Hanno avuto nei giorni passati una certa eco le affermazioni del cardinale Alfonso López Trujillo sull’efficacia del preservativo nella prevenzione dell’Aids, riprese dal Foglio («Ecco perché chi assicura “sesso sicuro” con il preservativo mente», 27 aprile 2006, p. 2):
Trujillo cita il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, che si chiede: “Sin dove il profilattico ‘preserva’ dal rischio del contagio? In ambiente scientifico, si riconosce apertamente che i preservativi non sono affatto sicuri al cento per cento: si parla, mediamente, del 10-15 per cento di inefficacia … ”. Cita svariati studi in proposito, ma soprattutto quanto afferma la stessa Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale un uso coerente e corretto del condom riduce del 90 per cento il rischio dell’infezione da Hiv, ma non elimina quel rischio. La stessa Ippf (International planned parenthood federation) fornisce percentuali di insuccesso ancora più alte: “L’uso del condom riduce di circa il 70 per cento il rischio totale tra il sesso non protetto e la completa astinenza sessuale. Questa stima è coerente con i risultati desunti dalla maggior parte degli studi epidemiologici”.Diciamo subito che i dati riportati dal cardinale sono corretti; il problema però è un altro: cosa vogliono dire? Se un profilattico ha il «10-15 per cento di inefficacia», questo significa forse che in un rapporto protetto il rischio di contrarre la malattia è del 10-15%? Oppure che altro vuol dire? Purtroppo l’articolo non consente di farsi un’idea chiara, anche se la frase «riduce del 90 per cento il rischio dell’infezione» dovrebbe mettere il lettore attento sulla buona strada.
Rivolgiamoci adesso a uno studio scientifico. William E. Cayley, Jr., in «Effectiveness of Condoms in Reducing Heterosexual Transmission of HIV» (American Family Physician 70, 2004, pp. 1268-69), riassume una rassegna degli studi sull’argomento, che conferma che la percentuale di riduzione del rischio è di circa l’80%, e spiega poi cosa questo vuol dire: se 100 coppie costituite da un sieropositivo e da un sieronegativo hanno regolarmente rapporti eterosessuali non protetti, allora tra cinque e sette dei cento sieronegativi si infetteranno in media ogni anno; se le stesse coppie avessero invece sempre rapporti protetti, i casi di infezione scenderebbero a uno soltanto l’anno. Nell’originale:
The review reports HIV transmission rates per 100 person-years; these results suggest that of 100 heterosexually active, HIV-serodiscordant couples who do not use condoms, there would be five to seven new cases of HIV each year, and that if those same couples always used condoms, there would be only one new case each year.Da notare che lo studio non fa differenza tra uso corretto e non corretto del preservativo, ma dà solo un risultato medio. Inoltre, ovviamente, chi ha rapporti sessuali protetti avrà un rischio mediamente assai inferiore all’1% di contrarre l’infezione da HIV, visto che solo una minoranza dei possibili partner è sieropositiva.
2 commenti:
Il che è ben diverso dalle apocalittiche conclusioni tratte dai detrattori della contraccezione... certe volte basta soltanto saper leggere :)
(senza contare che per esperienza personale di relazione siero-discordante, posso dare la testimonianza che l'uso corretto del preservativo protegge eccome)
Sulle frequenze naturali e sull’uso corretto delle statistiche penso che potremmo consigliare il libro di Gerd Gigerenzer, Quando i numeri ingannano, Cortina, 2003, € 25,50.
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