lunedì 3 luglio 2006

La Corte d’appello di Milano ascolta alcuni testimoni sul caso di Eluana Englaro

Una piccola novità per Eluana Englaro, la ragazza da 14 anni in stato vegitativo (Caso Englaro, Corte d’appello di Milano si riserva di decidere su lista di testimoni, Vivere & Morire, 30 giugno 2006).

Oggi la sezione famiglia della Corte d’appello di Milano si è riservata di decidere in merito alla lista testimoni presentata dagli avvocati Vittorio Angiolini, Riccardo Maia e Franca Alessio, per dimostrare che la ragazza quando ancora era nelle sue piene facoltà aveva più volte ribadito di non voler essere mantenuta in vita da una macchina. Una decisione che la Englaro aveva maturato quando, esattamente un anno prima del suo, un incidente stradale ridusse in coma irreversibile uno dei suoi più cari amici. Quel ragazzo è deceduto un anno fa senza mai riprendersi. La Corte renderà nota la sua decisione sulla liste testimoni entro dieci giorni quando fisserà anche la data della prossima udienza. Si preannuncia un’istruttoria particolarmente lunga e che non si concluderà, probabilmente, prima dell’autunno prossimo.
La Corte deve decidere in merito al ricorso contro la decisione del Tribunale di Lecco che per l’ennesima volta aveva respinto la richiesta di “porre fine a questa straziante situazione” come la definisce Beppino Englaro, in una catena interminabile di corsi e ricorsi. Quello che chiede è “restituire la dignità umana e il diritto alla morte di mia figlia”.
[…] Tocca ora alle toghe milanesi valutare se il trattamento cui è sottoposta sia invasivo della sua personalità e se contrasta con la dignità umana. Una sentenza molto attesa non solo dalla famiglia Englaro, ma da tutti quanti si pongono una riflessione sull’eutanasia. In caso di accoglimento della richiesta del papà si creerebbe un importante precedente con inevitabile effetto di richieste a catena. Il concetto del ricorso ruota attorno all’utilizzo del sondino nasogastrico: chiunque può rifiutare questo trattamento, ma non chi è incapace di intendere e volere come, appunto, una persona in coma. È giusto, quindi, che tali pazienti debbano essere costretti, sostanzialmente, a sottoporsi a qualsiasi tipo di cura e forse anche a sperimentazione? Se la Corte d’appello di Milano dovesse dare risposta contraria a quella del Tribunale di Lecco, è evidente cosa ne potrà conseguire. In caso di ennesimo diniego, si andrà in Cassazione e poi forse anche alla Corte di Strasburgo. Ma nel caso di accoglimento del ricorso, sarà necessario stabilire, attraverso appunto le testimonianze degli amici della giovane, l’effettiva volontà di Eluana di non essere mantenuta in vita artificialmente. Se questa tesi, sostenuta dal padre, trovasse conferma, potrebbe portare al distacco della spina. “Spero che ancora una volta non vengano negati i diritti di mia figlia: su tutti quello espresso nelle sue piene capacità di intendere e di volere prima di quel maledetto incidente”, ha ribadito ancora oggi pomeriggio il papà. “Voglio troppo bene a mia figlia non mi si costringa ad atti di coraggio”.

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