mercoledì 10 ottobre 2007

Morire di aborto

Basta leggere poche righe (Killer law, Guardian, 8 ottobre 2007):

González was not stupid and did not want to die. She knew her chance of surviving the butchery was small. But being a practical woman, she recognised it was her only chance, and took it. The story of why it was her only chance is an unfolding drama of religion, politics and power that has made Nicaragua a crucible in the global battle over abortion rights. This central American country has become the third country in the world, after Chile and El Salvador, to criminalise all abortions. It is a blanket ban. There are no exceptions for rape, incest, or life- or health-threatening pregnancies.
In seguito al divieto assoluto di abortire (nemmeno in caso di morte della madre) in Nicaragua sarebbero morte 82 donne nel corso dell’ultimo anno.
Gli antiabortisti esultano. Di cosa, è difficile capire. La fanatica difesa dell’unborn child non si arresta nemmeno di fronte al pericolo per la salute o per la stessa vita della madre (la gravidanza di María de Jesús González era ectopica, il feto non avrebbe avuto alcuna possibilità di sviluppo e il rischio di gravi emorragie e morte aumentavano con il prolungamento della gravidanza. La donna, povera, non potendo prendere un volo per Miami o per qualche altra destinazione ove poter abortire, si era sottoposta ad un intervento a dir poco primitivo, senza anestesia. Dopo una agonia che sarebbe crudele imporre anche a una mosca è morta per emorragia).
(Grazie a Nova per la segnalazione).

13 commenti:

Anonimo ha detto...

"Gli antiabortisti esultano. Di cosa, è difficile capire."

Forse perché il Signore ha punito con la morte delle peccatrici.

Anonimo ha detto...

OT
Da voi, due righe sul Nobel a chi ha stabilizzato le staminali embrionali non guasterebbero!

Chiara Lalli ha detto...

Ah, ecco Yupa, non ci ero arrivata.

Sagredo, pure tu hai ragione. Io confesso di essere stata travolta dal fastidio per il grido "italiano! italiano!" che ha travolto ogni cosa...

Anonimo ha detto...

x sagredo

...di topo, hai dimenticato di scrivere!

Anonimo ha detto...

Scorrendo molti quotidiani di ieri, il lettore si sarà convinto facilmente che il premio Nobel attribuito a Mario Capecchi è uno schiaffo ai limiti imposti alla ricerca italiana dalla perversa influenza della Chiesa cattolica.
Se non otteniamo il Nobel non è per lo stato pietoso in cui versano le nostre università, o per i metodi burocratici con cui è organizzata la nostra ricerca, o ancora per la cronica mancanza di fondi, ma per l’ossessione antiscientifica dei cattolici, e per effetto della legge 40, che regola la procreazione assistita.
Ma di quali embrioni si sta parlando, e di quale divieto? Gli studi di Capecchi e dei suoi colleghi, come tutti sanno, sono stati effettuati su staminali embrionali di topo che nessuno vieta né condanna sul piano etico. Il gruppo di cui fa parte lo scienziato italoamericano, del resto, non potrebbe lavorare su embrioni umani, proprio per il tipo di esperimenti che conduce: si tratta di ottenere topi geneticamente modificati, che possano costituire un modello per studiare le malattie umane. Dopo essere intervenuti sulle cellule staminali di topo (si mette 'ko' un gene, da qui la definizione di topi knock-out) queste vengono inserite in un embrione, naturalmente di topo; ma perché la modificazione genetica si possa studiare nei suoi sviluppi, bisogna che i topolini-ogm si riproducano in modo selezionato. Capecchi e i suoi colleghi avrebbero potuto dedicarsi ad altri esperimenti, utilizzando staminali embrionali umane: negli Usa non esiste nessun divieto in materia. Invece hanno preferito puntare su uno studio che rispetta i limiti etici, e che avrebbero potuto svolgere tranquillamente nel nostro Paese; probabilmente l’hanno fatto perché consideravano questo indirizzo di ricerca scientificamente più fruttuoso. Se la ricerca italiana langue, invece di chiamare in causa la legge 40 si potrebbe più opportunamente chiederne conto al ministro dell’Università Fabio Mussi. Oppure bisognerebbe indagare su cause più profonde, come la dispersività del nostro sistema di ricerca, i finanziamenti a pioggia, la mancanza di verifiche. Invece sembra che la scarsità di premi Nobel italiani sia dovuta a una legge che impone il rispetto degli embrioni umani.
La ricerca per definizione è tale perché cerca, e quindi deve dimostrare, alla fine, di aver trovato qualcosa. Gli studi che si fanno in tutto il mondo sugli embrioni umani sono concentrati soprattutto sulla cosiddetta clonazione terapeutica che finora non ha portato che falsi annunci e delusioni. È una ricerca che non trova: difficile che sia la strada giusta per far emergere il talento e la professionalità dei ricercatori italiani, e tantomeno per condurli al Nobel.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Caro Anonimo, (anonimo si fa per dire: sei sempre la solita peste... ;-), la prima parte di quello che dici - o che riporti - in effetti non è sbagliato: un essere umano knock-out è fuori discussione (almeno per il momento), e gli esperimenti di Capecchi si sarebbero potuti effettuare solo sui topi.

Quello che non va è la conclusione sulla clonazione terapeutica: se gli studi finora "non trovano" è soprattutto per via dell'opposizione feroce che stanno incontrando un po' dappertutto (oltre che per la difficoltà di reperire gli ovociti necessari). Proibire od ostacolare una ricerca e poi proclamare "Visto? Non ci sono risultati!" non mi sembra molto onesto... E da questo punto di vista in Italia stiamo messi peggio di altri, temo.

Anonimo ha detto...

chiedi come vanno le cose in Corea...forse lì la mancanza dei pretacci permette i miracoli della libera ricerca sugli embrioni umani, come si è potuto constatare!

Giuseppe Regalzi ha detto...

In Corea, purtroppo, hanno avuto la sfortuna di incappare in un ricercatore poco serio (anche se qualche cosa di buono l'ha fatta, in realtà). Le difficoltà non stanno solo nei "pretacci": sono ricerche faticose e incerte già di loro. Proprio per questo non mi pare il caso di aggiungere altri ostacoli pretestuosi.

Grendel ha detto...

"Gli antiabortisti esultano. Di cosa, è difficile capire."
Anche gli shahid esultano, prima di farsi esplodere...

Anonimo ha detto...

"Gli antiabortisti esultano"
Cattiveria gratuita e falsa.

Anonimo ha detto...

kinkler, hanno esultato eccome quando la legge e' entrata in vigore, ben sapendo cosa avrebbe comportato.

Anonimo ha detto...

Eh si, di topo. Invece Mendel parlava di piselli, Morgan di moscerini Hershey e Chase di fagi. Mica di uomini, noi siamo fatti di materia "diversa".

Anonimo ha detto...

82 donne morte, 12 suicide....ma gli aborti legali quanti sarebbero stati? 100.000 bambini? di più?
C'è paragone?
In Polonia da una legge sull'aborto come la nostra che faceva 120.000 aborti l'anno, sono passati ad una legge più restrittiva che permette l'aborto n caso di violenza-incesto-grave rischio salute donna: da 120.000 gli aborti legali sono diventati 140 e qualcosa....
C'è paragone?