venerdì 18 luglio 2008

Il caso di Eluana (lettera al Corriere della Sera)

Che sia necessario arrivare a una posizione condivisa in fatto di bioetica e diritti individuali, come afferma Eugenia Roccella nel suo intervento sul Corriere del 13 luglio, non è così scontato come sembra. In primo luogo perché ci sono questioni (i diritti civili, appunto) su cui non dovrebbe valere la regola della maggioranza come in una riunione di condominio: non accetteremmo che si reintroducesse la schiavitù, nemmeno se vi fosse una schiacciante maggioranza a votare per il sì. In secondo luogo: come si fa a discutere con quanti affermano che esistono valori non negoziabili? Come si fa a trattare con chi afferma che su alcune questioni non c’è nulla da discutere?
Su Eluana Engalro vorrei accogliere l’invito del padre Beppino: lasciare che torni una questione privata. Ma non posso non ricordare che la domanda centrale sulle questioni di fine vita è: siamo disposti a riconoscere alle persone la possibilità e la libertà di decidere della propria esistenza?
La mia risposta è sì, non solo è giusto ma doveroso. Non possiamo avere la certezza assoluta e attuale perché Eluana non può esprimere il suo parere (ma tanto venivano scritte analoghe parole quando Piergiorgio Welby chiedeva di essere lasciato morire in pace), ma abbiamo ragione di credere che Eluana non avrebbe desiderato sopravvivere in questo modo. Il volere di una persona che non può più esprimerlo può essere ricostruito dalla sua vita e dalle testimonianze di chi le voleva bene.
Per concludere: farebbe sorridere, se non fosse drammatico, che chi condanna la decisione dei giudici di Milano invochi il rispetto della morte “naturale”. Negli ultimi 16 anni la vita di Eluana è stata artificiale; senza l’intervento dell’artificio sarebbe morta poco dopo l’incidente. L’umanità che invoca Roccella è il rispetto dei desideri altrui, anche se diversi dai nostri, e non l’imposizione di una Verità che maschera la prepotenza e la presunzione.

Chiara Lalli
Docente di Logica e Filosofia della Scienza Università «Sapienza», Roma

(La versione lunga era questa; qui la copia pdf della lettera pubblicata.)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Noto che il Corriere ha omesso il riferimento a Welby... O sbaglio?
Saluti
Lisa

Anonimo ha detto...

Chiara Lalli scrive: "non accetteremmo che si reintroducesse la schiavitù, nemmeno se vi fosse una schiacciante maggioranza a votare per il sì." Ma allora anche per Chiara Lalli ci sono valori non negoziabili. Perciò "come si fa a discutere con quanti affermano che esistono valori non negoziabili? Come si fa a trattare con chi afferma che su alcune questioni non c’è nulla da discutere?" Chiara Lalli contro Chiara Lalli? Un problema di logica, forse.

Anonimo ha detto...

vorrei esprimere un personale giudizio medico sulla vicenda Eluana: nel momento in cui un individuo è clinicamente morto nulla puo' piu' decidere, il mantenimento del suo stato o la possibilita' di opzioni chirurgiche devono essere affidate a una equipe di medici congiuntamente al magistrato.
Così i trapianti d'organo sono nati ed evoluti.Il resto è pura filosofia.