giovedì 4 ottobre 2007

Respinto il ricorso per Eluana Englaro

La richiesta di Beppino Englaro e della curatrice di Eluana, Franca Alessio, va rifiutata. Il sondino non può essere staccato.
Il Procuratore Generale Giacomo Caliendo ha sostenuto che il trattamento cui è sottoposta Eluana non è definibile trattamento sanitario, in quanto si tratterebbe soltanto della somministrazione del nutrimento (soltanto? Bisognerebbe ricordare a Caliendo come viene somministrata la nutrizione artificiale; ma soprattutto ricordargli che è possibilie rifiutare anche trattamenti non sanitari, panini e bibite inclusi). E così Caliendo ha chiesto il rigetto del ricorso avanzato dal padre e dalla curatrice della ragazza (in opposizione al decreto con cui la Corte d’Appello di Milano, il 16 dicembre 2006, aveva disposto il mantenimento del sondino gastrico) in base al fatto che il nostro ordinamento “tutela più di ogni altra cosa, il valore supremo rappresentato dal bene della vita, ancor più del valore della dignità umana: la decisione se vivere e morire e come vivere e morire, deve essere lasciata alle persone direttamente interessate e non ad altri”.
Questione controversa quella della volontà di Eluana. Secondo Caliendo insondabile e oscura (le testimonianze delle amiche di Eluana, per esempio, non sarebbero
rilevanti né attuali perché non riguardano il consenso di Eluana all’alimentazione col sondino); secondo il padre e chi la conosceva, invece, chiara ed esplicita: non vivere in queste condizioni. Se anche espressione esplicita non è avvenuta sul sondino, verrebbe da chiedere, è forse possibile inferire dalla volontà di non essere tenuta in vita artificialmente (generale) la volontà di scollegare un mezzo specifico di quella vita artificiale? Sembra di sì, almeno a noi.

Le conseguenze problematiche di queste affermazioni sono molteplici, a cominciare dalla questione dei limiti temporali per il mantenimento della vita artificiale, della indifferenza verso una volontà espressa (per quanto non scritta), della concezione della vita e soprattutto del conflitto insanabile tra il bene della vita e la libertà. Il problema è sempre il solito: se nello scontro tra diritti fondamentali (vita-dignità) a predominare è il primo, il diritto alla vita si trasforma in qualcosa di molto somigliante al dovere alla vita. Con buona pace della nostra autodeterminazione.
La sentenza tra 60 giorni.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Evidentemente i difensori a tutti i costi di certi "valori supremi" devono nutrire qualche dubbio sull'esistenza dell'inferno nell'aldilà, visto che si impegnano così tanto per garantircelo nella vita terrena.

Anonimo ha detto...

non so più come esprimere solidarietà a beppino englaro

GG ha detto...

Una precisazione: il ricorso non è stato respinto. Il Procuratore Generale HA CHIESTO che venga respinto. Ma è un'altra cosa: è come dire che quando un PM in un processo penale chiede la condanna dell'imputato, quest'ultimo viene automaticamente CONDANNATO.

Questa sprecisione - che non è di questo blog, non fraintendetemi - ritengo sia frutto anche della solita volontà inquinatrice che da anni prostituisce la nostra informazione su questioni giuridiche e bioetiche. "Condannare" Beppino Englaro DUE MESI PRIMA della sentenza è l'assurdo più assurdo, formalmente parlando.

Poi il resto (cioè se EFFETTIVAMENTE possa arrivare una sentenza a favore di Beppino Englaro) è tutto un altro paio di maniche. Io sono pessimista (sull'alimentazione artificiale c'è grande confusioen), ma vedremo...