venerdì 8 ottobre 2010

Eterologa, parla la coppia del ricorso

“Dopo il Nobel a Edwards, che ha suscitato tanto clamore, oggi siamo noi a essere oggetto di critiche feroci. Ma quella che mi infastidisce di più è quella secondo cui vorremmo far tornare il Far West. Ma se un divieto è ingiusto, come può essere sbagliato rimediare a quella ingiustizia? E cosa c'entra il Far West?”. A Galileo parla la donna che, insieme al marito, si è rivolta al Tribunale di Firenze - tramite gli avvocati Gianni Baldini e Filomena Gallo - per veder riconosciuto il suo diritto ad avere accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (vedi Galileo). Compresa quella, oggi vietata dalla Legge 40, relativa alla fecondazione eterologa, che prevede l’uso di gameti (ovociti o spermatozoi) di donatore.
Secondo l’articolo 4, comma 3, della normativa approvata nel 2004, infatti, è “vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”. Questo significa che chi in Italia soffre di una forma assoluta di sterilità, ha due alternative: rinunciare al proprio desiderio di genitorialità, o andare in esilio per cercare di costruire una famiglia. Oppure, e questa è la strada scelta dalla donna e da suo marito, provare a lottare per vedere riconosciuti i propri diritti.

Tutto è cominciato, racconta la coppia, dopo la sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo, che nell’aprile 2010 aveva condannato un divieto analogo presente nella legge austriaca. Forte della sentenza, e dopo aver incassato un rifiuto da parte di un centro di medicina riproduttiva del nostro paese, i due si sono rivolti al Tribunale di Firenze per poter accedere alla tecnica. E ora la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sul suo carattere discriminatorio.
“Quando abbiamo saputo che non potevamo avere figli, perché mio marito soffre di azoospermia, la legge 40 era già in vigore” racconta ora la donna. “Volevamo moltissimo un figlio, così abbiamo cominciato ad andare nei centri di Pma di altri paesi. È stato molto stressante, e molto costoso: alcune analisi le facevo in Italia, poi volavo oltre frontiera ogni qualvolta il centro mi chiamava. Abbiamo provato in tutti i modi a ottenere una gravidanza, ma non c’è stato niente da fare. D’altra parte, non è certo questa la condizione ideale per fare un figlio”.
Viaggiare oltre confine per avere diritti che in Italia non sono garantiti fa parte del fenomeno che chiamano turismo procreativo (come se si trattasse di una gita di piacere). Fenomeno che coinvolge moltissime persone. Ma che lascia a terra molte altre, tutte quelle che non se lo possono permettere dal punto di vista economico.
“La sterilità è molto diffusa”, continua la donna. “Soltanto dove abitiamo noi, che è un piccolo paese, conosco molte persone che hanno problemi. Molte di queste coppie avrebbero bisogno di accedere alla fecondazione eterologa. Ma sanno bene che non possono far altro che tentare in un altro Paese. Oppure frustrare i propri desideri”.

Galileo, 7 ottobre 2010.

7 commenti:

DiegoPig ha detto...

Non v'è dubbio che qualcuno dirà che se la natura non gli ha dato la possibilità di fare figli allora "si pensi piuttosto ad una adozione o, se ritenuta "fuori moda", ci si accontenti di un amico a quattro zampe."


(Commento ad un articolo di un noto quotidiano).



Cordiali Saluti,
DiegoPig

Anonimo ha detto...

Esiste anche un'altra possibilita'. Molto piu' semplice, naturale, gratuita. Non mi fate precisare per filo e per segno quale, con un poco d'intuito ci si arriva al nocciolo della questione...era gia' nota ai tempi dei romani, quando esistevano gli spadones.. Solo che, in questo modo si toglie la maschera a tutto, e si svela l'obominio. La fecondazione eterologa, altro non vuole essere, che l'apertura dei cancelli al commercio, di ovuli e spermatozoi, il trionfo della irresponsabilita', il crollo della intimita', della fusione, della coppia uomo e donna in una sola carne. Non occorre la siringa, per iniettare lo spermatozoo... nell'ovulo, sappiamo come si fa...ci provvede il donatore. E se accettiamo che un uomo o una donna si inserisca nella nostra coppia...che coppia e'? Certo, la definizione fecondazione 'eterologa' maschera la crudelta' della realta', sopisce la coscienza, ma sempre corpo estraneo alla coppia rimane. Ancora una volta si continua a fare confusione tra liberta' e diritto, pur di raggiungere il far west, e soprattutto, alla fine del traguardo, illudersi che anche gli omosessuali sono genitori.
Altro e' la fecondazione assistita, ed altro... un rapporto a tre, antropologicamente, umanamente, giuridicamente aberrante.
...e se davvero accetti l'idea di un figlio altrui, adottalo!
francesco sirio

annarosa ha detto...

Ma dopo 6 tentativi nel mitico "estero" dove si riescono a fare le meraviglie della Fecondazione Artificiale non permesse in Italia voglio proprio tentare anche qui?

vito ha detto...

Diego, un rapporto a tre ci sarebbe, se 1) ci fosse un terzo uomo consciuto dai genitori, 2) che fisicamente copulasse con la donna e 3) che successivamente intervenisse nella crescita del figlio.

In questo caso invece c'è soltanto un donatore di seme, anonimo, e che neppure dopo sa che quel bambino esiste. E' un po' lo stesso caso di un uomo che incontrando la donna accettasse di crescerne il figlio sapendo che è di un altro; solo che se succede per caso voi ci vedere la Provvidenza divina e tutto va bene, se succede per scelta dei genitori (in questo caso una scelta obbligata) allora ci mettere di mezzo la vostra morale bigotta e pretendente che a differenza del caso precedente questa sia vietata per legge.

Anonimo ha detto...

Vito credo che ti riferissi ad un mio scritto e rispondo.
Ci sono organi o cellule che sono personalissimi, in quanto sono espressione univoca di una persona ben definita, e tali restano, al di la della gestione irresponsabile (anestetizzata dal termine donazione) che se ne fa. Mi poni il problema della 'copulazione'. Ti rispondo con una provocazione. Non so se hai mai assistito ad una visita ginegologica. Bene, assimila la copulazione ad una terapia medica. Non e' quello il punto. Nessuno vieta la liberta' di una fecondazione da parte di un terzo estraneo, ma noi italiani, anche con un referendum, ci siamo gia' chiaramente espressi: tale pratica non ci appartiene.

paolo de gregorio ha detto...

"Non so se hai mai assistito ad una visita ginegologica. Bene, assimila la copulazione ad una terapia medica."

Hai proprio ragione: ma poi ci sono ancora quegli idioti di persone al giorno d'oggi che parlano di amore coniugale.
Comunque portami in tribunale un ginecologo che si è violentato la paziente e poi vediamo se qualche giudice beve questa "provocazione".

"Nessuno vieta la liberta' di una fecondazione da parte di un terzo estraneo"

Infatti questa è una posizione totalmente incoerente da parte di chi sostiene che in questo modo si stia nuocendo gravemente all'eventuale nascituro.
Tralascio poi l'incoerenza di sostenere l'attrattiva di questa soluzione da parte di chi, oltre appunto a pensare che ci saranno gravi danni per chi verrà, sostiene al tempo stesso che l'amore esclusivo tra due persone abbia una qualche ragione di esistere e di essere coltivato.

"noi italiani, anche con un referendum, ci siamo gia' chiaramente espressi: tale pratica non ci appartiene".

E quando sarebbe successa questa cosa? Non la registro. La maggior parte di quelli che si sono espressi si sono dichiarati contrari. Ma la maggior parte degli italiani non ha espresso una posizione. Quelli che invece si sono dichiarati esplicitamente a favore della legge vigente sono la minoranza di una minoranza, circa il cinque per cento degli italiani. Tenersi informati no eh?

filippo ha detto...

I Romani erano individui pragmatici. Se avessero avuto a disposizione le attuali metodiche di fecondazione assistita vi avrebbero fatto ricorso, ma il livello della conoscenza scientifica dell'epoca era quello che era e quindi, pragmaticamente, utilizzavano i mezzi a loro disposizione.

P.S. Certo che gli omosessuali possono essere dei buoni genitori. Non sa che buoni genitori si diventa?

E, ancora e per tutte le volte che servirà ripeterlo, quello di ricevere cure appropriate nei limiti del possibile è un diritto.