lunedì 10 marzo 2008

Verità per Aldo Bianzino (16 marzo 1963 – notte tra il 13 e 14 ottobre 2007)

Il 12 ottobre 2007 le forze dell’ordine irrompono nella casa di Aldo Bianzino. Aldo vive con la sua donna, Roberta, la madre di lei e il figlio quattordicenne a pochi chilometri da Perugia. Vengono trovate alcune piante di marijuana e 30 euro in contanti.
Aldo e Roberta vengono portati al commissariato di Città di Castello; poi alla questura di Perugia e infine al carcere di Capanne. Aldo si ritrova in isolamento e Roberta nel braccio femminile.
A casa li aspettano il figlio e l’anziana nonna.

Il 13 ottobre Aldo parla con l’avvocato d’ufficio (Edoardo Maglio) che poco dopo tranquillizza Roberta: “Aldo è tranquillo e in ottime condizioni di salute”. Questa ultima affermazione è confermata dalla visita medica e psichiatrica. Edoardo Miglio è l’ultima persona (o meglio, l’ultimo civile) a vedere Aldo vivo. Un detenuto afferma che Aldo è stato fatto uscire dalla sua cella due volte durante la notte tra il 13 e il 14 ottobre. Dai verbali si legge: “visita” – senza che siano indicate l’ora e la ragione della visita (strano: Aldo non è in albergo, ma in carcere).

Il 14 ottobre, poco dopo le 8 del mattino Aldo è morto. Il suo corpo è trascinato fuori dalla cella e lasciato per terra nel corridoio vicino all’infermeria. Un lenzuolo nasconde la scena agli occhi degli altri detenuti. I sanitari di turno (due donne) dichiarano di avergli fatto quattro iniezioni di adrenalina, di avere collegato il defibrillatore e praticato un inutile massaggio cardiaco per oltre venti minuti.


Continua.
Qui il pdf completo.
(Persona e Danno, 10 marzo 2008)

Verità per Aldo.

3 commenti:

Luca Massaro ha detto...

Grazie Chiara, grazie Bioetica, per tenere vivo il ricordo, e per chiedere con forza la verità per il martirio subito da Aldo Bianzino e dalla sua famiglia.
Onore e grazie a voi.
Per ciò che può valere, posso solo unirmi alle vostre richieste, posso solo in disparte coprirmi di lacrime davanti a questo schermo del pc, mentre scrivo queste stente, balbe parole.
Ho timore e tremore per quello ch'è accaduto ad Aldo. E non ritengo possibile il silenzio assurdo dei cosiddetti grandi e potenti media della nostra povera Italia.
Onore e grazie e merito a voi e ai pochi altri che continuano questa necessaria ricerca della verità.

Chiara Lalli ha detto...

Luca,

la mia rabbia nasce dalla impossibilità di fare altro che questo (oltre che dalla assurda morte di Aldo).
Quanto è accaduto ad Aldo dovrebbe far vergognare molte persone. Finisce invece che a vergognarsi sono quelli irresponsabili e impotenti di fronte a questo orrore.

Anonimo ha detto...

Credo che le storie di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, e prima ancora Marcello Lonzi e chissà chi altro pongono un problema serio: come vengono formate le forze dell'ordine? E premesso che la maggioranza è composta da persone equilibrate, se sommiamo i fatti di genova, le - poche - testiminianze dai cpt ecc. è evidente che atteggiamenti fascisti e terroristici vengono tollerati, a volte addirittura incoraggiati. La buona vecchia goliardia...per usare il termine con cui la violenza del più forte viene derubricata a scherzo da tanti personaggi della destra più becera, La Russa in primis.
Forse è il caso di porsi questo problema, subito dopo aver cercato la verità per queste assurde morti, ovvio.
E' noto, anche se non facilmente dimostrabile, che l'addestramento in moltissime caserme consiste anche in indottrinamento politico e preparazione alla violenza non convenzionale(se non di vera e propria fascistizzazzione: i saluti romani, sono pur sempre diffusi nelle caserme, sempre per goliadia, certo!).

Ecco, secondo me il problema è qui. Secondo voi?

Personalmente credo che a Federico la sua giovninezza forse irriverente e ad Aldo il suo pacifismo (altrettanto irriverente per chi contempla l'azione e l'impeto), gli siano costati la vita. A tutti e due deve aver peggiorato le cose l'essere perfettamente consapevoli dei loro diritti. Ai 'goliardi' non piace non essere temuti.
E forse più di tutto deve averli condannati il pregiudizio perbenista di avere a che fare con due 'drogati'.
Provo tanta rabbia: sono sicura che nessuno verrà mai condannato, né per Federico, ma soprattutto per Aldo: nella scala del valore borghese, un falegname vale di sicuro meno di uno studente di una famiglia bene.
Vedi il caso Meredith nella stessa Perugia: se era una prostituta quanto durava la pubblica attenzione sulla storia?
E infatti Federico e
Aldo erano dei'drogati'.
E anche per Genova: alla fine, se va bene, saranno tutti prescritti.
Ma soprattutto, quello che è davvero tabù, a me sembra: come viene addestrato il personale da caserma? perché continuano ad essere tollerati anche in alto certi atteggiamenti? e con in alto inntendo l'altissimo dei ministeri...