Ma quale codice etico? Per favore, Ministro. Basterebbe che i concorsi non fossero farse, che i meccanismi non fossero clientelari, che il criterio unico di avanzamento non fosse ostinazione + possibilità di sopravvivere indipendentemente dagli stipendi da fame universitari, che non ci fossero le orrende sovrapposizioni ai limiti di onnipotenza di incarichi e così via per rimediare allo schifo montante universitario. A che serve stilare un codice di buone maniere se le leggi vengono bellamente ignorate? Vorrei capire: non basta una legge a garantire la decenza, ci riesce un manuale di buone maniere? (Che debba cambiare la mentalità siamo d’accordo, ma il codice etico fa ridere, dài).
Dice Mussi:
Chi non si autodisciplina secondo principi etici e deontologici irrinunciabili danneggia l’Istituzione, costituisce un esempio negativo per i giovani, e infligge una ferita alla stessa funzione del docente, che è delicatissima ed essenziale per la vita del Paese. Il codice può rappresentare un passo avanti.Sì, come no?
2 commenti:
stronzata più grossa del Mussi è sui PRIN...
presto ci faccio un post
Capemaster, aspetto con ansia (per non dire con angoscia).
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