sabato 10 gennaio 2009

A forza di ripetere magari qualcuno ci casca

Che ad Eugenia Roccella manchi il dono del ragionamento (e tante altre condizioni necessarie per essere considerata un essere pensante) lo si sapeva già. Ma rileggere alcune delle solite sgangherate argomentazioni fa pur sempre, ancora e ancora, saltare sulla sedia.
Eccola prodursi in una splendida intervista, dalla quale prendiamo due risposte - siamo masochisti, ma entro certi limiti.

Onorevole, quali saranno i punti chiave della legge?

"La legge consentira’ a tutti di lasciare dichiarazioni scritte sulla volonta’ di trattamento nel caso che dopo grave malattia o incidente non possano piu’ comunicare le proprie volonta’. Ma alimentazione e idratazione devono essere escluse dal testamento biologico. Diverso e' il caso della respirazione, legata a una macchina. Quanto al medico, la legge dovra' recuperare una dialettica con il paziente anche se quest'ultimo non e' in grado di comunicare: con nuove terapie, o in presenza di una diagnosi diversa, il medico potra' interpretare diversamente la volonta' del paziente. Un margine di autonomia che evitera' il problema dell'obiezione di coscienza dei medici. Sono convinta che su questi temi si trovera’ una posizione condivisa in Parlamento".
Nessuna novità, come anticipato. Chissà se a forza di ripetere insensatezze convincerà qualcuno.
Ormai siamo giunti al punto che non si ritiene nemmeno necessario spiegare perché sulla nutrizione e sulla idratazione artificiali non potrei decidere io, ma qualcun altro. La risposta, quella vera, è sintetica: paternalismo, abuso, prepotenza.
Mascherata da cura e pietas, ovviamente.
Interrompere le terapie sara’ possibile, insomma, ma non alimentazione e idratazione: di fatto, nel caso di Eluana Englaro la nuova legge non cambierebbe le cose.

"Eluana non e’ una malata terminale, respira da sola e viene idratata e nutrita, cosi’ come viene accudita, massaggiata, coperta. Tutti atti primari, non terapie, che non possono essere negati a nessuno, come peraltro stabilisce la Convenzione Onu sui diritti dei disabili ratificata dal nostro Parlamento poco tempo fa".
Sarebbe come se domandassimo a qualcuno cosa vuole mangiare e quello ci rispondesse che ha litigato con il fidanzato.
Di commentare non se ne ha quasi più voglia. Solo un dettaglio: ha detto bene Roccella sul fatto che non si possano negare. Il guaio è che lei e quelli come lei vogliono imporli, qualunque sia la volontà del diretto interessato. E questo è ben diverso!
Sulle funamboliche analogie abbiamo già detto innumerevoli volte. Poveretta Rocella, speriamo che non si accorga mai di quanto sia inconsistente e scomposto il suo ragionare, di quanto sia intriso di prepotenza velata di ipocrisia, di quanto sia disonesto il suo tentar di essere acuta.
E poveretti noi che ci ritroveremo, con tutta probabilità, una pessima legge sul testamento biologico.
Una legge che manterrà solo la forma della libertà, per trattarci invece come una massa di idioti incapaci di decidere delle nostre esistenze.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Una legge che potrà, un giorno, essere cambiata. E noi dobbiamo lavorare per creare una nuova alternativa possibile e laica a questa gentaglia paternalista e clericale.

Anonimo ha detto...

A voi mancano tutte le condizioni per essere considerati esseri umani.

xxx ha detto...

ecco difatti l'anonimo ci è cascato :-D
io invece mi stupisco di come la maggior parte dei chierici abbia il pollice opponibile

marina ha detto...

la mala fede di quella donna è senza misura, il suo cervello invece è di taglia minima
marina

marina ha detto...

@Anonimo: subisci il nostro fascino, è evidente se no staresti da qualche altra parte...

Anonimo ha detto...

esseri umani sarete voi cattolicisti, allora, pieni di boria e ipocrisia, che avete abdicato le minime facoltà razionali e intellettive: a voi non serve la ragione, basta la fede: è questa la vera sventura, che non ragionate, com'è evidente.

lombro ha detto...

E.R.:Convenzione Onu sui diritti dei disabili ratificata dal nostro Parlamento poco tempo fa

Anche nei dettagli emerge la malafede della Roccella: il ddl di ratifica è stato appena presentato alle Camere (con insolito ritardo, almeno fino al mese scorso, quando è improvvisamente diventato urgente) ed in Parlamento non è nemmeno iniziata la discussione
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/32942.htm

Anonimo ha detto...

Arriva anche da noi, per l'esattezza a Genova, l'iniziativa del gruppo ateo di cui si parlò tempo fa con quel campione di sottigliezza del prof di religione:

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/atei-autobus/atei-autobus/atei-autobus.html

chissà quale canea dovremo sopportarci...

Anonimo ha detto...

sinceramente, questa iniziativa mi fa un po' tristezza.
e non credo certo che possa servire a vincere molte anime alla causa atea: mi pare più un gesto provocatorio, fine a se stesso.
secondo me sono modi più intelligenti di impiegare tempo, soldi e risorse, no?

saluti

Filippo

Joe Silver ha detto...

@ Filippo

Non è un'iniziativa tesa a convincere nessuno, è semplicemente un modo di fare pubblicità all' UAAR.

paolo de gregorio ha detto...

In effetti per certa parte concordo con Filippo sull'iniziativa dell'Uaar (moto a-tea più che razionalista): a parte il gusto di osservare divertito le reazioni che potrebbe provocare pur nella sua innocuità (già mi pregusto discussioni illuminanti), in sé e per sé spendere soldi per mandare a spasso autobus con su scritto che Dio non c'è non lo trovo una genialata.

Anonimo ha detto...

sì, in efetti sembrano soldi sprecati se vista in un'ottica 'produttivista': quanti proseliti si riusciranno a fare...di sicuro nessuno si fa ateo per la scritta su un bus. Ma a mio avviso è importante il fatto che reclama spazio anche un'istanza semrpe più taciuta, marginalizzata, se non proprio criminalizzata. Un modo per parlare di una realtà che c'è ma che fa sempre più fatica a ottenere lo spazio che gli spetta in questo paese dove si accomulano le leggi confessionali e idiote. proprio in questo periodo storico in cui si regolamentano tante questioni di bioetica, mi sembra fondamentale pretendere che anche in italia chi non crede alle idiozie cattoliche venga ascoltato e rispettato. Poi, se spendere soldi per tappezzare un autobus sia la tattica più efficace oppure no, non so...ma forse è già qualcosa: dopo tanto silenzio! e di fronte ai fiumi di propaganza cattolicista!!
bah, non so.

paolo de gregorio ha detto...

Olo, io aggiungerei che bisognerebbe anche mantenere contatto con la realtà locale. Negli USA certamente dichiarare pubblicamente il proprio ateismo può attirare ancora oggi problemi, soprattutto se si rivestono ruoli politici. Invece da noi, a mio parere, ormai ci si vergogna più di dirsi praticanti che atei (altro che "istanza più taciuta", ma andiamo). Il problema, politico, esiste, per l'esistenza di una sorta di lobby e da contraltare di una politica debole, asservita ad essa o calcolatrice. Ma questo è un problema che non ha a che fare con l'ateismo o la fede in sé bensì con la forza di certi poteri. A ben vedere esiste una grossa fetta di credenti che è insofferente rispetto a certe istanze al pari dei non credenti. Se si confondono i due piani e si crea una divisione ulteriore, anche tra laici credenti e laici non credenti, secondo me non si va da nessuna parte: non è tentando di convincere un po' di gente che Dio non esiste che si risolve il problema dei rapporti tra stato e chiesa, che potrebbero benissimo rimanere altrettanto morbosi di come lo sono oggi anche in presenza di un'esigua ma determinata minoranza integralista (che continuerebbe a condizionare la politica se non si risolve il problema più generale del vero significato di diritti di libertà dei cintaddini).

Anonimo ha detto...

paolo, guarda che con "l'istanza più taciuta" mi riferivo proprio al livello politico. Marginalizzata mi sembra un dato di fatto: le forza laiche non hanno mica tanto spazio, mi sembra. Criminalizzata, beh certi toni li conosci, e vanno proprio in quella direzione.
Semmai il problema è stabilire se una pubblicità su un bus possa davvero aiutare a riaffermare quell'istanza oppure no. Certo, forse avete ragione a dubitarne: come scrivevi anche tu, è una questioni di potenza della lobby cattolica, delolezza e calcolo di tutto il resto della politica. ma sei sicuro che la gente si vergogna più di dire che è credente? non credo proprio. Se ci fossero questi numeri, nemmeno ai politici ipocriti converrebbe inginocchiarsi ai voleri del vaticano, o no?
comunque forse è vero: quanto meno converrebbe prenderla dall'angolazione delle libertà individuali.

Anonimo ha detto...

Ciao,
volevo segnalarvi questo articolo presente in sussidiario.net.
Consiglio una confezione di Maalox a portata di mano durante la lettura.

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=10978

Joe Silver ha detto...

Prima che Lalli & Regalzi ci caccino fuori a pedate....

olo: sì, in efetti sembrano soldi sprecati se vista in un'ottica 'produttivista': quanti proseliti si riusciranno a fare...di sicuro nessuno si fa ateo per la scritta su un bus.

Aridaje! E' una pubblicità per far conoscere l'associazione UAAR, per far sì che le si puntino i riflettori addosso, non per "sconvertire". Probabilmente ci sono tanti non credenti che nemmeno sanno che esiste, probabilmente si spera che un po' di attenzione mediatica faccia aumentare le adesioni e le collaborazioni (che sono sempre su base volontaria).


mi sembra fondamentale pretendere che anche in italia chi non crede alle idiozie cattoliche venga ascoltato e rispettato.

Appunto.

paolo de gregorio ha detto...

@ Olo

"Semmai il problema è stabilire se una pubblicità su un bus possa davvero aiutare a riaffermare quell'istanza oppure no"

Come hai giustamente rilevato dopo, la mia risposta sarebbe "no". Non ritengo possibile associare o confondere una campagna per l'ateismo con quella per i diritti di tutti: ci passa la differenza tra un piano filsofico-umanistico e uno di civiltà. Della serie: invece di convincerti che quello in cui credi non dovrebbe spingerti a limitare la mia libertà cerco di convincerti che quelli in cui credi è sbagliato (così se non ci riesco mi trovo nuovamente nella "cacca").

"Se ci fossero questi numeri, nemmeno ai politici ipocriti converrebbe inginocchiarsi ai voleri del vaticano, o no?"

Il discorso qui sarebbe lungo, e forse non ho nemmeno la risposta. La mia sensazione è che la parte più ortodossa del cattolicesimo, secondo me in minoranza persino tra i fedeli, sia (o - ancora meno - venga vista) come un blocco monolitico e molto attento nelle scelte politiche. Il resto - credenti meno dogmatici e non credenti - viene visto (o è?) come un elettorato che sceglie comunque per convinzione politica e non su temi sociali o etici: insomma c'è (ci sarebbe) più da guadagnare ad accontentare quella frangia, che a fare i veri laici. Non una questione di numeri, ma di compattezza.

Tuttavia il fatto che il politico medio italiano veda le cose in questo modo non vuol dire che le cose stiano effettivamente così. Per esempio la componente più laica potrebbe essere ancora più monolitica di quella cattolico-ortodossa, ma non è misurabile e il politico finisce per non tenerne conto. Insomma, i cattolici alla runinianbagnasca maniera potrebbero essero meno di quel 20% di italiani che votò e votò sì ai quattro referendum, in opposizione tanto alla chiesa quanto alla quasi totalità degli schieramenti politici.

paolo de gregorio ha detto...

Sono d'accordo con Joe Silver ovviamente, che l'iniziativa non vada vista, e sono convinto nemmeno nasce del resto, come volta a sensibilizzare per una campagna per la laicità. Se era per fare pubblicità all'Uaar allora che ognuno scelga il modo migliore per farsela: magari avranno avuto ragione loro. È che l'articolo la presentava in modo un po' diverso, come una sorta di campagna di sensibilizzazione. Da qui il friantendimento.

Ormai siamo andati un po' tutti fuori tema...

Anonimo ha detto...

E' un caso riuscitissimo di marketing delle idee. Se ne è parlato tantissimo sui media e moltissime persone hanno conosciuto l'UAAR così.
Tutta la canea confessionalista era ampiamente scontata. Dire che «il re è nudo» è insopportabile per l'ipocrisia dominante e anche per quel laicismo ultradebole e impotente che crede di poter tenere aperti spazi di discorso senza parlare mai nel merito. Quelli che... si dicono laici invece che dirsi atei, per esempio...

Anonimo ha detto...

giusto, la canea era prevedibile e prevista. Ma qualcuno l'avrebbe detto che alla fine la concessionaria di pubblicità si sarebbe rifiutata di affiggere la scritta? O che addirittura gli autisti avrebbero minacciato di non adempiere al compito per cui gli pagano lo stipendio? Io mi aspettavo le solite dichiarazioni di biasimo di tutta la politica, comunisti e fascisti compresi, e magari una scritta uguale e contraria sulla fede, per pubblicizzare il papato. Non certo che alla fine non sarebbe nemmeno uscita. vabbé, forse non è ancora detta l'ultima ma insomma, ecco quant'è liberale il nostro paese. Ed ecco che fine ha fato la costituzione. Forse sarebbe meglio spostare la capitale dello stato italiano quanto più lontano possibile dal vaticano: troppa vicinanza ha creato troppi mostri.

paolo de gregorio ha detto...

Varie:

@ Mez

"Quelli che... si dicono laici invece che dirsi atei"

Sì però deve valere anche nell'altro verso: cioè non si può far passare una istanza atea per una laica (ma come al solito, vedi le ultime ore, di rigetto il nostro paese del cavolo è stato ora in grado di farla divenire nemmeno più solo anti-laica, ma addirittura anti-libertà).

Domanda: si può rifiutare di accollarsi entrambi gli appellativi? Anche io sono tra quelli che non ama definirsi ontologicamente ateo (come sono italiano e non a-francese), anche se alla domanda "sei ateo" risponderei certamente di sì, come non ha senso definirsi ontologicamente laico (a meno che non sia nel suo significato originario di credente non-prete).

"quel laicismo ultradebole e impotente che crede di poter tenere aperti spazi di discorso senza parlare mai nel merito"

Insomma, abbiamo finito per far passare la terribile parola "laicismo". Come per "ateo", siamo espertissimi nel ratificare gli appellativi dispregiativi che lasciamo farci piovere addosso. Comunque è per definizione che il "laicismo" non entra nel merito e non è vincolato ad esso, altrimenti dovremmo concludere che uno stato laico non è quello che non interferisce con le scelte personali anche quando un suo solo cittadino fosse ateo, ma solo a partire da quando tutti i cittadini (o almeno la maggioranza) sono diventati atei.

Detto ciò, discutere del merito è quanto mai salutare in una società. Ma la laicità come premessa è imprescindibile.

@ olo

"Ma qualcuno l'avrebbe detto che alla fine la concessionaria di pubblicità si sarebbe rifiutata di affiggere la scritta?"

Ma state dicendo sul serio? Pazzesco, semplicemnte pazzesco.

Beh, se uno vuole vederci qualcosa di positivo, eccolo: abbiamo una misura precisa della vulnerabilità e labilità della fede della maggior parte dei nostri concittadini, che temono come una disgrazia inaffrontabile e catastrofica una frase su un paio di autobus. Se temono quella, temono se stessi.