venerdì 7 luglio 2006

Il testamento biologico arriva in Senato

Dalle News di darwinweb.it un articolo di Anna Meldolesi sulla complessa vicenda del testamento biologico (pubblicato su Il Riformista, 6 luglio 2006).

Nel mare agitato della bioetica il centrosinistra prova a fare rotta verso l’approdo del testamento biologico. Il timone è nelle mani di Ignazio Marino, che dopo aver scompigliato i fronti dialogando sull’Espresso con il cardinal Martini, mette alla prova le sue abilità di tessitore in un campo nuovo e insidioso, quello dell’attività legislativa. Il pioniere dei trapianti, eletto nelle liste dei Ds, ha presentato un disegno di legge su “consenso informato e dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”. L’esame di questo e degli altri disegni di legge sul tema è cominciato due giorni fa alla Commissione igiene e sanità del Senato, che lo stesso Marino presiede. Questo uomo “di scienza e di fede” – che quando parla di biomedicina preferisce porre l’accento sul primo sostantivo piuttosto che sul secondo – riuscirà nell’intento di tenere unite le diverse anime della maggioranza, segnando l’avvio di una stagione meno rissosa sui temi eticamenti sensibili?
Sulla necessità di legiferare, colmando il ritardo accumulato sulle tematiche di fine vita, apparentemente sono tutti d’accordo: l’accanimento terapeutico riceve condanne unanimi da laici e cattolici, da destra e sinistra. Ma come al solito il diavolo si nasconde nei dettagli, uno in particolare: bisogna includere fra i trattamenti medici che possono essere rifiutati dai pazienti anche l’alimentazione artificiale? A questa domanda, cruciale per decidere i destini delle future Terry Schiavo ed Eluana Englaro, Giovanni Paolo II ha risposto in modo negativo nel 2004. Su questo stesso punto nel 2005 si è spaccato il Comitato nazionale di bioetica (Cnb). E questo sarà anche il banco di prova più difficile per la Commissione sanità. Il ddl Marino – che è stato firmato anche dal capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro – non affronta esplicitamente il problema della sospensione dell’alimentazione artificiale ai pazienti in stato vegetativo che hanno lasciato disposizioni scritte in tal senso. Ma il chirurgo non ha mai nascosto di aver maturato una posizione più aperta di quella espressa ufficialmente dal Vaticano, proprio in seguito al lavoro svolto nei reparti di terapia intensiva. Esiste una tendenza consolidata nella comunità scientifica internazionale a includere l’alimentazione artificiale fra i trattamenti medici e i giuristi non sono in grado di indicare alcun paese in cui le norme sul testamento biologico prevedano questa eccezione. È facile pronosticare, comunque, che il dibattito sarà acceso, perché la formula scritta nel programma dell’Unione non scioglie il nodo e l’argomento si presta a usare parole forti e toni emotivi: la mozione approvata con una maggioranza strettissima dal Cnb, per esempio, parla di “eutanasia omissiva”. Non sarà facile convincere Paola Binetti, che quel documento l’ha firmato e ora siede in Commissione, a cambiare idea. A confermare che questo sarà l’ostacolo più alto da saltare c’è anche il disegno di legge presentato da Antonio Tomassini: il senatore di Forza Italia, che nella passata legislatura era riuscito a mettere d’accordo la Commissione su un testo che lasciava aperto un margine di interpretazione, è tornato sui propri passi depositando un nuovo ddl che specifica: “l’idratazione e l’alimentazione parentale non sono assimilate all’accanimento terapeutico”. Il lavoro di mediazione, a quanto pare, è tutto da rifare. Per il resto Marino propone alcune novità di rilievo rispetto al suo predecessore: lascia ai comitati etici delle strutture sanitarie invece che al giudice tutelare il compito di risolvere eventuali controversie e affida alle aziende sanitarie locali invece che al notariato il compito di raccogliere i testamenti biologici. Alcune di queste proposte faranno discutere: c’è chi dubita, ad esempio, che i comitati etici siano in grado di assolvere a questo compito senza una profonda riforma. La necessità di informare capillarmente i cittadini per far sì che il testamento biologico non resti uno strumento a disposizione di un’élite culturale, inoltre, non dovrebbe trasformarsi in una pressione eccessiva su chi preferisce non avvalersi di questo diritto. Ma l’iter è appena cominciato e l’annuncio della nuova ondata di audizioni che sta per partire lascia intravedere la volontà di non sottrarsi ai consigli e alle critiche.

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