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domenica 5 febbraio 2017

Bioetica per perplessi



Non esistono modi oggettivi per stabilire che un’etica è più giusta o funzionale di un’altra in assoluto, anche se comprendiamo che è un tratto psicologico-sociale adattativo autoingannarsi, cioè credere che i propri giudizi debbano essere presi in considerazione e rispettati o addirittura che siano universalizzabili. Da questo punto di vista, Immanuel Kant aveva colto un’aspirazione umana più intuitiva che razionale. Purtroppo, ma anche per fortuna, veniamo al mondo con disposizioni sia benevole sia malevole. Possiamo essere più o meno predisposti a farci guidare da sentimenti morali di fondo che sono passati al vaglio della selezione naturale e hanno aiutato i nostri antenati a sopravvivere, cioè a lasciare una discendenza di cui siamo temporaneamente parte.  Ha una valenza solo retorica far riferimento a cadute tragiche dell’etica medica (le idee e le pratiche messe in atto dai medici sotto il regime nazista sono il caso più eclatante) come scenari in qualche modo disumani o da prendere come tipologia di confronto per giudicare l’accettabilità di qualche particolare scelta o intervento medico. «Lo facevano i nazisti e quindi è male», non può essere però un argomento intelligente contro qualche atto medico. Perché i nazisti mangiavano, dormivano, facevano sesso, stringevano amicizie e rapporti affettivi. Quindi i nazisti erano persone del tutto normali e la loro etica era un’etica normale in quanto possibile, e possibile in quanto conteneva elementi molto umani sul piano psicologico. Gli stessi elementi che sono alla base della nostra etica. Così come una persona razzista o omofoba non è diversa da chi non trova rilevanti, sotto nessun punto di vista delle relazioni sociali, il colore della pelle o le preferenze sessuali – con l’eccezione, dei razzisti e degli omofobi psicopatici.

Una morale della concretezza, Il Sole24Ore, 4 febbraio 2017.

lunedì 17 ottobre 2016

martedì 1 aprile 2014

Bioetica deliberativa, come discutere di questioni etiche in modo formativo

È moralmente ammissibile interrompere una gravidanza?
Si possono usare gli embrioni umani?
È più giustificabile usarli per l’impianto oppure per la ricerca?
Quali sono i criteri più giusti per ricevere un organo o un bene sanitario disponibile in numero minore rispetto ai richiedenti?

Sono solo alcune delle domande che possiamo farci in ambito bioetico. A queste domande si può rispondere seduti sul nostro divano, in ambito istituzionale oppure in un dibattito pubblico. Se nel primo caso potremmo permetterci di rispondere in modo distratto e contraddittorio, nel secondo e terzo dovremmo invece rispettare alcune regole. Queste regole dovrebbero essere particolarmente rigide nel caso in cui si scriva una legge coercitiva che finirà per schiacciare le nostre preferenze su un divieto o un limite.

Bioeticadeliberativa” è un forum nato “per la partecipazione alle scelte pubbliche che riguardano le questioni etiche poste dalla medicina e dalla biologia”, promosso da IEO (Istituto Europeo di Oncologia), SEMM (Scuola Europea di Medicina Molecolare), IRCCS Ospedale San Raffaele e Università degli Studi di Milano (qui il Comitato dei garanti e il Comitato scientifico-tecnico).
Per partecipare al forum – proprio come dovrebbe valere per partecipare a una vera discussione su qualsiasi argomento – è necessario iscriversi e rispettare tre requisiti: informarsi, argomentare, discutere.

Wired.it.

giovedì 20 dicembre 2012

Scuola di Politica 2013

Si svolgerà i prossimi 26 e 17 gennaio al Perugia Centro Congressi la seconda edizione della Scuola di Politica di Perugia: Quale persona e quali diritti di fronte a scienza e pratica medica?
Qui il programma e qui le modalità di iscrizione.

mercoledì 14 dicembre 2011

Neuroetica e tribunali: profili di responsabilità morale, giuridica e sociale nella prospettiva delle neuroscienze

Il Convegno discute le implicazioni tecnico-scientifiche, etiche, giuridiche, filosofiche e sociali dell’applicazione delle neuroscienze alla prassi ed alla teoria del diritto, a partire dai recenti casi giudiziari in Italia, in cui test di genetica comportamentale e di neuroimaging funzionale hanno condotto a diagnosi di infermità mentale degli imputati. Particolare attenzione verrà dedicata alla comparazione tra contesto statunitense ed europeo ed alle eventuali influenze che le neuroscienze potrebbero esercitare sul concetto di responsabilità in senso morale, giuridico e sociale.
Negli ultimi vent’anni, i tribunali di tutto il mondo hanno evidenziato un incremento dell’impiego di teorie e tecnologie neuroscientifiche nei procedimenti giudiziari civili e penali. Muovendo dalla prospettiva delineata dalla neuroetica, disciplina di intersezione tra bioetica e neuroscienze, il Convegno discute le implicazioni di carattere etico-filosofico, tecnico-scientifico, giuridico e sociale del tema. I nuovi modelli neuroscientifici del comportamento criminale e l’uso delle neurotecnologie come prove processuali nelle perizie tecniche (dalla behavioural genetics al neuroimaging) rendono controversa la nozione di responsabilità penale negli ordinamenti dei vari Stati e pongono nuovi interrogativi sulle misure per il possibile recupero del soggetto criminale ed, in generale, per la comprensione dei fenomeni sociali. Queste tecniche hanno dato luogo allo studio di basi organiche della nostra nozione ordinaria di responsabilità morale, nozione fondata sui concetti filosofici di coscienza, autodeterminazione e libero arbitrio, che orienta la categoria della responsabilità giuridica all’interno dei sistemi normativi occidentali. Il Convegno si propone di discutere il rapporto tra neuroscienze e scienze forensi, con particolare riferimento al problema dell’utilizzo delle nuove tecniche di neurogenetica e di neuroimmagini funzionali (soprattutto PET e fMRI) a scopo investigativo e probatorio all’interno del processo civile e penale, nonché di  comprendere l’impatto che tali tecniche avranno sulla teoria del diritto. Il Convegno, in ultimo, si interroga sulle possibili conseguenze delle acquisizioni neuroscientifiche sul complesso della società. Oggetto della discussione sarà anche l’analisi comparata tra casistica statunitense ed italiana, al fine di valutare il modo in cui l’utilizzo degli strumenti e delle conoscenze in oggetto è in grado di produrre declinazioni giuridiche differenti nei diversi ordinamenti.
15 dicembre, dalle 9.15 alle 17.30, CNR, Piazzale Aldo Moro 7, Aula Marconi.
Il programma completo è qui.
La registrazione (Radio Radicale).

giovedì 20 ottobre 2011

Salute, bioetica e politica

La scuola di politica, libertà e giustizia organizza un incontro sui temi della salute e della bioetica (26 e 27 novembre prossimi a Perugia, Centro Congressi, via Ruggero D’Andreotto 19).
Qui il programma e le modalità di iscrizione.

lunedì 16 maggio 2011

CNB: riformarlo o abolirlo? Contro il monopolio BIOetico

Il Comitato Nazionale per la Bioetica in qualità di organo di consulenza governativo è chiamato ad esprimere pareri su materie, che toccano i diritti di ciascuno di noi.
Ma come funziona? Com’è composto? Quali sono, se esistono, i requisiti per diventarne membro?

Alcuni pareri emessi dal CNB hanno suscitato un coro di polemiche perché giudicati in aperto contrasto con la scienza. Ad esempio, il 25 febbraio 2011 il CNB ha emesso un parere favorevole all’obiezione di coscienza dei farmacisti sulla pillola del giorno dopo.

Quali strumenti esistono contro il monopolio BIOetico?
Si può immaginare un’alternativa alla deriva reazionaria di un organo, che in regime di monopolio influenza l’attività del decisore pubblico?

Di questo e di molto altro parleremo in una tavola rotonda insieme a
Gilberto CORBELLINI – Stefano RODOTA’ – Chiara LALLI – Carlo FLAMIGNI - Cinzia CAPORALE – Piergiorgio DONATELLI – Luigi MONTEVECCHI - Patrizia BORSELLINO – Giovanni INCORVATI – Emilio D’ORAZIO – Annalisa CHIRICO – Marco CAPPATO (Segretario Ass.ne Luca Coscioni) – Maria Antonietta FARINA COSCIONI (Deputata PD – Radicali) – Donatella PORETTI (Senatrice PD – Radicali).

Il programma dettagliato sul sito della Associazione Luca Coscioni.

31 maggio 2011, 10.00.
Senato della Repubblica - Sala dell’ex Hotel Bologna in via di S. Chiara, 5.

mercoledì 5 gennaio 2011

Master di bioetica

Sta per partire la seconda edizione del master biennale in bioetica e etica applicata della università di Torino.
Qui tutte le informazioni al riguardo.

lunedì 24 agosto 2009

Il diritto alla alimentazione è in verità il dovere di prendersi un tubo ficcato in pancia senza fiatare


Esiste qualcosa di più odioso della imposizione, ed è una imposizione mascherata da diritto, da privilegio. Insomma qualcosa che potrebbe prendere il nome di presa per il culo senza timore di usare una espressione troppo forte o troppo colorita.
Il nostro caro ministro del Welfare Maurizio Sacconi non è nuovo a dichiarazioni insensate e stavolta anche l'intervistatore meriterebbe una dura critica («Salari differenziati dai nuovi contratti o saltano gli sgravi alle retribuzioni»: una intervista su vari temi di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, 24 agosto 2009, che non fa una piega, non aggiunge un commento, non fa una domanda per denudare le fandonie del caro ministro, niente: le parole riportate con un copia-incolla che non meriterebbe una firma in fondo alla pagina. Viene da pensare che se le dichiarazioni di Sacconi sugli altri temi sono del tenore di quelle che stiamo per commentare non c'è davvero da stare allegri... perdonate se non ho voglia di leggermi tutto il papiello).

Sulla bioetica tutto il governo ha avuto finora posizioni laicamente unitarie, a vole­re difendere e attuare la legge 194 e rigorosamen­te verificare la compatibilità della pillola Ru486 con la legge stessa. Proprio perché riteniamo che si debbano salvaguardare i criteri che hanno evi­tato la solitudine della donna di fronte al dramma dell'interruzione di gravidanza. E per la regolazio­ne della fine di vita tutto il governo si è espresso a favore del diritto inalienabile all'alimentazione e all'idratazione per chi non è autosufficiente. A questo proposito, per attenuare la conflittualità parlamentare, potremmo ipotizzare l'immediata approvazione di queste norme rinviando a solu­zioni più condivise quelle relative alle dichiarazio­ni anticipate di trattamento.
Laicamente? Verrebbe da chiedere a Sacconi quale sia la sua strampalata idea di laicità perché di laico ultimamente in Italia si è visto davvero poco, e non per difetto di osservazione.
E anche sulla difesa della 194 verrebbe da interrogare il ministro: conosce le percentuali degli obiettori di coscienza? O i problemi delle attese e delle carenze del personale? Sa di cosa sta parlando o parla tanto perché si trova davanti qualcuno che gli fa le domande?
Infilare il dramma delle donne e la loro solitudine è davvero squallido da parte di chi è almeno corresponsabile di quanto accade negli ospedali, della solitudine causata dalle circostanze in cui molte donne si trovano ad abortire, la solitudine e le difficoltà non intrinseche nella decisione di abortire ma determinate dalle condizioni logistiche e culturali di un Paese in cui la possibilità di interrompere una gravidanza è troppo spesso carta straccia.
Ma il meglio deve ancora venire: il diritto alla nutrizione (nutrizione, ministro, nutrizione e non alimentazione perché come diceva sarcasticamente qualcuno le parole sono importanti e, aggiungerei, veicolano un mondo concettuale che è meglio avere chiaro e non incasinato come nella testa di Sacconi ove diritto e dovere si mischiano, nutrizione e alimentazione pure, libertà e laicità sono svuotate di significato)! Il diritto nessuno lo mette in discussione, nessuno che sia un essere ragionante e ragionevole. Ma qui non si parla di diritto (qui come nel ddl Calabrò, tanto per ricordare quel capolavoro legislativo e umano), ma di dovere. Si parla di qualcuno che decide per tutti gli altri, perché noi cittadini siamo tutti coglioni che devono essere nutriti e assistiti più o meno solo quando non lo vogliamo. Per tutto il resto c'è mastercard. Gli altri possono anche fottersi.

venerdì 15 maggio 2009

Aperitivo bioetico

La Sezione di Roma della Consulta di Bioetica organizza un aperitivo bioetico sul tema Testamento biologico: come dovrebbe essere una buona legge?

Partecipano Eugenio Lecaldano e Mina Welby, modera Caterina Botti.
Giovedì 21 maggio 2009, ore 18.30, Bistrot Sapore e arte, via Efeso 24/26 (Metro San Paolo).

martedì 13 gennaio 2009

Master di bioetica a Torino

Parte il nuovo master in bioetica ed etica applicata a Torino. Il Master è diretto da Maurizio Mori (gli altri docenti).
Dalla presentazione:

Il Master approfondisce, con taglio interdisciplinare, le principali questioni di bioetica emerse negli ultimi decenni nelle aree della biologia e della medicina, tenendo conto delle nuove possibilità che lo sviluppo scientifico consente nella cura della vita umana (etica bio-medica e infermieristica) e nel trattamento della vita vegetale (etica ambientale) e animale (etica degli animali).
Il Master si propone anche un confronto aperto con l'ambito della pratica clinica, attraverso l'inquadramento delle principali istanze della bioetica in campo deontologico, relazionale, medico-legale ed economico. La dimensione interdisciplinare, propria di questo Master, permette di avvicinare la cultura scientifica e quella umanistica, oggi troppo radicalmente separate, mettendo in luce il valore aggiunto di una formazione trasversale.
Altre informazioni qui.

venerdì 20 giugno 2008

Non perdetelo (lo avete già perso)

Il corso di aggiornamento estivo sulla bioetica. I relatori sembrano presi da un convento di clausura (è tutto un sacro, don, fra e mons.). Non perdete nemmeno i titoli degli interventi della nuova rivista Studia Bioethica (il mio preferito è La gratitudine per la nascita e la cura della vita nella “teologia del corpo” di Giovanni Paolo II, Carolina Carriero. Ho letto solo il titolo perché non ho ancora avuto il fegato di registrarmi).
Peccato che le iscrizioni siano ormai chiuse. Unica consolazione: abbiamo risparmiato 450,00 € (per sacerdoti, seminaristi e religiosi 300,00 €). Come si dimostra di essere religiosi in modo da avere lo sconto?

lunedì 4 febbraio 2008

sabato 15 settembre 2007

Mario Adinolfi, la vita e la morte (e la bioetica)

Eutanasia/il Papa sgombra ogni dubbio: la spina non si stacca, Alice News, 14 settembre 2007:

Sulla eutanasia io la penso come Ratzinger e dico che il mio Pd non approverebbe una legge sull’eutanasia attiva, afferma il blogger Mario Adinolfi, candidato alle primarie del 14 ottobre. Annunciando che punterà la sua campagna sui temi “sensibili”.
Nessuno si risparmia quando si tratta del Papa (ma quanti sono contrari alla eutanasia cosiddetta attiva, eh, quanti? Ma citiamo il Papa, ovviamente, che è più autorevole). Suggerirei a quanti vogliono dire la loro su simili temi (e a maggior ragione a quanti vogliono puntarci una campagna politica): di dismettere questa cacofonia dei temi sensibili, è fastidiosa imprecisa e molesta quasi quanto bipartisan e un attimino. Di leggersi qualche libro al proposito e non soltanto le agenzie di stampa o le dichiarazioni del Papa.
Se si nutrissero dei dubbi sul tenore delle dichiarazioni di Adinolfi, basta leggere dal suo post sulla dichiarazione papale circa lo stato vegetativo permanenente (per rimanere di sasso):
Per quanto ormai pecorella smarrita di quel gregge, sono formato cristianamente e credo che solo la Chiesa cattolica abbia il merito di porre l’attenzione sulle questioni ultime della vita e della morte. È utile cominciare a discuterne anche in rete.
Solo la Chiesa? Siamo davvero messi molto molto male. Per non parlare del commento (n. 6) lasciato dallo stesso Adinolfi al post suddetto:
Io credo che uno stato del ventunesimo secolo debba, in materia di bioetica, legiferare e poi sottoporre tali leggi a referendum confermativi...solo la democrazia ci dice cosa può essere giusto e cosa no, non riesco a trovare altri metodi...mi fido del giudizio della comunità in cui vivo.
Solo la democrazia ci dice cosa può essere giusto e cosa no? Anche in filosofia politica siamo messi maluccio. Adinolfi è davvero convinto che la democrazia avrebbe il potere (dovrebbe avere il potere) di scalfire la nostra libertà, basta che ci sia la maggioranza? Adinolfi accetterebbe senza protestare se la democrazia dicesse che è giusto picchiare le persone? O torturare i prigionieri? Oppure che la vita è sempre un bene prezioso, sacra e inviolabile, di cui non possiamo disporre e il concepito è uno di noi (con tutte le implicazioni derivanti)? Mi sembra molto ingenuo e assolutamente ridicolo. Forse fa molto amico del popolo dire di fidarsi della comunità in cui si vive, al punto da lasciarsi naufragare in questo mare, ma qualche paletto io lo metterei. Qualche paletto a circondare il mio spazio intoccabile di autonomia, che nemmeno un plebiscito potrebbe calpestare. Non credo sia necessario elencare i casi in cui la maggioranza potrebbe diventare dispotica (mi chiedo se, invece, potrebbe essere utile citare qualche voce bibliografica, tanto per approfondire la questione. Rimango a disposizione).

lunedì 3 settembre 2007

Un’intervista a...

... metà del team di Bioetica, su Radio Tre, condotta da Tommaso Giartosio per la trasmissione Fahrenheit del 31 agosto 2007: «Perché no: un approccio alla bioetica» (per ascoltarla occorre RealPlayer).

Aggiornamento: l’intervista è adesso disponibile anche in formato mp3 (grazie a Nova).

domenica 27 maggio 2007

Da poco in libreria

Chiara Lalli, Dilemmi della Bioetica, Napoli, Liguori, 2007.

sabato 31 marzo 2007

Motore di ricerca per la bioetica

È in linea Bio-etica.it, un motore di ricerca che è basato su Google, e che ne restringe il campo ai siti specializzati in bioetica (tra cui, naturalmente, Bioetica). Utile per scremare risultati troppo numerosi.

martedì 13 febbraio 2007

Dio è (in) un cono gelato

Un incauto lettore pone una domanda e la indirizza a “Zenit”. Carlo Valerio Bellieni, Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena, risponde (La “grammatica morale” alla base della Bioetica, 11 febbraio 2007).
Fossi il lettore incauto avrei le idee ancora più confuse dopo avere letto la risposta alla missiva (Il caso Welby, la fecondazione assistita, l’aborto, l’eutanasia... Ma come si fa a distinguere se un atto è bioeticamente buono o cattivo? E come fa un medico a decidere su basi bioetiche? Quale metro di giudizio può essere utilizzato? E quale è quello giusto? C.S. Roma).
Poveretto. Non è secondario, ai fini di ottenere una risposta soddisfacente, la scelta del proprio interlocutore. E Bellieni lascia parecchio a desiderare. Però l’incauto lettore se l’è cercata.

Fin dalla premessa ci accorgiamo di trovarci di fronte non solo ad un esperto in materia, ma a un sensibile analista dell’animo umano.

L’insistenza nel tentativo di mettere all’ordine del giorno sempre più “novità” in campo bioetico ha provocato tra la gente una specie di allergia, ovvero di sensibilità accresciuta e talora fastidiosa al veder sorgere l’ennesimo agguato alla vita umana e alla sua dignità. C’è ovviamente il rischio che, novità dopo novità, ci si abitui tristemente, o che non si sappia cosa dire, dato il polverone mediatico a senso unico che sapientemente accompagna le innovazioni. Cerchiamo dunque di trovare una bussola nel mare della bioetica. Sembra un pianeta astruso, ma forse non lo è come pensiamo.
Dopo qualche riflessione imperdibile e ubiqua, la solita citazione di Kant (pover’uomo, comincia a starmi sempre più simpatico) e una affermazione che ci trova concordi per un mero caso probabilistico (la bioetica riguarda tutti e non pochi esperti), un intermezzo poetico sull’“io”, Bellieni entra finalmente nell’area di rigore (siamo tutti inevitabilmente contagiati dall’idea che la vita sia in fondo soltanto una partita di calcio) e si sofferma addirittura in una analisi ermeneutica e etimologica del termine “bioetica”, che non è solo analisi terminologica, va da sé, ma sconfina in quella concettuale e sostanziale.
Inutile dire che la sua narrazione non cerca di percorrere la via della descrizione o della ricostruzione storica, ma va a gamba tesa (e ci risiamo) al significato normativo. Al come-dovrebbe-essere.
Già: molti usano la parola “bioetica” ma intendono questa come “la cosa più arguta che mi viene in mente” senza rendersi conto che invece stanno usando delle categorie che non sanno gestire o che stanno scimmiottando quello che la mattina hanno appreso dal giornale letto al bar. Oppure, si parla di bioetica non confrontando tutto (ma proprio tutto fino in fondo) con le categorie di bellezza ecc. suddette, cioè con ciò che al fondo ci costituisce; ma confrontandolo con una certa “smania di possesso”. Insomma: anche se non lo sappiamo, noi stiamo usando un determinato “metro” per misurare le azioni, e questo metro può essere quello sbagliato, un po’ come misurare il peso dell’acqua col termometro.
Le categorie di bellezza menzionate sarebbero, ad esempio, “lo spettacolo di un tramonto o un bambino che nasce”. Ma non ditemi che è per questo sottinteso che non è chiaro quanto dice Bellieni. Io non ho capito. E nemmeno mi chiarisce le idee quanto viene subitaneamente aggiunto, con tanto di premessa “Mi spiego meglio”:
un bambino che mangia un gelato, magari senza riflettere, si pone la domanda appena lo ha assaggiato: “Mi piace?”; difficilmente si chiederà se mangiarlo lo fa diventare potente o gli darà fascino. Questo atteggiamento è giusto: magari è parziale, ma usa uno strumento consono: misura il sapore per capire l’oggetto che mangia; questo atteggiamento va perdendosi man mano che si cresce, e in un certo senso è bene: sottrarsi all’istinto si deve, a condizione, però, che all’istinto si assommi la ragione e non la paura. Che, mangiando un gelato, oltre al giudizio sul gusto entri anche quello sulle calorie in eccesso è un buon ragionare; un po’ meno buono è se invece il giudizio per prenderlo è “Cosa penseranno gli altri se mi vedono?” oppure: “Lo mangio anche se non mi piace, perché ho dei soldi e non so come spenderli”. Cosa c’entri la paura è presto detto: la paura è nascosta dietro ogni azione che non si faccia per affermare la bontà di ciò che abbiamo intorno, ma per ripararsi da esso.
Io ancora non ho capito, però nella parte successiva si cominciano a nominare questioni familiari. Tuttavia la mia incapacità di comprendere permane. Che cosa c’entra se il bambino è scemo o masochistico e mangia il gelato pure se gli fa schifo? Oppure se è già isterico e fissato da chiedersi le calorie contenute nel suo cono crema e cioccolato? Le calorie in eccesso? Per un gelato? Che se non esageri con le noccioline e altri manicaretti saranno meno di 300 calorie. E quale ragazzino infelice ad ogni leccata farà il conto delle calorie in eccesso ingerite? Non mi sembra un modo sensato nemmeno per affrontare l’obesità infantile ed adolescenziale, caro dottor Bellieni. Certo, Sirchia aveva proposto di dimezzare le porzioni al ristorante per combattere quella adulta...
Ciò che abbiamo intorno, poi, non è necessariamente buono. Come facciamo a distinguere il buono da quello che buono non è (in senso morale e non riguardo al gelato)? Che poi è il cuore della domanda del lettore incauto. Mistero.
Usando un paradosso, bisogna rammaricarsi che oggi certe azioni (aborto, fecondazione in vitro) non vengano propagandate per egoismo, ma per paura: infatti l’egoismo almeno ha dietro di sé un “io” detto male, storto, alterato, ma almeno un “io” c’è; dietro le azioni dettate dalla paura, invece, non c’è più nessuno, la persona è fuggita, è rimasta solo la reattività e l’istinto.
[…]
E la burla finale è che, poiché in realtà noi non “gestiamo” proprio un bel nulla della vita pubblica, del pubblico dominio (tutto è governato da leggi proliferate per arginare proprio la nostra smania di essere), l’unica cosa che ci resta da gestire è proprio il nostro povero corpo... e su di esso ci affanniamo nell’ansia di affermare (solo là) la nostra esistenza. Bioingegnerie, figli in età inconcepibile, chirurgia estetica estrema, doping sono solo alcuni esempi. In poche parole: siamo soli.
Finalmente conosciamo la diagnosi: solitudine. È per solitudine che si compiono indagini prenatali (e si compirebbero anche quelle preimpianto se non fossero illegali)? È per solitudine che si ricorre alle tecniche di procreazione assistita? Per ottenere figli che possano farci compagnia, certo. Ma è quanto succede anche con la procreazione naturale: fare figli che ci tengano compagnia (temo che Bellieni dissentirebbe). Non lo domando sull’eutanasia, perché già conosco la risposta nonostante la mia fosse una domanda retorica.
Parlando di bioetica, dunque, dobbiamo sapere che una sfida ci attende, perché davvero non vogliamo restare e vivere da soli, né vogliamo che ciò avvenga per i nostri figli; la sfida è la seguente: o “con il nostro cuore” o “con il nostro potere”.
[…]
Ecco cos’è al fondo la bioetica: confrontare tutto il campo della medicina e della biologia con l’amore alla verità, giustizia e bellezza scritte nel nostro profondo, e non con i pre-giudizi o col nulla del relativismo etico. E non fidarsi di coloro che dicono che queste esigenze sono soggettive, che non esiste un DNA etico, quello che il Papa chiama una “grammatica morale”: il nostro cuore è scritto con questa grammatica, è fatto ad immagine di un Creatore che vi ha inciso dentro ragione e libertà, proprio ad immagine delle Sue. E attende solo che noi le usiamo e lasciamo che attraverso di esse ci possa fare uomini felici.
Un DNA etico? Esigenze soggettive e oggettive? La premessa che il nostro cuore è fatto a immagine e somiglianza di un Creatore, che vi ha inciso ragione e libertà, è una figura retorica? E come si usano ragionee libertà per decidere in materia di bioetica (ma anche per decidere con chi uscire stasera)?
Anche volendo soprassedere sul Creatore e sulle incisioni del nostro cuore: come confrontare? E confrontare cosa con cosa? Che avrà capito il lettore? È lecito oppure no chiedere l’eutanasia o sottoporsi a un test genetico? Welby ha compiuto una azione legittima oppure no?
Nonostante mi bruci essere la scelta di ripiego, dichiaro la mia disponibilità a rispondere al lettore (a meno che non sia già soddisfatto).

martedì 9 gennaio 2007

Sulla dignità umana

Per una felice combinazione, subito dopo aver postato ieri la seconda parte dell’articolo su Ashley, ho scoperto una serie di post eccellenti dedicati al tema della dignità e della sacralità della vita, apparsi su Blog Margo: «Un diritto morale a morire? 1: Contro il concetto di “natura”», 28 dicembre 2006, e «Un diritto morale a morire? 2: “La dignità della vita umana”», 7 gennaio 2007. L’autrice è Enrica Braccioni. Da leggere con attenzione.

Aggiornamento: è uscito il terzo post della serie, «I doveri del medico», 15 gennaio.