Marco Cappato (Roma, 18 febbraio 2007):
Si è costituito a Sassari il solito sedicente “fronte della vita”, che si arroga il diritto di rappresentare il vero interesse di Giovanni Nuvoli, poco importa se contro la volontà di Giovanni Nuvoli stesso e contro la Costituzione italiana. A costoro, e innanzitutto al Primario del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Sassari, Demetrio Vidili, abbiamo da rivolgere una semplice domanda: che cosa ci fa da oltre un anno Giovanni Nuvoli recluso nel reparto di terapia intensiva? Perché non è trasferito in un reparto normale, senza vincoli per le visite e la comunicazione con il mondo?
Sebbene infatti la condizione fisica di Nuvoli, attaccato a un respiratore e impossibilitato a qualsiasi movimento e persino a parlare, sia simile a quella di una persona in coma, la condizione psichica è esattamente opposta. Giovanni Nuvoli è perfettamente capace di intendere e di volere, e dunque avrebbe bisogno vitale di poter usufruire del massimo di sollecitazioni e stimoli da un punto di vista psicologico e relazionale. E invece? E invece è recluso da solo in mezzo a quattro pareti verde elettrico, potendo ricevere, come un detenuto, la visita di massimo due persone dalle 18.30 alle 20, e a volte la visita viene persino negata.
Il “fronte della vita” ha qualcosa da dire su questo? Sanno bene che non si tratta di un caso isolato, ma che riguarda la sorte di migliaia di pazienti pienamente coscienti che sono trattati come persone in coma soltanto a causa di carenze nella formazione del personale ospedaliero.
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