Oggi, in ottanta paesi del mondo, l’omosessualità è considerata un reato. In nove, viene applicata la pena di morte – tra questi ultimi, l’Iran ha il boia più “solerte”. Per intenderci, in molti paesi, lo scenario è quello della Germania del ’35, paese natale dell’attuale Pontefice, quando venne introdotto nel codice penale tedesco il paragraf 175 (*) – prima che entrassero in vigore le leggi razziali. Strumenti normativi maledettamente capaci di determinare la morte di milioni di persone, anche omosessuali e transessuali (quest’ultime considerate omosessuali abituali!). Pensate, il paragraf 175 venne abrogato nel 1968 – dopo vent’anni dalla firma della Dichiarazione dei Diritti Umani (1948).
L’Olocausto e l’Omocausto, una vergogna storica dei primi del novecento – un “banchetto criminale” al quale partecipò, con appetito, l’Italia governata da Benito Mussolini –, una verità storica, ancora oggi, troppe volte sottaciuta, negata, non solo nelle aule scolastiche – frequentate, per alcuni “illuminati”, solo da “studenti bamboccioni!”.
A New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo 10 dicembre, la Francia, per iniziativa della Segretaria di Stato per gli affari esteri ed i diritti umani Rama Yade, in occasione del sessantesimo dalla firma della Dichiarazione dei Diritti Umani, lancerà un’iniziativa diplomatica internazionale: presenterà la dichiarazione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità.
Meglio tardi che mai!
(di Federica Pezzoli su Articolo 21. Da leggere tutto)
1 commento:
Omocausto
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