martedì 27 gennaio 2009

Quando si dice il gioco delle tre carte

Il ddl del Pdl (e già qui viene da ridere) è una perfetta incarnazione di un testamento biologico che mantiene solo la forma, un involucro vuoto in cui nessun diritto viene garantito. Se non quello di essere presi in giro. Gran passo avanti!

32 commenti:

Anonimo ha detto...

leggo nell'articolo:

La volontà espressa nel testamento non è vincolante ma è «attentamente presa in considerazione dal medico»

ci stanno veramente prendendo per il culo

Anonimo ha detto...

Convenzione di Oviedo

Capitolo II – Consenso

Articolo 5 – Regola generale
Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato.
(...)

Articolo 9 – Desideri precedentemente espressi
I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa: "tenuti in considerazione" non può voler dire "leggerli e poi fare di testa propria". Questo significherebbe svuotare drasticamente i desideri del paziente, e renderebbe la norma una ipocrita barzelletta.

Chiara Lalli ha detto...

Franco: il gioco delle tre carte era un modo educato per dire ciò che dici tu!

Giuseppe: sappiamo bene chi incarna la barzelletta qui, no?

Anonimo ha detto...

Avevo perplessità riguardo il ddl Marino (l'art.8 in particolare), ma questo è assurdo!
C'è qualche possibilità (illuso) che la corte costituzionale la blocchi?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Se qualcuno fa ricorso, la possibilità c'è. Ma occorrerà molto tempo.

paolo de gregorio ha detto...

In perfetto e consolidato stile vatipartisan, messi alle strette dalle reali volontà dei cittadini e in un angolo dalla Costituzione e dalla magistratura che la rende esecutiva, si invoca tardivamente una normativa non già per riconoscere un diritto al comune cittadino, bensì per codificare formalmente la non sussistenza di fatto dello stesso. Si progetta una legge che regola un diritto (chiesto tra l'altro in questo caso a furor di popolo, non che poi sia questa la condizione necessaria al suo riconoscimento) non tanto per garantirlo ma per vietarlo. Restiamo speranzosi, qualora il disegno passasse in questi termini, di una possibile pronuncia tranciante degli organi giurisdizionali preposti alla salvaguardia dei principi costituzionali, questi sì non negoziabili in uno stato laico e di diritto. Nel frattempo riconosciamo la ccomunanza tra il Vaticano e il settore più illiberale di questa classe politica nell'aver individuato il loro comune e più temibile nemico: la libera e coscienziosa autodeterminazione della persona. Viene così giù la vera maschera ad entrambi, con tanti saluti per la libertà invocata da un lato e la primazia della coscienza individuale guidata sempre dallo spirito santo nel caso di un cristiano, professata dall'alro. Con ringraziamenti sentiti dei tecnoscienziati di turno, i medici, che diventeranno signori della persona ad oltranza, veri sostituti dell'ormai abbandonato Dio che non potrà più "togliere la vita" quando un medico lo fronteggerà con la forza della sua professione e competenza e la scure della legge italiana.

Bravi! Sappiate già da ora che i Libri di Storia dei miei nipoti o pronipoti vi renderanno giustizia, e questo conforta già le mie notti.

Chiara Lalli ha detto...

Paolo, l'aspetto che forse più mi fa arrabbiare è il balletto sulla nutrizione e idratazione artificiali.
Il livello di idiozia e di inganno è talmente alto da essere insopportabile. E tutti a ripetere come scimmie ammaestrate le stesse stronzate, per guadagnarsi la loro nocciolina.
Questa legge sarà - temo - l'ennesima oscenità indigena.

paolo de gregorio ha detto...

Chiara, a me urtano in pari grado entrambi gli aspetti: l'esclusione dell'alimentazione e la designazione del medico come signore di tutte le volontà.

Sulla prima: l'origine di questa distinzione ci è ignota, visto che quando sono cosciente io posso interdire il medico tanto dall'attacarmi ad un polmone artifciale quanto dall'alimentarmi con un sondino. Solo quando sono diventato impotente sul mio corpo viene introdotta questa distinzione, ed egli diventa di nuovo signore e giudice della mia vita e delle mie scelte. Che dire poi dell'ipocrisia? Quante volte in questi mesi abbiamo ascoltato la litania secondo cui nel caso di Eluana il problema era che la sua volontà non era stata scritta (vedi Roccella e la filastrocca del motorino)? D'una tratto, come ampiamente previsto da tutti noi, abbiamo scoperto che quella argomentazione era in tutto e per tutto pretestuosa.

Sulla seconda questione i problemi non sono da meno: si presume che stiamo parlando di situazioni in cui il medico non può più fare nulla per guarirci. Nulla della sua professione, della sua compoetenza può più correrci in soccorso. E allora quale autorità morale può investirlo di questa scelta? Anche ammesso che qualcuno, e non il mio testamento, debba avere l'ultima parola: perché non posso allora scegliere di demandare la cosa, che so, ad un familiare, ad un giudice, un filosofo? Potrei asserire che sarebbero corazzati da strumenti ben più coerenti, affidabili e fondati per decidere per me. Quale statura morale o giuridica rende il medico preferibile quando non avesse più la capacità di guarirmi, cioè di svolgere la sua professione?

La realtà è che il medico, in questo caso, non è altro che un mero fattore di interdizione pensato ad arte per mischiare le carte: tra cento situazioni analoghe, il politicante itliano si augura, non vuoi che almeno in una conquantina egli opterà per non dar corso alle sue disposizioni, per intercettare così la libera e vera (o Vera) volontà del paziente? Un mero fattore numerico e probabilistico, privo di ogni fondamento che sia etico, morale, giuridico o specialistico. Con quale criterio sceglierà il medico? Non si sa. Il destino nostro diventa random.

I cittadini non saranno tutti uguali, e tutto dipenderà da quale medico sarà di turno ad accudirli. Il fato, ecco chi prenderà in gestione le volontà dell'individuo: il fato, che è pur sempre meglio che l'individuo stesso (l'unica grande bestemmia, che trova uniti gerarchi cattolici e politici oscurantisti).

Una breve risposta anche a Giuseppe che dice: "Se qualcuno fa ricorso, la possibilità c'è. Ma occorrerà molto tempo". Beh, abbiamo visto dal caso di Beppino Englaro che il tempo non può essere considerato un ostacolo se si vuole far riconoscere un valore di principio.

Anonimo ha detto...

@ annarosa:

oltre a quotare Regalzi per la prima risposta che ti ha dato ti chiedo:
cosa facciamo? giochiamo con le parole?

dopo le innumerevoli dimostrazioni di free-climbing sugli specchi citi adesso due articoli dove si dice:
"Un intervento nel campo della salute"
e
"... a proposito di un intervento medico..."

ma il ddl che richiama la convenzione di oviedo non rigetta l'idratazione e nutrizione con sondino come interventi sanitari?

decidetevi

Anonimo ha detto...

Chi gioca con le parole?

Se c'è scritto "saranno tenuti in considerazione" significa che non sono vincolanti. O mi sbaglio?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, c'è scritto in quel modo solo per tener conto del caso in cui qualche progresso tecnico abbia reso obsolete le volontà del paziente. Se io scrivo "non rianimatemi se ho una lesione alla spina dorsale", e intanto nel tempo che è trascorso dal momento in cui ho vergato le mie volontà gli esperimenti della Geron sulle cellule staminali hanno dimostrato che si può impedire la tetraplegia, allora il medico può decidere legittimamente di non seguire alla lettera le mie volontà.
Ma se lo intendi nel senso che il medico è tenuto solo a dare un'occhiata alle mie volontà, questo vuol dire che non contano nulla, contro l'art. 32 della Costituzione (davanti a cui, comunque, passano in seconda linea anche i trattati internazionali come Oviedo).

Magar ha detto...

La cosa peggiore è che probabilmente l'approvazione di una legge sul testamento biologico (una qualunque) sazierà l'opinione pubblica italiana, che non andrà poi a vedere nei dettagli il succo della legge. Le tre carte funzioneranno, a mio avviso.

Anonimo ha detto...

ah, giuseppe...quando si dice il gioco delle tre carte!!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, il gioco delle tre carte non lo sto certo facendo io. Spiegami che razza di obbligo sarebbe per un medico quello di leggere le dichiarazioni anticipate di un paziente per poi fare di testa sua...

Chiara Lalli ha detto...

Paolo, per non parlare della obiezione di coscienza...

Giuseppe, è l'obbligo di saper leggere! Poi il medico viene interrogato per verificare che sia in grado di farlo e siamo tutti contenti.

Anonimo ha detto...

Il problema, e lo sai bene, non è su quello che io ORA non voglio mi sia fatto e che già ORA posso rifiutare ma su quello che io lascio scritto e che ORA non sono in grado di confermare sia il mio attuale desiderio.

L'ar.32 custodisce già il mio diritto a non subire cure mediche in modo obbligatorio.
Quello che è in discussione è la validità delle direttive anticipate che, ben difficilmente, sono fatte in piena consapevolezza di tutte le disgrazie che mi possono capitare in futuro e di come una cura medica possa o meno guarirmi o curarmi. Al momento che mi capiterà una malattia o un incidente saprò decidere con il mio medico cosa sarà meglio per me in quella situazione: spessissimo la prospettiva cambia e le decisioni pure.

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Al momento che mi capiterà una malattia o un incidente saprò decidere con il mio medico cosa sarà meglio per me in quella situazione: spessissimo la prospettiva cambia e le decisioni pure."

Solo che questo non è il campo di applicazione delle direttive anticipate, che riguardano solo i casi in cui io non posso decidere con il mio medico, perché sono in stato di incoscienza, e le mie decisioni non possono più cambiare perché non sono più in grado di prendere decisioni. Altrimenti perché diavolo ci sarebbe bisogno di direttive anticipate?

Cerchiamo di parlare con un minimo di cognizione di causa, per favore.

Chiara Lalli ha detto...

Giuseppe, l'altro giorno ho firmato un consenso informato per un intervento che durava 8 ore. Il medico mi ha avvertito che ogni 5 minuti mi avrebbero svegliato per attualizzare la mia volontà... Sai com'è, avrei potuto cambiare prospettiva.

Anonimo ha detto...

E siccome parliamo di direttive anticipate e NON possiamo avere un quadro preciso di quello che mi succederà il medico terrà conto del mio "desiderio" (wish, anche nella versione in inglese della convenzione di Oviedo) e agirà in scienza e coscienza per soddisfarlo se non lo ritiene sbagliato (poichè nessuno può conoscere la situazione esatta in cui si ritroverà "senza coscienza": un infartuato può essere privo di coscienza e con il defibrillatore si può riprendere al 100% ma senza "rianimazione" morirà senz'altro). Senza andare contro l'art. 32 che ha a che fare con l'attualità del mio parere e non con sua ipoteca futura.

Anonimo ha detto...

a Chiara

Consenso informato? Su i rischi di un intervento specifico? Ma dai! E cosa c'entra con le DAT? Di che consenso "informato" si tratterebbe? Su quali patologie? E quali rischi?
Mi sembra che il tuo (spiritossisimo, per altro) intervento non c'entri un tubo.

Anonimo ha detto...

"il medico terrà conto del mio "desiderio" e agirà in scienza e coscienza per soddisfarlo SE NON LO RITIENE SBAGLIATO "

Ecco le vere tre carte. Che discorso disonesto.
Non me ne frega niente di cosa ritiene il medico, se le sue idee vanno in contrasto con le mie volontà.


p s non ho capito cosa c'entra l'infarto e il defibrillatore. Forse Annarosa crede che nel testamento biologico la gente scriverebbe "ammazzatemi non appena dovessi perdere coscienza".

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Se non lo ritiene sbagliato"

Come ha detto Aleg, è proprio qui il punto: perché il consenso informato va rispettato solo se sono cosciente? (Le DAT non sono altro che l'estensione del consenso informato, a proposito.) E neppure io ho capito l'esempio dell'infartuato.

Art. 32 Cost.:
"Nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario"
Mi spieghi dove ci vedi il riferimento alla necessaria attualità del parere del paziente?

Anonimo ha detto...

Come ho già raccontato in un altro post il dottor Mirarchi ha riferito di un pensionato ricoverato per infarto del miocardio che mostrò il proprio testamento biologico: i medici lo interpretarono come una direttiva di non rianimazione. Il paziente, a causa della riacutizzazione del processo infartuale, cominciò ad invocare aiuto, ma il medico che si accingeva a defibrillarlo con ottime possibilità di recupero fu fermato dall'infermiera che riferì del testamento biologico. Sottoscrivendo quel foglio il paziente aveva firmato la propria condanna.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Scusa, ma questo episodio dove si sarebbe verificato, e quando, visto che in Italia il testamento biologico non esiste? E chi sarebbe stato questo medico tanto deficiente da preferire la volontà pregressa alla volontà attuale di un paziente cosciente, quindi - mi ripeto - totalmente al di fuori del campo di applicazione delle direttive anticipate?

Anonimo ha detto...

Usa, la patria del testamento biologico.

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Usa" è un pochino generico, non trovi? Comunque in attesa dei dettagli che permettano di escludere che si tratti di una leggenda metropolitana, rimane il fatto che quello che è un ovvio fraintendimento della legge non ne inficia minimamente il principio ispiratore.

Anonimo ha detto...

Il commento delle 14,06 potrebbe essere intitolato "Buh!".

paolo de gregorio ha detto...

Credo che il "Do not resuscitate!" possa solo riferirsi a situazioni di arresto cardiaco (e/o respiratorio?), non certo a situazioni in cui il paziente stia chiedendo "aiuto!" (sarebbe interessante approfondire). Ovviamente tutti siamo in attesa dei dettagli, ma nel frattempo come ben fatto notare da Regalzi sottolineiamo che qui nessuno sta invocando una normativa che preveda che un testamento sostituisca la volontà dichiarata (come del resto già si applica in assenza di testamento, nel senso che il paziente che rifiuti un trattamento medico ha diritto doi cambiare disposizione anche in un secondo momento, ammesso che si possa ancora fare qualcosa).

Anonimo ha detto...

Tutta questa farsa indegna della nutrizione e idratazione nasce dall'assurdo tabù dell'eutanasia. Perchè la verità è che in un paese civile l'eutanasia andrebbe legalizzata, con le opportune regole e cautele. Sia per i casi tipo Eluana che per quelli tipo Welby si eviterebbe tutto il balletto mortificante sullo "staccare la spina", "sospendere l'idratazione", ecc ecc. Le chiacchere stanno a zero: chi vuole vivere anche nelle peggiori condizioni del mondo deve essere aiutato a farlo, con tutto l'impegno e l'amore possibile. Chi invece ritiene che la propria vita (attuale o in un potenziale futuro stato di incoscienza) sia insopportabilmente dolorosa o indegna deve essere aiutato a morire in modo indolore e compassionevole...e anche questo è un grande atto di amore e rispetto.
Chi non capisce (o fa finta di non capire) queste elementari verità ha seri problemi coi concetti di civiltà, rispetto e amore.

AcarSterminator ha detto...

Mi accodo anch'io alla richiesta per Annarosa: attendo chiarimenti sulla storia del pensionato infartuato non rianimato.
Immagino che da persona seria non abbia semplicemente riportato il racconto del classico cugggino, ma abbia approfondito e verificato.
Può essere interessante.
Grazie.

Michele
(iscritto a Radicali Italiani e Associazione Coscioni)

AcarSterminator ha detto...

PS: quoto Fabio, molti ci marciano sul "tabù eutanasia", che come tabù mette paura e molti furbastri se ne approfittano tirandolo fuori pure a sproposito.