martedì 20 maggio 2008

‘Brutta e povera Italia’

Così si intitola il pezzo scritto sul domenicale de El País (18 maggio 2008) da Javier Marías.
Da vergognarsi (se fosse rimasto spazio).

Pero la palma en esto* se la llevan los políticos italianos que acaban de vencer en las recientes elecciones, los muy palurdos Berlusconi y Bossi. De sus dos anteriores etapas al frente del Gobierno –es deprimente que un país exquisito en tantos aspectos haya votado a semejante hortera ¡por tercera vez!–, del primero se conocen ya toda suerte de chascarrillos sin gracia y de mal gusto. El segundo no tiene reparo en hablar de fusiles calientes para combatir, cañonazos para las pateras y recurrir a otras metáforas bélicas –bueno, esperemos que sólo sean metáforas, que no lo sé–. El casi octogenario alcalde de Treviso, Gentilini, no tiene inconveniente en mostrarse orgulloso de lo que aprendió de la “mística fascista” y aplicarlo: el fascismo de Mussolini, aquel aliado de Hitler, aquel dictador que llevó a Italia al hundimiento. Y el nuevo alcalde de Roma, Alemano, no se corta a la hora de manifestar que no soporta a los gitanos y que va a arrasar sus campamentos por las buenas. (Corsivo mio)
*Se non fosse chiaro [esto] non è nulla di lusinghiero...

ps
Mi incornicio la copia a me dedicata di Tutte le anime (perché non lo avevo ancora fatto?).

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Già. Perché non lo avevi fatto prima? ;-)
Ti invidio!!

Giulio

P.S. Linko il tuo post, ma mi permetto di farne uno apposito su Abeona, visto che sono anch'io fan di Marìas.

Luca Massaro ha detto...

cara Chiara,
non trovi sia, da parte degli intellettuali spagnoli (europei in genere), sparare un po' troppo sul piccione? Ma perché non hanno scritto tali articoli "prima" che avvenisse il misfatto elettorale? E cosa fa ora Marìas in concreto per l'Italia se non girare il coltello nella piaga de' luoghi comuni che rappresentano (ahinoi) la maggioranza degli italiani, ma non tutti gli italiani? Per esempio: perché non smette completamente di farsi pubblicare nel nostro paese da quell'editore che è, ma guarda caso, il nostro attuale presidente del consiglio?
Bastonati sì, ma becchi no: questo rospaccio che si deve ingollare per cinque anni e che ancora è in gola, ci aiutino gli europei (intellettuali e non) a mandarlo giù con altre forme di pensiero più alte e nobile che con questo tritume. "Un" serve a nulla pigliare in giro la nostra classe politica al comando: serve entrare nelle teste (di che? e ora in diretta da Milazzo...) di noi poveri peninsulari.

Chiara Lalli ha detto...

Giulio,
in effetti la copia con la grafia del nostro è un privilegio!

Luca,
quanto dici su Einaudi trova il mio accordo. Non so, però, quanto sia in grado l'autore di controllare le traduzione (credo che nel caso di JM è ipotizzabile una sua voce in merito).
Quanto al "prima" non so, mi sembra che gli articoli critici ci fossero anche prima. L'aspetto preoccupante è che sono sempre i soliti (cretini, mi viene da aggiungere) ad inorridire. Per gli altri va bene così.

Giacomo Brunoro ha detto...

I discorsi fatti da alcuni politici spagnoli in questi giorni sono ridicoli, ed è ridicolo l'atteggiamento della stampa italiana.
E spiego subito perché: per la prima volta negli ultimi 400 anni la Spagna sta tornando ad avere un minimo di influenza per quanto riguarda la politica estera, e questo grazie agli ottimi risultati ottenuti dai governi spagnoli negli ultimi 20 anni. Ora però vogliono dimostrare di avere peso politico a livello internazionale (quando è risaputo che in Europa contano solo in tre: Inghilterra, Germania e Francia) e allora giù a sparare sull'anello debole, che in questo momento è l'Italia. Chiaro che siamo attaccabili per moltissimi motivi, ma gli spagnoli sono davvero gli ultimi a poter parlare. Facciamo un po' il punto della situazione? allora parliamo dei Ceuta e Melilla, le due enclave spagnole in Marocco che definire scandalose è dire poco; parliamo della violenza inaudita della polizia spagnola nei confronti degli immigrati clandestini; parliamo delle condizioni inumade dei cpt spagnoli, roba davvero da Guantanamo; parliamo della piaga del terrorismo basco irrisolta da sempre; parliamo dei vari leade indenpendisti locali (roba da far impallidire bossi e la sua lega); parliamo della vergogna dell'evasione fiscale ad andorra (altro che san marino); parliamo di tante altre cosucce che gli spagnoli dovrebbero pensare di risolvere in casa loro.
E tutto questo detto da una persona che ha vissuto a lungo in Spagna, che ci torna spesso, che ha moltissimi amici lì e che la considera un Paese fantastico.
Insomma, stiamo attenti quando si parla con tanta facilità dei problemi di altri Paesi o della loro supposta superiorità morale: la civilissima Francia è un Paese che ha mandato al ballottaggio per le presidenziali il signor Le Pen, giusto per capire cosa succede oltre confine...

Giacomo Brunoro ha detto...

ah, ultima chicca: nell'articolo si usa il termine "gitanos" per indicare gli zingari. bene, tanto per essere precisi, "gitano" è la peggior offesa che si possa fare ad una persona in Spanga. ha una valenza negativa incredibile, e come tale è percepita dalla gente. non è assolutamente paragonabile al nostro "zingaro", che ha anche una valenza positiva. diciamo che è percepito dalla gente come da noi la parola "negro". però i razzisti siamo noi... mah...

Unknown ha detto...

Certamente dalla Spagna potevano essere più solidali prima (in particolare con i socialisti nostrani), ma questo non era certo dovuto.

Ora però la vittoria così eclatante del PdL, e più ancora della Lega, ha stupìto e amareggiato tanti anzitutto per gli argomenti da cui è scaturita, e per cosa sta portando nella popolazione cotanto soffiare sull'odio. E' di ieri un articolo preoccupato del NYT sulla montante xenofobia italiana, ad esempio: che forse anche gli USA abbiano bisogno di darsi lustro geopolitico?

C'è però una chiara ragione per cui qui ed ora, e perchè in particolare dalla Spagna: Berlusconi, con la sua solita patetica dabbenaggine maschilista, ha apertamente provocato il Governo Spagnolo dichiarando di aver "rimproverato Zapatero per un governo troppo rosa". Non a caso le polemiche seguite sono da parte di donne ministro, particolarmente (e giustamente) risentite.

In ogni caso, stiamo assistendo a princìpi di pogrom, come da copione anticipati da presunte accuse di aggressioni ai bambini (la storia fa tutt'ora acqua da tutte le parti).

Un minimo di conoscenza della storia, di come questo canovaccio sia divenuto tragedia già mille volte nel passato, dovrebbe far preoccupare ogni persona che abbia a cuore giustizia e sicurezza (quella vera, non quella autodistruttiva dalle vendette popolari).

Quanto sta accadendo è vergognoso, e pontificare sulle intenzioni recondite di chi giustamente critica è volersi lavare la coscienza.

Giacomo Brunoro ha detto...

@Luca
Io non voglio pontificare su niente, tantomeno sulle presunte intenzioni di chiccessia, né voglio lavarmi la coscienza: mi rendo conto perfettamente conto che quanto sta succedendo è vergognoso.
mi da semplicemente fastidio vedere come vengono banalizzati i problemi, soprattutto da chi non ne ha una conoscenza diretta.
infine trovo che chiamare pogrom gli attacchi ai campi rom in campania di questi giorni sia un grave errore storico culturale, perché si confonde l'aspetto sociale con quello politico contribuendo a intensificare il livello del malessere.
il punto della riflessione dovrebbe essere il perché si è arrivati a questo punto: soltanto un'analisi seria dei problemi può farci capire dove si è sbagliato e come risolverli. già il fatto che queste reazioni assurde si stiano verificando in campania e non nel "veneto razzista" dovrebbe aprire gli occhi sula reale portata dei problemi di questo paese.
limitarsi a generiche accuse o a reazioni di sdegno fini a sé stesse è semplicemente sterile.
xenofobia e razzismo mi sembrano tanto dei semplici paraventi per nascondere una gravissima crisi economica, culturale e sociale che sta letteralmente divorando il paese.
infine, non per fare il polemico, ma gli Usa che vengono a dirci che siamo xenofobi no, questo proprio non lo accetto...

Anonimo ha detto...

Naturalmente nessuno si scandalizza per le migliaia di vittime innocenti (l'aborto, se non lo aveste capito).
E' facile seguire lo scandalo nazionale, più difficile essere onesti sulle tragedie.

Marco

Giacomo Brunoro ha detto...

@Marco
sinceramente non capisco il tuo commento. premesso che uno si scandalizza di qualcosa in base alle sue convinzioni e alle sue idee (es.: un cattolico intransigente si scandalizza perché viene legalizzato il matrimonio gay, mentre magari un liberale convinto si scandalizza del contrario), ma che ha senso ha tirar fuori l'aborto in una discussione del genere? boh...

Anonimo ha detto...

Per me è allarmante che si parli di rom e non di camorra. I napoletani, gli italiani in genere, si ribellano contro i disperati, contro gli ultimi, e non con chi davvero li sta impoverendo. Certo, la camorra fa paura. E va bene. Però coi deboli sono bravi a fare i forti che incendiano! Ecco come diventiamo lo zimbello del mondo civile. Ora tutti coi rom che rubano, che ti sfilano il portafoglio in metro. Ma tra un po' il portafoglio sarà vuoto, nulla nemmeno da rubare. La vera ruberia è quella delle mafie, che hanno sottratto per decenni risorse alla collettività, che hanno tarpato il potenziale di crescita. Solo la profonda ingoranza politica e culturale degli italiani tutti poteva produrre una così palese deformazione logica e storica: tutti contenti di colpire chi, eventualmente, ti ruba dieci euro, e non chi ti toglie lavoro, risorse economiche a miliardi, e pure la salute (vedi traffici di monnezza e droga). E in tutto ciò, di fronte alle migliaia di morti ammazzati, di fronte alla povertà che avanza e alla complessità della gestione del problema immigrazione (tra razzisti e limiti concreti di possibilità di accoglienza), c'è chi si concentra sulla cancellazione della 194. Roba da matti!! hanno proprio ragione gli spagnoli, altroché. Ma va detto che non sono solo gli spagnoli, un po' tutti ci guardano dall'alto in basso: riflettiamoci, come mai?
ecco uno spunto per cominciare:
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/may/21/italy.race/print

Anonimo ha detto...

Non ho incollato bene il link:

http://www.guardian.co.uk/commentis
free/2008/may/21/italy.race/print

Giacomo Brunoro ha detto...

@pippi
da sempre esiste il tristissimo concetto di "guerra tra poveri" e quello che sta succedendo in Italia (ma anche in Sud Africa) ne è un classico esempio...

Unknown ha detto...

Giacomo, ho parlato di "principio di pogrom" perchè la situazione è tale e se i tempi fossero diversi il massacro ci sarebbe già stato.

Piuttosto, dimmi tu in che modo gli assalti che ci son stati non si figurerebbero come pogrom - intesi in senso lato, secondo l'uso corrente, come "azioni violente contro la proprietà e la vita di appartenenti a minoranze politiche, etniche o religiose.".

E ancora: cosa vuol dire che "si confonde l'aspetto sociale con quello politico"? La situazione è un rimbalzo tra i due aspetti (o meglio, interlocutori):

1) La popolazione ("società") ha problemi e, stremata, chiede soluzioni.

2) I rappresentanti ("politica"), incapaci e populisti, ne amplificano la percezione e dipingono come causa il diverso.

3) I primi rispondono chiedendo misure immediate e decise.

4) I secondi promettono soluzioni drastiche e semplici, ma una volta eletti - giustamente e inevitabilmente - si accorgono che non c'è niente di semplice e che il drastico non serve.

5) Il popolo decide di farsi giustizia da solo, prendendo capri espiatori.


Certo poi che si sono responsabilità dietro, certo che ci sono problemi enormi, ma anche questo è perfettamente parte della dinamica: quando le cose vanno male e si dovrebbe da un lato accettare che ci sono congiunture sfavorevoli, e dall'altro tutti fare mea culpa e rimboccarsi le maniche, risulta molto più semplice sfogare le frustrazioni con la violenza sul diverso.

La xenofobia montante non è un paravento ma una conseguenza della situazione italiana. Ma è una conseguenza evitabile e da evitarsi, in quanto sconfinante nella violenza cieca.

Lo sdegno è un dovere, perchè su questo non si deve transigere. I problemi dell'Italia non si risolveranno in qualche mese, e non possiamo certo ammettere che nel frattempo si gonfi il razzismo.

La destra ha una grossa responsabilità in tale direzione, rovesciando da anni le responsabilità di tutto ciò che non va su quanto è "altro": dall'Euro agli immigrati, dalla Cina all'Islam, passando per il "relativismo" laico e le richieste degli omosessuali. In particolare, chiave di volta dell'ultima campagna elettorale - checchè ne dicano tanti benpensanti ora intenzionati a salire sul carro dei vincitori - è stata una insicurezza declinata falsamente come frutto di "invasione barbarica".

Se si sottolinea la montante xenofobia è sia per cercare di arginarla, sia per fara capire a chi si appresta a legiferare che certe soluzioni possono solo accentuare il problema.

Questo ovviamente non toglie che bisogna lavorare per risolvere i problemi a monte, ma lo stroncare sul nascere l'odio per le minoranze è una priorità assoluta. Punto.

Se ai napoletani prudono le mani, che si offrano volontari come milizia anticamorristica. Che facciano da scudi all'Arma, la prossima volta che andrà ad arrestare un capobanda e si troverà la gente dei vicoli urlargli contro come sempre. O meglio ancora, che si mettano i guanti ed autorganizzino una raccolta differenziata - che vetro, carta e alluminio sono una risorsa economicamente efficace, e qualcuno che venga a ritirarla si trova facilmente se separata la si tiene.

Piangersi addosso, pretendere aiuti dall'alto, e infine sfogarsi con la violenza: comportamento da bambini. E infantile, in senso negativo, la nostra società lo è fin troppo (in particolare alcune aree).

Cresciamo, prima che sia troppo tardi.

Giacomo Brunoro ha detto...

@den
secondo me non si può parlare di pogrom perchè ormai questo termine ha assunto una valenza politica ben precisa, valenza politica che non vedo in questo caso. non c'è sistematicità a livello nazionale, nè mi sembra di vedere una regia politica bene precisa. putroppo (sic!) c'è soltanto disperazione. non a casao prima parlavo di guerra tra poveri.

quando sostengo che si confonde l'aspetto sociale con quello politico intendo che credo che questa particolare situazione abbia origini più sociali che politiche, nel senso che la politica si limita a cavalcare un disagio già esistente. che poi questo disagio sia in parte frutto dell'incapacità della politica di gestire la soluzione questa è un'altra faccia della medaglia, io stavo facendo un'analisi meno ampia.

sono d'accordissimo con te che la situazion sta assumendo una deriva molto pericolosa, ma vorrei che si puntasse il dito per una volta anche sulle responsabilità individuali delle persone: perché queste cose succedono proprio a napoli? eppure il disagio causato dai campi di nomadi è diffuso in molte zone del paese. evidentemente ha napoli il terreno è fertile per certi fenomeni, a causa della situazione di estremo disagio che è sotto gli occhi di tutti.

che la destra abbia grosse responsabilità è evidente, ma credo che la sinistra ne abbia ancora di più perchè non ha fatto nulla per impedire che ci trovassimo in questa situazione, mentre dovrebbe essere nel suo dna risolvere questi problemi.

di conseguenza trovo corretta in gran parte la tua analisi, poi come vedi ci sono delle divergenze ma è una cosa abbastanza normale nella vita.

una sola cosa: va tenuto ben presente che non possiamo parlare semplicemnte di xenofobia, dobbiamo renderci conto che vivere a stretto contatto con un campo nomade è un problema. i diritti vanno assolutamente garantiti a tutti, ça va sans dire, come però va garantita assolutamente la legalità. anche le comunità nomadi dunque devono essere messe di fronte alle loro responsabilità.

in tutto questo discorso quello che mi intristisce di più è l'atteggiamento della stampa nazionale, che si dimostra per l'ennesima volta di livello infimo.

Anonimo ha detto...

@ giacomo
credo che il principio del "tu non puoi parlare perché..." dobbiamo cominciare un po' ad accantonarlo, perché in base allo stesso, nessuno, soprattutto noi Italiani, avrebbe il diritto di esprimere la propria opinione in qualsiasi situazione. Tra l'altro noi abbiamo esportato la mafia nel mondo e (e concordo pienamente con den) continuiamo a farci governare nel quotidiano (dai 50 centesimi lasciati al parcheggiatore abusivo, in su) dalla mafia senza che nessuno faccia una piega.
Di essere xenofobi lo siamo senza dubbio: prima abbiamo coniato il termine "marocchino" per bollare chiunque avesse (beato lui!) un po' più di melanina nella pelle, poi zingaro dando a questi termini sempre un'accezione negativa, come sinonimo di ladro, pericoloso ecc.
Gli USA non hanno che da insegnarci in materia, invece, proprio perché, a differenza di quanto ci presentano le nostre fiction piagnone su Ellis Island, è vero che hanno maltrattato gli immigrati (e stiamo parlando di quasi un secolo fa, non del 2008), ma molti moltissimi nostri connazionali hanno avuto l'opportunità di rifarsi una vita, cosa che noi non offriamo affatto a chi viene in Italia. Un Paese che può vantare tra le altre cose personaggi come Madeleine Albright, Condoleezza Rice, lo stesso Obama, Rudolph Giuliani, Schwarzenegger per citare solo pochissimi tra i tanti "stranieri" o "diversi" che sono riusciti a svolgere incarichi di massima importanza per lo Stato non credi che ne abbia da insegnare a noi che siamo riusciti a fare una polemica sul pedigree anche quando ha vinto miss Italia una ragazza un po'più scura di pelle?
L'articolo di Marìas inoltre centra il problema italiano: una questione di linguaggio. Si è parlato di fucili, di sommosse in campagna elettoreale e poi ci si meraviglia se "bravi ragazzi" picchiano a morte un giovane a Verona o se a Napoli la gente lancia molotov sui campi nomadi?
Io condivido pienamente con Javier. Al massimo avrei solo da rincarare la dose.
Giulio

Giacomo Brunoro ha detto...

@Giulio
io non ho detto che gli Usa non avevano nulla da insegnarci in termine di immigrazione, ho detto che non avevano nulla da insegnarci in termini di razzismo. La cosa è ben diversa...
Basta citare quello che disse Holmes, l'ex campione del mondo dei pesi massimi di boxe: "io sono bene cosa significhi essere nero negli stati uniti: lo sono stato anch'io, quando ero povero".
questo è il punto: il razzismo negli stati uniti è ancora fortissimo, al di là del fatto che loro abbiano saputo gestire al meglio i flussi migratori (uso l'imperfetto perchè ormai fanno sempre più fatica anche loro, se è vero che al confine con il messico ormai si spara a vista).
infine ricordiamoci che gli stati uniti hanno iniziato ad affrontare l'immigrazione più di un secolo fa e con altri spazi a disposizione rispetto a noi.
sul fatto del linguaggio concordo, come ho sottolineato in un mio commento infatti in spagnolo il termine "gitanos", e cioè zingaro, è quanto di più offensivo ci sia, non ha alcuna valenza positiva, cosa che non succede da noi con il termine zingaro. non parliamo poi del termine "sudaca", indicato per tutti i sudamericani e che ha una valenza dispregiativa imparagonabile al nostro "terrone".

quello che volevo cercare di fare era di allargare il problema a scenari più globali, e non alle semplici (e penose) strumentalizzazioni a cui stiamo assistendo in questi giori. come ad esempio paragonare il fatto di verona con gli assalti ai campi nomadi di napoli, due fenomeni completamente diversi tra loro.

Anonimo ha detto...

@giacomo
Io invece intendevo proprio che gli USA hanno da insegnarci sul razzismo. Il paradiso in terra non esiste di certo, non voglio affatto sostenere che il razzismo non esista negli States, ma gli esempi che ho citato (soprattutto la Rice, dimenticando tra l'altro Colin Powell) vogliono essere un esempio di come ufficialmente lo Stato non emanano leggi o decreti che assecondino l'istinto razzista che può serpeggiare tra la gente. Credi che in Italia affideremo mai incarichi così importanti a donne, per di più nere?

Non sono d'accordo sul fatto che gli avvenimenti di VR e di NA siano così diversi: sono entrambi il frutto di una propaganda fatta con linguaggio violento.
Giulio