Si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, Benedetto XVI, per leggere il suo messaggio di Natale. Tra le imperdibili anafore e i moniti terrifici e la messa in guardia dalla tracotanza umana e dalla seduttiva ma pericolosa scienza, anche un riferimento al ribelle Welby: «Che pensare di chi sceglie la morte credendo di inneggiare alla vita?» (Vaticano. Il progresso porta a scegliere la morte, Vivere & Morire, 26 dicembre 2006).
Che pensare di chi invita alla castità come mezzo per non diffondere l’Aids? Che pensare di chi si dice allarmato al punto da non poter più tacere (ma quando mai l’ha fatto?) sulle dissolute coppie di fatto? Che pensare di chi fa il gioco delle tre carte da Ratisbona alla Turchia (sarà stato il clima?)?
E di chi crede nell’immacolata concezione o nella transustanziazione?
L’elenco sarebbe lungo e mi annoierebbe. Ma a proposito di transustanziazione mi viene sempre tanto da ridere quando ripenso alle parole di Richard Dawkins (ne Il Cappellano del Diavolo):
Qualunque persona dotata di una superficiale religiosità potrebbe credere che il pane rappresenti simbolicamente il corpo di Cristo; ma ci vuole un vero cattolico purosangue per credere in qualcosa di così folle come la transustanziazione.
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