giovedì 16 agosto 2007

La razza maschia e il femminile sigillo di vastità

Il poeta si interroga sulla violenza contro le donne (Quel sigillo di vastità che ci muove all’ira, Avvenire, 15 agosto 2007). Non contro “la donna”, ci tiene a specificare, perché sarebbe un linguaggio troppo ideologico e formale ma contro Chiara, Luciana e le altre (ne avrebbe potuto elencare almeno qualche altra vista la sua premessa).
Il poeta domanda:

Cosa scatta in un uomo, come me, come chiunque tra coloro che leggono per diventare da amante assassino, o da desideroso di una bellezza, suo violento e feroce distruttore?
Il corsivo è mio e il poeta ha omesso una preposizione semplice (“a”) che avrebbe semplificato la lettura ed evitato ambiguità, perché scritta così sembra – almeno ad una prima e forse annoiata lettura – che “amante assassino” sia la condizione di partenza, mentre la domanda sarebbe: cosa trasforma un uomo da amante a assassino? Ha anche pasticciato con le virgole, ma la poesia non si fa imbrigliare da regole asettiche e offensive.
Veniamo al tentativo di risposta.
Ma nel silenzio della nostra coscienza, di noi uomini, razza maschia, qualcosa forse possiamo confessarcelo. Qualcosa che non sia solo un luogo comune. […] Diciamo che a volte nelle donne qualcosa ci fa rabbia. Diciamo che qualcosa a volte ci può fare arrabbiare. Intendo le volte che vorremmo possedere il loro fascino e il mistero della loro personalità, la loro vasta natura che ospita e nutre la vita. Le volte che qualcosa di loro ci sfugge. C’è qualcosa in loro, nella loro natura, che non si riduce all’immagine che ce ne facciamo. Ai desideri che ne abbiamo. C’è nelle donne qualcosa che sfida la tendenza al potere, al possesso che segna gli uomini. C’è come un terreno inarrivabile. Una zona che continuamente eccede la misura che vogliamo. Che sfugge alle mani delle nostre previsioni e delle nostre voglie. C’è nella loro natura, per come Dio le ha fatte, uno spazio così immenso, così straordinario che vorremmo possedere e invece si dimostra più grande dei nostri sforzi e della nostra presunzione. Dio, per così dire, le ha fatte più grandi di quel che vorremmo. E allora scatta l’ira. Che è contro le donne, e in un certo senso, contro Chi le ha fatte così. Il possesso amoroso, o perfino solo il possesso sessuale, a volte sono vissuti purtroppo come potere di noi, uomini, su di loro. Una formidabile macchina che produce immagini, stili, messaggi di ogni genere, eccita questo genere di pensiero. Macchina le cui leve sono spesso in mani maschili, ma a cui spesso anche donne accondiscendono in cambio di soldi e di fama. La ira di noi uomini, che esplode in troppi episodi, tragici e manifesti, ma anche occulti e subdoli, si nutre da questo odio che ci prende per la grandezza delle donne. Per quel sigillo di vastità che Dio ha messo in loro. Per quel loro meraviglioso essere più profonde della immagine che ce ne facciamo. Non a caso Dio ha scelto una donna, che oggi si festeggia, per trovare uno spazio adeguato al Mistero della sua incarnazione. Ogni offesa alla donna è, si può dire, un’offesa a questa stessa preferenza di Dio. A questo suo sapere come sono fatte. Diciamocelo, che vorremmo noi uomini essere il loro dio. Finendo per essere così, un dio violento. O meglio divenendo bestie.
Traduzione in prosa: Dio ha fatto le donne più fighe della razza maschia, gli uomini se la prendono e le aggrediscono a volte fino a ucciderle, questa grandezza delle donne si rivolge contro di loro e contro Dio stesso (responsabile di averle fatte troppo grandi). Questo sentimento è peggiorato da una “macchina” spinta da papponi e troie. Picchiare una donna significa offendere Dio. Gli uomini vorrebbero essere il dio (con la “d” minuscola) delle donne. Gli uomini finirebbero così per diventare un dio violento. O meglio, bestie. (Non è che sia molto più chiaro del testo poetico.)

Dubbi: che significa essere più profondo di una immagine? Come si sigilla la vastità, con la ceralacca?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Io, da uomo, apprezzo la onestà e il coraggio di Rondoni. Non è facile ammettere le debolezze e soprattutto in casi tanto drammatici.

Marco

Anonimo ha detto...

"Maccarone... m'hai provocato e io te distruggo, maccarone!" (Alberto Sordi).

GG ha detto...

Siete dei lobbisti ebraico radical chic!!

Se uno è poeta, è poeta! Capite di poesia voi? E allora..!!!

;)


Pensate che io avevo capito che il "sigillo alla vastità" era quando uno fa la cosa zozza con violenza.... per la serie "vieni qui che ti sigillo la vastità"....

:-O

Anonimo ha detto...

Marco, se tu come Rondoni a proplemi con le donne vai a pestare una prostituta e non incolpare tutto il genere maschile schifoso sessista.

Anonimo ha detto...

E' il disegno intelligente, bellezza. E tu non ci puoi fare niente!

astime ha detto...

Indicazioni di sicurezza:
T+
Xn
Xi

ciao Chiara :))

Chiara Lalli ha detto...

Filter, oppure: "Donna con la minigonna... m'hai provocto e io ..." (Corte Costituzionale).

GG, la razionalità va spesso a detrimento della poesia, hai proprio ragione.

Thomas Bernhard, un'altra distrazione da parte mia.

Valeria, dici che Rondoni le capisce le indicazioni di sicurezza?

astime ha detto...

Eh Chiara, la sicurezza è una sola troppo umana per lui. Si balocca con provvidenza ed angelicate.
E, come ricorda il "perturbante" T. Bernhard, in presenza di un disegno intelligente, a che serve leggere le istruzioni? Meglio i deliri da principe Saurau :)))
ciao, buon sabato

Chiara Lalli ha detto...

Valeria, a ripensarci 'sto disegno intelligente mi sa che è proprio una gran comodità.