C’è un tizio che ha deciso di scrivere una lettera su uno dei temi del momento (insieme al dilemma grazia sì/grazia no alla Franzoni e a qualche scandalo sessuale).
Questo tizio ha concentrato in poche righe una quantità di banalità, di quelle che già conosciamo. La Chiesa come guida morale, il mito della 194 (ma per chi sarebbe tale, non è facile capire), l’aborto come immenso e necessario dolore, l’insinuare dubbi sulle relazioni ufficiali (si dice che..., ma non si sa per certo), il pietismo ipocrita per il peccatore (e la durezza verso il peccato, a sancire una schizofrenia della responsabilità). E, ovviamente, l’affermazione apodittica: l’aborto è omicidio. Punto (lo scrive lui stesso, punto).
Su un dettaglio il nostro ha perfettamente ragione: che per difendere l’aborto e la liceità di farvi ricorso richiamare la clandestinità o altre sciagure è inutile. Se l’aborto è un omicidio c’è poco da sperticarsi sulle mammane e sulle ingiustizie precedenti la 194 o compiute oggi in Paesi dove l’aborto è illegale.
Come al solito però ritiene superfluo dimostrare quel se. Per lui – e per tanti, tantissimi – l’aborto è omicidio. Punto.
Se io rispondessi: l’aborto non è omicidio. Punto – sarebbe un buon avvio di una discussione ne’?
Questa letterina lascia emergere due aspetti onnipresenti: l’uso e l’abuso di affermazioni infondate e la fallacia della difesa della 194 in base ad argomenti concessivi. Chi vuole difendere la libertà di fare ricorso all’aborto deve discutere la premessa. Ciò detto il nostro, naturalmente, dimentica una differenza rilevante tra l’omicidio dei panettieri e l’omicidio dell’aborto: che nel primo caso assassino e vittima non sono nello stesso corpo (questo fa una qualche differenza per la solita storiella che seppure l’embrione avesse un diritto alla vita bisognerebbe ancora dimostrare che la donna avrebbe il dovere di preservarlo offrendo il suo corpo).
La conclusione che la Chiesa sia “l’unica istituzione” etc. etc. è ridicola, sintomo di una cecità ignorante e strafottente. Il declino è di chi sacrifica intelligenza e buon senso sull’altare della ipocrisia clericale.
La letterina completa è qui sotto.
C’è ancora qualcuno che ancora segue la Chiesa
Caro Beppe [Severgnini], ho appena letto una lettera che tu hai pubblicato di un lettore che si chiede se qualcuno segue ancora quello che dice la Chiesa in materia di aborto (“Aborto: qualcuno ascolta ancora la Chiesa (a parte i politici)?”, F. Zilberstein, 21 maggio). Beh, mi dispiace per lui, ma sì, ebbene sì, c’è qualcuno che ancora segue la Chiesa per quello che dice sulla vita in generale, quindi su divorzio, aborto, eutanasia e quanto altro. Bisogna sfatare il mito della 194? Io penso di sì. Non si può essere orgogliosi di una legge che permette che si compia un omicidio, peraltro il più efferato, nei confronti di chi non può difendersi. Questo vuol dire avercela con le donne? No, assolutamente. Conosco donne che hanno abortito, ancora fortemente segnate da quella terribile esperienza. Ma, come dice la Chiesa, occorre distinguere tra peccato (sempre da condannare) e peccatore (sempre da comprendere e perdonare). Ora l’aborto è un omicidio. Punto. Poi la questione la si può condire a piacimento; si può dire che la 194 ha dimezzato gli aborti (ma ci sono altri dati che dicono il contrario), si può dire che ha ridotto gli aborti clandestini (ma anche questo è tutto da verificare). Ma io mi chiedo: anche se fosse? Se io liberalizzo gli omicidi di panettieri (mi scuso con la categoria, ovviamente) naturalmente non ci saranno più o diminuiranno drasticamente gli omicidi illegali di panettieri; ma non mi sognerei mai di dire che uccidere i panettieri è una cosa positiva perché ha ridotto la clandestinità! Facendo un discorso più ampio, penso che la Chiesa sia l’unica istituzione al mondo che parli a un livello alto, difendendo valori, indicando una strada di crescita dell’umanità fatta di scelte impegnative, ma non certo impossibili. Vedo che molti preferiscono l’edonismo spicciolo, togliere di mezzo qualsiasi difficoltà, anche quelle connesse con un evento, che poi si rivela meraviglioso, come aspettare un figlio. Ma così l’umanità resta condannata a un inevitabile declino e io non mi rassegno a vivere in una società così miope. Saluti.
Claudio D’Auria, cdauria@libero.it
7 commenti:
Io sarò particolarmente sensibile ai guasti del linguaggio, ma tutte le volte che qualcuno pronuncia a fine frase "punto" per rafforzare la propria affermazione, per darle un tono di perentorietà, ecco che le mie orecchie si contraggono come allo stridìo d'un gesso alla lavagna, e mi viene l'immensa, subitanea voglia, di schiaffeggiare il colpevole (come Nanni Moretti, in Palombella Rossa, schiaffeggia la giornalista che dice "professionalità").
Quando la punteggiatura diventa parola si diventa mere vittime del segno a discapito del significato.
La conclusione che la Chiesa sia “l’unica istituzione” etc. etc. è ridicola, sintomo di una cecità ignorante e strafottente. Il declino è di chi sacrifica intelligenza e buon senso sull’altare della ipocrisia clericale.
Sottoscrivo pienamente.
Vorrei solo che non mi guardassero come un'aliena quando lo faccio notare.
a leggere i privilegi della chiesa mi vengono i brividi...+
ditemi voi: http://ilpopolosovrano.splinder.com/post/16712773/
Nell'epoca delle fonti di energia rinnovabili, si pensa e si parla ancora di un ritorno al nucleare.
incredibile..
per ermes
Prova a leggere anche le risposte della CEI. Non accontentiamoci di sentire una sola campana.
http://www.avvenireonline.it/Speciali/Chiesa+e+denaro/
la risposta della chiesa linkata da annarosa invece sì che è completa! la verità è che il maggior grado di spregevolezza sta proprio nel fatto che il clero, quasi tutto, nasconde i propri privilegi dietro una una maschera di povertà. La chiesa è stata sempre un'istituzione ricca a favore dei ricchi, che da sempre difende solo i potenti. Basta guardare il modo di far politica del vaticano, tra l'altro del tutto improprio e illegittimo, visto che la fanno nello stato confinante.
Il prete del mio paese prende
qualcosa come duecento euro per un funerale. Non male per un'oretta di lavoro...ma quello che mi fa rabbia è che la chiama 'libera offerta'!! E sono pochissimi quelli che si rendono conto della contraddizione.
Intanto nessuno è riuscito a spiegare come mai a roma, per esempio, la chiesa detiene una parte enorme del patrimonio immobiliare e caccia i poveracci che non possono pagare affitti salatissimi. Che schifo! E il brutto, ripeto, non è che ci guadagnano, ma che lo fanno atraverso l'inganno, attribuendosi azioni nobili e disinteressate, a favore dei poveri!
In un passaggio del romanzo Fontamara c'è il prete che cerca di convincere i contadini a rinunciare all'acqua, ad accettare che il corso secolare del ruscello venga deviato per lambire, al posto delle loro terre, unico loro mezzo di sostentamento, quelle dell'impresario fascista. Il prete ingiunge ai contadini di lasciar perdere la questione, che l'impresario 'è il demonio in persona'. Il contadino allora pensa che deve essere proprio un diavolo potente se persino il prete sta al suo servizio, visto che è andato dai contadini con la biga dell'impresario. Non ho potuto riportare il passo originale, scritto in maniera molto più efficace, ma il senso è questo, ed è così da sempre.
E soprattutto, vi prego, guardate a questo link....altro che estremismo islamico: se fosse per i cattolici integralisti - quelli super ricchi sulle spalle dei poveri, che fanno finta di stare dalla loro parte, ma in realtà li vampirizzano solamente - le donne non solo dovrebbero stare a casa a partorire ed ubbidire al marito, ma dovrebbero portare il velo. Esagerazione?? leggete al link....io sono rimasta scioccata, e ancora spero di non aver capito bene il senso...:
http://www.libreriadelsanto.it/libri/8895177134/la-donna-cristiana-secondo-linsegnamento-della-tradizione-apostolica.html
Solo un piccolo passaggio dalla quarta di copertina, citato testualmente:
"Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia".
Posta un commento