Guido Ceronetti, Insetti senza frontiere, Milano, Adelphi, 2009, n. 91:
Il culto, la religione, l’idolatria della vita-per-la-vita in astratto può significare oblio e disprezzo completi, addirittura feroci, per le vite in concreto, la tua, la mia, le nostre una per una. In questo falso amor vitae il dolore fisico e psichico, la realtà della mente e del piano mentale non hanno luogo, sono là ma privi di passaporto, diventano «razza maledetta» esclusa da ogni riconoscimento, «intoccabili». La vita ad ogni costo non ascolta gli urli di là dal muro, non indaga quel che c’è dentro o intorno o sopra un letto, è una specie di complicità oscura con la faccia più improvvida della morte, ed è sempre così quando un principio astratto perverte o fa scempio dell’esperienza. Pietà in astratto assoluta si fa, qui nei rigagnoli del fermento, gridante empietà. Ascoltare le vite ad una ad una è vera pietà.
4 commenti:
sempre inarrivabile ceronetti
Quando ero a scuola riuscivo ancora a seguire ben determinati stili argomentativi (forse perché semplicemente avevo più pazienza, o forse perché dovevo farlo). Ormai sono diventato troppo razionale e schemmatico, e con troppa poca pazienza e fantasia, per capire cosa Ceronetti nel complesso volesse dire. Cioè, capisco le utlime due frasi e le condivido decisamente, ma non scorgo come si accordino e integrino con il resto che le precede. Per esempio, cerco il passaggio logico dall'idolatria alla prassi di parlare senza conoscere direttamente.
Paolo, mi sembra abbastanza chiaro: dall'idolatria per la vita in astratto deriva facilmente l'ignoranza dei casi concreti.
Vabbeh, dopo averlo letto tre volte forse l'ho capito. A me comunque preoccupa di più il culto della vita in concreto, talmennte concreto da ingenerare un desiderio di dominio sull'altro. Anzi, tendo per lo più a spiegarmelo così (non sono pochi i simpatizzanti della sofferenza degli altri che ne hanno anche quotidiana esperienza diretta).
Posta un commento