sabato 20 ottobre 2007

L’insostenibile leggerezza dell’idiozia

Il poeta è davvero grullo e non meriterebbe molta attenzione se non fosse che il rischio che seduca con le sue funamboliche costruzioni sintattiche è troppo elevato per non tentare una resistenza (Se il padre alza le braccia date a noi un po’ di quel peso, Avvenire, 19 ottobre 2007). Attacca in cotanto modo, tra indignazione e vette poetiche irraggiungibili:

Eluana come Terry. Fiori insopportabili di vita. Nel loro silenzio, nella loro infermità.
Ragazze come cespi di fiori e di spine che ci feriscono, ci affascinano. Ci inciampano il cammino. Finché arriva qualcuno, un giudice, una corte – qualcosa sempre senza faccia, senza mandato popolare, ma eletto da colleghi, da caste come si dice oggi – a dire: staccate la spina, smettete di darle da bere.
Invece che dire: aiutiamo se la famiglia non ce la fa. Invece che dire: è un mistero la vita così, ma vita è, sosteniamola finché si deve e riesce, si arriva ad equiparare di fatto l’alimentazione artificiale a un accanimento terapeutico. E si dice: sospendete l’acqua, il cibo, muoia di fame lei che nemmeno un tremendo incidente aveva spento del tutto.
Messa così sembra che uno senza faccia (e senza cuore, vogliamo dirla tutta?) si sia presentato, senza che nessuno lo avesse invitato, al capezzale di Eluana per dirle che le scorte di acqua e cibo sono finite. Ed ecco allora il poeta inalberarsi in una difesa accorata di Eluana ma anche della vita che è un mistero, così come misterioso è il luccichio dell’intelligenza che non a tutti è toccata in sorte. Ah!, misteriosa è l’esistenza; ma un po’ meno il volere della ragazza. E come spesso accade la richiesta da parte della famiglia viene interpretata come un gesto di disperazione (la famiglia non è disperata per le ragioni che il poeta sospetta, e comunque non sembra avere chiesto la pietà di chicchessia), non come la richiesta di rispettare i desideri di Eluana, già violati da un incidente, e ora ignorati da tutti quelli che blaterano sul mistero dell’esistenza e sulla sacralità della sopravvivenza.
Ma il poeta pone domande articolate e spaventosamente superficiali; il poeta, se avesse qualche conoscenza elementare, eviterebbe di interrogare e interrogarsi:
crediamo che Eluana sia solo quel che noi vediamo di lei? Come mai siamo così spietati proprio verso i più deboli? In genere, delle persone pensiamo sempre che ci sia un segreto nella loro personalità, un mistero, qualcosa che ci sfugge dietro le apparenze.
Interi rotocalchi effondono inchieste, test, e articolesse sui misteri della personalità di vip, mezzi vip etc etc. Invece con questo genere di ammalati diventiamo immediatamente superficiali. E pensiamo che loro siano ‘solo’ quello che vediamo, che misuriamo. E allora Eluana, Terry diventano solo un sacco di roba già morta, inutile da irrigare. Come una terra da abbandonare. E come accade ogni volta che l’amore perde, la parola passa ai giudici.
Etc etc. non me lo sarei aspettato da un poeta. Ma ci passiamo sopra perché la sparata sul giudice supremo che segue è da non perdere. Strabiliante.
Alcuni di loro, come nel caso della Cassazione, naturalmente si prendono il diritto di dire quali sono le condizioni perché una vita sia da considerare tale.
È il sogno di ogni giudice supremo poterlo fare. Giudicare su vita e morte. Un sottile fascino. Magari mascherato sotto l’esibizione di un linguaggio forbito, pieno di volute in giuridichese e di buoni sentimenti. Ma che crolla di fronte a un argomentare serio.
Così, i giudici della Cassazione si mettono al posto del legislatore, e aprono falle, mettono condizioni e aggirano i fatti. Seminando una certa inquietudine. Alla soddisfatta ambizione di certi giudici, oppongo la semplicità del popolo. Di coloro che se vedono uno che fa fatica, provano ad aiutarlo. E dunque di fronte alla vita difficile di Eluana, e a quella eroica dei suoi, dico: date a noi un po’ di quel peso. Datelo a me. Vediamo come fare ad aiutare, invece che far morire di fame (di fame!) la ragazza Eluana che era bella era forte, e ora è bella d’ulteriore beltà e forte di una forza non nostra che in vita la tiene. È comprensibile che il padre non ce la faccia più.
Non è solo grullo, mi sa. L’argomento serio che farebbe crollare il giudice supremo non è chiaro quale sia. Perché il legislatore è immacolato, nemmeno. La semplicità del popolo? Ehi, poeta, ma sei mai andato a parlare con il popolo (strana entità apparentemente compatta e monolitica)? Non ti viene la tentazione di chiedere ragione di quella fatica? No, tu tendi cristianamente una mano, senza porti il dubbio che non è questo l’aiuto che l’affaticato desidera. Ma non importa, hai deciso tu come aiutarlo, e paternalisticamente non accetti confutazioni. Sul morire di fame (!) abbiamo già detto. Il poeta cavalca le emozioni prive di contenuto. Sai qual è la forza che tiene in vita Eluana? Non immaginare misteri insondabili, le spiegazioni spesso sono molto, molto più semplici.
Nessuno lo giudichi. Ma nemmeno si lasci morire una ragazza. Lasciar la decisione ai giudici, è un modo tremendo per lavarsi la coscienza, per non farsi carico di questo ‘scandalo’ della vita, che resta anche quando non è come la desideriamo. Si facciano avanti piuttosto i medici, coloro che hanno responsabilità diretta. Ci dicano loro, che hanno le mani e la coscienza coinvolta con il caso se si tratta di accanimento o no. Ma se è cura, la si faccia. Se vogliono altro – i medici, gli amici – la si chiami col nome vero, toglier la vita. E pensino se è cosa da medici, da amici. Non consegniamo Eluana a uno sterile dibattito di carte.
Ognuno faccia la sua parte. Se il padre alza le mani, esausto, parli il medico, e parlino gli amici. E parlino coloro che magari sono disposti ad ‘adottare’ una vita così. Io tra questi metto la mia firma.
L’abuso di anacoluti gioca brutti scherzi al poeta: non sono i giudici a decidere. Chi è che si laverebbe la coscienza, poeta? I medici hanno già parlato riguardo alla condizione di Eluana, e quanto all’accanimento sarebbe interessante includere nella valutazione i desideri di Eluana. Presunti, ricostruiti, ma pur sempre i suoi desideri, unica bussola possibile per prendere una decisione.
Parlare della stanchezza del padre è osceno, ridicolo e crudele come solo gli stupidi sanno essere. Senza avere consapevolezza dell’enormità delle loro idiozie. Firmatario di uno scempio, poeta, faresti meglio a tacere o a cominciare a preparare gli auguri in rima per il prossimo Natale.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

"Se vogliono altro – i medici, gli amici – la si chiami col nome vero, toglier la vita. E pensino se è cosa da medici, da amici."
Se devo parlare per me, ad esempio, inequivocabilmente, indubitabilmente SÌ! Se il mio corpo si venisse a trovare nelle condizioni in cui ora è quello di Eluana Englaro soltanto dei nemici o dei sadici potrebbero avere la volontà di mantenermi biologicamente in vita , dato che la mia volontà sarebbe diametralmente opposta.

Ma è più facile mostrarsi "buoni" facendo sfoggio di retorica sulle pagine di un giornale, che tener conto delle reali esigenze altrui.

Anonimo ha detto...

Ho girato il vostro scherzoso commento al mio avvocato. Vedremo se e chi riderà tra poco.

Fuffa Forte ha detto...

Si trema tutti come foglie al vento.
Anzi, si sta, come d'autunno, sugli alberi, le foglie.
Anche io poeta in tre lezioni.

Saluti

Anonimo ha detto...

A proposito di " prendersi quel peso". E visto che si riparla di Terri Schiavo. Mi sono spesso domandata se le moltitudini che andavano a fare le processioni negli Usa davanti alla clinica in cui si trovava Terri con le scritte " MIchael assassino", e la " vita è sacra " e pesce fritto e baccalè, ecco mi domandavo se queste stesse persone sarebbero state così intrensigenti fino al punto di sobbarcasi loro, PERSONALMENTE, il costo del mantenimento delle persone in stato vegetativo come Terri. O se perlomeno avessero anche solo accettato che chi si trova in tale patologia debba essere mantenuto dall Stato a carico della collettività. NO, perchè molti dei fieri sostenitori della sacralità della vita donata da Dio sono però anche tra i più accessi contestatori dello stato assistenziale. Parlo degli Usa, certo.

Anonimo ha detto...

Grazie Chiara. Grande come al solito. Dovresti parafrasare sempre il "poeta". L'idiozia si farebbe più sostenibile e meno insidiosa

Chiara (un'altra)

Chiara Lalli ha detto...

Grazie "altra" Chiara, in effetti Rondoni è fonte di inesauribile ispirazione (è poeta, per l'appunto). Aspettiamo con trepidazione le sue future epifanie.

Anonimo ha detto...

fantastico post, di gran lunga superiore al mio. ti volevo ringraziare per il commento e farti i complimenti per il blog, sostanzioso ed elegantissimo.

Chiara Lalli ha detto...

Grazie Anskij, ricambio.
In attesa del prossimo Rondoni languiremo nella noia.