Sta destando un certo scalpore la pur timidissima apertura ai preservativi compiuta dal papa in un libro-intervista curato dal giornalista e scrittore Peter Seewald, Luce del mondo, che uscirà il 23 novembre in 18 lingue (in Italia sarà pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana).
Ecco il passo nella traduzione italiana, come riportato dall’Osservatore Romano («Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi», 21 novembre 2010; corsivo mio):
Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità.
Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.
Qui si apre però un giallo. Come nota lo
Independent di oggi (David Randall e Genevieve Roberts, «
Pope signals historic leap in fight against Aids: Condoms can be justified»), nelle versioni inglese, francese e tedesca del libro viene usata l’espressione «un prostituto», al maschile. Sul
New York Times (Rachel Donadio e Laurie Goodstein, «
In Rare Cases, Pope Justifies Use of Condoms», 20 novembre), che afferma esplicitamente di aver avuto accesso a una copia della traduzione inglese, il pensiero del papa viene riportato così:
there may be a basis in the case of some individuals, as perhaps when a male prostitute uses a condom, where this can be a first step in the direction of a moralization, a first assumption of responsibility.
Lo stesso in francese («
Pour la première fois, le pape admet l’utilisation du préservatif»,
Le Monde, 20 novembre):
Il peut y avoir des cas individuels, comme quand un homme prostitué utilise un préservatif, où cela peut être un premier pas vers une moralisation, un début de responsabilité permettant de prendre à nouveau conscience que tout n’est pas permis et que l’on ne peut pas faire tout ce que l’on veut.
La concordanza fra le versioni inglese e francese, e soprattutto il vecchio principio filologico
difficilior lectio probabilior, indicano che l’originale doveva avere la forma maschile e non femminile. Siccome intervistatore e intervistato sono entrambi tedeschi, bisognerebbe dunque cercare una fonte in questa lingua; ma qui purtroppo la cosa diventa un po’ oscura. La frase completa si trovava infatti solo sul sito
Kreuz.net («
Der Papst läßt sich von den Kondom-Kriegern weichklopfen», 17 novembre); si trovava, perché l’articolo non sembra più disponibile, ed è reperibile al momento solo nella cache di Google. In ogni caso troviamo anche qui il maschile:
Es mag begründete Einzelfälle geben, etwa wenn ein Prostituierter ein Kondom verwendet, wo dies ein erster Schritt zu einer Moralisierung sein kann, ein erstes Stück Verantwortung, um wieder ein Bewußtsein dafür zu entwickeln, dass nicht alles gestattet ist und man nicht alles tun kann, was man will.
La data dell’articolo è il 17 novembre, e questo ci assicura che non si tratta di una retroversione da fonti in altre lingue, che come abbiamo visto risalgono praticamente tutte a ieri o oggi. Le altre fonti tedesche parlano invece di
Prostituierte, al plurale, che è ambiguo (può significare «prostituti» o «prostitute»), ma al di fuori della citazione testuale.
Ma è tanto importante la differenza fra prostituto e prostituta? Direi proprio di sì: se il papa avesse parlato di prostituta, al femminile, ci troveremmo di fronte a una radicale innovazione nel magistero ecclesiastico, che finora ha sempre condannato il profilattico e gli altri mezzi anticoncezionali in quanto impediscono all’atto sessuale di raggiungere la sua «finalità intrinseca» (cioè la procreazione), senza mai porsi il problema del male minore. Sembra chiaro che ciò che si applica alle prostitute dovrebbe a maggior ragione applicarsi anche alle coppie sposate, e che dunque l’uso del profilattico sarebbe adesso considerato tollerabile per prevenire l’Aids: una vera e propria rivoluzione, per la Chiesa. Ma se, come sembra, il papa ha parlato di prostituti, al maschile (e riferendosi, beninteso, alla prostituzione omosessuale), ci troviamo in un caso in cui di procreazione non si può assolutamente parlare, e l’apertura papale diventa assai marginale.
Ci si può chiedere però quanto potrà capire l’opinione pubblica, anche cattolica, di queste finezze da vecchia casuistica; nei prossimi giorni sentiremo probabilmente discettare a lungo, e dottamente, di prostituti e prostitute (e forse all’
Osservatore o alla Libreria Editrice Vaticana qualcuno riceverà una bella lavata di capo), ma alla fine il messaggio che rimarrà sarà che il papa ha dato il via libera ai preservativi per prevenire l’Aids. Ancora una volta il papa ragiona ad alta voce, senza rendersi conto che lo ascoltano tutti.
Aggiornamento: la discrepanza tra le versioni è stata notata e discussa anche da altri, naturalmente. In ordine di apparizione:
Phastidio,
Language Log,
Paferrobyday,
Figleaf’s Real Adult Sex.
Aggiornamento 2: a quanto pare avevo visto giusto. L’Ansa, poco fa (via
Paolo Ferrandi):
Una svista. Chi ha potuto vedere in Vaticano il testo tedesco, peraltro l’unico approvato dal Pontefice, rileva che a questo è dovuta la discrepanza, nel passaggio sull’uso del condom, tra l’edizione italiana che parla del caso di «quando una prostituta utilizza un profilattico», mentre nell’originale tedesco Ratzinger fa riferimento al maschile «ein Prostituierter», cioè «un prostituto». Nessun «giallo» quindi, quanto piuttosto un’imprecisione nella versione italiana del libro, dovuta probabilmente alla fretta nei lavori di traduzione, e rimasta anche, a differenza di altre che sono state corrette, nell’anticipazione pubblicata dall’Osservatore Romano.