giovedì 17 agosto 2006

Il dibattito sulle cellule staminali embrionali in Australia

Le cellule staminali scuotono le coscienze in tutto il mondo. Lo scontro è incentrato sulla liceità di condurre sperimentazioni che implicano la distruzione di embrioni umani. Quanti considerano l’embrione a partire dal concepimento, ovvero dall’unione del gamete maschile e di quello femminile, come una persona e pertanto detentore di diritti fondamentali e inviolabili, considerano immorale la ricerca sulle cellule staminali embrionali, e appoggiano il divieto legale a questo tipo di ricerca. Quanti, al contrario, sostengono che la proprietà “persona” si acquisisca soltanto in una fase successiva dello sviluppo embrionale, caldeggiano e desiderano incentivare una ricerca che offre una speranza di terapia per patologie ad oggi incurabili. E sono contrari ai divieti legali e agli ostacoli di natura diversa, quali le restrizioni ai finanziamenti pubblici.
Tra queste due posizioni estreme si collocano quanti abbracciano posizioni di opportunità politica e sociale, o quanti manifestano perplessità o timori più generici, legati cioè alla visione della scienza e della ricerca in generale.

Questi sono gli ingredienti che si ritrovano anche nella recente discussione in Australia (Australia Prime Minister Howard Flip-Flops, Will Allow Human Cloning Vote, LifeNews.com, 15 agosto 2006), scatenata dalla dichiarazione del Primo Ministro John Howard, dopo molti giorni di indugio, in risposta alle pressioni del Parlamento australiano per permettere la cosiddetta clonazione terapeutica. “Lascerò il voto sul divieto di clonazione terapeutica alla coscienza”, ha detto pochi giorni fa.
In Australia dal 2002 esiste soltanto la possibilità di utilizzare per la ricerca sulle staminali gli embrioni creati per la fecondazione in vitro e non utilizzati, ma non quella di crearli appositamente, inserendo il nucleo di una cellula somatica di un adulto in una cellula uovo (operazione che aprirebbe una speranza nella rigenerazione di tessuti ed organi senza il problema del rigetto caratteristico dei trapianti).
Il ministro Howard ha manifestato anche un interesse a conoscere il parere dei cittadini riguardo alla possibile rimozione del divieto vigente. Gli australiani propenderanno per la difesa ad oltranza degli embrioni oppure per l’incentivazione di ricerche che potrebbero salvare molte vite umane?
La senatrice democratica Natasha Stott Despoja sta lavorando ad una proposta di legge per ampliare in nome dell’interesse terapeutico gli angusti limiti imposti alla ricerca (Stott Despoja proposes Private Members Bill on stem cell research, The World Today, 8 agosto 2006), che verosimilmente sarà pronta entro un paio di mesi.
Tra gli strenui oppositori c’è il senatore Ron Boswell, che sostiene l’inutilità della ricerca sulle embrionali invocando i risultati ottenuti dalla ricerca sulle staminali adulte. E non mancano gli urlatori, come il liberale Alby Schultz che parla già di “Frankenstein science”.
Il Parlamento australiano se la vedrà, dunque, con un tema scottante nelle prossime settimane. Dovrà risolvere un dilemma di interesse pubblico. Nell’attesa è augurabile che si svolga un dibattito informato e corretto, strumento migliore per una decisione giusta e razionale.

Prohibition of Human Cloning Act 2002 e Research Involving Human Embryos Act 2002.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Non capisco perché ci sia il bisogno di ricorrere agli embrioni se è possibile fare ricerca sulle staminali adulte o derivanti dal cordone. Nessun sacrificio umano è giustificabile in nome della ricerca e della libertà.

Marco

Ivo Silvestro ha detto...

Nessun sacrificio umano è giustificabile in nome della ricerca e della libertà.

Due osservazioni:
1. Molti sacrifici umani sono giustificabili e di fatto giustificati. Basta pensare alle guerre e ai vari martiri che si sono sacrificati volontariamente nel corso della storia (ovviamente gli embrioni non si sacrificano volontariamente, però rimane la liceità del sacrificio in generale).
2. Umano… ecco, il problema è tutto lì, in quell'aggettivo che passa quasi inosservato. L'embrione è un essere umano? C'è chi dice "sì" e chi "no". Purtroppo sono in pochi ad argomentare la risposta con dati scientifici e oggettivi (o a lasciare la discussione a livello generale e filosofico).

Anonimo ha detto...

Ciò che in effetti non si capisce è il perchè salti sempre fuori qualcuno che pretende di sostituirsi alle competenze altrui, solitamente senza averne i titoli e le conoscenze necessarie.
Senza entrare nei particolari e limitandosi a considerazioni di ordine generale, se gli addetti ai lavori di questo specifico campo, dai medici ai biologi ed ai genetisti, chiedono a gran voce di poter procedere in questo settore, probabilmente ciò è dovuto alle enormi prospettive terapeutiche che si stanno aprendo con insperata rapidità in questa branca della ricerca. E le staminali adulte, si badi bene, non sono intercambiabili alle embrionali, non si può decidere di scegliere le une piuttosto che le altre sulla base di considerazioni che nulla hanno a che fare con l’obiettività e gli intenti della ricerca scientifica.
Ancora: non c'è dubbio che nessun sacrificio umano (di un individuo umano) sia giustificabile in nome della ricerca e della libertà; permangono però delle notevoli perplessità per la disinvoltura con cui si appiccica a forza la definizione di individui a quegli aggregati paucicellulari allo stadio di blastocisti, ormai familiarmente noti come embrioni, il cui “sacrificio”, ci viene detto, non è giustificabile. Mentre di converso, come ovvia conseguenza, sarebbe giustificabile il sacrificio delle speranze di cura dei malati affetti da patologie intrattabili, o quello delle speranze di genitorialità delle coppie affette da problemi di sterilità, come pure il desiderio di una progenie sana per gli individui portatori di malattie geneticamente trasmissibili. Tutti, a quanto pare, sacrifici di poco conto, ampiamente giustificati dal totem della sacralità dell’embrione…

filippo

Anonimo ha detto...

Io vorrei far notare che in Italia l'aborto è legale. Quindi si dovrebbe supporre che il feto fino all'età di 3 mesi (ed in caso di handicap mi sembra anche 5) non siano esseri umani, altrimenti si violerebbero oltremodo i diritti dell'uomo. Ora, se un feto di 3 mesi non viene considerato un essere umano, come possono considerari esseri umani gli embrioni? Indipendentemete da cosa una persona ritenga giusto, logicamente(non giuridicamente)se è ammesso l'aborto deve essere ammessa qualsiasi altra cosa applicata all'embrione.

Anonimo ha detto...

Nascondersi dietro a una legge non mi sembra essere una buona strategia. Esistono delle leggi che critichiamo no? L'aborto è legale, è vero, ma io credo che sia immorale uccidere feti ed embrioni, perché sono esseri umani e dovrebbero essere difesi e non sacrificati.

Marco

Anonimo ha detto...

Marco, probabilmente tu consideri l'embrione il risultato di un 'disegno' superiore e gli attribuisci una valenza umana che, in realtà, ancora non ha.
Come li definiresti tutti gli aborti naturali di embrioni, molti dei quali asintomatici? Prove tecniche di trasmissione di…anima? (perdona l'ironia…)

Marcoz
(con la zeta finale, eh)

Anonimo ha detto...

Una cosa è un aborto naturale, un'altra è quello provocato. La morte provocata è diversa da quella che succede. Gli uomini muoiono, ma non vogliamo che siano uccisi. La differenza è qui, secondo me.

Marco

Anonimo ha detto...

Neppure io auspico che uomini/individui/persone vengano uccisi (da altri uomini, immagino tu intendessi) ma, ahimé, succede…

Ma visto che il punto è sempre lo stesso (in quale momento possiamo parlare di individuo/persona),
tu come definiresti il termine 'essere umano' come, appunto, individuo/persona?

Anonimo ha detto...

L’uso del verbo “uccidere” riferito a degli aggregati paucicellulari allo stadio di blastocisti è quantomeno ridicolo. Non è possibile “uccidere” chi non esiste come individuo, e le blastocisti non sono individui, da qualunque lato si tenti di rigirare la frittata, sia che si voglia analizzare la questione sotto il profilo scientifico o sotto quello filosofico. Ed infatti, dal fronte cattolico integralista non è stato avanzato alcun serio tentativo di consolidare questa affermazione con argomenti obiettivi. E la famigerata Istruzione Ratzinger del 1987 che, in perfetto stile Woityla, ha dogmaticamente stabilito l’inviolabilità del prodotto del concepimento chiudendo la porta al dibattito sulla questione all’interno del mondo cattolico, non può certo essere considerata un argomento obiettivo.
Che comunque ci sia qualcuno che, per suoi personalissimi motivi, ritenga di potere attribuire una valenza di individuo a un gruppetto di cellule indifferenziate o che, per modestia di risorse intellettuali, abbia semplicemente deciso di mettere il suo cervello all’ammasso e di affidarsi acriticamente ai dogmi calati dall’alto da santa madre chiesa, la cosa può anche andarci bene, a patto però di rispettare due condizioni fondamentali: che, per un elementare principio di libertà, questo qualcuno si limiti ad applicare certe convinzioni solo a se stesso ed a chi è del suo stesso parere, senza pretendere di imporle urbi et orbi a tutti, infischiandosene irresponsabilmente delle persone affette da malattie a trasmissione genetica, dei malati gravi attualmente privi di cura, delle coppie sterili, tutti individui veri, concreti, non fantasmi come le morule e le blastocisti, individui che stanno pagando, oggi e qui, in questo allegro paese, le conseguenze di una scelta dovuta al fondamentalismo religioso di pochi ed al disinteresse di tanti. E che, per un elementare principio di logica, questo stesso qualcuno ci spieghi, senza rifugiarsi in frasi di comodo, perché, stante il valore altissimo attribuito a fratello embrione (l’embrione, uno di noi!!), nessuno faccia una piega al pensiero del numero impressionante di embrioni che non arriva neanche all’impianto, oltre l’80% (ottanta per cento) del totale, un dato che costituirebbe, di gran lunga e in assoluto, la prima causa di morte, ben oltre neoplasie o accidenti cardiovascolari. Ed allora, non ci si può certo trincerare dietro affermazioni prive di senso relative all’inevitabilità di un evento naturale: forse non dobbiamo più affannarci nella cura delle malattie che da millenni affliggono l’umanità solo perché si tratta di eventi naturali? E se l’embrione è veramente uno di noi, si può assistere senza muovere un dito alla strage degli innocenti? E non è alquanto strano che nessuno, almeno tra i cosiddetti medici cattolici, si sia finora posto il problema, che nessuno si sia impegnato nel tentare una qualche forma di prevenzione, di diagnosi, di cura per questi nostri fratelli che ci lasciano anzitempo e che, non dimentichiamolo, sarebbero in tutto e per tutto individui come noi?…

filippo

Giuseppe Regalzi ha detto...

Sottoscrivo in pieno quanto detto da Filippo, parola per parola.

Anonimo ha detto...

A MARCOZ: per me l'essere umano/persona/individuo c'è dal concepimento, perché da li' si origina qualcosa che prima non esisteva, una entità che deve essere protetta.

Marco

Anonimo ha detto...

A FILIPPO: gli aggregati, come tu li chiami con disprezzo, sono vivi, giusto? Uccidere è il verbo giusto allora.
Quali sono i buoni motivi per rifiutare che l'embrione sia un essere umano, io non riesco a capirlo. Solo perché non può difendersi non possiamo trattarlo come un "gruppetto di cellule".

Marco

Anonimo ha detto...

Marco,
ho capito che per te la persona 'nasce' dal momento del concepimento.
La mia domanda era diversa, ti chiedevo una definizione di persona/individuo.

Anonimo ha detto...

Dal concepimento si origina qualcosa di nuovo, che prima non esisteva, e (quindi) deve essere protetto. Affermazione avventata. Dalla trasformazione delle cellule di un tessuto sano in una neoplasia, si origina parimenti qualcosa di nuovo, che prima non esisteva, qualcosa di vivo, di umano, di assolutamente nuovo perché risultato di modifiche del genoma delle sue cellule: questo è sufficiente perché lo si debba proteggere? E ancora: se “uccidere” viene inteso come sopprimere qualcosa di vivo, dovremo concludere che i chirurghi, quando asportano dei tumori in sala operatoria “uccidono”. Il nostro paese è pieno di assassini seriali e non lo sapevamo...
Il termine aggregato paucicellulare descrive scientificamente l’oggetto della discussione. Utilizzare questa definizione consente di porre i termini del problema nel giusto contesto obiettivo. Certo, è più comodo accantonare disinvoltamente ogni obiettività e parlare genericamente ed enfaticamente di “embrioni” ignorando che l’embrione compare dopo il 14° giorno di sviluppo e che le cellule utilizzate dalla ricerca, definite “embrionali” per comodità mediatica, appartengono ad organismi che non hanno raggiunto questo stadio di sviluppo. D’altronde, è difficile chiedere atteggiamenti obiettivi a chi, in campagna referendaria, si presentava con alle spalle l’immancabile, toccante gigantografia del neonato paffuto e rubicondo per lasciar scivolare subliminalmente il messaggio secondo cui la ricerca sulle staminali embrionali avrebbe richiesto, come prezzo, il sacrificio di tanti, simpatici ed innocenti neonati...
I buoni motivi per non considerare individui le blastocisti sono ben noti. In estrema sintesi: scientificamente, l’assenza di qualunque abbozzo di sistema nervoso almeno fino al 14° giorno (e vale la pena di ricordare che proprio l’assenza di una attività elettrica cerebrale ci autorizza a procedere con la pratica degli espianti d’organo); filosoficamente, per quanto riguarda il pensiero cattolico, il parere di S. Tommaso che parlava esplicitamente di una animazione ritardata, cioè della discesa dell’anima nel prodotto del concepimento in un momento successivo alla sua formazione (sorprendente come le due teorie si completino a vicenda…).
Quello che a noi invece sfugge tutt’ora sono i buoni motivi per cui si DEBBA considerare un embrione come un individuo. Su questo, permane un religioso silenzio. Come sul perché la difesa di questi nostri presunti fratelli si possa articolare solo emanando divieti, che avvelenano l’esistenza della gente, e non cercando di porre rimedio a quella che abbiamo provocatoriamente definito la strage degli innocenti…

filippo

Anonimo ha detto...

Come si fa a paragonare un embrione ad un tumore?? E poi, anche se l’embrione comincia ad esserci dal 14° giorno, io non capisco: quel qualcosa diventerà un embrione (prima del quattordicesimo giorno), e allora non ha per questo ragione di essere protetto? Se noi lo uccidiamo non diventerà mai niente. Le mie non sono domande polemiche, è che davvero non riesco a capire.
A Marcoz: per me l'individuo/persona è ogni essere umano.

Marco

Anonimo ha detto...

Sancta simplicitas, scriveva Manzoni. La vera domanda da porsi è: come si fa ad affermare che l'essere umano/persona/individuo c'è dal concepimento “perché da li' si origina qualcosa che prima non esisteva, una entità che deve essere protetta”?... Date determinate premesse, non ci si può stupire se si giunge a determinate conclusioni, con buona pace di un interlocutore che continua ad evitare le domande. L’insieme delle cellule che, per effetto di determinati agenti mutageni, detti per l’appunto cancerogeni, danno origine ad una neoplasia, costituisce infatti e senza ombra di dubbio qualcosa “che prima non esisteva”, qualcosa di indiscutibilmente vivo e di inequivocabilmente umano, che quindi meriterebbe necessariamente rispetto e protezione in quanto rispondente per l’appunto proprio a quelle caratteristiche di “individuo” che il nostro amico instancabilmente e meccanicamente continua a propinarci senza minimamente preoccuparsi di portare a sostegno di tale velleitaria definizione almeno uno straccio di argomento con un minimo di valenza obiettiva. A noi il “prima non c’era e adesso c’è” non pare un argomento molto solido, nemmeno per le vecchiette della parrocchia, ma non abbiamo ottenuto altro…
“Non capisco: quel qualcosa diventerà un embrione … se noi lo uccidiamo non diventerà mai niente”. Sull’assurdo del verbo “uccidere” usato in questo contesto ci siamo già espressi, motivando le nostre affermazioni. Oltretutto, ci viene da chiederci in quale contesto ed in quale momento verrebbero compiuti atti specificamente rivolti alla distruzione di questi aggregati cellulari, che non vengono eliminati ma congelati per ritardarne il naturale deterioramento. Sul resto, sul problema del divenire, ricordiamo che non è possibile attribuire ad un ente caratteristiche sostanziali che questo ente non possiede, a prescindere dalla possibilità o meno che queste caratteristiche vengano ad essere possedute in futuro: un seme non è un albero, e sia che lo diventi o meno, non possiamo pretendere che un seme ci faccia ombra. E inoltre, per diventare albero, un seme necessita di un apporto esterno, nel suo caso di un fazzoletto di terra dove essere piantato e nutrito. Una blastocisti non è un individuo, e difficilmente potrà diventarlo rimanendo nel freezer senza una donna che lo riceva. Allora la scelta sarà tra sprecare questo prezioso materiale genetico lasciandolo deteriorare oppure utilizzarlo al meglio. Per adesso, imperdonabilmente, abbiamo scelto di sprecarlo.

Non possiamo ad ogni modo concludere senza però sottolineare che, per parte nostra, ci eravamo comunque premurati di accennare sommariamente ai motivi, ad alcuni dei motivi, di ordine scientifico e filosofico che ci consentono di smascherare la mistificazione dell’embrione=persona e ciò, si badi bene, pur non essendovi tenuti, poiché riteniamo infatti che portare argomenti convincenti a sostegno delle proprie affermazioni sia in primo luogo compito di chi vuole imporre ad altri il proprio credo: ci attendevamo delle risposte, abbiamo ottenuto solo un religioso silenzio. Avevamo chiesto anche ragione del perchè la tutela di fratello embrione, questa realtà così importante, sia motivo solo di divieti e che, per il resto, la strage degli innocenti non interessi a nessuno e che nessuna voce si sia mai levata per proporre dei rimedi volti ad arginare quella che andrebbe considerata come la prima causa di morte in assoluto: anche in questo caso ci attendevamo delle risposte, e abbiamo ottenuto solo un religioso silenzio.
Che dire allora, dinanzi a questo rifiuto della dialettica ed alla monocorde ripetizione di concetti preformati esibite dal nostro interlocutore? Quale lezione ricavarne? A nostro avviso, che ci troviamo semplicemente di fronte non tanto e non solo ad un singolo individuo dalle limitate performances intellettuali, ma a quello stesso atteggiamento tenuto dal fronte cattolico integralista in campagna referendaria, atteggiamento ispirato dalla volontà delle gerarchie ecclesiastiche di cavalcare il tema della sacralità dell’embrione tout court, con l’intento di imporre l’abominio della legge 40/04 agli Italiani non perché si fosse particolarmente interessati alla mistica della difesa dell’embrione in quanto tale, ma al solo scopo di conficcare il primo paletto sul corpo del vero obiettivo, quella legge 194/78 che ha tolto il sonno ad ogni fondamentalista di questo paese, e tutto per la difesa della loro, ormai residua, capacità di imporre ad una società fortunatamente sempre più laica il proprio ruolo di dispensatori di verità immutabili. In ultima analisi, uno sporco war game giocato sulla pelle delle coppie sterili, dei malati gravi, dei portatori di malattie geneticamente trasmissibili. E delle libertà costituzionali di tutti noi. Ed a conferma di ciò ricordiamo, per l’ennesima volta, che in settecento anni di pensiero cattolico, da Tommaso fino a Jacques Maritain, principale consigliere spirituale di papa Paolo VI, il prodotto del concepimento non ha goduto affatto dello status di persona dotata di anima e di tutti gli altri simili gadgets religiosi e, coerentemente, non è mai stato considerato meritevole di particolari attenzioni. Ci si può ancora stupire se, in un contesto del genere, da nessuna voce cattolica ci siano mai pervenute risposte intelligenti a domande volutamente provocatorie ma ponderate come quelle da noi poste al nostro malcapitato interlocutore?...

filippo

Chiara Lalli ha detto...

Filippo, grazie per il tuo ultimo e prezioso commento (e anche per i precedenti). Ci piacerebbe, se tu sei d'accordo, postarlo. Se ti va dacci l'ok qui oppure scrivendo a bioetiche@gmail.com.
Ciao, Chiara e Giuseppe

Anonimo ha detto...

Applausi per Filippo

Anonimo ha detto...

Chiara e Giuseppe, gli organizzatori e curatori di questo piccolo sito divenuto, ormai, una preziosa e insostituibile fonte di informazioni e di idee per tutti noi, sono ovviamente liberi di utilizzare le parole del sottoscritto nel modo ritenuto più opportuno.
E ne approfitto anche per ringraziarli per la competenza e la passione che infondono in questa loro iniziativa: competenza dimostrata nel preparare ogni intervento con rimarchevole conoscenza della materia e sempre col puntiglioso corredo di tutti i riferimenti atti a comprovare ogni affermazione, passione che traspare nella continua opera di reperimento di informazioni, articoli, notizie sempre interessanti e sempre motivo di riflessione, il tutto a prezzo di un instancabile sforzo di aggiornamento che non conosce soste.
Per non parlare dello stomaco di ferro dimostrato nella lettura di tutte le amenità che la stampa integralista cattolica sforna a getto continuo: anche se è essenziale conoscere il proprio nemico per poter ribattere colpo su colpo, il sottoscritto non sarebbe certo capace di “sporcarsi l’anima” costringendosi alla lettura di giornali come il Foglio o L’Avvenire…

Spazi come questo sono di capitale importanza per la circolazione delle idee e per richiamare l’attenzione dei troppi che non si sono sentiti coinvolti dalle vicende referendarie dello scorso anno. Grazie!

filippo

Giuseppe Regalzi ha detto...

Grazie a te, Filippo, sei molto gentile! Il post col tuo commento è qui.

Anonimo ha detto...

Marco,
per me dire che "l'individuo/persona è ogni essere umano" è una definizione insoddisfacente.
Per due motivi: il primo, perchè non descrive ma richiede una ulteriore definizione (di essere umano); secondo, perchè questa frase - in assenza di contesto - può risultare eccessiva o riduttiva a seconda dei casi.
Eccessiva, nel caso di poche cellule come quelle di un embrione di pochi giorni;
riduttiva, nel caso di una entità senziente, con percezione di sè ecc. non appartenente al genere umano…

Marcoz