Le dichiarazioni di Paola Binetti sull’omosessualità come malattia hanno avuto addirittura, come si sa, il potere di spingere Walter Veltroni a una presa di posizione un po’ più coraggiosa del solito, espressa in una lettera alla Stampa («Sui gay Binetti sbaglia», 27 dicembre 2007, p. 1). Del resto la senatrice l’aveva fatta grossa: commentando l’inchiesta di Davide Varì, fintosi omosessuale e penetrato in un sordido giro di ‘psicoterapeuti’ cattolici che si offrono di ‘curare’ i gay («Gli ho detto: “Sono gay”. Mi hanno risposto: “La sua è una malattia leggera, possiamo curarla bene...”», Liberazione, 23 dicembre, pp. 1.3), se n’era uscita in questo modo (Giacomo Galeazzi, «Si finge gay, lo curano come se fosse malato», La Stampa, 24 dicembre, p. 11):
Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario.La reprimenda di Veltroni non distoglieva la Binetti, anzi il contrario, dato che il giorno dopo la senatrice confermava tutto (Giacomo Galeazzi, «“Caro Walter, con i diktat non si costruisce il Pd”», La Stampa, 28 dicembre, p. 13), rincarando la dose:
Veltroni dice: io la penso così, io dico così e così si faccia. Ma come neuropsichiatra ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare. Non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di sentirsi integrati nel gruppo. Non sono io a sostenerlo, è un dato oggettivo. Fino a poco tempo fa il Dsm4, la “bibbia degli psichiatri” cui fanno riferimento il ministero della sanità, le Regioni e i principali manuali diagnostici, ha sempre inserito l’omosessualità tra le patologie del comportamento sessuale. Poi la lobby dei gay l’ha fatta cancellare. Ma noi specialisti continuiamo a collocarla tra i disturbi del comportamento sessuale.E aggiungeva velenosamente: «Veltroni non parla a titolo personale, ma da segretario che ha dietro tutto il pressing degli omosessuali che lo vogliono obbligare a schierarsi a loro favore».
Il caro Walter non deve aver gradito, e dalle lettere sarà probabilmente passato alle telefonate. Così il giorno dopo ci ritroviamo davanti una Binetti più remissiva (Gian Guido Vecchi, «I gay: noi “malati”? La Binetti è nazista», Corriere della Sera, 29 dicembre, p. 12). Non è che la senatrice si trovi molto bene in questa veste, però; e l’attacco dell’intervista è ambiguo:
«Nazista a me? Guardi, io non muoverei un dito per far male a nessuno, non sopporto le discriminazioni né mi preoccupa chi scarica su di me la sua aggressività. Piuttosto mi preoccupano le persone più fragili, che magari vorrebbero andare in psicoterapia. Non vorrei che rinunciassero perché sennò ti prendono per malato o ti fanno il lavaggio del cervello: non è così».Non «ti prendono per malato»? Alla luce delle dichiarazioni precedenti, uno sarebbe tentato di integrare così: «non ti prendono per malato, se non sei omosessuale»...
Nel seguito la senatrice tenta un po’ pateticamente di confondere le acque:
«Gli omosessuali, come tutti, possono andare incontro ad ansia, sofferenza, depressione, e il disagio sociale o interiore può renderle più accentuate. In questo senso possono desiderare una psicoterapia, come chiunque di noi».Ma il giornalista è un osso duro, e la Binetti non può più eludere la questione:
Se un eterosessuale si rivolge a uno psicologo, però, non si dice che è malato in quanto eterosessuale, no? «Certo. Ma io non sto dicendo che l’omosessuale va in terapia per non esserlo più: magari arriva ad accettare la propria omosessualità. Lo scopo della terapia è di mettere una persona in condizione di vivere serenamente con se stessa e gli altri. Conosco diversi psicologi omosessuali che hanno creato gruppi di psicoterapia per aiutare chi ha condiviso la loro sofferenza».
Ma l’omosessualità, per la senatrice, è una malattia o no? «Si è omosessuali per tante ragioni diverse. Non parliamo di una classe di soggetti tutti uguali. Chi è omosessuale per così dire “strutturale” lo resterà tutta la vita. Per altri può essere stata una risposta a contesti esterni. Problemi troppo seri perché li si possa banalizzare».Forse a qualcuno questo basterà (o dovrà necessariamente bastare); ma leggete attentamente queste frasi: non c’è un solo punto in cui la Binetti neghi che l’omosessualità sia una malattia. Tutto quello che dice è perfettamente coerente con la sua convinzione espressa in precedenza.
Lo stesso discorso, dice, vale per le terapie, come quella «riparativa» e contestatissima di Joseph Nicolosi: «Ha un fondamento scientifico nella misura in cui considero l’orizzonte dell’omosessualità assai variegato. Nessuna terapia va bene per tutti. Ci sono situazioni e storie diverse». Insomma, per Binetti dipende dai singoli casi. «E comunque nessuno, mai, può essere curato se non lo vuole. È sorprendente che mi sia trovata spesso ad essere discriminata in modo violento da alcuni che si impegnano giustamente a difendere il loro diritto a non essere discriminati. Io esprimo una posizione scientifica, punto. Mi si può obiettare. Ma quando dico che un omosessuale può aver bisogno di psicoterapia per stare meglio con se stesso, non lo sto offendendo. L’aiuto è ciò che di più umano ci sia. Tutto qui».
Lascio il commento su questa vicenda incredibile a Cristiana Alicata («Insulti e silenzi: un brutto anno per la comunità gay», L’Unità, 28 dicembre 2007, p. 27):
Quanto affermato dalla senatrice Paola Binetti prima di Natale, relativamente all’inchiesta del giornalista di Liberazione che, dichiarando ad un prete la propria omosessualità è stato invitato e condotto a farsi curare, non può cadere nel dimenticatoio.
Dalle pagine di un giornale, la senatrice difendeva Cantelmi, presidente dell’associazione psicologi e terapisti cattolici, associazione che, in Italia, cura l’omosessualità e in cui era finito anche il reporter, affermando che egli svolge un ottimo lavoro, che l’omosessualità è uscita dalle malattie dell’OMS perché la lobby gay è potente e che le indicazioni terapeutiche affermano il contrario, cioè che gli omosessuali sono malati.
La censura mediatica intorno ad un reportage che avrebbe dovuto finire non solo su qualche pagina di giornale, ma persino nei titoli delle televisioni, ha fatto sì che anche le gravissime dichiarazioni di una senatrice della repubblica, le ennesime, non avessero risonanza. Non mi sembra questo uno di quei casi per cui per non dare pubblicità a colui a cui si vuole ribattere, non si debba rispondere.
Mi aspetto che il ministro della salute contraddica con forza queste aberrazioni che non trovano davvero alcun riscontro medico. Sarebbe anche opportuno verificare l’esistenza di queste strutture mediche e denunciarle pubblicamente, alla stregua di quanto si è fatto con le attività di Vanna Marchi, attività che approfittano di pregiudizi e dell’ignoranza di tante famiglie che non sanno gestire un figlio adolescente omosessuale, e lo portano in cura. E mi aspetto che l’Ordine dei medici espella Paola Binetti e insieme a lei tutti i medici implicati in questa brutta storia.
Aveva ragione qualcuno che nei giorni scorsi affermava che il problema della laicità del PD non è Paola Binetti, ma il PD stesso. C’è un limite a tutto: mi aspetto che il segretario del partito della Binetti, questo Partito Democratico che si richiama ai valori della Costituzione, prenda provvedimenti. La gravità e grettezza delle affermazioni di una senatrice della Repubblica nel resto d’Europa sarebbe confinato a qualche partito folcloristico di estrema destra. Sappiamo bene che cacciare Paola Binetti, significa, con molta probabilità, fare cadere il governo. Ma ci sono dei principi che non sono negoziabili. Se domani un senatore del PD si alza a dire che gli ebrei sono una razza inferiore o che i neri non possono prendere l’autobus, lo teniamo perché al Senato altrimenti andiamo sotto?
9 commenti:
Giuseppe,
i tuoi posts sulla "questione omosessuale" sono sempre così ben fatti!
Ricordo ancora Legge naturale e liberalismo come uno dei migliori che abbia mai letto sull'argomento. Insomma, complimenti vivissimi!
E grazie: ogni tanto una boccata di aria fresca fa proprio bene, o il fetore di mer*a che respiro quotidianamente rischierebbe di soffocarmi! (Sarà colpa degli ambienti che frequento - o, meglio, di quelli che non frequento!)
:-)
:-))
Grazie a te!
Mi unisco al "ogni tanto una boccata di aria fresca" di Norrell, aria fresca che da queste parti si può respirare tutto l'anno.
Un augurio di Buon Anno Nuovo
Marco
Grazie, Marco, auguri anche a te.
Quel giornalista ha fatto un’inchiesta, partendo da un presupposto di malafede.
Innanzitutto, questi né era gay, e né tantomeno cattolico, quindi essendo fuori da questi due valori di riferimento era chiaro che – essendo però paradossalmente un difensore dei “diritti?” omo – avesse già una visione distorta, ma giusta secondo la sua rispettabilissima opinione dei fatti.
Partiamo in primo luogo dall’omosessuale cattolico che si rivolge ad uno psicologo. Perché può sembrare assurdo, ma esistono anche gay che credono in Dio e che vivono la loro condizione con disagio e sofferenza spirituale, emotiva e sociale, e considereranno se stessi – a torto o a ragione – non sta a noi giudicare – degli ammalati mentali e che come tali, indipendentemente dagli editti dell’Oms, desiderano essere curati, e che me portatori di una patologia – arbitrariamente cancellata – hanno il diritto di cura, visto che l’omissione è considerato reato in Italia.
Poi, c’è un altro mito da sfatare, ed è quello dell’Oms, visto che, piaccia o no, le loro deliberazioni non sono un dogma di Fede cieca, cosa che paradossalmente le associazioni gay da sempre contro ogni religione, specie quando pontificano contro i loro – presunti – diritti si scagliano , dove per paradosso, tutte le associazioni gay, usano i dettami dell’Oms come se queste fossero una legge celeste, scritta da qualche divinità umana, e che come tale deve essere acriticamente accettata, pena la scomunica dal consesso civile.
Quindi, ogni persona gay, visto che liberamente sceglie il medico a cui appoggiarsi, ha il diritto di vedersi aiutato a superare l’impasse della sua patologia secondo i modo più consoni per il paziente stesso, non secondo i canoni di una religiosità pagana sancita da una casta di medici, che non possono - secondo alcuni – essere messi in discussione da nessuno.
Il primo dovere etico di un medico, ed uno psicologo è un medico, è quello di venire incontro ai bisogni del paziente, o dell’utente – come dice la moderna psicologia – visto che è il paziente che paga per il servizio.
Poi c’è un paradosso che nessuno sa spiegare: se l’omosessualità non è una malattia, ma uno stato naturale dell’uomo, perché gli psicologi accettano di farsi pagare le sedute da persone giudicate sane dall’Oms? L’etica medica dovrebbe andare verso la cura del malato, non verso l’accettazione – perché paga – di un paziente sano?
Le contraddizioni sono tantissime, ma nessuno vuole acclararle, perché, piaccia o no, il fiume di denaro che ruota attorno a queste malattie o non malattie, a seconda dei punti di vista è enorme, e tutti, per una motivazione o per un'altra – specie la casta medica – ha di che bagnarsi il becco.
Quello che lascia basiti è l’enorme battaglia ideologica che si combatte alle spalle di questi malati – in cura da psicologi e psicoterapeuti – per fargli accettare una normalità sancita solo dall’Oms, ma che all’atto pratico porta solo disagi – come ogni malattia – sia a chi ne è portatore, sia ai famigliari costretti a subire le bizzarrie.
Gli omosessuali si richiamano agli "editti" dell'OMS perchè nessun altro ne prende le difese in maniera attiva, noi non abbiamo una bibbia millenaria a giustificare ogni nostra malefatta...
caro Marco Bazzato, il tuo post è esilarante....l'unica cosa che posso consigliarti è di andarti a vedere cos'è l'OMS esattamente.
Comunque, troppo comico..."religiosità pagana"..."editti dell'OMS"..."presunti diritti"...secondo me sei uno che si è divertito a scrivere per burla.
Per quello che potrei saperne io, OMS, potrebbe anche significare Officine Meccaniche Stanga che a quanto mi risulta si occupava di ben altro.
Intanto, la mia non voleva essere una burla, in quanto, io mi sento burlato e preso per i fondelli, quando leggo simili amenità, che sembrano costruite su specchi insaponati. Poi, quello che francamente fatico a capire, è come mai ormai si è alla connivenza o alla collusione da parte degli eterosessuali, nei confronti di questi “allegri compagni”.
Per quanto ne so, preferisco stare assieme ai miei simili, mentre noto come si stia nascendo una pericolosa deriva estremistica nei confronti dei “diritti?” di questa categoria, manco fossero dei Panda in via d’estinzione.
Credo che il Paese abbia cose ben più importanti che perdere tempo, risorse intellettuali e sociali per dare legalità costituzionale, come il matrimonio, dove l’articolo 29 della laica Costituzione italiana è ben chiaro:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Un ultima cosa, chi deride, lo fa, forse per paradosso, proprio perché non ha sufficienti capacità di convincimento, non solo personali, ma anche dialettiche per smontare le mie affermazioni.
Cordialità e buon anno
Marco Bazzato,
non so come le sia saltato in mente, ma la informo che dovere di un buon medico non è attenersi alla diagnosi che un paziente che si ritiene malato si è fatto da solo e somministrargli le cure che questi esige che gli siano somministrate, con l'unica alternativa di beccarsi una denuncia se dovesse rifuitarsi.
Dovere del buon medico è verificare se il paziente soffra effettivamente della patologia che si attribuisce e agire di conseguenza.
Se, pur essendo sano, vado dal medico e chiedo dei farmaci per tenere sotto controllo un'epatite autoimmune, forse che il medico ha l'obbligo di prescrivermi i farmaci, nonostante nulla dimostri la mia malattia, soltanto perché, dopotutto, sono io che lo pago, quindi sono io che decido come deve lavorare? Non credo proprio.
Ad agire così sono i vari maghi e cartomanti che si approfittano della debolezza delle persone dicendo loro ciò che vogliono sentirsi dire, soltanto per denaro. E mi pare che i suoi "terapeuti" siano molto più simili a delle cartomanti che a dei medici, anche se riconosco che alcuni di essi possano agire in buona fede.
Infine, le sue insinuazioni circa la malafede dell'OMS lasciano il tempo che trovano. Sta di fatto che delle moltissime persone omosessuali che si sottopongono a terapie riparative di propria iniziativa e con tanta determinazione, soltanto il 4% finisce con il funzionare da eterosessuale, ma si tratta - guarda un po' - di persone che restano nello stesso ambiente in cui hanno subìto le cure anche dopo la fine della terapia.
Per la questione dei «"diritti?" omo», le consiglio un buon manuale di sociologia del diritto.
E si ricordi che è per colpa della gente come lei che il mondo va male.
P.S.: mi scuso con Giuseppe per aver preso tutto questo spazio.
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