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domenica 21 febbraio 2010

Il Foglio avvista l’ultimo giapponese, ma sbaglia persona

Si fa dell’ironia, sul Foglio di ieri, a proposito dell’ultimo libro di Carlo Flamigni («Flamigni, ultimo giapponese», 20 febbraio 2010, p. 3):

Il professor Carlo Flamigni, star nazionale della fecondazione in vitro, ha deciso di candidarsi al premio “ultimo giapponese nella giungla delle staminali embrionali”. In un libro di cui è annunciata la prossima uscita (“La questione dell’embrione”, Baldini Castoldi Dalai), Flamigni dedica molti sforzi a sostenere che quel filone di ricerca, ormai in evidenti difficoltà in tutto il mondo – soprattutto dopo le scoperte sulla riprogrammazione cellulare delle staminali somatiche – sia in realtà irrinunciabile. Il professore ne è talmente convinto che prova a ridimensionare […] il lavoro di Shinya Yamanaka. Il quale, nel 2007, nel suo laboratorio di Kyoto ha scoperto il principio su cui si basa la riprogrammazione delle staminali epiteliali in staminali pluripotenti indotte. Non è vero che Yamanaka non ha mai usato cellule embrionali, sostiene Flamigni. Ma non dice che sono state usate cellule di topo, e non umane, per ottenere quel risultato così importante.
Purtroppo per Il Foglio, le cose stanno diversamente. Andiamoci a rileggere un articolo che avevamo già citato qui su Bioetica qualche anno fa (Martin Fackler, «Risk Taking Is in His Genes», The New York Times, 11 dicembre 2007; corsivo mio):
In fact, restrictions are so tight that he says he cannot use human embryos at his laboratories here. Instead, research using human embryos is done at U.C. San Francisco, where he maintains a small two-person laboratory. He said he had never handled actual embryonic cells himself, and the American lab uses them only to verify that the reprogrammed adult cells are behaving as true stem cells.
“There is no way now to get around some use of embryos,” he said. “But my goal is to avoid using them.”
Il testo è molto chiaro, e non risultano smentite (il New York Times le avrebbe aggiunte in calce: è un giornale serio, quello). Se ci deve essere per forza un ultimo giapponese, in questa vicenda, allora è Shinya Yamanaka, che ha anche la nazionalità giusta, non Carlo Flamigni...

Ma a parte le inesattezze di fatto – chiamiamole così – è la logica generale del Foglio ad essere sbagliata. Se gli embrioni fossero esseri umani in tutto e per tutto, allora le sperimentazioni su di essi andrebbero proibite sempre, e non solo perché esse si sono rivelate «inutili» (ma abbiamo visto che in realtà sono state e sono indispensabili). E se si ammette che la sperimentazione è possibile se utile, allora ogni limitazione basata sui campi di studio che oggi ci sembrano più promettenti è assurda: la ricerca deve essere libera, perché nessuno può ipotecare il futuro e decidere che ciò che oggi non serve non servirà mai più.

mercoledì 9 aprile 2008

La ricerca sulle staminali embrionali secondo i nostri politici

Luca Saitta per Galileo ha domandato ai candidati di scienza e argomenti affini. Ne è emersa una tribuna scientifica molto interessante. Molto preoccupante.
La parte che riguarda la ricerca sulle staminali embrionali fa venire voglia di emigrare su Marte.
Merita di essere riportata la risposta di Andrea Ranieri (Pd, Laureato in filosofia, eletto nella XV Legislatura al Senato per i Democratici di Sinistra, membro della VII Commissione Istruzione, Beni culturali, Sport - si legge prima della domanda).

Qual è la vostra posizione riguardo la ricerca sulle cellule staminali embrionali?
“Si tratta, senza dubbio, di un problema complesso. Spesso la tendenza che caratterizza dibattiti di questo tipo è quella di connotare immediatamente come etiche questioni che, in realtà, non lo sono. Affrontare il tema delle cellule staminali embrionali, dunque, prima di tutto significa affrontare una ricognizione seria e consapevole basata su principi rigorosamente scientifici. Durante questa legislatura lo sforzo del centrosinistra si è già mosso in tal senso e la presa di posizione comune del Pd si è tradotta nella mozione, costruita in maniera del tutto unitaria, che ha permesso di togliere la “clausola di blocco” avanzata in sede europea”.

Ora: io capisco (con fatica) la fissazione strategica di essere cauti, di mettere le mani avanti, di non offendere nessuno (ove nessuno corrisponde ad un profilo specifico e non certo onnicomprensivo), di non parlare in modo comprensibile perché poco si ha da dire e molto da temere, che non è detto che sia necessario sapere che cosa sia una questione etica e cosa una questione scientifica, ma mi domando: che cosa ha detto? o che cosa voleva dire che però ha dovuto tacere perché non si poteva dire? e, in ultimo, aveva qualcosa da dire?

martedì 5 febbraio 2008

Tre genitori per un solo embrione

Annuncio shock (ennesimo annuncio, ennesimo shock) per la Repubblica (Londra, creato in laboratorio embrione da tre genitori, 5 febbraio 2008).

Forse è meglio leggere qualche articolo della stampa inglese per capire e non per urlare allo scandalo ignari (come Transplant creates embryos with three parents, Telegraph, 02/05/08 oppure First disease-free babies could be born in three years as doctors make embryo from THREE parents, Daily Mail).

Di utile lettura anche il comunicato stampa della Newcastle University (28 gennaio 2008) che inizia così:

Scientists have shown for the first time how a particular family of diseases are passed down from mother to child and how this can lead to the severity of the disease differing widely.
The research offers hope of being able to predict a child’s risk of developing a mitochondrial disease which can cause muscle weakness, diabetes, strokes, heart failure and epilepsy.
All cells contain many mitochondria, which are involved in energy production within the body. Mitochondria have their own genetic information, known as mitochondrial DNA, or mtDNA, which is inherited solely from the mother.

martedì 27 novembre 2007

A very large ostacle called God


Are Scientists Playing God? It Depends on Your Religion, New York Times, 11/20/2007:

American and European researchers have made most of the progress so far in biotechnology. Yet they still face one very large obstacle — God, as defined by some Western religions.
[...]
Asia offers researchers new labs, fewer restrictions and a different view of divinity and the afterlife. In South Korea, when Hwang Woo Suk reported creating human embryonic stem cells through cloning, he did not apologize for offending religious taboos. He justified cloning by citing his Buddhist belief in recycling life through reincarnation.

When Dr. Hwang’s claim was exposed as a fraud, his research was supported by the head of South Korea’s largest Buddhist order, the Rev. Ji Kwan. The monk said research with embryos was in accord with Buddha’s precepts and urged Korean scientists not to be guided by Western ethics.
[...]
Most of southern and eastern Asia displays relatively little opposition to either cloned embryonic stem-cell research or genetically modified crops. China, India, Singapore and other countries have enacted laws supporting embryo cloning for medical research (sometimes called therapeutic cloning, as opposed to reproductive cloning intended to recreate an entire human being). Genetically modified crops are grown in China, India and elsewhere.

In Europe, though, genetically modified crops are taboo. Cloning human embryos for research has been legally supported in England and several other countries, but it is banned in more than a dozen others, including France and Germany.

In North and South America, genetically altered crops are widely used. But embryo cloning for research has been banned in most countries, including Brazil, Canada and Mexico. It has not been banned nationally in the United States, but the research is ineligible for federal financing, and some states have outlawed it.
I corsivi sono miei. Chissà se la strada giusta potrebbe essere quella di convertire gli italiani al buddismo...
La mappa (Laws on Cloning) è stata realizzta da Lee M. Silver, professore di biologia molecolare a Princeton.

sabato 22 settembre 2007

Illusioni di una scienza smembraembrioni

Francesco Ognibene vuole dire la sua sulla scienza e sulla stampa (La stampa cane accucciato davanti all’uomo delle chimere, Avvenire, 22 settembre 2007).
Descrivendo Stephen Minger (quello delle chimere, se qualcuno fosse distratto) “dal look simile ai profeti della beat generation, l’attesa icona della scienza onnipotente e salvifica, religione dell’uomo ridotto alla sua biologia” non si rende conto di non avere capito quasi nulla degli argomenti di cui parla. Buffo, poi, che protesti contro la riduzione dell’uomo alla sua biologia (colpa di cui si sarebbe macchiata la scienza e forse anche Minger) quando è la sua cieca ostinazione a trasformare una vita biologica in una vita personale. Ma ecco il suo primo affondo:

Se la scienza di cui Minger si fa portavoce promette di venire a capo di malattie oggi inguaribili, come Alzheimer e Parkinson, perché farle tante domande? Lasciamola produrre umanoidi di madre bovina, senza interferire con questioni inopportune. A nessuno infatti sembra venire in mente di grattare sotto le promesse. La stampa, ipotetico cane da guardia di un cittadino spaesato davanti alla scienza, ha invece deciso di mettersi a cuccia, ammirata. E aspetta l’annuncio di applicazioni cliniche sempre imminenti ma che non arrivano mai.
Umanoidi di madre bovina? Ognibene potrebbe essere pronto a buttarsi capo e collo nella letteratura fantascientifica noir, oppure ad essere reclutato da una produzione di soap opera scadenti. Che la stampa sia (o debba essere) il cane da guardia del cittadino spaesato (leggi: imbecille) davanti alla scienza, la dice lunga sulla concezione di Ognibene della scienza (qualcosa di innocuo o di benefico o perfino di dubbio non ha bisogno di un cane da guardia; se non hai nulla da temere non piazzi un cane bavoso e ringhiante che non si sa mai). Il rottweiler si è accucciato: Ognibene ha bucato una ipotesi affascinante. Che il rottoweiler in questione sia un canide nato da qualche esperimento avveniristico, e così si inchina davanti alla sua progenitrice (la scienza avida e indifferente). Ognibene, poi, pensa che la ricerca sia un po’ come la caccia al tesoro delle sagre paesane. Se cerchi per un paio d’ore, alla fine delle due ore in questione dovrai trovarlo il tesoro (se non lo trovi vuol dire che nessuno ce l’ha nascosto, che ti hanno preso in giro: forse qualche esperienza personale?).
Che Ognibene non capisca nulla di scienza emerge anche dalle sue successive argomentazioni e dalle sue domande scandalizzate (come se non bastasse l’avvio).
le perplessità dettate dal senso comune (cellule tratte da un incrocio sono attendibili?) vengono liquidate come zavorra dei soliti cattolici.
Da quando in qua il senso comune ha una connotazione “scientifica”? Si raggiungono vette di pathos quando si cita il martire, il paladino della Verità. E la zampata finale merita di essere letta in tutto il suo vigore.
Chi osa denunciare l’inganno sembra farlo a rischio della propria carriera, perché lo show chiama sulla ribalta solo profeti ottimisti garantendo in cambio notorietà, prestigio e finanziamenti, mentre scienziati a un passo da risultati clamorosi con le staminali adulte – come Angelo Vescovi – devono bussare a mille porte col cappello in mano. È curioso che a cantare le magnifiche sorti degli ibridi siano gli stessi che contestano la legge 40 pesando la sua efficacia con il pallottoliere delle nascite in meno, ma per i quali non conta nulla lo zero nella colonna dei risultati ottenuti, dopo anni di sforzi, dallo smembramento degli embrioni. Ecco, questa è l’antiscienza che occorre smascherare, l’ideologia in camice bianco, il miracolismo illusorio. La realtà è sotto gli occhi di chi la vuol vedere. E le crescenti scoperte sulle cellule adulte non fanno crollare il «muro di Berlino» tra «laici e cattolici», tra «i paladini del progresso scientifico e i difensori dei valori», secondo la singolare tesi di Ignazio Marino: quel muro – tra fatti e favole – si ostinano a rimetterlo in piedi ogni giorno i fautori dell’antiscienza, non quanti portano a casa risultati veri senza toccare un solo embrione. Eppure, si magnifica chi mette le mani sull’uomo neppure sapendo se questo scempio servirà a qualcosa, illudendo tragicamente milioni di malati. La scienza, quella seria, alzi la voce per zittire gli apprendisti stregoni.
Come si fa a riconoscere l’antiscienza se non si ha la più pallida idea di cosa sia la scienza? Come si fa a dividere la ricerca scientifica come fosse un armadio? Di qua i gialli, nell’altro lato i blu. Però un dubbio mi rimane: se la ricerca smembraembrioni fosse utile, Ognibene dismetterebbe i suoi strali?

giovedì 12 luglio 2007

La morte inutile degli embrioni crioconservati

Il dibattito sugli embrioni umani è tra i più accesi di questi ultimi anni. Investe molte questioni, dall’aborto alla procreazione assistita. E, ovviamente, la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Per i difensori degli embrioni (ma non solo per loro) creare appositamente un embrione per destinarlo alla ricerca sarebbe degno dei più bui incubi fantatecnologici. Ma se la ricerca fosse condotta su quegli embrioni creati per una fecondazione artificiale, crioconservati e destinati alla distruzione? Il panorama muta, anche se non mancano le voci di chi preferisce comunque una morte naturale piuttosto che acconsentire alla ricerca.
Ma che cosa ne pensano i “genitori”? Science* ha pubblicato un’indagine di Anne Drapkin Lyerly e Ruth R. Faden circa le indicazioni dei pazienti sterili sul destino dei propri embrioni sovrannumerari. Il questionario è stato sottoposto a oltre 2.000 pazienti provenienti da 9 centri di procreazione artificiale. Tra quanti hanno risposto in modo valido (1.020) il 49% ha indicato come soluzione preferita la destinazione degli embrioni alla ricerca scientifica (donazione a terzi o distruzione si spartiscono la restante percentuale). Anche se dalla preferenza alla donazione effettiva la percentuale si riducesse di molto, ci sarebbero migliaia di embrioni donati alla ricerca. Negli Stati Uniti ci sono circa 400.000 embrioni crioconservati: se anche il 15-20% fosse donato ci sarebbe la possibilità di derivare molte linee cellulari. In Italia la questione non si pone, perché la legge 40 ha imposto come unica soluzione la morte inutile degli embrioni crioconservati.

(E Polis, Quei non sense della legge sulle staminali).

* Willingness to Donate Frozen Embryos for Stem Cell Research, 6 July 2007.
Supporting Online Material (Methods, Results, Tables S1 to S3, References).

venerdì 13 aprile 2007

Emigrante?


Sono ancora le staminali embrionali a turbare i sonni dei difensori della “vita”. Il pretesto viene dagli Stati Uniti. Francesco Ognibene (Embrioni ora condannati a morte impossibile, Avvenire, 13 aprile 2007) ci ricorda il veto posto da Bush

sin dall’inizio della sua presidenza a sperimentazioni che comportassero la distruzione di embrioni ha chiuso un rubinetto decisivo. Semplicissima la motivazione del presidente: «Quegli embrioni potrebbero diventare bambini».
Il rubinetto chiuso, forse è bene ricordarlo, è quello dei finanziamenti federali. La ricerca non è vietata, ma non finanziata (che è diverso). Inoltre la motivazione di Bush sarà semplice, ma del tutto insensata. Tanto semplice da essere stupida. Che cosa vuol dire che potrebbero diventare bambini? O meglio, che cosa dovrebbe implicare? Potrebbero, e potrebbero non. E comunque oggi non sono bambini. Potrei diventare Capo di Stato: che faccio, chiedo da oggi l’auto blu e la guardia del corpo?

“Tanta disarmante chiarezza” la chiama Ognibene, e forse letteralmente ha ragione: disarmante nel senso che ti cascano le braccia, che ti rassegni, che smetti di provare a contestare o a controbattere.
Il prosieguo dell’articolo mi ha fatto venire il mal di testa. È stato disarmante al punto da non aggiungere altro. Soltanto che anche Ognibene è tra quanti si aggrappano al fallace entusiasmo delle 73: “mentre le cellule adulte sono arrivate a 73 terapie documentate”, dice.

(Il pretesto: Senate Approves Embryonic Stem Cell Bill, The Guardian, 12 aprile 2007.)

lunedì 19 febbraio 2007

Parlare per luoghi comuni

Così il ministro Livia Turco commenta la possibilità per le donne di vendere ovuli a scopo di ricerca (Turco: vendita ovuli è mercificazione corpo, Ansa, 19 febbraio 2007):

È mercificazione, un orrore, serve un limite alla scienza.
Capisco le ragioni della scienza ma il fine non giustifica i mezzi. Qui siamo oltre il dibattito sulla liceità di sperimentare o no sugli embrioni. L’incentivo a vendere le ovaie introduce un elemento, la mercificazione del corpo umano che mi spaventa. Credo che la società debba porre limiti e opporsi al commercio e alla manipolazione di parti del corpo.
Sono molto sensibile alle sorti della ricerca e in Italia ci stiamo attivando nella giusta direzione incentivando la ricerca sulle cellule staminali adulte, un campo ancora inesplorato e potenzialmente molto fertile.
(Sull’uso degli embrioni sovrannumerari): Occorre affrontare con meno ipocrisia il problema. Forse è su questi che potrebbe essere applicata la ricerca. Se il loro destino è lasciarli deperire e buttarli via allora è meglio utilizzarli a fin di bene.
(I corsivi sono miei.)

lunedì 15 gennaio 2007

Adotta un embrione, anche malato

L’Ufficio Stampa dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” rilascia un comunicato in data 13 gennaio 2007 dal titolo Primo embrione umano abbandonato accolto con successo.

Don Oreste Benzi ha rilasciato dallo Zambia la seguente dichiarazione:

Il nostro progetto di adozione degli embrioni umani abbandonati, in tre cicli diversi, ha sottratto dai congelatori spagnoli 8 piccoli cuccioli d’uomo ingiustamente prodotti in laboratorio, congelati e abbandonati dai loro genitori biologici.
7 di questi hanno potuto sperimentare il calore materno e l’amore di un papà solo per poche ore prima di salire al Cielo fra le braccia del Creatore con un nome, dato da chi li ha rigenerati nell’amore, che resterà loro per l’eternità.
Gioia grande per l’ottavo che invece sta crescendo nella pancia della nuova mamma adottiva.
È la prima volta che embrioni umani abbandonati vengono accolti non per avere un figlio ad ogni costo ma per dar loro una possibilità di vita e una famiglia che li ami per sempre.
Il nostro progetto prevede che tutti gli embrioni umani scongelati vengano trasferiti in utero, anche quelli considerati “non impiantabili”, cioè con meno del 50% di cellule vive, o col rischio di ammalarsi.
È un obbrobrio pensare di poterli usare per la ricerca, a maggior ragione ora che si sono trovate staminali simili nel liquido amniotico.
Facciamo appello al min. Livia Turco affinché dichiari subito adottabili i 2527 embrioni umani abbandonati in Italia, in attesa di una mamma e un papà, prima che per tanti di loro sia troppo tardi.
Ogni bimbo salvato è il sorriso di Dio sull’umanità.

Presidente Dell’Associazione Papa Giovanni XXIII
Don Oreste Benzi
(I corsivi sono miei.)