Aveva accolto benevolmente la moratoria di Giuliano Ferrara. In quel pezzo è memorabile il seguente passaggio strappalacrime:
Una legge laica può porre riparo – un umano, limitato, ma necessario riparo – al danno estremo, quel rischio di morte per la donna che già ha subito il trauma [parla di aborto, anzi di quello che è sempre un evento drammatico - lo definisce Bandinelli]; non è fatta per convincere la donna, farla recedere dalla sua decisione. Per ottenere questo, occorre la promozione assidua, votata, generosa, di valori etici, che spetta a vari soggetti promuovere, se lo vogliano. Per esempio, ne conveniamo ben volentieri, alla chiesa. La quale il dramma lo conosce bene, da sempre, perché non è mai riuscita a debellarlo, a impedirlo. Non ci è mai riuscita, ha accettato che la società coprisse con un velo di silenzio questa sua impossibilità. Spesso mi sono chiesto il perché di questa impossibilità. Voglio anche ammettere che non gliene si può addossare tutta la colpa. Sta di fatto che ha preferito lavarsi le mani della sua impossibilità consegnando al braccio secolare le donne scampate alla morte, alla tortura, alla mutilazione, all’angoscia. Il braccio secolare le ha obbedito. Si può dire che ha obbedito un po’ ciecamente e asordamente, per rimediare a una palese, anche se mai ammessa, impotenza?Affidare alla chiesa la risoluzione del (di un) dramma? Affidare alla chiesa qualcosa che ha a che fare con la sessualità, con il corpo, con la necessità di arginare un senso di colpa? Si avrebbe di certo un buon risultato: la chiesa al più aiuta il tuo corpo, ma quanto al resto può solo indottrinarti o consegnarti un peso talmente insopportabile da rendere preferibile rinunciare anche alla mano materiale (se sei affamato, ti allunga il pane ma a condizione che tu ringrazi la madonna; certo, quando ha fame non stai a fare tante domande né prendi decisioni con molte sottigliezze. Afferri il pasto, alle preghieri ci penserai poi, a stomaco pieno).
Oggi cerca di spiegare le ragioni per cui ha rinunciato alla veglia organizzata da Il Foglio.
E raggiunge il culmine, un miscuglio di vittimismo e di incomprensibili distinguo:
Avrei poi anche rivolto, però, una dura critica all’invito rivolto al papa dal rettore della Sapienza prof. Guarini. Non per l’invito in sé, ripeto, ma per la motivazione, se è vero quanto riportato dalle agenzie di stampa, secondo le quali Benedetto XVI è stato invitato “perché ha preso posizione sulla pena di morte, che è il filo conduttore dell’apertura dell’Anno Accademico”. Se questo è vero, avrei detto con tutte le mie forze che quella motivazione era per me del tutto inaccettabile, e che vi scorgevo una forma di sostanziale dismissione dai doveri di rigore e di chiarezza che ci si attende dal rettore di una Università degli Studi. Nell’anno della moratoria universale sulla pena di morte ottenuta all’ONU dopo lustri di lotte spossanti dei radicali, e con il contributo, l’adesione e la partecipazione leale e determinante del governo, altri dovevano essere invitati a parlare sul tema, a celebrare la vittoria, a fornire preziose indicazioni su quanto sarà ancora indispensabile fare perché la moratoria non venga nullificata.Ma cosa aspettarsi da un fedele spettatore televisivo di Otto e Mezzo?
3 commenti:
A' Chiara! che fai la butti lì: «la chiesa al più aiuta il tuo corpo… se sei affamato, ti allunga il pane ma a condizione che tu ringrazi la madonna»!
Ma quanno mai!? Nun zai quer che dici!
Vogliamo affidare la difesa delle donne ad un'istituzione che ha sempre promosso la misoginia?
A' Stefanè! nun famo la storia a tanto ar chilo… prova a vedè come stava la donna prima del Cristinesimo e come stava durante… M'hai da spiegà com'è che l'affermarsi del Cristianesimo fu dovuto soprattutto alle donne! Dimme 'n po' quale istituzione propone come massimo esempio di vita per tutti gli uomini (maschi), una donna…
E dimo quarcosa de femminista!
E' dimo una vorta tanto quarcosa de femminista!
Posta un commento