martedì 22 luglio 2008

Avvenire e il ruolo della stampa

Il titolo lascia già presagire l’ennesima, gustosa storia di risvegli miracolosi: «Jesse, il risveglio più inaspettato», annuncia a pagina 12 Avvenire di oggi. I lettori cominciano a salivare, e subito Francesca Lozito serve loro un bell’osso:

Ha senso dire che non c’è più niente da fare? La storia di Jesse Ramirez sembrerebbe dimostrare proprio il contrario. La storia di un uomo, messicano, di 37 anni, che dopo mesi si è risvegliato dallo stato vegetativo in cui era caduto dopo l’incidente stradale e il coma. È accaduto proprio a ottobre dello scorso anno. Molti mesi prima Jesse Ramirez, dipendente postale e padre di tre figli, che vive in Arizona, era rimasto coinvolto, insieme alla moglie, in un terribile incidente stradale. I due si trovavano a bordo della loro jeep, quando l’uomo ha perso il controllo dell’auto, andando a sbattere violentemente in un negozio. La moglie Rebecca Chandler subisce lesioni meno gravi, ma per Jesse si capisce immediatamente che la situazione è più complicata: l’uomo entra subito in coma. Ha lesioni gravissime al cranio, al viso, costole rotte, polmoni danneggiati. Subisce numerosi interventi chirurgici.
Interrompiamo per un attimo la lettura e chiediamoci: quando è accaduto esattamente l’incidente? Se cerchiamo una data esatta nell’articolo non la troviamo; si parla prima di «mesi» di stato vegetativo, che subito dopo diventano «molti mesi», precedenti l’ottobre in cui – questa sembra l’unica cosa chiara – sarebbe avvenuto il miracoloso risveglio.
Avvenire, comunque, non ci racconta la storia di Ramirez solo per il prodigioso risveglio: subito dopo l’incidente la moglie di Ramirez era riuscita a far togliere il sondino che nutriva il marito, e solo il tempestivo intervento di un giudice era riuscito a impedire che l’uomo morisse. Fin qui la vicenda sembra un perfetto parallelo dei casi di Terri Schiavo e di Eluana Englaro, tranne che per l’epilogo molto più felice; e come tale ci viene presentata.
Ma giunge verso la fine una nota falsa. A detta dell’autrice dell’articolo «per la comunità scientifica americana la storia di Ramirez dimostra che esistono dei rari, ma possibili, episodi di ripresa dallo stato vegetativo». Ma episodi di ripresa dallo stato vegetativo si verificano ogni giorno; quelli che non si verificano sono le riprese da stati vegetativi molto lunghi (il record, assolutamente eccezionale, documentato in una pubblicazione scientifica è a quanto ne so di 30 mesi). Poco male, si dirà; la Lozito ha frainteso leggermente, e l’eccezionalità del caso risiederà in quei «molti mesi» di stato vegetativo. Come dubitare del suo giudizio, visto che riprende quello di due autentici esperti?
Afferma il dottor Steven Miles, del centro di bioetica dell’Università del Minnesota: «Quest’uomo si trovava in uno stato vegetativo persistente e non era senza speranza: possono esserci dei risvegli, seppur tardivi». È d’accordo il dottor Ausim Azizi, neurologo della Temple University School of Medicine: «Esistono delle evidenze mediche in questi casi. Anche se sono rare e sono legate alla natura del trauma subito».
E tuttavia, per chi conosce bene l’etica giornalistica di Avvenire, una verifica s’impone. E cominciano le sorprese...

Il 28 giugno del 2007 Dan Childs scrive un pezzo per ABC News («Pulling the Plug: Ethicists Debate Ramirez Case»). Da esso apprendiamo che «Ramirez has regained consciousness and recovered to the extent that he can interact with visitors» («Ramirez ha recuperato la coscienza e si è rimesso al punto da riuscire a interagire con i visitatori»). Insomma, al 28 giugno Ramirez si è già risvegliato; non a ottobre, come pretende Avvenire. Ma lo shock deve ancora arrivare. Perché ABC News è stata meno timida del giornale dei vescovi, e riporta chiaramente la data dell’incidente. E la data è il 30 maggio. Non del 2005 o del 2006; il 30 maggio di quello stesso 2007. Meno di un mese prima del risveglio di Ramirez. Altro che «molti mesi»!
Ora, la definizione di stato vegetativo persistente è univoca: questa condizione si ha se il paziente è rimasto in stato vegetativo per un mese o più (cfr. S. Laureys, A.M. Owen e N.D. Schiff, «Brain function in coma, vegetative state, and related disorders», Lancet Neurology 3, 2004, pp. 537-46, a p. 538). Quindi Ramirez non si è mai trovato, per definizione, in stato vegetativo persistente; e da ABC News viene persino il dubbio che si sia mai trovato in stato vegetativo: Childs spiega infatti che «Ramirez […] suffered traumatic brain injury in a May 30 car accident, which put him in a coma. He had been in this minimally-conscious state […]», dove l’autore fa qualche confusione; se di coma si trattava, allora Ramirez potrebbe essersi semplicemente risvegliato direttamente da questo stato, che ha ben poco a che fare con lo stato vegetativo. La circostanza (e l’intera vicenda) è confermata da un articolo della North Country Gazette di un giorno prima («Jesse Ramirez Conscious, Moved To Rehab Facility»):
after nearly a month in a coma following an automobile accident, Jesse has regained consciousness and is being transferred to a rehabilitation facility. According to several of Jesse’s friends and his court appointed guardian, he is conscious, shaking his head and answering yes and no questions.
La fiducia del lettore in Francesca Lozito è a questo punto duramente scossa; e non abbiamo ancora finito. ABC News riporta per esteso l’opinione di un bioeticista del Centro di bioetica dell’Università del Minnesota: sì, è proprio il dottor Steven Miles, che dice – sorpresa! – delle cose leggermente diverse da quelle che gli attribuisce la Lozito (cucio assieme le citazioni sparse nel testo):
This guy was not hopeless and in a persistent vegetative state by any means. It has no impact on the bigger debate of life support. This is by no means a miracle of any kind: traumatic comas are notorious for late wake-ups. This case is about a hasty clinical decision which should have never been made. […] stopping the feeding tube this close in time to the injury is actually pretty unusual. This is about malpractice, not about a persistent vegetative state.
Traducendo:
Questa persona non era senza speranza e non si trovava affatto in uno stato vegetativo persistente. La cosa non ha nessuna conseguenza sul dibattito più ampio a proposito del supporto vitale. Questo non è affatto un miracolo, di nessun genere: i coma di origine traumatica sono ben noti per i risvegli tardivi. Questo caso consiste in una decisione clinica affrettata che non avrebbe mai dovuto essere presa. […] fermare il sondino per l’alimentazione così vicino nel tempo all’incidente è in effetti parecchio inusuale. Questa è negligenza professionale, non stato vegetativo persistente.
Dovrebbe essere chiaro cosa ha combinato la nostra Lozito: non solo non ha capito che l’inglese «by any means» rafforzava una negativa, ma ha anche ignorato tutto quello che il buon dottore diceva dopo la prima frase.
Conclude Steven Miles:
I think the role of the press is to emphasize that he was not hopelessly ill. This is about a guy heading to rehab after a car accident.
Cioè:
Penso che il ruolo della stampa debba essere quello di sottolineare che l’uomo non era un malato senza speranza. Questa è la storia di un tizio che entra in riabilitazione dopo un incidente d’auto.
Sì, questo sarebbe il ruolo della stampa. Ma il ruolo della propaganda è un altro.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perché nessuno denuncia questi cioccolatai di Avvenire?! Con tutte le loro "incomprensioni" ormai si potrebbe pubblicare un'antologia in 6 volumi.

Ivo Silvestro ha detto...

Trovo tutto ciò di una tristezza immensa.
Come avevi concluso in un articolo precedente, Avvenire non pensa al dolore che, sotto forma di false speranze, può causare con articoli simili?

Anonimo ha detto...

Ma non si può denunciarli per servizio d'informazione di merda?!?

paolo de gregorio ha detto...

Imperituramente fedeli al comandamento "non dirai falsa testimonanianza!". Ennesima (se ci voleva) dimostrazione che a un Dio che disprezzi i mentitori, e a un Dio in generale, quelli dell'Avvenire sono ateisticamente quanto mai lontani dal credere.

Anonimo ha detto...

Incompetenti o in malafede?
Via alle votazioni...

Grendel ha detto...

Malafede! (1 voto)

Anonimo ha detto...

E col mio fanno 2 :D

Rosa ha detto...

3 voti!

Unknown ha detto...

Mi hanno segnalato questo post nel commento a un post che a mia volta avevo scritto - sempre sul giornalismo, benché in relazione a tutt'altri fatti, sul mio blog.

Vorrei solo dire a chi, commentando qui, si domandava se non si potessero denunciare ciò che definiva le "incomprensioni" del giornale Avvenire.

Sì, si può eccome.
Esiste un organismo che si chiama Ordine dei giornalisti che, comunque la si pensi sull'opportunità della sua permanenza in vita, è nato apposta.
ci si può rivolgere qualunque cittadino.

Anonimo ha detto...

Mi sarebbe piaciuta una analisi cosi' completa sull'articolo su Salvatore Crisafulli, italiano, risvegliatosi dopo 2 anni...
Questo e' veramente triste, attaccare un articolo per dimenticare che si vuole uccidere una persona che vive...

Giuseppe Regalzi ha detto...

E questo che vuol dire? Che è lecito alterare i fatti per un "nobile" scopo?
Quanto al caso di Salvatore Crisafulli, non è escluso che ce ne occupiamo, prima o poi...

Anonimo ha detto...

siete dei cioccolatai anche voi
non siete onesti quanto gli altri

Anonimo ha detto...

bravi bell'attacco gratuito ...
perché non discutiamo sulla sentenza?
perché non ci confrontiamo su quanto è realmente in gioco?
Non siete onesti nemmeno voi
siete ideologici

Anonimo ha detto...

Ma perchè sottolineare quando qualcuno distorce i fatti o spara cavolate (non accusare: sottolineare con controprova) equivarrebbe ad essere "ideologici"?

(Leilani)

Anonimo ha detto...

Come mai fate pulci solo ad Avvenire e non ad altri giornali?
C'è una sottile maliziosità in voi.
Nell'articolo citato non si parlava del soggetto in questione come di un risveglio dalla SVP.
L'accento era posto solo sul distacco del sondino.
Le frasi riportate non sono in contrasto con quanto da voi mirabilmente tradotto.
L'unico errore che evidenzio nell'articolo è quello dei "molti mesi", un errore di distrazione ,mi pare ... un pochi che diventa molti.
E per questo invocate l'ordine dei giornalisti? MAmma mia ...
Voi e la vostra parte culturale di riferimento non siete i soli depositari della verità. E di certo avete lo stesso grado di faziosità di quegli altri: il vostro obiettivo non è diverso dal loro ... loro non vogliono la legge sull'eutanasia, voi la volete.
Mi sembra che le parti in campo siano schierate, no?
A ogni cittadino scegliere da che parte stare ...
Io sto da quella del giornale attaccato.
saluti

Giuseppe Regalzi ha detto...

Anonimo, leggi più attentamente: nell'articolo si parla almeno due volte di risveglio dallo stato vegetativo, e si mette in bocca al dr Miles l'affermazione "Quest’uomo si trovava in uno stato vegetativo persistente", certo non per confutarla.

Anonimo ha detto...

Quelle di Avvenire veramente sembrano elefanti più che pulci...
Comunque, ognuno faccia le sue scelte. Il nostro amico, rigorosamente anonimo, sta dalla parte dei preti e del loro giornale, e verosimilmente ne accetta con gioia tutto il pacco dono, comprensivo di etica della sacralità ed indisponibilità della vita.
Noi stiamo con Eluana, con il padre di Eluana, con Ravasin, con Welby, con Nuvoli. E, stando ai sondaggi, stiamo con quei due terzi abbondanti di Italiani che, all'indomani della vicenda Welby, si dichiaravano favorevoli alla possibilità di ricorrere all'eutanasia in circostanze simili a quella del povero Piergiorgio. Sarà dura continuare ad ignorare la volontà degli Italiani, che non sono scemi e sanno benissimo che situazioni del genere possono toccare a chiunque. E che, evidentemente, preferiscono sapere di poter scegliere.
Deve essere questa consapevolezza a bruciare il culo al clericume di questo paese.