La «sindrome post-abortiva» è un complesso di gravi disturbi mentali che, secondo gli anti-abortisti, colpirebbe le donne che si sono sottoposte a un’interruzione volontaria di gravidanza. La sindrome non è riconosciuta dalla psichiatria scientifica, e non compare nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) – circostanza, questa, che non ha molte probabilità di convincere i fanatici pro-life, ai cui occhi il DSM è irrimediabilmente compromesso da quando ha eliminato l’omosessualità dal novero delle malattie mentali.
Sembra che adesso negli Stati Uniti stia nascendo un movimento di uomini, partner di donne che hanno avuto un aborto volontario, che al grido di «Noi abbiamo abortito!» sostengono di aver subito anch’essi traumi psicologici in seguito alla decisione delle loro compagne. Ce ne informa Stephanie Simon, sul Los Angeles Times di due settimane fa («Changing abortion’s pronoun», 7 gennaio 2008). Uno degli uomini intervistati rivela però involontariamente (e un po’ comicamente) i presupposti impliciti del movimento, casomai non fossero sufficientemente chiari. Chris Aubert, oggi un facoltoso avvocato, era rimasto indifferente quando molti anni fa due sue fidanzate avevano abortito. Sposatosi felicemente e convertitosi al cattolicesimo, ha cominciato a provare rimorso per non essere intervenuto ad impedire gli aborti; ma allo stesso tempo non può fare a meno di domandarsi cosa sarebbe stato della sua vita, se si fosse fatto carico di una gravidanza quando era ancora molto giovane.
«È una discussione intellettuale che conduco con me stesso. Lotto con questa idea». Ma alla fine, le sue obiezioni morali all’aborto hanno sempre la meglio. Se potesse tornare indietro nel tempo, cercherebbe di salvare i bambini.(Hat tip: blog.bioethics.net)
Ma le sue ragazze di un tempo sarebbero d’accordo? O anche loro potrebbero considerare l’aborto come una scelta che le ha avviate lungo un cammino migliore?
Aubert appare sorpreso. «Non avevo davvero mai pensato a cosa significa per la donna», dice lentamente.
36 commenti:
Giuseppe Regalzi invece cosa pensa?
A proposito di cosa, esattamente?
Del fatto che post aborto ci possano essere disturbi mentali o traumi, sia per le donne che per gli uomini.
Naturalmente ci possono essere, ma la loro incidenza - stando all'attuale consenso scientifico - è minuscola, e non sono specifici: si tratta della normale risposta a un evento stressante. In genere sono più alti i livelli di sofferenza psicologica precedenti un aborto. Le cose tuttavia possono essere diverse nel caso di aborto terapeutico di una gravidanza desiderata, o in un contesto ambientale che condanna fortemente l'interruzione di gravidanza.
Puoi fornire gli studi scientifici su cui basi queste tue considerazioni (incidenza minuscola e non specifica)?
E sulla sofferenza degli uomini per la loro mancata paternità?
LOL! Tra un po' incheranno la "sofferenza per mancata paternità" per proibire gli anticoncezionali e costringere le donne - rigorasamente sposate, ci mancherebbe - ad aprire le gambe in ogni giorno fecondo.
Annarosa: qui troverai un'ampia rassegna della letteratura rilevante (il sito è della Planned Parenthood, ma gli studi citati no; e comunque vengono citate anche alcune ricerche che hanno cercato di dimostrare che l'effetto negativo esiste). Spicca il rapporto commissionato da Ronald Reagan a C. Everett Koop, un medico anti-abortista, che era stato incaricato di provare le conseguenze psichiatriche dell'aborto. Dopo un tentativo di insabbiamento, il rapporto è stato infine pubblicato nel 1989: ammetteva che qualsiasi effetto negativo è talmente minuscolo da essere irrilevante per la sanità pubblica.
Sulla sofferenza psichiatrica dei partner maschili non conosco ricerche, visto che come scrivo nel post si tratta di una «scoperta» molto recente. Certo però che se le donne non soffrono in genere conseguenze drammatiche per un aborto, figuriamoci gli uomini...
Alcuni uomini ne restano segnati per tutta la vita.
Il rapporto Koop è degli anni 80-90: un po' vecchiotto!Gli studi recenti dicono cose ben diverse!
Broen et al. BMC Medicine 2005: le donne che abortiscono hanno un punteggio alla scala Hamilton per l'ansia di 2 p. superiore alle donne in generale.
Couglejr et al. in Anxiety Disorders 2005-19 conferma che le donne che, nella prima gravidanza scelgono l'aborto, hanno una maggior frequenza di episodi di ansia generalizzata come conferma anche lo studio di Fergusson et al. in Child Psychiatry (2006) soprattutto nelle donne giovani.
Questo stesso studio sottolinea che le donne che hanno abortito volontariamente soffrano di depressione nel doppio dei casi di chi ha abortito spontaneamente. E lo stesso rapporto vale per l'ideazione suicidaria.
Reardon et al. sul Canadian Med. Ass. Journal del 2003 riportano un follow-u prolungato di ricoveri psichiatrici dopo una gravidanza indesiderata con vs senza aborto: i ricoveri di chi ha abortito sono quasi il triplo rispetto a chi ha tenuto il bambino.
Anche una successiva gravidanza portata avanti può subire problematiche di tipo depressivo se ci sono stati pregressi aborti (Chamber et al. N.Eng.. Med 1996) più di 5 volte rispetto a donne che non hanno abortito.
Annarosa e Arsenico: come siete stressanti. Pubblicate i vostri studi e le vostre ricerche su questi traumi e conseguenze psicologiche, veri o falsi che siano poco importa, e poi lasciate che le persone decidano per proprio conto. Facile, vero? invece no, voi vorreste proibire la cosa a tutti, indifferentemente.
Stesso discorso per i cattolici: almeno proibissero le cose solo agli altri cattolici! Così gli altri finirebbero all'inferno, come meritano. Facile, vero? Invece no, vogliono trascinare nel loro (inesistente) paradiso tutti, anche chi non ci crede.
Il rapporto Koop è significativo perché è opera di un anti-abortista convinto. Quanto agli studi da te citati, sono stati quasi tutti criticati (in particolare quelli di Reardon), e ne esistono altrettanti - e anche di più - che affermano il contrario. Il consenso, fino ad ora, è che l'aborto non ha conseguenze rilevanti.
Affermare che un uomo non possa soffrire per l'aborto della moglie o compagna è una generalizzazione bella e buona. Siete forse nella loro mente per dirlo?
Tanto più che per legge l'uomo non può fare proprio niente se la moglie decide di abortire, qualsiasi sia il motivo, e liquidare il discorso in questo modo è francamente squallido, come se un uomo non possa soffrire all'idea che suo figlio non nascerà più.
Anonimo, non mi leggere e ti passa lo stress.
@ Arsenico: è vero, un uomo non può fare niente se la donna decide di abortire.
Ma non può fare niente neanche se decide di NON abortire; non può dire "il figlio io non lo mantengo, se era per me poteva benissimo interrompere la gravidanza".
Questo ti pare giusto? A me sì, sinceramente, perchè, scusa la banalità, l'utero è suo e lo gestisce a modo suo.
E' uno slogan femminista ma, allo stesso tempo, un'utile prassi giuridica.
Spesso la legge non può rispettare i diritti di tutti e deve scegliere il male minore.
Cachorro Quente
1) Il concetto è: abortire stressa (per inciso: bella scoperta....).
E quindi? Qualcuno crede che abortire col ferro da calza o dalle mammane stressi di meno? A volte stressava molto di meno, perchè ci si rimaneva secche e buonanotte.
2) Ci sono, di grazia, studi sulla salute psichiatrica e sull'equilibrio relazionale di bambini nati senza essere desiderati, che so, ad esempio, figli di ragazze madri che non si possono permettere di affrontare la maternità (i maschietti se la danno a gambe molto spesso in questi casi), oppure magari recuperati in un cassonetto e cresciuti in qualche orfanatrofio in mezzo alle suore? Senza questi elementi mi sembra che la discussione sia quanto meno incompleta....
3) E infine, a latere: la posizione di chiunque sia contrario all'aborto E contrario ai contraccettivi (come santa romana chiesa) non ha il minimo senso. A meno di non ammettere (come dovrebbero) che i reali nemici sono la libera sessualità e la libertà delle donne. Almeno la discussione sarebbe un po' piu' franca, senza prenderci in giro.
noi uomini ci pensiamo 25, 30, 35 anni dopo, e allora lanciamo moratorie
Certo che un uomo può soffrire per l'aborto della compagna (anche se gli aborti in condizioni di coppia stabile e con maschio che vuole il figlio sono una sparuta minoranza), ma se è per questo può soffrire anche se viene lasciato, o più prosaicamente se lei insiste che lui deve aiutare in casa...
Più in generale: voler vincolare la donna sulla base di potenziali sofferenze del presunto padre è ridicolo... o vogliamo seguire la old-way islamica, della donna come oggetto di proprietà del marito?
In ogni caso, il maschio fornisce solo metà del genoma: neppure i mitocondri saranno i suoi, e nessun rapporto fisico ha con embrione e feto. E' buffo che siano i credenti, che credono che la vita si oltre a quanto di materiale, a dare tanto peso al DNA, e preoccuparsi che per tale intangibile legame l'uomo soffra.
Da repubblica.it di oggi:
"Procreazione, il Tar del Lazio rimette la legge 40 alla Consulta. Il tribunale amministrativo ha anche chiesto alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della legge 40"
L'illogica e vergognosa legge 40 perde i pezzi?
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/fecondazione-sentenza/tar-consulta/tar-consulta.html
"il consenso, fino ad ora, è che l'aborto non ha conseguenze rilevanti"
Questa è una opinione che vale quanto quella contraria!
peccato però che molte donne (parlo per esperienza diretta)chiedano aiuto per questo motivo...può darsi che non abbiano letto le ricerche giuste e che soffrano lo stesso!
E molti (anche se non moltissimi visto che l'aborto spesso è soprattutto per loro la soluzione più semplice che gli toglie le eventuali "responsabilità")sono gli uomini che soffrono di questo fatto come testimoniano i volontari dei centri di aiuto alla vita.
Fabio: in effetti esistono degli studi molto seri che hanno messo in relazione la legalizzazione dell'aborto con un consistente calo della criminalità negli Stati Uniti. Bambini desiderati hanno meno probabilità di essere trascurati o maltrattati, e quindi di darsi al crimine da adulti. Trovi un resoconto in Freakonomics, di Steven D. Levitt (in Italia è pubblicato da Sperling & Kupfer.
Grazie Giuseppe. La relazione tra carenze affettive durante l'infanzia e sviluppo di una personalità violenta è d'altronde largamente accertata, sin dagli studi di Harlow sulla deprivazione materna.
x fabio
1) Il fatto che "abortire stressa" viene detto prima di farlo? La statalizzazione dell'aborto non ha fatto scomparire quello clandestino (stimato in 20.000 ogni anno) e ha fatto -quindi-lievitare il numero degli aborti lasciando le mammane in giro.
2)Quindi sarebbe auspicabile sopprimere i bambini trovati nei cassonetti, suppongo, e magari anche quelli delle ragazze madri?
3)Nei paesi dove c'è un alto tasso di uso della contraccezione non si evidenzia una diminuzione del ricorso all'aborto.
Le Monde, dic. 2004 "Negli anni Settanta i legislatori e le femministe speravano che lo sviluppo della contraccezione e poi l’autorizzazione all’IGV, avrebbero prodotto una progressiva
diminuzione del ricorso all’aborto. Trent’anni dopo nulla di tutto ciò”.
Primo punto: il problema secondo me appartiene alla sfera dei diritti giuridici prima che agli studi scientifici (i quali possono guidare nella scelta della formulazione migliore di una legge, ma non determinare sempre la legge in termini assoluti). Un esempio banale: l'alcolismo ha una fortissima correlazione con la depressione. Questo fatto deve spingere a formulare leggi che sfavoriscano situazioni sociali che possano indurre all'alcolismo, ma non è ritenuto sufficiente a vietare a tutti l'assunzione (anche moderata) di bevande alcoliche. Idem per l'obesità da record, l'eccessivo lavoro, la guida nel traffico e centinaia di altre situazioni pienamente legali. Più in generale la legge cerca di sfavorire il formarsi di contesti che inducano all'autodistruzione, ma non limita la libertà individuale all'autodistruzione.
Lo Stato non si prefigge di vietare tout court comportamenti che possano mettere a repentaglio la piena integrità psicologiica del cittadino (tra l'altro di natura assolutamente soggettiva e non necessariamente universale, ovvero non tutti i super-extra-obesi sono depressi), ma dovrebbe tentare di promuovere contesti sociali che riducano i rischi di sconfinare in quei comportamenti ritenuti a rischio. Nel caso dell'aborto, appunto, sua missione sarebbe promuovere una società che non induca a percorrere una strada che può effettivamente essere per alcune donne molto dolorosa (può farlo tra le altre cose promuovendo la sessualità e la maternità consapevoli, oltre che favorendo buone condizioni economiche per chi vorrebbe avere un figlio).
Detto ciò, non posso che notare una volta di più come chi ha fede vada a cercare col lumicino le pubblicazioni scientifiche (esempio tipico sono i creazionisti): mettiamo che di cento pubblicazioni una dica una cosa e 99 un'altra; loro sosterranno (acriticamente, aprioristicamente e senza motivazione scientifica) le conclusioni di quell'unica pubblicazione contro le altre 99, se essa giunge alle conlusioni desiderate e auspicate. Dimentichi che nella scienza esiste una cosa chiamata "consenso scientifico".
Ricordo infine che correlazione statistica e causazione non sono la stessa identica cosa: non è impresa ovvia e semplice distinguere tra quanto chi ha tendenze alla depressione (per motivi caratteriali o ambientali) abbia maggiori probabiilità di abortire e quanto abortire causi depressione.
Ho un nuovo post su scienza e fede, potrebbe interessarvi, è solo lontanamente correlato. Mi scuso per il breve spot, è solo che sono sconosciuto.
Se è per questo è ben noto che le madri sono statisticamente più stressate!
Ma è piuttosto raro che qualcuno usi questo argomento contro la scelta avere bambini.
Per il semplice fatto che è una "scelta": se voglio dei figli sono pronte a sopportare lo stess che provoca crescerli, specie quando sono ancora piccoli.
Poi si potrebbe citare uno studio danese secondo il quale un regime di stess regolare sarebbe addirittura salutare, riducendo del 40% la probabilità di sviluppare un tumore al seno ...
Torniamo a noi: non ho capito come lo vogliono usare gli antiabortisti.
E' semplicemente inutilizzabile come ragione per le loro pretese di vietare l'interruzione di gravidanza. Ammettiamo che x% (da notare che x non è una cifra elevata) delle donne che hanno abortito subiscano qualche ripercussione. E allora? Se ne erano a conoscenza ed hanno deciso in tal senso vuol dire che sono pronte ad affrontarne le conseguenze.
Se gioco a tennis lo so che rischio il gomito del tennista: moltissimi non trovano che sia una buona ragione per non giocare. Sarebbe un assurdità colossale vietare il tennis per le sue probabili ripercussioni sulla salute ... poi non si possono escludere ripercussioni positive date, ad esempio, dalla semplice pratica sportiva.
Se l'intento degli antiabortisti è quello di informare le donne su queste probabili conseguenze bene, benissimo. La scelta è bene che sia consapevole. Ma si ricordino che proprio per questo non si possono escludere dall'informazione ragioni a favore dell'ivg. Esperienze di donne che vivono una vita felice non solo nonostante una gravidanza interrotta ma in molti casi grazie al fatto di non aver avuto figli in un periodo difficile della loro vita. Come motivi riguardanti la salute: ad esempio la mortalità legata alla gravidanza ed al parto.
Solo grazie ad una buona informazione si può fare una scelta consapevole.
Ma la buona informazione è completa e non faziosa.
Infine niente di tutto ciò mette in discussione la scelta!
Un esempio di mala-informazione ce lo fornisce annarosa.
La legalizzazione dell'aborto non ha fatto scomparire quello clandestino (stimato in 20.000 ogni anno). Vero, ma perché non dice che nel 1983 gli aborti clandestini erano ancora più di 100mila? Senza contare la situazione precedente alla legge. Perché non dice che la stima odierna conta una maggioranza di immigrate clandestine poco informate sui loro diritti?
Se fosse stata una norma del codice dalla strada la sua efficacia si sarebbe misurata mediante, ad esempio, la riduzione di incidenti ed a nessuno salterebbe in mente di dire che poiché gli incidenti ci sono ancora allora quella norma non serve a niente. Come se il particolare che si siano ridotti dell'80% non contasse niente!
"Il fatto che "abortire stressa" viene detto prima di farlo? La statalizzazione dell'aborto non ha fatto scomparire quello clandestino (stimato in 20.000 ogni anno) e ha fatto -quindi-lievitare il numero degli aborti lasciando le mammane in giro."
Prima del 1978: aborti clandestini stimati sui 250.000/anno.
Massimo di aborti legali: 200.000 nel 1982.
Oggi: 130.000 (più i 20.000 clandestini che possono essere molto ridotti aumentando i consultori accessibili per le donne immigrate).
E rispondendo in anticipo alla tua obiezione: gli aborti sono calati ANCHE rispetto ai figli nati. Contrariamente a quello che dice l'Osservatore Romano.
Se per te un calo del 40% vuol dire "lievitare", mi chiedo da che bizzarra dimensione parallela tu stia scrivendo.
Per fonti: http://epistemes.org/2008/01/18/sullaborto-la-politica-non-dia-i-numeri/
Cachorro Quente
P.S. nessuno ha citato l'incidenza della depressione post partum... o del fatto che le donne sposate con figli sono statisticamente più prone alla depressione di quelle single... aboliamo il matrimonio e la maternità?
Cachorro Quente
Ora non ho sottomano le statistiche della clinica e mi limiterò a riportare la mia esperienza professionale:
1. è vero che donne con patologie psichiatriche hanno una più alta probabilità di rimanere incinte in circostanze non protette e quindi una probabilità più elevata di abortire.
2. E' vero che abortire lascia tracce psicologiche, ma ne lascia anche avere un figlio non voluto.
3. Molti miei pazienti sono persone non volute dalle madri (e magri volute dai padri)
4. Molte ragazze hanno abortito perché rimaste incinte a causa di una scarsa se non assente informazione sessuale
5. Moltissime donne NON AVREBBERO abortito se avessero avuto accanto il padre del proprio bambino.
6. Molte donne son state costrette a ricorrere all'aborto in quanto certe dell'ostracismo sociale a cui sarebbero andate incontro a causa della maternità in condizioni non ottimali.
7. Molte donne non hanno abbastanza soldi per pagarsi una contraccezione adeguata (lentamente stanno togliendo dalla possibilità di rimborsabilità i contraccettivi con meno effetti collaterali!!!)
8. in Italia è illegale la sterilizzazione. Nel periodo premenopausale spesso non è possibile assumere contraccettivi orali a causa dei rischi che comportano e altri sistemi contraccettivi possono non essere percorribili per tante ragioni diverse. Le donne che si avvicinano alla menopausa non hanno la possibilità di ricorrere alla sterilizzazione per evitare gravidanze in un periodo della vita in cui figli non ne vogliono più
Vogliamo parlare un po' di questo? E di quanto sia ASSURDAMENTE COLPEVOLE la società italiana, con tutti i suoi impedimenti ad una pianificazione razionale della maternità, rispetto all'aborto?
Chi vuole levare la possibilità alle donne di abortire dovrebbe in primo luogo farsi un serio esame di coscienza e chiedersi invece cosa è stato fatto finora per IMPEDIRE che le donne si sentissero costrette a ricorrere a questa soluzione.
Per annarosa
1) argomentazione spettacolare la tua, non varrebbe manco la pena di controbattere. Gli aborti clandestini erano oltre 250000 prima della 194, ora sono 20000, quindi la 194 non è servita. Propongo l'abolizione delle cinture di sicurezza, perchè il loro uso non ha azzerato il numero dei morti in incidenti stradali.
Il numero totale degli aborti è comunque MOLTO inferiore rispetto agli anni pre 194, ma soprattutto sono effettuati in sicurezza e legalità. In Italia non si muore ne' ci si ammala praticamente piu' d'aborto. Prima era prassi.
2) Invece qui la tua risposta è talmente strampalata (e quasi insultante) che non merita risposta.
3) ma chi l'ha detto? E se anche fosse vero, ti piacerebbe che non fosse legalizzata ne' contraccezione ne' igv? Sei contraria pure alla contraccezione? magari come nei paesi africani, devastati da sovrappopolazione, fame, aids, paesi in cui le donne sono costrette a non fare altro che partorire come vacche in allevamento. Pare che alla chiesa queste situazioni dispiacciano molto meno del fatto che la gente possa liberamene usare il proprio corpo in modo libero e responsabile.
paolo:
"Ricordo infine che correlazione statistica e causazione non sono la stessa identica cosa: non è impresa ovvia e semplice distinguere tra quanto chi ha tendenze alla depressione (per motivi caratteriali o ambientali) abbia maggiori probabiilità di abortire e quanto abortire causi depressione."
Giustissimo.
Cachorro Quente: effettivamente i dati statistici sugli aborti vengono manipolati con estrema disinvoltura. Qui c'è un esempio interessante, credo.
"In Italia è illegale la sterilizzazione."
COSA??!?
(Qui in UK, in compenso, la possibilità di ricorrere alla vasectomia è pubblicizzata in metropolitana.)
Uyulala e Resto: in realtà, lo status giuridico della sterilizzazione volontaria in Italia non è ben chiaro. La legge 194 aveva abrogato l'art. 552 del Codice Penale che la proibiva, ma ha lasciato invariato un comma dell'art. 583 dello stesso codice che punisce genericamente la sterilizzazione, e non è chiaro se riguarda anche quella volontaria. Per il dibattito in merito si può vedere qui e qui. Una cosa molto italiana, direi...
@ Cachorro Quente
Ho già spiegato che l'utero è della donna e il contenuto no, se vuoi conoscere il mio pensiero leggi le risposte a "Quel genere di persone" sempre su questo blog.
Scusa se ti rimando lì, ma sono due settimane che posto sull'argomento e non ho voglia di ricominciare da capo.
@ Fabio
Superficiale come al solito.
Abortire stressa? Soluzione: limitare al massimo l'aborto.
Ci sono, di grazia, ricerche sulla volontà di vivere di bambini nati non desiderati? Se questi bambini non si ammazzano, e non si ammazzano neanche da adulti evidentemente non hanno la minima intenzione di rinunciare alla vita.
E infine: io non sono contro la contraccezione
@ Debrando
Certo che un uomo può soffrire per l'aborto della compagna (anche se gli aborti in condizioni di coppia stabile e con maschio che vuole il figlio sono una sparuta minoranza), ma se è per questo può soffrire anche se viene lasciato, o più prosaicamente se lei insiste che lui deve aiutare in casa...
Paragone pertinentissimo. Figuriamoci, aiutare in casa è un dramma, meglio non avere un figlio desiderato.
Più in generale: voler vincolare la donna sulla base di potenziali sofferenze del presunto padre è ridicolo... o vogliamo seguire la old-way islamica, della donna come oggetto di proprietà del marito?
Sai, se una coppia decide di avere un figlio, e poi la donna cambia idea, non è la stessa cosa di un aborto indispensabile per malattia. Tu non vuoi che la donna sia proprietà del marito? Neanche io. Ma dai per scontato che il figlio prima voluto e poi non più voluto sia proprietà della donna. Una concezione altrettanto barbara.
In ogni caso, il maschio fornisce solo metà del genoma: neppure i mitocondri saranno i suoi, e nessun rapporto fisico ha con embrione e feto. E' buffo che siano i credenti, che credono che la vita si oltre a quanto di materiale, a dare tanto peso al DNA, e preoccuparsi che per tale intangibile legame l'uomo soffra.
Certo, l'uomo ci mette uno schizzo di sperma, che vuoi che sia?
Figuriamoci se l'ha fatto con il desiderio di avere un figlio. Ma quando mai.
@ Giuseppe Regalzi e Fabio
in effetti esistono degli studi molto seri che hanno messo in relazione la legalizzazione dell'aborto con un consistente calo della criminalità negli Stati Uniti. Bambini desiderati hanno meno probabilità di essere trascurati o maltrattati, e quindi di darsi al crimine da adulti. Trovi un resoconto in Freakonomics, di Steven D. Levitt (in Italia è pubblicato da Sperling & Kupfer.
La soluzione per eliminare la violenza: l'aborto
Vi rendete conto che a leggervi sembra auspichiate questo?
Ma che geni questi americani. Hanno scoperto che un figlio indesiderato (che vuol dire? che è trattato male?) sviluppa un carattere violento + facilmente.
Ovviamente costa meno abortire rispetto a fornire assistenza alle famiglie.
@ Emiliano
Prima del 1978: aborti clandestini stimati sui 250.000/anno.
Oggi: 130.000 (più i 20.000 clandestini che possono essere molto ridotti aumentando i consultori accessibili per le donne immigrate).
Prima 250.000, oggi nel migliore dei casi 130.000.
Qual è il rapporto rispetto ai nati di prima del '78 e di oggi?
@ uyulala
2. E' vero che abortire lascia tracce psicologiche, ma ne lascia anche avere un figlio non voluto.
Ma lascia in vita il figlio non voluto. Hai mai sentito il parere di tutti i figli non voluti?
3. Molti miei pazienti sono persone non volute dalle madri (e magri volute dai padri)
Se molti (non tutti) tuoi pazienti sono figli non desiderati significa che nonostante tutto la vita la vogliono vivere, diversamente si sarebbero ammazzati
5. Moltissime donne NON AVREBBERO abortito se avessero avuto accanto il padre del proprio bambino.
Potevano avere aiuto dallo stato?
Perché sono rimaste incinte? Per sbaglio o il padre prima voleva e poi non ha più voluto?
6. Molte donne son state costrette a ricorrere all'aborto in quanto certe dell'ostracismo sociale a cui sarebbero andate incontro a causa della maternità in condizioni non ottimali.
Mi fai qualche esempio?
7. Molte donne non hanno abbastanza soldi per pagarsi una contraccezione adeguata (lentamente stanno togliendo dalla possibilità di rimborsabilità i contraccettivi con meno effetti collaterali!!!)
Altra causa che non c'entra una fava (scusate il termine) con la volontà vera della donna, ma è dovuta all'inesistenza delle politiche sociali.
8. in Italia è illegale la sterilizzazione. Nel periodo premenopausale spesso non è possibile assumere contraccettivi orali a causa dei rischi che comportano e altri sistemi contraccettivi possono non essere percorribili per tante ragioni diverse. Le donne che si avvicinano alla menopausa non hanno la possibilità di ricorrere alla sterilizzazione per evitare gravidanze in un periodo della vita in cui figli non ne vogliono più
Manco il preservativo possono usare?
Vogliamo parlare un po' di questo? E di quanto sia ASSURDAMENTE COLPEVOLE la società italiana, con tutti i suoi impedimenti ad una pianificazione razionale della maternità, rispetto all'aborto?
Assolutamente, parliamone si, perché i libertari di queste parti 9 su 10 trovano la soluzione nell'aborto senza considerare minimamente tutte le possibilità che ci sarebbero per evitarlo.
Ad Arsenico
"Fabio: (sei) Superficiale come al solito."
Non ti dovresti permettere, come non mi permetto io, di dare giudizi sprezzanti sugli interlocutori: automaticamente per me smetti di essere un interlocutore. Ma sembra evidente che non vieni qui a cercar dialogo, a confrontare idee, a sviscerare aspetti e cercar punti d'incontro: vieni qui a litigare (o forse a sperare di inquinare le acque, perchè forse ti rode che esistano luoghi come questo). Litigare non mi interessa, fallo con qualcun altro.
Data la tua premessa, non so manco se vale la pena di starti a dire che nella tua lunga risposta non trovo una sola considerazione sensata (ci devi pure aver speso tempo). Basti dire che quando in una discussione sulle sofferenze psichiche delle persone (quelle reali) si arriva al punto di chiedere se ci sono ricerche su "la volontà di vivere di bambini nati non desiderati" (siamo al livello di "se mio nonno aveva tre palle ecc"), mi sembra che non ci si sa piu' a cosa attaccare.
"Prima 250.000, oggi nel migliore dei casi 130.000.
Qual è il rapporto rispetto ai nati di prima del '78 e di oggi?"
Come puoi leggere nel post che ho linkato (da epistemes.org, blog piuttosto serio e non molto sinistreggiante...) il numero di nati dal 1978 a oggi si è ridotto del 25%, il numero di aborti totali di una cifra stimabile attorno al 45%.
Comunque un bel passo avanti no?
Io non sono "per l'aborto", tra l'altro non sono un libertario e ritengo giusto che alcune pratiche mediche o comunque "medicalmente sensibili" siano regolate.
Credo però nella riduzione del danno e leggi come la 194 sono fondamentali. Non si possono costringere le persone a usare sistemi contraccettivi efficaci; l'aiuto statale alla maternità può essere sicuramente implementato ma il welfare non è un pozzo di San Patrizio.
A me, scusa se te lo dico, quello che dà fastidio degli "antiabortisti" è che messi alle strette difficilmente ammettono di voler tornare alla penalizzazione dell'aborto, fanno solo un sacco di distinguo ma poi, all'atto pratico, cosa vorreste?
Semplicemente rompere i coglioni, mi sembra (volontari per la vita in consultorio, retorica familista in Parlamento ecc. ecc.).
Il problema fondamentale comunque non sono nè i fantomatici diritti paterni, nè le conseguenze psicologiche dell'aborto (che impallidiscono di fronte alle conseguenze psichiatriche della gravidanza, anche di quelle desiderate!), ma il diritto del nascituro.
C'è o non c'è? Nessuno può avere certezze al riguardo; quello che è certo è che considerare l'embrione e il feto soggetti con dei diritti ha delle conseguenze deleterie.
Cachorro Quente(Emiliano)
@ Fabio
La prossima volta sarò più chiaro e specificherò che per superficiale come al solito intendevo la tua risposta, il "sei" l'hai aggiunto tu. In ogni caso non era un parere sulla tua persona che non conosco e quindi non giudico, ma su quanto leggo qui, e non è la prima volta che trovo obiezioni superficiali.
Se tu tiri fuori gli studi sulla salute psicologica dei bambini non desiderati non vedo perché non si dovrebbe considerare la loro volontà, dal momento che sembrano esserci tanti buoni samaritani che preferirebbero evitare la loro nascita per far diminuire i loro problemi, e magari la violenza.
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