenza non avranno molte speranze.
Nel frattempo le burocrazie statali amministrativo-disciplinari per controllare che il nuovo proibizionismo sia regolarmente implementato (commissioni ad hoc, istituti di ricerca, centri di "riabilitazione" e "cura" per i riottosi) si saranno saldamente installate nei circuiti dei finanziamenti pubblico-privati, e difficilmente molleranno i loro ossi.
"colonizzando coi divieti dapprima le regioni più sensibili, quelle in cui lo stile di vita confligge patentemente con lo spazio di libertà altrui": questo però, lo ammetterai, non è in sé criticabile -- se non appunto come prodromo a proibizioni che incidano nella sfera personale.
Non so, yupa, mi sembra un discorso un po' dietrologico.
Voglio dire, l'idea della lobby che si muove per ottenere i finanziamenti per l'applicazione delle leggi proibizioniste e al tempo stesso per danneggiare gli interessi dell'industria del tabacco (e i relativi introiti fiscali) mi sembra un'ipotesi abbastanza azzardata. Senza contare che nell'eventualità in cui i fumatori fossero portati all'estinzione entrerebbe in crisi lo stesso business della "riabilitazione".
Per me si tratta di una combinazione di due istanze: una moral-paternalistica e una economica (ridurre le spese sanitarie per le malattie da fumo).
In ogni caso: "Resistance is futile. You will be assimilated" :-)
@ Roberto Regalzi
Il problema è che in molti casi mi pare che la distinzione tra spazio personale e spazio pubblico non è così netta e definibile a priori. La banchina del treno è spazio pubblico o privato? Ci posso fumare oppure no?
@ Joe Silver
Ok, sono andato un po' in automatico mentre scrivevo... ^^''
Non volevo fare un discorso dietrologico.
Soprattutto, a un certo punto scrivevo pensando non più al caso concreto del fumo, ma al paternalismo statale in genere.
Non voglio dire che misure che invadono la sfera privata siano manovrate sin dall'inizio da lobby o congreghe oscure che "programmano tutto" dietro le quinte.
E' che, a un certo punto, quando si elaborano determinate normative, spesso attorno a queste comincia a crescere un habitat di istituti che ci guadagnano e che, ovviamente, hanno il loro interesse che tali normative persistano.
Un esempio abbastanza celebre è quello della fine del probizionismo negli USA, quando le agenzie federali che vigilavano sul contrabbando di alcool contribuirono attivamente per la demonizzazione dell'hashish (che guarda caso data agli anni '30), potendo così mantenere le proprie funzioni di controllo e i propri finanziamenti statali.
In generale la difficoltà di operare distinzioni non ci deve portare a negarle del tutto (spesso con qualche versione del paradosso del sorite).
Nel caso particolare, sulla banchina del treno posso capitare anche molto vicino a una persona che fuma, e beccarmi in pieno il fumo. Quindi è spazio pubblico, e fumarci non dovrebbe essere permesso.
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