giovedì 20 dicembre 2007

Il suicidio preannunciato di Loredana

A 16 anni sono molti gli ostacoli che possono sembrare insuperabili, anche vivendo in una condizione protetta e sicura. Se poi c’è un rapporto violento con il padre, una madre forse incapace di affrontare la situazione, una società civile indifferente o addirittura aggressiva verso la “diversità” il risultato rischia di essere drammatico. Proprio come drammatico è stato l’esito della breve vita di Loredana: che era una ragazzo ma si sentiva una donna. Una donna in un corpo sbagliato. Loredana soffriva di un disturbo dell’identità di genere, non riusciva più a stare in quella famiglia che l’aveva abbandonata, forse schernita, e dopo vari rifiuti da parte di centri che avrebbero dovuto ospitarla, era finita in una comunità maschile: 35 ragazzi tra i 15 e i 17 anni. Nessuno la voleva, Loredana. Nessuno, o quasi, ha raccontato della sua drammatica e evitabile morte: impiccata con un foulard pochi giorni fa nella sua stanza della Comunità Alice, nella provincia di Agrigento. Durante una notte in cui la solitudine, il rifiuto, il dolore di non trovare un sostegno l’hanno portata a uccidersi. La morte di Loredana è l’ennesimo episodio in questo Paese che abbandona molti dei suoi figli, per poi piangerli (spesso ipocritamente) e sentenziare la loro seconda condanna a morte: l’ormai inutile domandarsi di chi è la colpa. Inutile perché poi non accade nulla. Perché si continua a votare “secondo coscienza” a favore dell’omofobia, perché si invoca la famiglia tradizionale per umiliare le scelte diverse. Perché la libertà e il rispetto sono solo trite parole e non basta abolire la pena di morte.

(Giovani vittime dell’imperante perbenismo, E Polis).

15 commenti:

Caminadella ha detto...

Mi viene da piangere.

Anonimo ha detto...

A me non viene da piangere. Io mi sento invasa dalla rabbia. Rabbia ed imponetenza. E la cosa peggiore è il proprio questo senso di impotenza, perchè non c'è nulla che si possa fare per evitare che queste cose succedono. Perchè so che per una caso che finisce sul giornale ci sono altre centinaia di tragiche storie con il comune denominatore della discriminazione e del pregiudizio. Un pregiudizio tanto più doloroso perchè spesso inizia dalla famiglia, dagli affetti più cari.
Una volta amavo pensare che la società stava progredendo e col tempo questa situazione si sarebbe quantomeno attenuata. Ora inizio a temere che le cose siano invece destinate a peggiorare. Ho ancora la speranza che la società, qualla vera, sia migliore di come i media la fanno apparire, ma ho paura che anche questa speranza venga infranta.

Anonimo ha detto...

Ne ho scritto anch'io e mi fa piacere rileggere.
Dobbiamo fare in modo che resistere sia vivere

Saluti

Anonimo ha detto...

OT

Barzelletta del giorno

"C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti".

Anonimo ha detto...

Da notare che i vari giornali nel dare la notizia hanno pestato il pedale sul fatto che la ragazza sia stata messa in una comunità poco adatta, sul fatto che non fosse stata seguita adeguatamente, ecc. Ma la CAUSA PRIMARIA di tutta la situazione, cioè I MALTRATTAMENTI subito DAL PADRE, è già tanto se hanno potuto ottenere una o due righe, così, di sfuggita, come fosse una cosa normale.
Già, si sa: la famiglia non si tocca, giù le mani dalla famiglia. Ma chi ci difenderà DALLA famiglia?

Sull'ipocrisia della campagna per l'abolizione della pena di morte, poi, ce ne sarebbe da dire sin troppo.
Si abolisce la pena di morte, ma nel frattempo le secolari garanzie dei sistemi giudiziarii sono sempre più deboli e liquidate come obsolete, l'ossessione per il controllo e la sicurezza portano alla progressiva erosione dei diritti civili per gli "indesiderabili" della società, ed è sempre più diffusa una strana mentalità secondo cui la pena di morte è da evitare non per la sua crudeltà, ma perché non è "abbastanza crudele".

Mala tempora currunt

Anonimo ha detto...

Film intelligenti come "Meri per sempre" non hanno insegnato nulla. L'etica bigotta, cattolica, crudele, oscurantista, unica, contro i diritti, contro le diversità sta spegnendo il nostro cuore. Altro che oppio, qui siamo al Prozac.
E uomini cattivi come Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita - citato oggi su Repubblica da Augias - si permettono di dire che "chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate."

A quando una legge contro la discriminazione di genere? A quando uno stato libero? Qui o ci colonizzano gli europei o i vaticani. Basta essere chiari. Almeno poi uno decide che fare.

Anonimo ha detto...

OT
Yupa (o Chiara) mi dici qual è il tuo blog? mi farebbe piacere leggerti.

emmyfinegold ha detto...

Che tristezza un adolescente che si suicida. Sono così fragili gli adolescenti. Probabilmente sarebbe bastato un buon supporto psicologico per sdrammatizzare una situazione che per lei era intollerabile, per aiutarla ad aumentare la sua autostima così pesantemente attaccata. Ma circondata dalle tenebre dell'ignoranza non ce l'ha fatta, era troppo piccola e troppo sola.

Anonimo ha detto...

Non ho più molta speranza...
Ci sono anche stati episodi di violenza a Roma e a Milano in pochi giorni...le norme contro l'omofobia sono decadute...i CUS rimandati...
Per questo Paese sono cittadino solo se c'è da votare e pagare.
Mi sono alquanto rotto le palle.

Anonimo ha detto...

[chiedo scusa ai gestori per l'OT, ma rispondo a sam]

Se proprio ti interessa, l'indirizzo del mio blog lo trovi sulla colonna destra di Bioetica, sotto "blog che ci linkano": si chiama Mag Mell.
Comunque ci scrivo quasi sempre di argomenti più o meno legati alla mia professione, e assai di rado di temi "sociali" o "politici".

Anonimo ha detto...

Grazie a Chiara e il suo blog per aver inserito la drammatica storia di Loredana.

Tramite consultazione google ho trovato questo commento sulla povera ragazza, Loredana, si è tolta la vita dopo varie vicissitudini, in primo luogo una società che non tollera la diversità,la schernisce, se ne vergogna,addirittura iniziando dalla famiglia, proseguendo nelle istituzioni sia locali che a livello nazionale, se la risposta al suo disagio vuol dire inserirla in una comunità di soli ragazzi, tutto ciò è intrepretabile come grave mancanza,non solo di sensibilità ma di organizzazione, pare che il pensiero comune verso chi interpreta nella vita una diversa sessualità a prescindere dal registro anagrafico,sia motivo di fastidio,addirittura vengono istituzionalizzate norme omofobiche da parte di movimenti politici riconducibili al potere clericale.

Non solo per questo motivo siamo parecchio arretrati rispetto alla civilissima Europa, presa a modello solo per soluzioni economiche,pensionistiche, ma che non si vada a somigliare nel welfare per esempio, assolutamente non all'altezza rispetto ai paesi citati prima.

Solita tecnica da furbetti del quartierino, sconfinato nei soliti poteri forti e politica compiacente.

Affinchè non si ripetano altre storie come quella della ragazza siciliana,spero che ci siano riforme atte a salvaguardare la vita di chi nasce con delle differenze rispetto alla maggioranza di tutti noi.

Ho postato il tuo commento anche sul mio spazio, a tuo nome chiaramente!!

Ciao e buone festività,Ivo.

Anonimo ha detto...

Basta colpevolizzare la società. Paolo, questo era il nome del 16, mentre la sedicente Loredana esisteva solo nelle fantasie del giovane, è stato trattato secondo quello che la legge prescrive in certi casi: l’allontanamento del minore dalla famiglia, specie dal padre, che non sopportava l’idea d’avere un figlio sessualmente malato. Va ricordato anche che il minore, nonostante le sue fantasie, non poteva essere inserito in una struttura femminile, in quanto fisicamente, e anagraficamente era maschio, e la percezione che aveva di se stesso, era il frutto di una distorsione della realtà che Lui si creava nella mente.
Trovo abietto, oltre che eticamente sbagliato, che proprio in un blog dedicato alla bioetica, invece di scavare a fondo nei problemi e nelle cause delle malattie o dei problemi personali degli individui, si continui a pattinare sul ghiaccio della superficialità banale, incolpando a destra e a manca sempre la società, le persone, che non vedono, cercando in questo modo di lavarsi la coscienza, da colpe che paradossalmente non hanno, ma che come dei dischi incantanti si creano, perché condizionati dal circolo mediatico e traviante di un pensiero sociale e comune distorto, che come un circolo vizioso continua ad inghiottire le ragioni sane portandole ad abbracciare, nel nome di un errato e malato politicamente corretto, ogni pensiero e ragionamento parziale, capzioso e partigianistico, che non fa onore alla lucidità, al buon senso, ma soprattutto alla natura stessa, che come ogni realtà ha in se gli elementi dell’errore, dello sbaglio, della malattia e della devianza, ma questo, per accontentare qualche minoranza omeopatica, si genuflette, creando una falsa realtà scientifica ad uso e consumo di malati, che non vogliono – per distorsione – accettare la propria malattia, ed è per questo, che come struzzi, incolpano sempre gli altri dei loro problemi.

Chiara Lalli ha detto...

Marco,

non mi imbarco nel risponderti nei dettagli.
Solo la tua lapidaria condanna
("mentre la sedicente Loredana esisteva solo nelle fantasie del giovane, è stato trattato secondo quello che la legge prescrive in certi casi") mi lascia senza fiato.
Ma sì, in fondo una persona (maschio o femmina che sia) che ha qualche difficoltà merita di crepare - soprattutto se il padre prova imbarazzo per qualche comportamento.
Preferisco la banalità superficiale (che tu mi riproveri) a questa tua caricatura di onestà nel descrivere i problemi.

Anonimo ha detto...

Non sto condannando nessuno, visto che i fatti, non possono essere condannati, ma solamente descritti.
Qui non si tratta di discriminare, ma rendersi conto, che questo ragazzo aveva in primo luogo dei seri problemi psichiatrici con la propria identità di genere – che fino a prova contraria è una patologia acclarata – e secondo, l’adolescente piaccia o no a lui, o a chi cavalca erroneamente e distortamente l’onda di un’inesistente discriminazione sessuale, è stato messo – carta d’identità alla mano – in un istituto maschile, paradossalmente per colpa di coloro che non vogliono riconoscere l’omosessualità o il travestitismo, o l’identità di genere come una malattia, visto che se così fosse, esisterebbero strutture adatte per tali soggetti, onde curarli secondo i loro desideri, sia con la riconversione verso l’eterosessualità, oppure verso la piena accettazione di se stessi e della propria diversità, ma senza imporla come variante naturale di un modello comportamentale che deve essere favorito e divulgato ed incoraggiato anche con forme pubblicitarie palesi od occulte.
Va ricordato anche che se il ragazzo – Paolo – fosse stato inserito in una struttura femminile, dando così via e campo ancor più libero all’immagine errata che lui pensava di sentire di sei, esso poteva creare dei seri disagi alle ragazze vere presenti in un istituto e che non necessariamente dovevano essere costrette ad accettare un maschio – a tutti gli effetti – in una struttura d’accoglienza dedicata alle donne.
Quello che non si vuole vedere in questa situazione, e che il giovane era in primo luogo vittima della sua patologia, poi del padre che non accettava la malattia, e poi, non va dimenticato, che il giovane disturbato è stato inserito in una secondo il suo vero sesso anagrafico, rispettando la sua identità esteriore reale e sociale, inserendolo in un contesto maschile – esattamente come lui – che se anche fosse stato inserito in un contesto femminile – come fallacemente credeva essere – avrebbe comportato una violenza psicologica non indifferente ed una turbava nei confronti delle minori costrette a subirlo, e anche se nessuno ha avuto il coraggi di dirlo apertamente, sarebbe stata una mancanza di rispetto ed intimità nei confronti delle donne vere. Correggetemi se sbaglio….da un blog che si occupa di Bioetica ci si aspetterebbe un po’ più di obiettività e no solo sentimentalismo cieco e a senso unico.

Anonimo ha detto...

Resta alla fine di ogni discorso la sconfitta di tutti, perche' Loredana ha scelto di morire.
dio con tutta la sua eternita' ha creato il mondo in sei giorni e il settimo, stanco, si e' riposato ... , forse, se ci metteva qualche minuto in piu' , avrebbe fatto un lavoro migliore.

Nerone