Vincenzo Saraceni ai microfoni di Radio Vaticana (Prosegue il dibattito sull’eutanasia: ai nostri microfoni il presidente dell’Associazione medici cattolici, Vincenzo Saraceni, Radio Vaticana, 4 dicembre 2006):
La sofferenza... il problema è di dargli in qualche modo anche un significato, umano ecco, prima che un significato religioso.Chi volesse ascoltare per credere...
Allora io dico che se chi incontra la sofferenza dentro un ospedale, per esempio, e si rende conto che quell’incontro rappresenta anche, diciamo così, la comunanza di un destino proprio, può scattare questo desiderio di essere vicino alla persona che soffre non soltanto con i farmaci ma anche con un tentativo di accogliere una storia una umanità, credo che questo è il grande sforzo culturale che dobbiamo fare.
[Caso Welby e differenza tra eutanasia e accanimento terapeutico]
Non è facile fare chiarezza, anche perché non c’è una definizione convincente di accanimento terapeutico. Certo è che quando la terapia non può far recuperare al paziente una prospettiva di vita può essere omessa, allora in quel caso farla è veramente un accanimento.
Però, nel caso per esempio di Welby io ho l’impressione che è possibile mantenere in vita questo paziente, con la coscienza attiva, con la possibilità anche di relazione con il contesto familiare, e allora qui staccare la spina effettivamente avrebbe più il significato di una interruzione brutale e quindi questo sarebbe forse una eutanasia.
Nessun commento:
Posta un commento