mercoledì 31 dicembre 2008

Come (non) si smonta una sentenza

Il neurologo Gian Luigi Gigli torna ad attaccare dalle colonne del giornale dei vescovi le sentenze sul caso Englaro («“Eluana, le sentenze non reggono più”», Avvenire, 30 dicembre 2008, p. 11). Vediamo alcuni dei suoi argomenti – non tutti nuovissimi, a dire il vero.

All’irreversibilità dello stato vegetativo (in termini assoluti e non solo probabilistici) il mondo scientifico e la medicina non credono per nulla e nessuno si azzarda più a riproporla come argomento del dibattito.
Al professor Gigli non bastano i termini probabilistici? Allora non dovrebbe considerare irreversibile neppure la morte. Se le particelle che compongomo un corpo invertissero esattamente il loro corso, il morto tornerebbe alla vita: è estremamente improbabile ma non è fisicamente impossibile (alle lezioni di fisica del liceo si usa l’esempio meno macabro dell’uovo che cade per terra, ma il principio non cambia). Ma anche parlando di probabilità non infinitesimali: il professor Gigli può dimostrare – in termini assoluti e non solo probabilistici – che le persone che si sono fatte crioconservare dopo la morte nell’azoto liquido (quasi 170, ormai), sperando di essere riportate un giorno alla vita da una tecnica avanzata, sono delle illuse? Ci si può far gioco di questa (esigua) speranza, certo; ma dimostrare che è falsa? E cosa dovremmo dedurne riguardo al trattamento dei cadaveri?
Ancora: il professor Gigli è in grado di citare studi scientifici che documentino il risveglio spontaneo dallo stato vegetativo dopo più di 36 mesi dal suo esordio? Il fatto che non ne esista nemmeno uno non ci dice proprio nulla sulle reali probabilità che Eluana Englaro si risvegli, dopo che di mesi ne sono passati 203?
La documentazione della volontà della paziente di rifiutare le cure è stata quanto meno approssimativa e si fonda solo sulla ricostruzione induttiva della sua personalità, basata su una dichiarazione emotiva di fronte a un evento drammatico, riportata da terzi, senza essere passata attraverso la maturazione di quella piena consapevolezza che [è] necessaria a esprimere il consenso davvero informato che si richiede in medicina. Chi scrive inoltre è consapevole del fatto che esistono altre testimonianze, contraddittore [sic] con la ricostruzione di personalità proposta dal padre e da alcune amiche, di cui il magistrato non ha tenuto alcun conto.
Se la volontà di Eluana è stata ricostruita sulla base di una sua dichiarazione perché allora il professor Gigli dice che si tratta di una «ricostruzione induttiva»? È falso poi che si tratti di una dichiarazione di fronte a un evento drammatico: Gigli evidentemente non ha letto il decreto della Corte d’Appello che sta criticando, perché saprebbe altrimenti che si tratta di diverse dichiarazioni sollecitate da ben quattro casi differenti (e altri casi sono quasi certamente presenti nelle carte processuali precedenti). È falso ancora che esistano testimonianze contraddittorie su questo punto: alcune persone hanno dichiarato alla stampa cattolica di non aver mai sentito Eluana parlare di questi argomenti. Trarre deduzioni e silentio è sempre imprudente, ma in presenza di testimonianze contrarie rese sotto giuramento diventa addirittura temerario. Quanto al consenso informato, Gigli ne travisa gravemente il significato: mentre il medico che propone un intervento terapeutico è tenuto a informare il più compiutamente possibile il paziente, sarebbe un’aberrazione sostenere che il paziente abbia un obbligo giuridico a informarsi per poter rifiutare lo stesso intervento.
la presenza del riflesso della deglutizione, sia pur mantenuto parzialmente, imporrebbe, con le dovute cautele per evitare polmoniti da ingestione, di ‘perdere’ tutto il tempo necessario per nutrire la paziente per bocca.
Le «dovute cautele» non impedirebbero verosimilmente che Eluana incorresse prima o poi in una polmonite da ingestione: con un cucchiaino più di tanto non si può fare. E non coglie il professor Gigli anche in questa nutrizione al rallentatore, pericolosa, acrobatica, un carattere di chiaro accanimento? Che poi lo si definisca terapeutico o meno, francamente poco importa: siamo liberi solo dai trattamenti sanitari, o anche da ogni atto che violi il nostro corpo contro la nostra volontà?
Per non contravvenire alle regole di Buona Pratica Clinica, sancite dalla dichiarazione di Helsinki, il medico dovrebbe intervenire somministrando liquidi ed elementi nutritivi e non nascondendo la sofferenza stessa con sedativi e antidolorifici. È evidente che in tal modo il decreto non potrebbe essere applicato, ma è altrettanto evidente che se ci si ostinasse a farlo applicare, il giudice si assumerebbe la responsabilità di indurre i medici a comportamenti deontologicamente scorretti.
La Dichiarazione di Helsinki riguarda in realtà la ricerca medica condotta su soggetti umani: il professor Gigli potrebbe spiegare da quando in qua Eluana Englaro è divenuta un soggetto sperimentale? E comunque, potrebbe anche spiegarci come interpreta l’art. 20 della stessa Dichiarazione:
Nel caso di soggetto non responsabile legalmente, il consenso informato dovrebbe essere ottenuto attraverso il tutore legale in accordo con la legislazione locale. Laddove l’incapacità fisica o mentale rende impossibile ottenere un consenso informato o quando il soggetto è un minore, il permesso del parente responsabile sostituisce quello del soggetto in accordo con la legislazione locale.
A proposito di tutori, ecco quanto scrive ancora Gigli:
Non sarebbe male, infine, che il curatore speciale fosse realmente indipendente dalle scelte del tutore e non fosse invece un avvocato di sua fiducia. Garanzia ancor maggiore si avrebbe, poi, se le sue scelte fossero alternative a quelle del tutore.
Cito da un articolo recente del Corriere della Sera (Grazia Maria Mottola, «Eluana, no di Udine alla morte in clinica», 10 dicembre, p. 19):
la curatrice speciale di Eluana, Franca Alessio, nominata nel novembre 2005 dal Tribunale di Lecco, per la prima volta al cospetto del padre di Eluana, Beppino Englaro, nell’udienza del successivo 15 dicembre (si sono conosciuti lì)
Strano «avvocato di fiducia» quello che non si conosce se non dopo la sua nomina, vero? Impagabile poi il commento di Gigli sulla «garanzia ancor maggiore» che si avrebbe se le scelte della curatrice contraddicessero quelle del tutore: la curatrice speciale sta lì per rappresentare gli interessi di Eluana, non per fare il bastian contrario. Se le decisioni del tutore (Beppino Englaro) tutelano Eluana, la curatrice speciale adempierà i suoi compiti dando il proprio assenso, non negandolo.
è urgente una posizione di garanzia anche per un innocente agnello sacrificale che si vorrebbe immolare sull’altare dell’ideologia.
Su questo, infine, possiamo convenire per una volta con il professor Gigli: è proprio così, è proprio quello che sta accadendo. Il suo articolo ne è la miglior dimostrazione.

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Richiedere l'irreversibilità dello stato vegetativo in termini assoluti e non probabilistici, mica male come pretesa... tanto indelgente con la propria causa- va bene anche la più infinitesima probabilità di risveglio, una pia illusione, va bene tutto- quanto severuccio col desiderio altrui di autodeterminarsi. Il solito ineffabile Gigli, del resto, chi nasce tondo non può morire quadrato.

paniscus ha detto...

è estremamente improbabile ma non è fisicamente impossibile (alle lezioni di fisica del liceo si usa l’esempio meno macabro dell’uovo che cade per terra, ma il principio non cambia).

Guarda, mia figlia non ha nemmeno cinque anni, ma grazie al padre bilingue 'sta cosa la sa a a memoria:

Humpty Dumpty sat on a wall.
Humpty Dumpty had a great fall.
All the king's horses and all the king's men
Couldn't put Humpty together again.


buon anno
Lisa

Giuseppe Regalzi ha detto...

Lisa: questa però sarebbe una confutazione del mio argomento! :-)
Ma fortunatamente l'originale di Carroll dice "Couldn't put Humpty Dumpty in his place again" (e Alice commenta: "That last line is much too long for the poetry", il che forse spiega la nascita della linea apocrifa).

Buon anno anche a te!

paniscus ha detto...

Eh no, scusa, qui ti pizzico sul serio (e anche mia figlia lo farebbe)!

Non è che quello di Lewis Carroll sia "l'originale" e le altre siano varianti apocrife, ma è esattamente il contrario!

Quella di Humpty Dumpty non è un'invenzione di Carroll, ma era una notissima filastrocca popolare che esisteva prima e che faceva parte del patrimonio collettivo di "nursery rhymes" inglesi daccumulatesi nel corso di qualche secolo precedente.

E' Carroll stesso a prenderne alcune qua e là e ausarle a suo piacimento, spesso facendone una parodia feroce (come quella del "twinkle twinkle little BAT")...

ciao, scusate l'OT
Lisa

Giuseppe Regalzi ha detto...

E' vero, Lisa, hai ragione. Sono stato tratto in inganno dal fatto che in The Annotated Alice Martin Gardner non dice che la versione di Carroll è leggermente diversa da quella in uso prima di lui.

Anonimo ha detto...

'Sullamentre il medico che propone un intervento terapeutico è tenuto a informare il più compiutamente possibile il paziente, sarebbe un’aberrazione sostenere che il paziente abbia un obbligo giuridico a informarsi per poter rifiutare lo stesso intervento.'

Scusa Giuseppe, questa tua affermazione non l'ho capita. Perchè sarebbe un'aberrazione? Perchè non dovrebbe essere d'obbligo essere sicuri che il paziente abbia capito completamente la situazione nel dettaglio, abbia cioè tutti gli elementi che sono necessari per formulare una decisione davvero ponderata, che riguarda la sua vita?

AnnaMaria

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Perchè non dovrebbe essere d'obbligo essere sicuri che il paziente abbia capito completamente la situazione nel dettaglio"

Appunto, AnnaMaria: questo è un obbligo che ricade sul medico, non sul paziente. E' quello che ho detto anch'io. Se il paziente non vuol capire o si rifiuta di ascoltare tu non lo puoi obbligare a nulla.

Anonimo ha detto...

I nostri più cari auguri per un 2009 diverso, soprattutto per quanto riguarda il contenuto di questo post.
Personalmente, vorrei che se la smettessero di dare fiato a bocche e vite, quando di vita non si vuole o non si può più parlare. Certo, è un discorso di una straordinaria difficoltà e non sta a noi sentire il dolore degli altri, anche se poi anche questa è una fregnaccia perché un po' lo sento - e lo sentiamo tutti - e so con esattezza ciò che vorrei per me, o per un mio parente, nelle stesse condizioni di Eluana.
E ti dico in tutta onestà che mi stanco di leggere, ancora prima di iniziare, qualsiasi articolo che mi capita di trovare in giro nel web, sui quotidiani... sto evitando perché penso che niente potrebbe portarmi alla conoscenza di qualcosa che possa migliorare la mia ignoranza, perché per me il discorso di base si racchiude in una piccola frase: rispettare la volontà di ciascuno.
E' semplicistico, lo so, e l'ho detto poco fa... potrei continuare a lungo con le mie pippe mentali ma ... meglio finirla qui. :-)
Un 2009 pieno di amore a tutti.
Alice e S.

Anonimo ha detto...

Per fortuna che c'è la Convenzione di Orvieto!

Auguri! E che il 2009 ci liberi almeno un po' dall'idiozia e dalla superstizione dei bigotti!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Auguri a tutti, per un 2009 di libertà!

Anonimo ha detto...

Giuseppe, se il apziente non capisce la situazione o si rifiuta di capirla non ha nessuna base su cui prendere una decisione sensata. Il consenso informato richiede che il paziente da segni di aver capito il quadro prima di pronunciarsi. Non ci trovo niente di aberrante nel pretendere, da parte della legge, che il paziente capisca la sua situazione e le possibiltà mediche prima di decidere.

AnnaMaria

Anonimo ha detto...

Cambio server di telefonia tra poco e voglio lasciarvi un commento prima di staccare per un mesetto:

Molti di voi chiedono l'accoglienza di un 'diritto' all'autodeterminazione sulla propria vita, invocando i diritti universali dell'uomo. Bene, quei diritti non ci sarebbero senza l'etica cristiana perchè senza di essa non ci sarebb l'uomo' inteso senza categorie di appartenenza, senza definizioni. L'uomo è diventato importante in quanto tale con Cristo ed i cristiani, prima i pagani avevano tutt'altre idee, non esisteva una morale che rispettasse l'uomo come valore assoluto.
Rinnegate i valori cristiani e rinnegherete l'uomo, compresi i suoi diritti fondamentali. Se rinnegate l'etica cristiana che rispetta tutti, indipendentemente dall'età, dal sesso, dal censo, dalle condizioni di salute, e nella quale siete nati e cresciuti e di cui avete beneficiato finora, e ricadrete nelle antiche concezioni pagane basate sul fatto che gli uomini non hanno tutti diritto ad essere rispettati e salvaguardati come tali ma alcuni possono essere sacrificabili, altri devono essere soppressi, e tutti, quando bambini, sono in balìa del padre che decide liberamente sulla loro vita.

Ci sono già pensatori che si esprimono in uesto senso, ricopiando pari pari quelle etiche pagane, gente come Peter Singer che non si fa scrupolo ad affermare:

"uccidere non è sempre sbagliato e non tutte le vite hanno lo stesso valore, questo perchè rifiuto di attibuire un valore assoluto alla vita, il che non significa che la vita non abbia un valore elevato o che non sia grave uccidere, ma significa che nel caso fossimo costretti ad uccidere qualcuno non dovremmo guardare alla razza, al sesso o alla specie ma solo alla volontà e al desiderio o meno di continuare a vivere del soggetto in questione e della qualità della vita che questi condurrebbe.

Su queste basi Singer sostiene l'eutanasia: sostituendo all'etica cristiana della sacralità della vita un'etica della “ qualità della vita” secondo la quale non è la vita in sé ad essere sacra, ma è il progetto di vita ad essere assolutamente intoccabile, le scelte individuali.

Si schiera poi a favore dell'aborto, come mezzo per evitare la sofferenza inutile, sostenendo addirittura mostruosità come la liceità dell'omiidio di un bambino nell'età della prima infanzia, quando "questi non è un essere senziente, non ha autocoscienza, né desiderio di continuare a vivere quindi la sua vita non ha più valore di quella di un qualsiasi essere non umano senziente ed autocosciente.

Continua questo mostro: “ provocare la morte di un bambino disabile non equivale moralmente a provocare la morte di una persona. A volte non è per niente sbagliato.” “persona” è un essere capace di pensare il futuro, di avere bisogni e desideri ” i bambini appena nati non hanno niente di tutto ciò, di conseguenza uccidere un bambino, malato o meno, è meno grave che uccidere un essere con il senso del tempo e dell'esistenza, cioè un essere che vuole continuare a vivere".

E' in una società fondata su quese mostruosità che volete vivere? Mi rivolgo almeno a tutti quelli in buona fede, che trovano giusto e importatnte difendere i diritti fondamentali. Se volete difenderli davvero, tenetevi lontani da questa logica. Se prevalgono Singer e le sue pagane, i diritti fondamentali non esisteranno più.

AnnaMaria

paolo de gregorio ha detto...

AnnaMaria

Sono anche io tra i voi cui ti rivolgi? Perché invece dal tuo indirizzo di posta da professore ordinario universitario non scrivi direttamente a Singer? Tra colleghi ci si legge sempre e ci si risponde sempre. Quale sarebbe il problema? Non mi dirai che sia quello solito dell'anonimato? Pure tra colleghi preferisci non firmarti?

Lo chiedo perché davvero non è comprensibile dove tu voglia arrivare con quel voi volete vivere così. Non capisco per esempio cosa io c'entri con le idee di un altro.

Non entro nemmeno nel merito dei tuoi punti di vista sui valori cristiani e sul loro impatto rispetto al concetto moderno di diritti della persona, perché si finirebbe per fare una discussione infinita. Qualche merito per me i primi cristiani ce l'hanno pure avuto, ma ciò non toglie che l'istituzione che ha dichiarato sempre di ispirarsi a quei presupposti valori ha commesso nefandezze proprio contro le persone, per secoli, e non di rado compiendo o avallando veri e propri stermini. Se questo messaggio era tanto chiaro, tutto ciò non sarebbe dovuto succedere: una prima carta dei diritti universali e fondamentali sarebbe dovuta esistere da duemila anni, non da poco più di mezzo secolo. Ed anche ad ammettere quello che dici, non vedo come la prosecuzione su quella stessa strada intrapresa - se vuoi dal cristianesimo (quella della libertà assoluta della persona e della sua coscienza) - possa essere vista da te come una minaccia. Per me è un controsenso che mi è incomprensibile. Vale a dire che per te la grandezza del cristianesimo è anche la valorizzazione della coscienza di sé, e poi pretendi che le scelte di coscienza debbano essere imposte dall'alto e non dalla coscienza della persona stessa.

Anonimo ha detto...

Quindi l’esistenza di un diritto all’autodeterminazione sarebbe merito dell’etica cristiana, vero e unico garante della libertà dell’uomo. Perché “l'uomo è diventato importante in quanto tale con Cristo ed i cristiani”, e ancora “rinnegate i valori cristiani e rinnegherete l'uomo, compresi i suoi diritti fondamentali”. Adeguatamente illuminati da questa cattedratica sulla vera origine delle nostre libertà personali e consapevoli di chi sia meritevole di ricevere la nostra incondizionata riconoscenza se ci è stato consentito di alzare il capo e di uscire finalmente dall’oscurità pagana per esercitare i “nostri diritti fondamentali”, noi che credevamo di dovere tutto ciò alla rivoluzione umanista dell’epoca rinascimentale ed alla successiva rivoluzione liberale figlia del Razionalismo e dell’Illuminismo, non possiamo che prestare la dovuta attenzione alle parole del massimo interprete dell’etica cristiana in questione, per assorbire in religiosa concentrazione il vero senso della libertà.

“Mi sembra necessario ridefinire il senso dell’esercizio della libertà, espressione troppo spesso invocata per giustificare alcune derive. Sempre più, in effetti, il suo esercizio è percepito solamente come un valore assoluto – un diritto intangibile dell’individuo – ignorando così l’importanza delle origini divine della libertà e della sua dimensione comunitaria necessaria alla sua edificazione. Secondo questa interpretazione, l’individuo da solo potrebbe decidere e scegliere la fisionomia, le caratteristiche e le finalità della vita, della morte e del matrimonio. La vera libertà si fonda e si sviluppa in ultima istanza in Dio … L’esercizio di questa libertà comporta il riferimento a una legge morale naturale, di carattere universale, che precede e unisce tutti i diritti e i doveri” (Benedetto XVI, 30.10.2008).

Ecco il fraintendimento, l’individuo da solo che sceglie e decide, quale eresia, quale gravissimo errore! La vera libertà, arbitrariamente ridefinita dall’infallibile di turno, non può che riferirsi a una legge morale, universale, che precede ogni diritto e si fonda in Dio. Con parole di una violenza estrema, capaci di far impallidire perfino quel proverbiale fondamentalismo islamico il cui spauracchio un certo mentecattume catto-integralista ama sbandierare in continuazione, il massimo interprete dell’etica cristiana cattolica ci ricorda che la libertà cui possiamo aspirare, necessariamente ridefinita da lui, ha senso solo se codificata da una legge morale decisa sempre da lui, che deve andare bene per tutti in quanto universale, che precede ogni altro diritto e che ha valore in quanto fondata su Dio, cioè garantita dal suo dio.
Sembra che l’unica libertà che ci viene riconosciuta dall’etica cristiana sia allora quella di uniformarsi e accettare le regole con cui la “legge morale naturale, di carattere universale, che precede e unisce tutti i diritti e i doveri” potrà adeguatamente e cristianamente guidarci su come nascere, vivere e morire. Naturalmente una legge morale opportunamente interpretata per noi poveri analfabeti dall’infallibile di turno e dalla sua combriccola di sapienti. Ricordando sempre, con deferenza, “l’importanza delle origini divine della libertà”.
Amen.

* * * *

Al netto di tutta la retorica squallida da attivista di bassa lega di cui ci è stato qui dato ampio esempio, l’eutanasia è da intendere come una procedura medica, di cui il medico deve poter disporre e che deve poter utilizzare, in accordo col paziente e qualora ne ravveda l’indicazione, come per qualunque altra procedura medica. Il resto sono solo invettive di chi si rende conto di giocare una partita virtualmente ormai persa, con il numero di persone favorevoli, quanto meno alla possibilità di poter scegliere, in costante aumento nel paese.

Giuseppe Regalzi ha detto...

AnnaMaria: allora ti faccio una domanda diretta. Un paziente, alla proposta del medico di subire una certa operazione o un certo trattamento, rifiuta recisamente, e non vuole nemmeno stare ad ascoltare le informazioni che il medico gli dà. Tu cosa pensi che sia giusto fare, a questo punto? Bisogna afferrare il paziente e costringerlo ad ascoltare (legandogli le mani se si tappa le orecchie)? E magari operarlo per forza?

Anonimo ha detto...

x Filippo: "l’esistenza di un diritto all’autodeterminazione sarebbe merito dell’etica cristiana, vero e unico garante della libertà dell’uomo".

Sì, è proprio così Filippo. Quanto a questo e al mito dell'illuminismo ti consiglio la lettura di 'Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilà occidentale', di Thomas E. Woods jr., ed. Cantagalli, ti soprenderà.
Ti aggiungo quello che dice un altro Thomas, S. Eliot: "un singolo europeo può non credere che la fede cristiana sia vera, e tuttavia tutto ciò che egli dice e fa scaturirà dala parte della cultura cristiana di cui è erede, e da quella trarrà significato. Solamente la cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire".

Oppure: "Si può essere atei e nello stesso tempo sapere che l'uomo non vive nella naturs ma nella storia e che la storia, nella concezione che oggi se ne ha, è stata fondata da Cristo. (....) I dati sono già tutti nel Vangelo, in primo luogo l'amore verso il prossimo...., poi i principi costitutivi dell'uomo di oggi, senza i quali l'uomo non è più pensabile e cioè 'idea della libera individualità."
Boris Pasternak, Il dottor Zivago.

Giuseppe: se un paziente si rifiuta con ogni mezzo di capire il suo quadro diagnostico e le possibiltà terapeutiche come fa, secondo te, a poter prendere una decisione ragionata, giustificata? Consideri giustificata la decisione di un rifiuto delle cure che ha conseguene letali anche se basato sul puro arbitrio irrazionale? Io sono convinta che la legge in questi casi deve intervenire.

Paolo: ho cominciato a leggere questo blog dopo segnalazione di 2 mie studentesse. Mi hanno chiesto se le tesi sostenute sono correlate e derivate dalle idee di Singer (col quale non sono minimamente interessata ad iniziare una qualsiasi conversazione, è un mostro). Il mio 'voi' è stato spontaneo, forse rivolto ai più giovani e disarmati, perchè ritengo necessario dare a chi legge la possibiltà di inquadrare nella prospettiva reale storica alcune affermazioni.

Quanto alle tue domande: certo l'istituzioni cristiane hanno compiuto crimini efferati, perfino inalberando vessilli crociati. Dopo Cristo non è cambiato l'uomo, resta la sua bestiale ferocia e sempre, sotto diverse maschere, riaffiorerà la tentazione del potere e dll'abuso. Ma c'è una immensa novità: i cristiani non potranno mai giustificarsi richiamandosi a Gesù perchè lui non uccide nessuno, è sempre con le vittime, protegge tutti, senza distinzione di età, salute, censo, stirpe.

Il messaggio era nient'affatto chiaro proprio perchè immensamente lontano da ogni concezione dell'uomo presente prima di Cristo. Ma nonostante le feroci persecuzioni, fatte da gorverni che ne percepivano la straordinaria forza di cambiamento, si è diffuso per secoli. C'è voluto tanto tempo, ma ora la concezione dell'uomo cristiana è penetrata a fondo nell'animo di ogni persona cresciuta nel mondo 'Occidentale', cioè toccato dal cristianesimo, tanto da aver prodotto come semplice conseguenza l'idea dei diritti fondamentali dell'uomo.

Elevare i diritti dell'uomo ad ideologia scardinata da ogni riferimento cristiano non appartiene alla concezione cristiana, è come tagliare il fiore dalla pianta, secca, non ha vta propria. La libertà che ci viene dall'essere considerati tutti esseri degni di amore e rispetto in quanto sacri, non è asoluta, ma subordinata al rispetto e all'amore per ogni essere umano.
E' una minaccia per la società come la intendiamo da secoli, finalizzata al bene comune nel rispetto della sacralità di ognuno di noi, quella di teorizzare una 'libertà assoluta', cioè svincolata da ogni limite, centrata esclusivamente sull'arbitrio individuale. Questo non è, come tu dici "la prosecuzione su quella stessa strada intrapresa - se vuoi dal cristianesimo (quella della libertà assoluta della persona e della sua coscienza)"

Infine, le scelte di coscienza non devono essere imposte dall'alto, ma nascono dall'intimo di ognuno quando sia stata accettata la concezione cristiana dell'uomo e dei suoi diritti universali.
E infatti il nostro ordinamento giuridico si basa su 'principi fondanti' nati dalla concezioni cristiana dell'uomo, primo fra molti il 'favor vitae' che viene dall'insegnamento di Cristo.

Vuoi una riprova a tutto questo? Leggi quello che dice Singer sull'etica cristiana. Spesso si trovano le verità più scottanti proprio nelle parole dei detrattor e dei nemici. Per lui il maggior problema del nostro tempo è la concezione cristian di sacralità della vitache impedisce di disporre della vita dei bambini e dei malati come invece la natura vorrebbe (cioè eliminandoli a nostra discrezione). Vorrebbe riportare il mondo alla barbarie delle concezioni pagane per le quali l'uomo è natura, e si deve regolare con le stesse leggi feroci che regolano la vita degli animali. Solo il cristianesimo si oppone a questo, solo la tua natura divina può proteggerti dalla ferocia di chi vole eliminarti perchè invalido, menomato, indesiderato, cerebroleso.

AnnaMaria

Giuseppe Regalzi ha detto...

AnnaMaria: siamo liberi anche di essere irrazionali. Pensa a quanto a te appaiono irrazionali certe convinzioni religiose diverse dalla tua. Preferiresti che lo Stato le proibisse per il bene di chi le professa?

Una nota riguardo a Singer: forse non tutti sanno che devolve il 25% del suo salario per la lotta alla fame nel mondo. Alcune sue idee possono essere discutibili, ma definirlo un "mostro" mi sembra profondamente inesatto.

paolo de gregorio ha detto...

AnnaMaria

Fermo restando che (come dice anche Giuseppe) mi sembra che tu proponga una versione un po' semplicistica delle idee di Singer, ribadisco che la sede più opportuna per criticarle non sia questa: continuo a trovare contraddittorio il fatto che tu lo consideri addirittura un "mostro" e poi, da collega a collega, tu ritenga totalmente inutile interloquire con lui. Da questo punto di vista, quando ti rivolgi a me, ti invito a non nominarmelo più, lui e le sue tesi, perché trovo enormemente sleale che tu non voglia affrontare lui di petto per le sue idee e poi ti rivolgi a me o ad altri che abbiamo eventualmente idee diverse, come per confutare idee non nostre. Potrei rinfacciarti io stesso il Singer, a te, perché è probabile che la sua materia di studi sia più vicina alla tua che alla mia. Spero che tu veda quanto risibile sarebbe questo gioco delle parti.

Ripeto che non voglio addentrarmi nella questione del messaggio di Cristo: veramente si andrebbe largamente fuori tema. Di certo non condivido affatto la tua analisi nella sua interezza (perché senza il rinascimento, l'umanesimo, l'illuminismo e il dopoguerra le cose che vedi oggi non si sarebbero mai finalizzate). Comunque ti inveterei a leggerti tutta d'un fiato, tanto per dirne uno, Marco, perché scopriresti che al centro vero e proprio della predicazione non c'è l'Uomo, ma Dio. E l'Uomo quasi solo in relazione a Dio. Lo stesso Gesù non mancava di ricordare che la cosa più importante di tutte era credere in Dio e ringraziarlo/venerarlo adeguatamente, il resto poco contava. La famosa frase "la tua fede ti ha salvata" è tanto pubblicizzata (una frase forse nemmeno originale): non mi sembra però che il concetto moderno di valore della persona sia inteso in relazione al credo che questa professa.

In ogni caso ripeto ancora una volta, perché porprio non hai afferrato: anche ammettendo che le cose storicamente stiano come dici tu, trovo pazzesco prima esaltare il cristianesimo per aver promosso una certa filosofia di pensiero, e poi criticare le conseguenze inevitabili di quella stessa filosofia di pensiero.

paolo de gregorio ha detto...

P.S.: studenti che chiedono conto ad un Prof. ordinario di biologia di tesi filosofiche su un blog che tratta di bioetica? Sai che la descrizione assomiglia sempre di più a quella di una scuola? A meno che, cosa sulla quale continui a glissare, si stia parlando di una università molto speciale...

Anonimo ha detto...

Dovremmo sorprenderci?

Citiamo il massimo interprete del pensiero cattolico e dimostriamo, con le sue stesse parole, come l'unica libertà concessaci, l’unica vera libertà che un vero cattolico sia abilitato ad esercitare, è quella che “si fonda e si sviluppa in ultima istanza in Dio", consistente nell'uniformarsi ad una “legge morale naturale, di carattere universale, che precede e unisce tutti i diritti e i doveri”. Come se non bastasse, veniamo edotti esaustivamente, sempre dalle sue stesse parole, sulla imprescindibile necessità di “ridefinire il senso dell’esercizio della libertà, sempre più percepito solamente come un valore assoluto” perché altrimenti, non sia mai detto, “l’individuo da solo potrebbe decidere e scegliere la fisionomia, le caratteristiche e le finalità della vita, della morte e del matrimonio” e, si capisce, certe quisquilie uno non può certo scegliersele da solo, ci pensano gli illuminati a queste cose, rappresentati al meglio dal già citato massimo interprete del pensiero cattolico.
E dinanzi ad un simile esempio di totale disprezzo per la libertà personale di ogni individuo, dinanzi a parole cariche di violenza fondamentalista come queste, pronunciate da colui che incarna in sé il concetto stesso di pensiero cattolico, infallibile su argomenti di religione e morale, la nostra impagabile professorina come crede di uscirsene? Citando un paio di romanzieri?! E che cosa dovrebbero mai dimostrarci Thomas Eliot e il dr. Zivago? Costituiscono una fonte più autorevole del monarca assoluto della chiesa? Ma ha l’abitudine costei di dare almeno un’occhiatina a quanto scrivono gli altri prima di rispondere ripetendo le stesse incredibili minchiate pari pari come se niente fosse? Che idea ha del contraddittorio? Continuare imperterriti nella goebbelsiana ripetizione di ossimori visionariamente umoristici come quello rappresentato dal binomio etica cristiana e diritto all’autodeterminazione?

Come già detto, dovremmo sorprenderci, ma non ci riesce.
Abbiamo a che fare con l’ennesimo esempio di mentecattume catto-integralista, di cosa dovremmo sorprenderci?

Joe Silver ha detto...

Beh, passare da Antonio Socci ad Eliot e Pasternak è già un progresso... :)

Poi ovviamente si prendono solo gli scrittori e le citazioni che portano acqua al proprio mulino e si pretende che si siano sufficienti, in forza della loro autorità, a dimostrare che tutto il bello e il buono deriva dal cristianesimo.

Inoltre sono sempre divertenti le lezioni di fantastoria del tipo: "Solamente la cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire"

Magar ha detto...

La libertà che ci viene dall'essere considerati tutti esseri degni di amore e rispetto in quanto sacri, non è asoluta, ma subordinata al rispetto e all'amore per ogni essere umano.

Quindi il modo migliore per amare e rispettare una persona è calpestare la sua volontà e impedirgli di disporre del suo corpo a suo piacimento?

Insomma, il Cristianesimo ha il merito di averci insegnato a rispettare ogni individuo, però ce ne sbattiamo altamente di come l'individuo stesso la pensi...

(Temo che AnnaMaria pensi in realtà che l'individuo non sia "sacro" in sé, ma solo in quanto "roba di Dio", di cui naturalmente solo il legittimo proprietario può disporre... Di questo genere di "individualismo" a mezzo servizio faccio volentieri a meno, grazie.)

Anonimo ha detto...

Ho letto Singer, non tutto ma abbastanza da ritenerlo una delle persone più morali di questo pianeta. Così morale da capire che vale la pena tenere in vita un bambino che non è più un bambino ma solo un involucro "solo" per non farne soffrire i genitori, senza inventarsi palle tipo "dignità del dolore". A me sembra il massimo della logica della moralità e dell'umanità: direi anche della PIETA'. Singer non dice mai di far morire la gente, di sopprimere disabili o altre cose che i suoi denigratori gli attribuiscono. E i bambini di cui parla sono bambini che stanno già morendo tra sofferenze, tipo quelli idrocefali, anzi: difende il diritto a non soffrire per QUALSIASI essere vivente, animali compresi. Certo c'è chi per gli altri sceglie la "Vita" (con la maiuscola mi raccomando).
Scusate il discorso confuso, il tempo è poco e la rabbia per le travisazioni continue cui è sottoposto un uomo grande, generoso ed 9intellettualmente onesto mi fanno molta rabbia.
Silvia

paolo de gregorio ha detto...

@ Silvia

Sì però anche dopo uno scrutinio prettamente razionale le posizioni di Singer possono non convincere. Sorvolo su alcune conseguenze che trovo paradossali che dovremmo accogliere, seguendo sino iin fondo le sue tesi. Faccio un semplice appunto: a me pare che anche lui cada nel tranello dell'attribuire valore sostanziale all'accidente della gradualità continua invece che disccontinua dei processi vitali e naturali. Così ad esempio liquida con (a mio parere) un po' di facciloneria la premessa secondo cui l'embrione non è la stessa cosa di una persona. Sembrerebbe che se il processo di crescita fosse stato per salti, una circostanza puramente meccanica e priva secondo me di qualsivoglia valenza ontologica, Singer avrebbe ammesso conclusioni diverse. Ma "filosoficamente" o "morlamente" le due cose a me non fanno differenza: si tratta solo di meccanismi.

Faccio un esempio pratico di come io trovi incoerente il suo costrutto logico. Se la gradualità, sola e per se stessa, nel processo di crescita di un uomo dall'embrione all'adulto esclude la possibilità di chiamare l'embrione "non-persona", allora tutto il resto delle sue considerazioni sulla coscienza di sé hanno conseuguenze irrilevanti: perché la stessa gradualità esiste nell'Uomo, anzi peggio, nel vivente. Se è cioè impossibile distinguere un momento di transizione tra un embrione unicellulare e un uomo adulto, allora non esiste metodo oggettivo per distinguere (nella continuità delle manifestazioni) quando una vita racchiude il necessario grado di percettività che la rende "vita da salvaguardare". Dal microrganismo all'uomo adulto, esiste una continuità innegabile di risposta vitale in reazione agli agenti esterni. E così anche dalla persona in stato vegetale più estremo alla più cosciente di sé esistono in mezzo infiniti gradi: e dato che Singer stesso afferma che il non saper individuare un punto di rottura esclude la nostra capacità di mettere uno spartiacque ben definito, allora ci è impossibile anche metterlo tra i diversi gradi di coscienza che si possonno manifestare nella vita umana (se non nella vita in genere). Quindi le sue considerazioni, se seguo la sua logica, sono prive di conseguenze pratiche (a meno di stabilire che è moralmente sbagliato anche uccidere un microrganismo).

Poi è anche vero che egli dice che si devono mettere a confronto i diversi attori, e allora si parla di dignità relativa. Ma allora il principio va applicato anche per differenze relative infinitesimali. Oltre ad avere forti perplessità se penso alle conseguenze pratiche del principio, dal punto di vista puramente logico e pratico lo trovo comunque inapplicabile.

Pigramente ha detto...

Come non sottoscrivere pienamente il tuo post.