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lunedì 26 luglio 2010

Ho maggiore pietà per un sacerdote pedofilo che che per un prete gay

Bruno Volpe e il suo Pontifex sono noti per essere tra i peggiori rappresentanti della peggiore religione (sarebbe bene tenere a mente la radice etimologica).
Ma ogni tanto raggiungono vette inimmaginabili forse anche dai loro stessi ammiratori - ammesso che ne abbiano, ma temiano di sì.
Già il titolo basterebbe. Il Volpe è talmente coinvolto emotivamente che gli scappano due che: capita di balbettare quando si è presi da una discussione che ci accalora.
Dicevamo che il titolo basterebbe, eppure le dichiarazioni di tale monsignor Serafino Sprovieri, Vescovo Emerito di Benevento (tutto maiuscolo per il Volpe adorante) riportate con orgoglio meritano la nostra attenzione.
Eccellenza afferma

Costoro [i gay, manco a dirlo] con la loro vita dissoluta e depravata infangano la chiesa, sembrano inseriti in una mentalità pagana e volgare che tollera ed ammicca a queste perversioni, a queste anormalità. I gay che ostentano ...
... la loro diversità e la mettono in pratica, sono perversi, una cosa oscena, la Bibbia é chiara, non ammette repliche: la pratica della omosessualità é una vergogna, causa di esclusione dal Regno dei Cieli e motivo di allontanamento da Dio, motivo per il quale queste cose, a costo di passare per vecchi, superati, retrogradi, vanno dette e denunciate con vigore.
[...] sacerdozio ministeriale e omosessualità non possono coesistere, un gay non ha la mentalità equilibrata, stabile e limpida per poter esercitare questo ministero sacramentale con le carte in regola, motivo per il quale bisognerebbe stare attenti a chi fare entrare nei seminari. Coloro che hanno tendenze gay devono rimanere a casa e non infiltrarsi nei ranghi del clero.
Evviva Pontifex. Finalmente una parola chiara sul peggiore scandalo di questi tempi, una vera e propria offesa per la chiesa, integgerrima paladina di giustizia e umanità.
Qualcuno ha nominato le vittime? A parte la legge naturale e il diritto canonico pare non ci siano vittime. Somiglia tanto allo stupro come delitto contro la morale.

venerdì 18 giugno 2010

Doppi incarichi

Abituati come siamo che nessuno molla nemmeno la tessera scaduta della palestra, le dimissioni di Mara Carfagna dal consiglio regionale campano sembrano eroiche.
Ma cosa è cambiato in due mesi? Non è che ci volesse molto a capirlo che se fai il ministro non puoi fare anche il consigliere.
A questo si aggiunge la perplessità per i commenti entusiasitici sotto al suo post e una delle frasi nel post stesso.

Se c’è una cosa di cui sono felice, dopo avere scritto e spedito la lettera di dimissioni, è che al mio posto, in Consiglio, siederà da domani una donna.
Ci si sarebbe aspettati di leggere un’altra donna, altrimenti sorgono dei sospetti.
Ormai avventuratami nel suo blog leggo uno dei più recenti: Grazie Polizia per limpegno di prevenzione e lotta contro violenza e discriminazione.
Scrive il ministro per le pari opportunità:
La prima risposta alle violenze commesse contro gli omosessuali, i gravissimi episodi che la cronaca ha registrato nelle scorse settimane, dev’essere ed è quella della sicurezza. Sicurezza che il governo vuole garantire a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione.
Peccato che dimentichi che non è vero che tutti i cittadini abbiano lo stesso trattamento, che tralasci il fatto che sicurezza è il nuovo tormentone e che non significa nulla se non se ne chiarisce il significato. Sarebbe troppo banale concordare che nessuno debba essere assalito e picchiato. Sarebbe però doveroso aggiungere che combattere il razzismo, per esempio, passa necessariamente attraverso leggi che eliminano qualunque differenza di trattamento giuridico (pensiamo al divieto di contrarre matrimoni misti). Ecco, arriviamo al punto: le distinzioni in Italia ci sono eccome, perché se sei omosessuale non ti puoi sposare e non hai gli stessi diritti familiari degli eterosessuali.
Mantenere queste discriminazioni giuridiche significa alimentare quella schifezza che per capirci chiamiamo omofobia. Purtroppo il ministro, insieme a tanti altri, è una perfetta rappresentante della omofobia, magari più educata di altri, più perbene, ma altrettanto discriminatoria, violenta e razzista.
La sua recente dichiarazione sui matrimoni gay, moralistica e condiscendente, la trovate qui sotto.

venerdì 12 marzo 2010

Pomeriggio 5 sui figli delle coppie lesbiche, se questa è informazione

Pomeriggio 5, 10 marzo 2010, verso le 5 della sera. Un capolavoro di pessime argomentazioni. Ospiti: Priscilla e Simona e i loro 3 gemelli, Rocco Casalino e la sua amica Celeste, Antonella Boralevi. In collegamento: Severino Antinori, Rosanna Della Corte, Alessandro Meluzzi. C’ero anche io. La puntata si intitolava “un figlio a tutti i costi” anche se a me avevano detto “desiderio genitoriale”. Cominciamo male. Gli ospiti nemmeno corrispondevano a quanto annunciatomi, ma pazienza, che vuoi pretendere.

I primi minuti mi sorprendono: prima Priscilla e poi Simona riescono a raccontare parte della loro storia senza essere interrotte, anche se in agguato c’è sempre la caccia al dettaglio scabroso: la conduttrice Barbara D’Urso sottolinea la differenza d’età (con tutta probabilità non lo avrebbe fatto davanti a una coppia formata da un uomo e da una donna più giovane), incalza sui dubbi e delinea ombre che non esistono. “Quando si fa un figlio si fa in modo che abbia un padre e una madre”, afferma, dimenticando che dovrebbe essere la conduttrice imparziale. Cominciamo così, con il commento apodittico di Barbara D’Urso. Ed è solo l’inizio. Durante tutta la trasmissione D’Urso esprimerà il suo parere, sempre contrario e censorio. L’aspetto divertente è che dichiarerà anche “io amo, così come i tutti i giornalisti che lavorano con me, informare”. Datele uno Zingarelli con un segnalibro alla lettera “I”.

Tuttavia Priscilla e Simona riescono almeno a raccontare che stanno insieme da molti anni, hanno deciso di diventare genitori, sono andate in Spagna perché in Italia la legge 40 vieta a una coppia di donne o a una donna single di accedere alle tecniche. Simona è rimasta incinta di 4 gemelli. I bimbi sono nati prematuri e una bambina, Francesca, è morta alcuni giorni dopo la nascita. Oggi Giulia, Martina e Nicolò hanno poco più di due anni.

Continua su Giornalettismo (per chi ha stomaco).

venerdì 5 febbraio 2010

La libertà d’opinione può far male


La libertà d’opinione è un diritto fondamentale. Cosa si può definire opinione e cosa invece solo pregiudizio o ridicola affermazione? È un diritto fondamentale anche dire idiozie, ma è bene soffermarsi sugli effetti e sugli anticorpi (perlopiù assenti nelle tante persone che le ascoltano come fossero un oracolo).
È una abitudine diffusa chiedere al primo che capita cosa ne pensa del nucleare o del buco nell’ozono. Intervistatore e intervistato sono quasi sempre a digiuno degli argomenti di cui blaterano, ma non è un buon motivo per tirarsi indietro!
Ai diritti GLBTQ va particolarmente male. Lorella Cuccarini, presunta icona gay, si dichiara contraria al matrimonio gay perché lei è cattolica – dimenticando che l’Italia è uno Stato laico e non il corpo della testa vaticana e che esiste il matrimonio civile che non dovrebbe discriminare nessun cittadino. Le proteste non sono abbastanza forti per contrastare l’effetto sui tanti che ne sanno ancor meno o che non se ne curano. Tanto più che il Circolo Mario Mieli la ospita giustificandone le posizioni.
Ma Lorella è in buona compagnia: Sabrina Ferilli è d’accordo nel condannare matrimonio e adozioni se non sei eterosessuale; e Lucetta Scaraffia afferma che è forse meglio nascere in seguito a uno stupro che da una coppia gay. Ovviamente senza alcuna spiegazione o argomentazione. È così perché loro pensano così. Poco importa che sia insensato, crudele e lesivo di diritti già zoppicanti.

(Dnews, 5 febbraio 2010)

lunedì 9 novembre 2009

Rapporto di filiazione e omosessualità: profili giuridici

La Rete Lenford presenta il II Convegno nazionale: Rapporto di filiazione e omosessualità: profili giuridici (Aula degli Avvocati dell’Ordine, Piazza Cavour, Roma, il 27- 28 novembre 2009).


27 novembre 2009

16.00 Registrazione partecipanti

16.30 Saluti

Avv. Antonio Rotelli - Presidente Avvocatura per i Diritti LGBT

Avv. Alessandro Cassiani - Presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma

16.45 Introduzione

Prof. Stefano Rodotà

I SESSIONE - ESSERE GENITORI

17.00 – Coordina Avv. ta Saveria Ricci

Prof. Vittorio Lingiardi - Aspetti psicologici

Chiara Lalli - Aspetti bioetici


28 novembre 2009

II SESSIONE – DIVENTARE GENITORI

9.30 – Coordina Avv. Michele Potè

Avv.ta Susanna Lollini - La procreazione medicalmente assistita

Avv. Francesco Bilotta - Adozione e affido

Dott. Giacomo Oberto - Problemi di coppia e filiazione

Prof. Tiziana Vettor - Nuove famiglie e sfera pubblica: lavoro e sicurezza sociale

11.00 Pausa

III SESSIONE – VIVERE DA GENITORI

11.30 – Coordina Avv. Alexander Schuster

Avv.ta Maria Federica Moscati - La genitorialità sociale: profili di diritto comparato

Avv. Matteo Winkler - Aspetti di diritto internazionale privato

Avv.ta Maria Grazia Sangalli - Le prospettive di riforma

13.00 – Dibattito

venerdì 29 maggio 2009

Basta sprechi e la Carfagna si scorda i gay

L'omosessualità non è re[ato]
Quante polemiche infondate sulla sparizione della lotta all’omofobia dal sito del Ministero per le Pari Opportunità! Quante proteste inutili rivolte al ministro Mara Carfagna, accusata di essere insensibile verso la discriminazione su base sessuale e le mancate tutele di alcuni cittadini!
Nella nuova veste del sito non si nominano le questioni GLBTQ non perché il ministro sia disinteressato o disattento, ma perché non esiste più una “questione GLBTQ”: l’uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini è stata portata a compimento; la legislazione italiana ha raggiunto quella dei più avanzati Paesi al mondo; il matrimonio è una possibilità per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale – per quale ragione dovrebbe essere rilevante per avere la possibilità di sposarsi? – la maturazione culturale è giunta a compimento e nessuno più sghignazza davanti a due uomini o a due donne che si baciano, perché ognuno è libero di vivere come vuole e di amare chi vuole.
Insomma, mantenere una commissione che combatte le ingiustizie quando le ingiustizie non esistono più sarebbe come mantenere una commissione per gli invalidi di guerra dopo che da un paio di secoli si vive in pace. Carfagna non ama ciò che è superfluo. Come darle torto in un periodo in cui è moralmente doveroso evitare gli sprechi?

(DNews, 29 maggio 2009)

giovedì 7 maggio 2009

Le foto dei neonati e il grande mistero de “l’estremo centro”

Estremo centro
Nell’ottobre 2007 la Regione Toscana lancia una campagna contro le discriminazioni sessuali. Il testimonial è un neonato dormiente, o meglio la sua manina in primo piano e parte del suo volto in secondo piano. Al polso ha la fascetta destinata al nome su cui è scritto “homosexual”. Il messaggio è che le persone non dovrebbero essere discriminate in base al loro orientamento sessuale.
Nonostante il lodevole intento (ma forse non lodevole per tutti) la campagna ha scatenato critiche feroci, in nome del rispetto del neonato in questione che sarebbe stato strumentalizzato. E strumentalizzare i bambini non è bene. Qualcuno è arrivato addirittura a intimare alla Regione Toscana di ritirare la campagna.
Già al tempo era difficile non accorgersi che il punto dolente e il vero oggetto delle furibonde polemiche non era la “strumentalizzazione” del bambino, ma la ragione della campagna. Non il ricorso ad un neonato (varie pubblicità con bambini protagonisti erano state peraltro digerite senza reagire), ma il suo orientamento sessuale e, soprattutto, l’affermazione che questo non è rilevante ai fini dei diritti e del rispetto. Già al tempo, insomma, era evidente che i benpensanti non gradivano una battaglia contro le discriminazioni, affezionati come sono al tradizionalismo omofobo e beghino.
Oggi è forse doveroso riandare con la memoria a quelle scomposte reazioni quando, passeggiando per le strade, ci si imbatte in bambini utilizzati per promuovere una corrente politica: l’estremo centro. Perché nessuno di quegli zelanti protettori di minori ha condannato il loro uso? L’intento, poi, sembrerebbe anche meno rilevante e molto più egoistico: ottenere quanti più voti possibile, per essere eletti alle prossime consultazioni, mentre il neonato “homosexual” era stato utilizzato per una battaglia di giustizia e di uguaglianza. Un mero interesse personale contro una battaglia di principio.
Il silenzio può forse essere spiegato solo dalla memoria corta che affligge l’uomo moderno? Da sbadataggine? Oppure da imprevedibili meccanismi umorali? Magari sono distratti dal mistero: che diavolo sarà mai un “estremo centro”?

(DNews, 7 maggio 2009)

mercoledì 4 marzo 2009

Le unioni tra persone dello stesso sesso

Venerdì 6 marzo ore 18.30 presso la sede di Di Gay Project, via Costantino 82, Roma, verrà presentato il libro Le unioni tra persone dello stesso sesso. Profili di diritto civile, comunitario e comparato.
Il libro è a cura di Francesco Bilotta, che sarà presente insieme a Domenico Rizzo, Imma Battaglia e Stefano Campagna (2008, MIMESIS edizioni).

Altri dettagli qui.

giovedì 4 dicembre 2008

Diritti Umani. Questi illustri sconosciuti

Oggi, in ottanta paesi del mondo, l’omosessualità è considerata un reato. In nove, viene applicata la pena di morte – tra questi ultimi, l’Iran ha il boia più “solerte”. Per intenderci, in molti paesi, lo scenario è quello della Germania del ’35, paese natale dell’attuale Pontefice, quando venne introdotto nel codice penale tedesco il paragraf 175 (*) – prima che entrassero in vigore le leggi razziali. Strumenti normativi maledettamente capaci di determinare la morte di milioni di persone, anche omosessuali e transessuali (quest’ultime considerate omosessuali abituali!). Pensate, il paragraf 175 venne abrogato nel 1968 – dopo vent’anni dalla firma della Dichiarazione dei Diritti Umani (1948).
L’Olocausto e l’Omocausto, una vergogna storica dei primi del novecento – un “banchetto criminale” al quale partecipò, con appetito, l’Italia governata da Benito Mussolini –, una verità storica, ancora oggi, troppe volte sottaciuta, negata, non solo nelle aule scolastiche – frequentate, per alcuni “illuminati”, solo da “studenti bamboccioni!”.

A New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo 10 dicembre, la Francia, per iniziativa della Segretaria di Stato per gli affari esteri ed i diritti umani Rama Yade, in occasione del sessantesimo dalla firma della Dichiarazione dei Diritti Umani, lancerà un’iniziativa diplomatica internazionale: presenterà la dichiarazione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità.

Meglio tardi che mai!

(di Federica Pezzoli su Articolo 21. Da leggere tutto)

mercoledì 3 dicembre 2008

Il professor D’Agostino e l’ABC dell’orientamento sessuale

È inutile: quando si tratta di omosessualità, le gerarchie vaticane e i loro alfieri non riescono a intendere le definizioni più elementari. L’ultimo esempio di una lunga serie ci viene dato da Francesco D’Agostino su Avvenire di oggi («Una buona causa non si serve di argomenti pessimi», 3 dicembre 2008, p. 1). A proposito della dichiarazione per la depenalizzazione dell’omosessualità, ecco cosa scrive:

[Alla campagna contro la pena capitale per gli omosessuali] invece si è addebitata anche (o principalmente? il dubbio è legittimo) la funzione di far fare un passo avanti alla teoria del ‘genere’: i veri diritti da riconoscere agli omosessuali non sarebbero quelli che doverosamente vanno riconosciuti a tutti gli esseri umani, ma i particolarissimi diritti del ‘genere’.
Ciò che si vuole, in buona sostanza, è portare avanti, fino alla definitiva legittimazione, e ai massimi livelli della comunità internazionale, l’idea secondo la quale l’identità sessuale non è un dato biologico, ma il prodotto di scelte personali, individuali, insindacabili e soprattutto meritevoli di riconoscimento e tutela pubblica (in questo appunto si sostanzia la pretesa del riconoscimento del matrimonio tra omosessuali).
Fare ordine in questo groviglio di confusioni ed equivoci è arduo, ma proviamoci.
D’Agostino sta confondendo ben tre concetti differenti: l’orientamento sessuale, cioè il genere (maschio o femmina) verso cui una persona prova attrazione fisica; l’identità di genere, il genere in cui una persona identifica nella propria mente se stessa; l’identità sessuale, il genere biologico a cui una persona appartiene. Per omosessuale si intende dunque una persona il cui orientamento sessuale la porta a provare attrazione per un individuo del suo stesso genere biologico; ma questo non significa affatto – almeno, non necessariamente – che quella persona debba anche avere un’identità di genere che non coincide con il proprio genere biologico. Detto più semplicemente: un omosessuale maschio sarà attratto dagli uomini, ma in generale sentirà di appartenere al genere maschile, non a quello femminile; un’omosessuale femmina proverà attrazione per le donne, ma in generale percepirà se stessa come donna, non come uomo. L’omosessualità riguarda dunque primariamente l’orientamento sessuale, e non altro.
Un’ulteriore confusione del discorso di D’Agostino è il richiamo alle cosiddette teorie del gender (nate nell’ambiente filosofico post-modernistico), che sostengono che sono solo i fattori socio-culturali e non quelli biologici a determinare il cosiddetto ruolo di genere (non, come crede D’Agostino, l’identità sessuale!), cioè l'insieme di comportamenti e atteggiamenti che definiamo tipicamente maschili o femminili. La rivendicazione del matrimonio omosessuale si fonda su queste teorie (sostenute da una minuscola frazione del mondo intellettuale)? Ovviamente no: se gli omosessuali chiedono di avere il diritto di sposarsi lo fanno in base all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che è già sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e che non ha bisogno di essere ribadita da una risoluzione dell’Onu, il cui obiettivo in questo caso è peraltro del tutto diverso.

La confusione di D’Agostino ha tutta l’aria di essere colposa piuttosto che dolosa; ma di certo consente all’illustre studioso di presentare le rivendicazioni degli omosessuali come derivate da bizzarre teorie, e peggio ancora come se essi esigessero «particolarissimi diritti»: una richiesta di privilegi, e non di un diritto di cui tutti gli altri cittadini godono.

Mai più uccisi perché gay

Sit in di protesta davanti al vaticano, sabato prossimo alle 5 (piazza Pio XII).
Promotori: Arcigay Roma, ArciLesbica Roma, Certi Diritti.

mercoledì 19 novembre 2008

AnelliDiFumo alla voce politica estera

E sottolineo estera.
USA: Obama-Biden propongono unioni civili federali con adozione.

Incollo solo qualche punto. Per roderci meglio il fegato.

  • Support Full Civil Unions and Federal Rights for LGBT Couples: Barack Obama supports full civil unions that give same-sex couples legal rights and privileges equal to those of married couples. Obama also believes we need to repeal the Defense of Marriage Act and enact legislation that would ensure that the 1,100+ federal legal rights and benefits currently provided on the basis of marital status are extended to same-sex couples in civil unions and other legally-recognized unions. These rights and benefits include the right to assist a loved one in times of emergency, the right to equal health insurance and other employment benefits, and property rights.
  • Oppose a Constitutional Ban on Same-Sex Marriage: Barack Obama voted against the Federal Marriage Amendment in 2006 which would have defined marriage as between a man and a woman and prevented judicial extension of marriage-like rights to same-sex or other unmarried couples.
  • Repeal Don't Ask-Don't Tell: Barack Obama agrees with former Chairman of the Joint Chiefs of Staff John Shalikashvili and other military experts that we need to repeal the "don't ask, don't tell" policy. The key test for military service should be patriotism, a sense of duty, and a willingness to serve. Discrimination should be prohibited. The U.S. government has spent millions of dollars replacing troops kicked out of the military because of their sexual orientation. Additionally, more than 300 language experts have been fired under this policy, including more than 50 who are fluent in Arabic. Obama will work with military leaders to repeal the current policy and ensure it helps accomplish our national defense goals.
  • Expand Adoption Rights: Barack Obama believes that we must ensure adoption rights for all couples and individuals, regardless of their sexual orientation. He thinks that a child will benefit from a healthy and loving home, whether the parents are gay or not.

giovedì 12 giugno 2008

Una pagliacciata che scongiura il rischio dell’oblio

Secondo “Famiglia Cristiana” il Gay Pride di Roma è una pagliacciata. Questo vuol dire che gli altri Gay Pride sono manifestazioni “serie”? Ovviamente no. Il Gay Pride è intrinsecamente una pagliacciata, secondo loro.
Nonostante sia ancora da dimostrare che di pagliacciata si tratti – e che questo sia immorale e indecente – la miopia più grave è non riconoscere che una “pagliacciata” possa denunciare gravi omissioni dello Stato nei confronti delle persone (omosessuali).
Ove la connotazione dell’orientamento sessuale è volutamente messa tra parentesi: perché uno Stato dovrebbe proteggere le persone, piuttosto che giudicare in modo pornografico la loro vita privata. Perché, altrimenti, non declinare meglio le preferenze sessuali? Le categorie “eterosessuale” ed “omosessuale” sono troppo anguste: aggiungiamo anche gli indecisi, i bisessuali, i timidi, gli aggressivi e così via. Con tanto di voto come a Miss Italia.
E se il Gay Pride contribuisse a ricordare o a rendere più difficile l’oblio sulla disuguaglianza che colpisce alcuni cittadini (per il mancato riconoscimento giuridico su famiglia e genitorialità)? Piume, provocazioni e culi possono piacere oppure irritare: questione di gusti, di quella libertà di pensiero ed espressione che uno Stato laico deve garantire. Così come dovrebbe garantire i diritti civili di tutti i suoi cittadini. Famiglia Cristiana pensi pure, piegandosi ossequiosamente ai dettami clericali, che questa “anomalia” (cioè l’omosessualità) sia un intrinseco e peccaminoso disordine dell’anima. Meglio una pagliacciata che una ipocrita e ingiusta discriminazione.

(DNews, 12 giugno 2008)

domenica 8 giugno 2008

Le regole del dialogo secondo Isabella Bertolini (e molti altri)

Isabella Bertolini (Pdl):

L’abbiamo detto a chiare lettere nella scorsa legislatura e lo ribadiamo oggi in occasione del Gay Pride di Roma: nessun riconoscimento pubblico può essere concesso alle coppie omosessuali. La Costituzione italiana riconosce e tutela la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna [...] Qualora fossero presenti eventuali lacune nelle leggi si possono affrontare con strumenti giuridici di natura privatistica già presenti nel sistema civilistico italiano o con modifiche al codice. L’ostinazione con cui si persegue il riconoscimento pubblico delle unioni di fatto risulta controproducente alla stessa causa omosessuale. Si innesca infatti una contrapposizione muro contro muro che blocca sul nascere qualunque tentativo di dialogo. Un atteggiamento maggiormente responsabile e consapevole da parte degli stessi rappresentanti della comunità gay o dei pasdaran delle unioni di fatto sarebbe certamente più auspicabile. (AGI)
Peccato, Bertolini, che la Costituzione non parli di uomo e di donna, davvero un gran peccato. Sarebbero bastati 3 o 4 minuti per leggere l’articolo 29 (La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare).
Eventuali lacune? Ma la signora esce di casa oppure passa il tempo a mangiare i pasticcini con le amiche? A conversare amabilmente sulle mezze stagioni che non ci sono più e il prezzo delle patate per fare il pasticcio che va tanto di moda?
Ecco le regole del dialogo proposte da Bertolini: voi (cioè gli omosessuali, che tanto per essere ripetitivi prima di essere omosessuali sono persone e cittadini; ma di questo Bertolini forse non è consapevole) non rompete i coglioni più di tanto, accontentavi del nostro (cioè il popolo delle libertà – solo quelle loro ovviamente – e compari vari) pietismo e perfino buon animo, non scocciate con questo matrimonio e con la richiesta di simili diavolerie. Ma che andate cercando? Comportatevi responsabilmente, suvvia.
Mi sembra come quelli che dicono: bene parliamone, ma su questi punti (e giù un elenco piuttosto lungo) non sono disposto a trattare. A parte il fatto che mi ricorda qualcuno, ma non è che ci state prendendo in giro? Non so perché, ma ho questo sospetto.

giovedì 17 aprile 2008

B16 e George W. Bush

B16 incontra George W. Bush. Siamo felici e orgogliosi di vedere confermate le loro affinità.
In Festa di compleanno per il Papa alla Casa Bianca, Zenit, 16 aprile 2008, si legge:

Un comunicato congiunto emesso dal Vaticano e dal Governo statunitense ha reso noto che i leader hanno affrontato temi quali “il rispetto della dignità della persona umana; la difesa e la promozione della vita, del matrimonio e della famiglia; l’educazione delle generazioni future; i diritti umani e la libertà religiosa; lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà e le pandemie, soprattutto in Africa”.
Elencati così gli scopi comuni, sembrano scopi nobili e condivisibili. Basta avere la memoria corta o fare i finti tonti. Se invece si conserva qualche ricordo, è difficile non suggerire che il rispetto della dignità della persona umana sarebbe meglio chiamarlo indisponibilità e sacralità della vita umana (che sostituisce la libertà di scegliere della propria vita), e che prende le forme del matrimonio tra un uomo e una donna sulle indicazioni clericali (un uomo che sia uomo davvero e una donna che sia donna davvero, senza scherzi o diavolerie ormonali e chirurgiche, si intenda). L’educazione è quella religiosa e clericale e la libertà religiosa è quella di scegliere il cattolicesimo. Infine sull’Africa: sarebbe meglio tacere, forse, perché si rischia di doversi ricordare le dichiarazioni sulla inutilità del preservativo come argine alle malattie sessualmente trasmissibili o al suo potere contraccettivo.
Quanto scrive l’Ansa si avvicina di più alla verità, anche se gli argomenti rimangono ancora troppo sul formale.

Papa, un viaggio nel tramonto dell’America di Bush, Ansa, 13 aprile 2008:
Quello nello Studio Ovale, sarà poi l’ultimo incontro ufficiale tra il Papa e il presidente uscente. Nel colloquio – ha annunciato la Casa Bianca – i due leader proseguiranno il loro dialogo su “fede e ragione” e sui loro “scopi comuni”: su aborto, famiglia, coppie gay, ricerche sulle staminali, Benedetto XVI e Bush la pensano alla stessa maniera.
Per essere più espliciti: no all’aborto; sì alla famiglia cosiddetta tradizionale (uomo + donna + pargoli); no alle coppie gay (nessun riconoscimento e se fosse meno impopolare, forse, ci si spingerebbe anche oltre); no alla ricerca sulle staminali.

mercoledì 6 febbraio 2008

La nota 17

Cercando i documenti ufficiali del Magistero cattolico nei riguardi della omosessualità mi trovo a rileggere le Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (2003), redatto dalla Congregazione per la dottrina della fede.
Il documento è notevole nella sua interezza. Ma la nota 17 merita una particolare attenzione. Da rileggere ogni tanto per assaporarne il senso.

Occorre non dimenticare inoltre che sussiste sempre «il pericolo che una legislazione che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali, 24 luglio 1992, n. 14).

martedì 8 gennaio 2008

A 10 anni dalla morte di Alfredo Ormando

Arcigay organizza in ricordo di Alfredo Ormando il convegno Liberaci dal male: Quis custiodet custodes? domenica 13 gennaio 2008 alle 16.00 presso la Fondazione Olivetti, via Zanardelli 34 (piazza Navona), Roma.

Programma

coordina: Stefano Campagna, Tg1
introduce: Carlo Guarino, responsabile nazionale Arcigay 13 gennaio

intervengono:
Alessandro Merluzzi, psichiatra
Chiara Lalli, filosofa
Khalid Chaouki, direttore di Minareti.it e membro Consulta per l’Islam italiano
Luca Ghiretti, componente consiglio nazionale FGEI Federazione Giovanile Evangelica Italiana
Davide Varì, Liberazione
Haim Cipriani, rabbino Lev Chadash
Renato Sabbadini, Ilga
Francesca Grossi, ArciLesbica

conclude: Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay

Il convegno sarà preceduto da un sit in (alle 14.00) in Piazza Pio XII.

Info:
GAY HELP LINE 800 713 713
www.january13.org
13gennaio@arcigay.it

sabato 5 gennaio 2008

Unioni fra persone dello stesso sesso

Ricevo e posto con piacere (e ringrazio Francesco Bilotta).

AVVOCATURA PER I DIRITTI LGBT

RETE LENFORD
in collaborazione con
PERSONA E DANNO

LE UNIONI FRA PERSONE DELLO STESSO SESSO
ALLA RICERCA DELLE REGOLE TRA PASSATO E FUTURO
con il patrocinio della Regione Toscana
Evento formativo riconosciuto dall’Ordine degli Avvocati di Firenze
FIRENZE, 25-26 GENNAIO 2008
Teatro Saschall, Lungarno Aldo Moro, n. 3
Per informazioni: Studio Legale Ricci (tel. 055.24.76.863; cell. 339.61.97.316)

PROGRAMMA
Venerdì 25 Gennaio 2008

14.00 Registrazione dei partecipanti
14.30 Introduzione
Francesco Bilotta e Saveria Ricci
I sessione - gli ordinamenti giuridici dell’antichità modelli etici e norme giuridiche
14.40 – Coordina e introduce
Giovanni Dall’Orto
Roberta Padovano
Dalle origini al Codice Giustinianeo
Giovanni Dall’Orto
Dalla fine dell’Impero Romano all’Illuminismo
Stefano Bolognini
Dall’800 alla seconda guerra mondiale
Pausa caffè
II Sessione - le unioni fra persone dello stesso sesso nel diritto comunitario e comparato
16.30 – Coordina e introduce
Vittoria Barsotti
Matteo Bonini Baraldi
La normativa comunitaria: pluralismo di valori e pregiudizi nazionali
Carmela Simona Pastore
Le unioni registrate ed i PaCS
Morris Montalti
Separazione dei poteri e riconoscimento del matrimonio
Cocktail
Inaugurazione di collettiva di pittura

Sabato 26 gennaio 2008
III SESSIONE - le unioni fra persone dello stesso sesso nel diritto italiano vigente
9.30 – Coordina e introduce
Francesco Dal Canto
Unioni tra persone dello stesso sesso e Costituzione italiana
Daniela Marcucci Pilli
La famiglia omosessuale nel diritto italiano
Alessio De Giorgi
La normativa della Regione Toscana
Pausa caffè
IV SESSIONE - le unioni fra persone dello stesso sesso nel diritto italiano futuro
11.15 – Coordina e introduce
Francesco Bilotta
Ezio Menzione
I progetti di legge presentati in Parlamento
Antonio Rotelli
I CUS: luci e ombre
Chiara Bertone
Le unioni omosessuali nella realtà italiana
Pausa Pranzo
V SESSIONE - tavola rotonda in forma di processo simulato “le unioni omosessuali alla sbarra”
15.00 – Coordina: Roberto Russo Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
19.00 – Conclusioni e cocktail di saluto

1. IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Le prime 4 sessioni
La prima sessione è dedicata alla retrospettiva storica, la seconda alla panoramica comunitaria-comparatistica, la terza al diritto vigente, la quarta alle prospettive normative future.
La quinta sessione – tavola rotonda/processo simulato
La quinta sessione consisterà in un evento particolare. Al posto di una più tipica tavola rotonda, saranno rivisitati i temi del convegno attraverso la simulazione di un processo avente per tema l’omosessualità.
Il processo seguirà un rito particolare, mutuando alcune norme dal rito penale italiano, altre dal rito statunitense, altre dalla fantasia di chi organizza.
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze avrà il ruolo di giudice, in questo caso unicamente direttore del dibattimento, in quanto il verdetto sarà emesso da una giuria composta da persone di età molto diversa fra loro. Avvocati veri si divideranno i ruoli di accusa e difesa. Un nutrito numero di testimoni sarà chiamato a deporre.

venerdì 4 gennaio 2008

Intervista a Vittorio Lingiardi su Citizen gay

Vittorio Lingiardi è psichiatra, psicoanalista, docente della Facoltà di Psicologia 1 della “Sapienza”. Ha da poco pubblicato un libro dal titolo Citizen Gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale (Il Saggiatore, Milano). Già nel titolo emergono alcuni temi centrali della sua riflessione.

L’omofobia è oscena come il razzismo, però è socialmente molto più accettata: da dove cominciare per invertire la rotta?
Penso che bisognerebbe partire proprio da una legge che riconosca le persone omosessuali nell’integrità della loro fisionomia giuridica e sociale. Come psichiatra, sono sicuro che un effetto collaterale positivo dell’approvazione di una buona legge sul riconoscimento delle unioni civili sarebbe un drastico prosciugamento della palude, psicologica e sociale, in cui prolifera l’omofobia. Non è evidente come l’omofobia, compreso il fenomeno in crescita del bullismo omofobico, si alimenti anche del mancato riconoscimento di un pieno diritto di cittadinanza alle persone omosessuali? Non vengono forse legittimati pensieri come: «Se la Chiesa considera queste persone indegne di formare una famiglia, e se lo Stato ne tollera la convivenza, purché senza celebrazioni e senza diritti e tutele, allora vorrà dire che in fondo, davanti a Dio e agli uomini, questi omosessuali non sono proprio cittadini come gli altri...»?

Finché l’omosessuale chiede di essere compatito è abbastanza “tollerato”; ma quando chiede e rivendica i suoi diritti la reazione cambia: è quasi considerata una pretesa tracotante, come se l’omosessuale fosse una persona che merita meno attenzione e meno rispetto dei cosiddetti “normali”. L’espressione “cittadinanza morale”, da lei usata, sembra possa funzionare anche come risposta a quanti hanno un atteggiamento di questo tipo.
Sia come atteggiamento psicologico alimentato dalla cultura sia come attitudine patologica, l’omofobia è nel DNA delle nostre tradizioni sociali, religiose e politiche. Non lo rivelano solo gli anatemi continui, ma anche le cautele, gli imbarazzi e talora anche quell’atteggiamento di “tolleranza” di cui lei parla. Nelle Lettere luterane Pasolini dice: «Io sono come un negro in una società razzista che ha voluto gratificarsi di uno spirito tollerante. Sono cioè un “tollerato”». Di nuovo, qui, il valore di una legge. Senza riconoscimento sociale, senza cittadinanza morale, è più difficile che una rappresentazione si consolidi nella mente come legittima e convalidata. Viceversa, nel suo costituirsi come «possibile» e «legittima», questa stabilizzazione toglierebbe alla realtà discriminata il suo contenuto «minaccioso» e implicitamente disincentiverebbe le azioni violente e persecutorie (bullismo, omofobia sociale). Inoltre ridurrebbe l’effetto dell’assimilazione della negatività sociale, cioè l’omofobia interiorizzata, causa della difficoltà ad accettarsi, dell’autodisprezzo, e di comportamenti inconsciamente autodistruttivi in una persona omosessuale. Sono argomenti molto semplici, alla base di qualunque percorso di integrazione delle differenze individuali, culturali, sociali.

I rapporti omosessuali possono essere considerati come un vero e proprio motore di evoluzione sociale, di egualitarismo, di parità: potrebbe essere proprio questo ad irritare i fautori della famiglia patriarcale (e non “naturale” o giusta, come direbbero in tanti)? Un attentato al potere maschile nel senso deteriore di sopraffazione?
Credo che uno dei motivi per cui l’omosessualità tout court (e ancor più un suo riconoscimento sociale) crea avversione, paura, diffidenza, derivi dalla preoccupazione per un disordine psicologico che diventa poi sociale. Una sorta di disagio all’idea che vi sia qualcosa di «femminile» in un uomo e di «maschile» in una donna. Da qui anche il bisogno di darsi una rassicurazione riguardo alla propria «mascolinità» o «femminilità». Un fondamento psicologico dell’omofobia, infatti, consiste in una polarizzazione difensiva dei ruoli di genere, che porta a temere/disprezzare i fantasmi di passività e dipendenza nell’uomo e di attività e autosufficienza nella donna. Si tratta di una difesa abbastanza primitiva, ancorata a un’idea ingenua e concreta dell’anatomia e della scena dell’accoppiamento – ma efficace nel lasciare le cose «al loro posto». Una donna che ama un’altra donna stravolge la regola patriarcale per cui è il rapporto con il pene che la penetra e la feconda a offrirle la possibilità di essere «completa». È una donna che tradisce la sua missione di madre e di moglie. Un uomo che ama un altro uomo evoca il fantasma della passività, si «femminilizza» e rinuncia alla sua «vocazione» patriarcale. In questo senso possiamo dire che le persone omosessuali implicitamente contribuiscono a decostruire gli stereotipi di genere. Il che però non significa che, come le persone eterosessuali, esse non possano esprimere in mille modi diversi i ruoli di genere e ciò che comunemente si intende per “maschile” e “femminile”. Rimane il fatto che una donna senza un uomo al suo fianco è facilmente ridicolizzata: è una suora, una zitella o una lesbica. E ridicolo o inutile è l’uomo che non si porta a letto una donna (un imbranato, un impotente o un finocchio). In entrambi i casi si tratta di uno spreco, una stranezza, una sovversione improduttiva. Il legame tra maschilismo e omofobia è evidente.

(Ostraciscmo omosessuale, Agenda Coscioni, gennaio 2008)

lunedì 18 giugno 2007

L’orgoglio e la viltà

Splendido articolo ieri di Massimo Adinolfi sul Gay Pride («Diritti e caricature», Il Mattino, 17 giugno 2007, pp. 1, 14):

Ancora oggi molte lesbiche e molti gay scelgono di vivere la propria condizione – nei luoghi di lavoro, nelle relazioni familiari, nella vita di relazione – in maniera invisibile. È un effetto della mera pressione sociale. Come se desse ancora scandalo il dichiarare la propria omosessualità. Come se vi fosse della disdicevole ostentazione semplicemente nell’essere omosessuali. In effetti, con il Gay Pride accade per singolare contrappasso proprio questo, che prende la scena l’ostentazione: le piume, i giubbotti, i travestimenti e le mascherate. Ora, è vero che l’ostentazione contiene sempre un che di osceno. Ma è vero anche che in questo modo viene spostato un po’ più in avanti il confine della visibilità. Nessun eterosessuale ha infatti il problema di ostentare o non ostentare la propria eterosessualità: il fatto che invece si chieda ancora all’omosessuale di trovare la giusta misura, è forse segno non che debba ostentarla buffonescamente, o fieramente rivendicarla, ma che non ha ancora guadagnato la piena e non contrastata visibilità. Ciò è tanto vero che è di solito una spia della salute civile di un paese che parate come il Gay Pride si tengano, e che somiglino a una festa. Lo dimostra, «a contrario», la dura repressione a cui analoga manifestazione è andata incontro nelle settimane scorse nella Russia di Putin. Il che consente infine di confermare un vecchio pensiero di Platone. Nel Simposio, il dialogo sull’amore, il filosofo scriveva infatti: «Dov’è considerato riprovevole essere coinvolti in una relazione omosessuale, ciò è dovuto al difetto dei legislatori, al dispotismo da parte dei governanti, a viltà da parte dei governati». Platone non è il più titolato a dare lezioni di democrazia e di diritti, ma forse aveva ragione: se c’è ancora un Gay Pride, e non viltà dunque ma una dose supplementare di orgoglio, vuol dire non che ci sia dispotismo da parte dei governanti – quello è casomai un problema di Putin – ma da qualche parte un difetto dei legislatori forse sì.
Da leggere tutto.