giovedì 18 dicembre 2008

Fighting back

(Apcom) – Vittorio Angiolini, legale della famiglia Englaro, allontana l’ipotesi, ventilata dal ministro della Salute Maurizio Sacconi, di perdita dell’accreditamento con il Servizio sanitario nazionale per la clinica «Città di Udine» indicata come sede per l’esecuzione della sentenza della Corte d’appello di Milano che lo scorso luglio ha autorizzato Beppino Englaro a interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che da oltre 16 anni tengono in vita la figlia Eluana, in stato vegetativo permanente. «Il ministero – ha precisato il legale – non ha poteri sui regimi di accreditamento, non può togliere convenzioni».
Angiolini ha fatto notare che nel suo decreto di indirizzo, rivolto a Regioni e Province autonome, il ministro «è stato ben attento a non richiamare alcuna norma giuridica vincolante», ma solo un parere del Comitato nazionale di bioetica e la Convenzione sui diritti dell persone con disabilità adottata dall’Assemblea generale dell’Onu e non ratificata dall’Italia. «L’attuazione delle decisioni giudiziarie su Eluana Englaro – ha continuato – è stata prevista come da inverarsi senza il coinvolgimento dell’attività di “strutture pubbliche o private” riconducibili al Servizio sanitario nazionale. Siamo quindi totalmente, al di fuori del campo per cui il ministro anche solo “invita” le Regioni a provvedere».
Quanto all’ipotesi di chiedere alla cancelleria della Corte d’appello di Milano una attestazione del fatto che il provvedimento non è più soggetto a impugnazione e, di conseguenza, esecutivo, Angiolini ha detto di averne parlato con il curatore speciale di Eluana, Franca Alessio, e di avere concluso «che la cosa ci pare al momento superflua. Dal punto di vista giuridico non c’è da fare nulla se qualcun’altro non fa qualcosa». In ogni caso «dopo chiunque potrà denunciare chiunque. Ci sono azioni non plausibili e temerarie».

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