lunedì 29 ottobre 2007

Suicidio linguistico


Alla prima lettura rischia di venirti un colpo. Ma poi, alla seconda, capisci lo spirito e una risata liberatoria soppianta l’ira iniziale. È un pezzo comico! Ma certo, anche i più seriosi ogni tanto hanno voglia di leggerezza e di una battuta di spirito.
Se l’avessi capito subito avrei goduto anche della prima lettura di No al suicidio dell’italiano, Magdi Allam, Il Corriere della Sera, 24 ottobre 2007 (la prossima volta sarebbe gradito un avvertimento subito sotto al titolo).
Per suffragare la mia interpretazione riporto l’inizio.

Aiuto, stiamo «suicidando» la lingua italiana! Dalla pubblica amministrazione alla scuola, dalla sanità alla giustizia, dalla religione alla sicurezza, dal lavoro alla pubblicità, ci affanniamo a persuadere le menti e a conquistare gli animi degli immigrati comunicando con decine di idiomi diversi, mobilitando un esercito di mediatori linguistico-culturali, anziché chiedere ed esigere che siano degli ospiti — che accogliamo dando loro l’opportunità di migliorare la loro condizione di vita — a conoscere e a dialogare nella nostra lingua nazionale.

Oltretutto, se ci pensiamo bene, l’italiano è la certezza che ci è rimasta di un’identità collettiva vilipesa e tradita dal rischio di estinzione a causa delle conseguenze letali del morbo del multiculturalismo sul piano della perdita dei valori comuni e condivisi. In un mondo in cui siamo soltanto noi a parlarlo e che ci ha già declassato a idioma di serie B, se siamo noi stessi a relativizzarne il valore all’interno stesso dell’Italia mettendolo sullo stesso piano di decine di lingue straniere, la sua morte certa sarà ancora più precoce dell’inevitabile tracollo demografico di una popolazione autoctona a tasso di natalità zero. Non è una scoperta assoluta ma l’apparire sui tram milanesi della pubblicità della Kinder Ferrero in inglese, spagnolo e arabo ci costringe a una rinnovata riflessione.
(I corsivi sono miei). Chissà se almeno l’italiano (inteso come idioma, non come cittadino) può rifiutare trattamenti artificiali per sopravvivere.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Altro bel mistero, Magdi Allam. E' sicuramente più intelligente di ciò che scrive. Eppure...

Anonimo ha detto...

E l'indoeuropeo?! Vogliamo parlare della perdita dell'indoeuropeo, "suicidato" dal multiculturalismo e dal meticciato etno-linguistico?! Vergogna!! Così si distrugge la nostra identità!!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Se solo Allam la smettesse di fare lo Zio Tom dei neo- e teocon...

Capitano ha detto...

Io mi irrito di fronte a queste forme di xenofobia (in senso lato ovviamente).
Da Forza nuova ai cattolici ferventi, la presenza nel nostro Paese di gruppi etnici (e quindi anche linguistici) diversi dal nostro è vista come una minaccia.

Come diceva Julius Evola, i popoli forti non temono gli altri popoli. Cioè la nostra Identità (anche linguistica) non è minacciata dalla presenza di altre culture. Il declino della nostra Tradizione, della religione o della nostra lingua, se è vero, è da imputare eslcusivamente a noi. La presenza di fattori "stranieri" può al massimo evidenziare maggiormente il fenomeno, ma non è la causa.

Il problema della nostra lingua è tutto italiano: i giovani ignorano le basilari conoscenze grammaticali e il famoso linguaggio da sms è solo un esempio di questo scempio; i figuri che parlano in televisione (e che spesso dicono di essere giornalisti) sono ignoranti di serie A (salvo qualche eccezione, certo, ma Luca Giurato è da mandare all'Elba).

Se l'italiano (lingua) scomparirà sarà solo colpa dell'italiano (cittadino).

BUENA VIDA

Anonimo ha detto...

Io non trovo per niente che l'italiano è in pericolo.