mercoledì 26 luglio 2006

Selezione del sesso: nuove tecniche, nuovi problemi

Una nuova tecnica, basata sull’analisi del sangue materno, permette di identificare il sesso del concepito già tra la quinta e la settima settimana, senza rischi per l’embrione; in questo modo, ricorrendo all’aborto precoce, si può porre fine a una gravidanza se il sesso del nascituro non è quello desiderato. La rivista Prenatal Diagnosis dedica l’intero numero di luglio a questo tema; anche se gli articoli sono disponibili solo agli abbonati, è possibile farsi un’idea del contenuto di alcuni di essi grazie ad EurekAlert!Early fetal gender test demands rapid ethical policymaking», 20 luglio 2006).

Da vedere in particolare Thomas Baldwin, «Understanding the opposition» (Prenatal Diagnosis 26, 2006, pp. 637-45), che analizza gli argomenti contro la selezione del sesso in quattro aree chiave:

  1. religion – Baldwin believes that religious arguments by themselves should not be used to drive public policy in a liberal secular state, but suggests that the main religiously-derived arguments are taken into account in secular ethical debates.
  2. social consequences – some people argue that a serious objection to sex selection is that it will lead to a substantial imbalance of boys over girls within society. Baldwin, however, argues that if sex selection is primarily used for family balancing, the numbers of boys and girls in Western societies will not become unbalanced.
  3. child’s autonomy – it is argued that deciding a child’s sex violates his or her autonomy by imposing a particular destiny on the child. Baldwin rejects this view largely by pointing out that there are many ways during our upbringing in which parents influence who we become. Sex selection is therefore not introducing something radically new, although it does extend parental influence into a new dimension.
  4. children as a commodity – still others argue that sex selection turns the child into a commodity that has been designed to satisfy a need and thus that parents will not give their child the unconditioned love it needs. But the connections here are not inevitable, and it may equally be argued that enabling parents to have the kind of child they want increases the chances of them giving their child the love it needs.
Nonostante questi argomenti chiaramente liberali, Baldwin ritiene moralmente inaccettabile ricorrere all’aborto per selezionare il sesso del nascituro, anche se ammette che la combinazione tra i nuovi test e futuri farmaci abortivi da banco («over the counter hormone abortion kits») porrà di fatto la pratica al di fuori del controllo sociale.

Frank van Balen, «Attitudes towards sex selection in the Western world» (pp. 614-18), analizza tra l’altro il diffuso timore che la selezione del sesso possa portare a una discriminazione nei confronti dei concepiti di genere femminile. Ma recenti sondaggi rivelano in occidente un aumento della preferenza per le figlie femmine, soprattutto tra le donne; e siccome sono quest’ultime ad avere l’ultima parola sulla decisione di abortire, ciò dovrebbe compensare l’orientamento complessivo della popolazione, ancora leggermente sbilanciato a favore dei maschi.

6 commenti:

Ivo Silvestro ha detto...

Manca solo che, per paura di aborti selettivi in base al sesso, si decida di obbligare le madri a dire perché intendono abortire…

sp ha detto...

in teoria quest'obbligo già c'è: per abortire in italia è previsto il permesso di un medico che affermi che la prosecuzione della gravidanza mette in pericolo la salute fisica e/o psichica della madre, e dunque nel colloquio la donna deve presentare e in qualche modo difendere le sue ragioni per abortire. che poi nella pratica non sia sempre necessario è un altro discorso. credo tra l'altro che sia previsto che il medico in questione faccia il possibile per sconsigliare il ricorso alla soluzione abortiva. credo che la legge sia ancora così, giusto chiara e giuseppe?

sp ha detto...

comunque sono un po' confusa su qual è il punto che giuseppe vuole fare qui...

Giuseppe Regalzi ha detto...

Sì, la legge è ancora così. Per la precisione, il medico del consultorio ha il compito di esaminare con la donna «le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto» (art. 5, l. 194/78). Un aiuto concreto, più che un tentativo di convinzione.

Nel post non intendevo fare un punto particolare, ma solo riportare un parere che mi sembrava interessante. Naturalmente ho simpatia per i ragionamenti liberali di Baldwin, ma il fatto che siano liberali non significa che siano anche giusti! ;-)
Bisognerebbe pensarci su con cura, ed esaminare anche i dati di van Balen. Ma naturalmente in Italia la cosa ha un interesse esclusivamente accademico...

Anonimo ha detto...

Su questo punto credo proprio di aver trovato il limite al mio liberalismo. Probabilmente perché di aborto selettivo relativo al sesso del nascituro finora se n'è parlato solo per quanto riguarda la Cina e i feti femmina, cosa che mi ha fatto abbastanza rabbrividire e per una volta non soltanto perché sono stata cresciuta come femminista militante :)

Sono d'accordo con Baldwin quando dice di ritenerlo inaccettabile... da parte mia perché sa troppo di programmazione, mentre un bambino è prima di tutto un individuo e iniziare già con la mentalità di doverne piegare le caratteristiche ai nostri desideri non mi pare un buon approccio.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Potrei risponderti che selezionare il sesso non significa piegare le caratteristiche di un bambino, ma sceglierle; ma si tratterebbe di un'obiezione assai capziosa.
Personalmente mi sembra assurdo che qualcuno possa sottoporsi a un aborto solo perché, per esempio, voleva una bambina invece di un bambino; non perché ritengo in qualche modo l'aborto immorale, ma perché – come te – questo fanatismo perfezionista non mi appartiene e mi sgomenta un po'; allo stesso modo mi fanno orrore tutti i genitori che impongono ai figli ore e ore di lezioni di pianoforte, di tennis, etc.
Ma alla fine, come liberale, la domanda che mi pongo è sempre questa: chi viene danneggiato? Certo, per i bambini non deve essere piacevole; ma è sempre così? Manca, credo, una risposta univoca. E un padre che aveva forgiato inflessibilmente la carriera del proprio figlio fin dall'età di tre anni, ha dato al mondo Mozart...