Maurizio Ambrosini interviene su Lavoce.info a proposito della polemica sull’immigrazione ospitata dal Corriere della Sera, che ha visto contrapporsi Giovanni Sartori e Tito Boeri («Ma l’Italia è già multietnica», 12 gennaio 2010):
Si può convenire sul fatto che il presidio dei confini è una dimensione costitutiva della sovranità degli Stati moderni, per quanto democratici. Tutti dispongono di polizie di frontiera, richiedono passaporti, espellono all’occasione stranieri indesiderati. Nello stesso tempo, si obbligano a esaminare le istanze dei richiedenti asilo e ad accogliere quelli che ne hanno diritto, anche se arrivano, come in genere accade, violando le frontiere o usando documenti falsi. […]Da leggere tutto.
Altra cosa è una legge che definisce reato la permanenza sul territorio con un permesso turistico scaduto, da parte di persone che spesso lavorano. […] La legge è inapplicabile per mancanza di strutture e mezzi adeguati. Rischia di intasare la macchina della giustizia, di spingere gli immigrati irregolari verso condizioni ancora più marginali e contigue all’illegalità, di confermare alla fine il messaggio che in Italia le leggi sono severissime sulla carta, ma poco applicate nei fatti.
Qui si innesta un’altra questione. Gli immigrati irregolari non si insediano in Italia per colpa dei preti troppo accoglienti o degli intellettuali liberal, ma perché sono richiesti da molti datori di lavoro italiani, famiglie comprese, e non solo a Rosarno Calabro. […] La fermezza di facciata è contraddetta dall’inefficacia dei controlli sui luoghi di lavoro. In Francia sono stati arrestati in un anno 900 datori di lavoro di immigrati non autorizzati, in Italia questo non avviene.
Quanto ai mussulmani, il problema della penetrazione del fondamentalismo in queste comunità esiste. Ma vanno colti tre aspetti: 1) è un problema tipicamente europeo, negli Stati Uniti i circa 6 milioni di mussulmani non sono percepiti come una minoranza chiusa e ostile, non vivono in quartieri-ghetto, sono in gran parte istruiti e professionalmente qualificati. 2) Il fondamentalismo si nutre della discriminazione e dell’esclusione economica e sociale. I mussulmani in Europa non vivono in ghetti per loro scelta, ma perché non riescono a uscirne. E nei ghetti l’identità culturale e religiosa, l’unica risorsa accessibile a tutti, diventa facilmente un simbolo di opposizione a una società ostile ed escludente. In quei contesti la predicazione fondamentalista attecchisce più agevolmente. 3) Non è possibile, in un ordinamento democratico, né comprimere la libertà di culto, né impedire l’accesso alla cittadinanza per motivi religiosi, né indagare le opinioni di chi chiede di lavorare in Italia, di ricongiungersi con la famiglia o di diventarne cittadino. […]
Lascio da parte il problema dei giovani. Riesce difficile capire come si possa sperare di veder crescere lealtà e attaccamento al nostro paese a chi viene lasciato a lungo fuori della porta della cittadinanza, e costretto a lunghi e complicati procedimenti per accedervi, magari perché arrivato in Italia a due anni, o perché, nato qui, per un anno o due è stato accudito dai nonni al paese d’origine dei genitori.
La società italiana non sta diventando multietnica perché qualche scriteriato ha aperto le porte. Il cambiamento avviene per dinamiche ed esigenze che hanno origine all’interno della nostra società, e in modo specifico nel mercato del lavoro. In realtà noi produciamo ogni giorno la società multietnica, quali che siano le nostre opinioni al riguardo. Non è possibile utilizzare le braccia e rifiutare le persone, o negare loro di poter entrare un giorno a pieno diritto nella comunità dei cittadini di cui ormai, di fatto, fanno parte.
14 commenti:
L'articolo continene un bel po' di luoghi comuni semplicemente non veri o fa affermazioni equivoche.
1) quando dice che i mussulmani negli US sono più integrati, dice una baggianata, perché i mussulmani negli US sono in gran parte cristiani. Sono persone di origine medio orientale, certo, ma moltissimi sono cristiani che si sono stufati di essere discriminati e sono emigrati.
2) Il fatto che molti paesi "si obblighino" a concedere asilo ai perseguitati non significa che sia un obbligo. Uno stato deve salvaguardare la sua popolazione per prima cosa (esiste per quello, non per altro) e poi, se crede, dare asilo ai perseguitati. L'accoglienza dei perseguitati non ha preminenza sull'interesse della popolazione locale.
3) Che il fondamentalismo si nutra di esclusione economica e sociale e di discriminazione è una bugia grossa come una casa. bin Laden viene da una famiglia di miliardari, al-Zawahiri da una famiglia altolocata egiziana, l'attentatore di capodanno è figlio di uno dei più importanti banchieri nigeriani. I massimi finanziatori del terrorismo islamico sono ricchi sauditi, lo stato iraniano, e altri stati come la Siria e il Pakistan.
Il problema della cittadinanza è serio e non può essere liquidato come il prendere una patente o fare un documento in comune. Non si può regalare la cittadinanza in giro solo per fare un bel gesto e mostarre quanto si è illuminati e tolleranti. Queste cose le possono sostenere questi appartenenti ai gruppi dirigenti perché l'immigrato non è un problema che li riguarda direttamente: Sartori, Ambrosini e Boeri non vivono a Rosarno Calabro, ne alla periferia di Milano o Roma. QUindi si possono permettere un approccio semplicistico al problema, tanto se è sbagliato altri pagheranno per i loro errori.
La cittadinanza va data solo ed esclusivamente a quelle persone che vogliono diventare parte della comunità in cui emigrano e, quindi, devono lasciare la comunità da cui provengono.
Il problema dei mussulmani è che, quando conta, sono prima mussulmani (appartengono alla Ummah) e poi italiani, francesi o altro. Molti degli abitanti di origine nord-africana in Francia si sentono Marocchini, Algerini, Arabi, Islamici e non francesi.
In una situazione del genere, dare la cittadinanza a questa gente è solo cercare guai, perché quando saranno abbastanza numerosi da imposi non avranno nessun motivo per non farlo.
Per non dire del fatto che gli islamici hanno questa tendenza a distinguersi non appena possibile dal resto degli infedeli/impuri, sia con richieste di trattamento speciale sia attraverso il vestiario, in modo da distinguere i non mussulmani e da controllare gli elementi dissidenti all'interno del loro gruppo.
I mussulmani negli US sono in gran parte cristiani??? Che diavolo significa?
L'asilo ai perseguitati deriva da trattati internazionali che impegnano chi li ha sottoscritti. Non è una cosa che uno Stato concede "se crede", almeno finché non denuncia quei trattati.
Ambrosini parla nell'articolo di fondamentalisti nei paesi occidentali, non di terroristi in tutto il mondo. La sua tesi sul fondamentalismo che in Europa alligna nei ghetti non può essere confutata arrecando esempi di sauditi, nigeriani ed egiziani.
Per il resto mi pare che tu sottovaluti il potere di integrazione delle nostre società, là dove è lasciato libero di agire.
"quando dice che i mussulmani negli US sono più integrati, dice una baggianata, perché i mussulmani negli US sono in gran parte cristiani. Sono persone di origine medio orientale, certo, ma moltissimi sono cristiani che si sono stufati di essere discriminati e sono emigrati."
Questa affermazione apparentemente surreale avrebbe senso se l'emigrato cristiano algerino in Oklahoma alla domanda del sondaggista "Religione?" rispondesse "Musulmano", per distrazione. Ma mi pare improbabile.
"La cittadinanza va data solo ed esclusivamente a quelle persone che vogliono diventare parte della comunità in cui emigrano e, quindi, devono lasciare la comunità da cui provengono.
Il problema dei mussulmani è che, quando conta, sono prima mussulmani (appartengono alla Ummah) e poi italiani, francesi o altro. Molti degli abitanti di origine nord-africana in Francia si sentono Marocchini, Algerini, Arabi, Islamici e non francesi."
Queste sono le cose che si sono dette per secoli degli ebrei. Le stesse, identiche, cose.
Il potere di integrazione delle nostre società, regalzi? che vuol dire.
Quale collocazione dovremmo attribuire a questo potere?
L'integrazione, avvine senza alcun potere o forza di nessuno. Se deve avvenire...
Avviene se i bisogni degli uni e degli altri trovano rispetto reciproco.
Qualcuno in italia crede che sia integrazione la volontà presuntuosa ( da noi la chiamano "faccia di tolla" ) di un musulmano che si dice infastidito e turbato dal crocifisso in un aula pubblica!
Dove sta il rispetto, la tolleranza.
Non mi meraviglia del resto, nei loro paesi non esiste, o si vive come è stato deciso o non si vive!
Ma se oggi il crocifisso e domani ad infastidirli fosse il fatto che le nostre donne non portano un velo sul capo, quelli che difendono questa integrazione, sarebbero ancora dello stesso parere?
La logica e identica.
@ Extrapolitica
"Il problema dei mussulmani è che, quando conta, sono prima mussulmani [...] e poi italiani, francesi o altro."
Qualche volta pongo anche io il problema. Però sono convinto che non sia visto come un problema se tanti in Italia, con regolarissimo passaporto italiano dalla nascita, quando conta si sentano prima cattolici che italiani.
@ Old
"Ma se oggi il crocifisso e domani ad infastidirli fosse il fatto che le nostre donne non portano un velo sul capo, [...]
La logica e identica"
Ecco, finalmente: è esattamente per questo che in tanti insistiamo fino alla nausea nel sottolineare l'importanza dei diritti delle democrazie liberali (costituzionali), che non sono bandierine che la maggioranza di turno può spostare ove vuole. Così il domani non ci potrebbe far paura e non avremmo bisogno di anticipare delle ripicche in prospettiva.
Ma se neanche su questo riusciamo ad essere d'accordo, nel difendere e propagandare la dignità e uguaglianza di tutti come nostra vera identità comune, e qualcuno preferisce invece la propria identità, il proprio crocifisso ad ogni costo, allora non è un fantasma ma una serissima possibilità che un domani chi avrà i numeri si sentirà tutto in diritto di esporre il proprio vessillo.
No, la logica non è identica.
I muri delle scuole pubbliche sono di tutti. I corpi delle donne sono delle donne stesse.
Su ciò che è pubblico si decide assieme tenendo conto di tutte le sensibilità (nei limiti del possibile e del ragionevole, ovviamente), su ciò che è privato decide l'individuo soltanto.
i mussulmani negli US sono in gran parte cristiani
Ricorda un po' la vecchia battuta sul tizio a Belfast di notte, fermato da una gang di estremisti: "Ok, sei ateo: ma ateo cattolico o prostestante?"...
De gregorio cominci lei a tollerare il crocifisso che noi cattolici seguiremo lei tollerando chi a casa nostra non ci tollera.
Siamo d'accordo?
@ Old
Io il crocifisso lo tollero benissimo, tanto che ce l'ho tutto intorno: per strada, a casa di amici, conoscenti e familiari, e non mi sono mai nemmeno lamentato. Certo che se uno lo mettesse sopra la mia scrivania di lavoro in seguito potrei decidere di toglierlo da lì. Probabilmente per lei questo vuol dire che non lo tollero, ma probabilmente il problema sarebbe con lei e col verbo "tollerare".
P.S.: apparentemente anche alcuni cattolici, persino preti, "non tollerano" il crocifisso, perché dicono che non c'è n'è bisogno in determinati luoghi.
Nessuno lo vuole sulla sua scrivania, stia tranquillo.
magar, il mio era un esempio qualsiasi, metta qualche richiesta islamica pubblica a suo piacimento.
La garanzia migliore che le pretese di una confessione non vengano sostituite da quelle di una religione peggiore, è una solida ed effettiva laicità dello Stato (e non intendo quell'assegno in bianco che è la vera laicità che caldeggiano i chierici).
Certo, questo non ci mette totalmente al riparo dal paradosso della democrazia, qualora le maggioranze e le minoranze dovessero ribaltarsi drasticamente, ma questo è un altro discorso.
Old, la sua argomentazione del tipo "china scivolosa" non funziona più se io ci metto qualche richiesta islamica pubblica a mio piacimento, dal momento che ogni singola istanza va valutata separatamente!
Se fosse rispettato il principio liberale di tutela dei diritti degli individui, non vedo di cosa dovremmo aver paura. La china sembra avere una scarsa pendenza.
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