sabato 14 luglio 2007

La vita naturale di Giovanni Nuvoli

“Un ponte con Alghero per Giovanni Nuvoli”, Alghero Notizie, 22 giugno 2007 (ma oggi è più attuale che mai):

Giovanni Nuvoli, come già Pier Giorgio Welby, chiede di morire. Dunque una dedica speciale a lui come a tutti gli altri ammalati, ribadendo il principio della difesa, della promozione e del sostegno della vita naturale dal concepimento fino al naturale tramonto, cioè alla morte naturale. Da Albenga sarà creato nella serata un “ponte” ideale di collegamento con Alghero e alla fine dello spettacolo il dvd contenente i momenti più belli della serata sarà inviato all’abitazione privata di Giovanni Nuvoli, perché lui sappia che Albenga conosce la sua sofferenza, è attento alla sua faticosa e dolorosa situazione di disagio, gli è in qualche modo vicino con la sua voce e condivide con lui la triste esperienza della malattia, mentre lo incoraggia a prediligere sempre la vita umana e a rimuovere ogni tipo di richiesta inerente l’eutanasia.
Va benissimo la vicinanza, il ponte e qualunque forma di manifestazione di solidarietà. Tuttavia le ragioni di questa solidarietà sono, ancora una volta, fuori tema. Sostenere la vita naturale dal concepimento fino al naturale tramonto, cioè alla morte naturale? Che cosa c’è di naturale nella esistenza di Giovanni Nuvoli, tenuto in vita da macchinari senza i quali la sua vita naturale sarebbe finita da anni? E ancora, per l’ennesima volta: la richiesta di Giovanni Nuvoli è una legittima richiesta di interruzione di un trattamento, l’eutanasia non c’entra. La richiesta di Giovanni Nuvoli equivale a quella di chi rifiuta un farmaco o un macchinario. Vorrebbero obbligare le persone a subire farmaci o terapie i nostri amici di Albenga e chi la pensa come loro?
Bisognerebbe fare almeno lo sforzo di trovare ragioni non tanto fragili e contraddittorie. Oppure evitare di chiamarne in causa di così inconsistenti e dire: Nuvoli, vogliamo che tu viva! (Discutibile, condivisibile oppure no, ma senza pretesa di giustificazione razionale… Non che vada tanto meglio).

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