domenica 16 novembre 2008

La fine della fede

Non mi è piaciuto molto l’editoriale di Chiara Geloni apparso ieri su EuropaCara Unità, quel titolo su Eluana era sbagliato», 15 novembre 2008, p. 2): mi sembra sbagliata l’affermazione che nella vicenda Englaro tutti hanno torto, che la verità andrebbe ricercata in una posizione ‘terza’, che però non viene mai esplicitata. Ma il pezzo contiene anche un giudizio fulminante, che invece è prezioso per la chiarezza che getta su un aspetto della vicenda:

Considerare la morte una liberazione dalle sofferenze – pensate che paradosso – è un’idea tradizionalmente cristiana, almeno quanto rifiutare l’idea del morire e aggrapparsi a tutti i costi alla vita è il riflesso di un modo di pensare che non è quello della fede.
Ed è proprio così. La progressiva concentrazione della Chiesa sui temi della bioetica, che è iniziata almeno da trent’anni, al tempo del referendum sull’aborto, e che prosegue con passo sempre più rapido, sta cambiando il contenuto stesso della fede, in alcuni casi rendendolo irriconoscibile. Si leggono talvolta dichiarazioni di scrittori cattolici di un biologismo talmente brutale che farebbero vergognare il più sfrenato dei materialisti atei. Se è vero che la considerazione per la libertà di coscienza non è mai stata grande nel pensiero del Magistero ecclesiastico, almeno quella per la vita dello Spirito era una volta produttiva e irrinunciabile; ma oggi, per la definizione dell’umano, all’anima si sono sostituite le funzioni metaboliche di base. Giunta nell’età della sua vecchiezza, una Chiesa ormai cieca si lascia condurre senza proteste, anzi volentieri, là dove una volta non avrebbe voluto andare.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo commento dimostra quanto poco conosce la religione cattolica. Il Cristianesimo in generale ed il Cattolicesimo in particolare vivono una corporeità profonda, anzi, direi che il Corpo ne è alla base. La nostra fede è nata nel momento in cui un uomo è risorto dalla morte non solo in Spirito ma anche e soprattutto nel Corpo. E' il Corpo di Cristo che adoriamo in Chiesa. E' il corpo dei santi, i loro piedi, le loro mani, le loro ossa, i loro resti materiali che adoriamo. Noi Cristiani siamo stati i primi veri materialisti, adoriamo la materia come Lui l'ha adorata e amata. Tanto da venire a far parte di essa.
Un ateo non potrà mai avere lo stesso amore che abbiamo noi verso il corpo umano, perchè pensa che quel corpo morirà per sempre. Per un ateo il corpo umano è una condanna, una prigione in lento ed inesorabile disfacimento, preferisce non fermarsi a pensare al corpo perchè se ci pensa pensa con diperazione alla morte, alla fine di tutto. E' proprio il corpo che testimonia la natura mortale dell'uomo.
Un cristiano nel lento ed inesoraile disfacimento, nelle rughe, nelle malattie, nelle imperfezioni grandi e piccole, vede Cristo, vede la grandezza divina e adora e ama tutti quei segni. Non è un caso che, in Europa, tutti i maggiori antichi ospedali si trovino nel centro delle città, dipende dal fatto che i cristiani consideravano gli ospedali delle cattedrali in cui adorare Dio, in cui il malato, le sue piaghe e le sue sofferenze non erano empie vergogne da tenere lontane dagli occhi, ma testimonianze del Dio vivente.
Un ateo è portato alla disperazione, alla depressione dai segni del tempo, dalle imperfezioni fisiche. Preferisce non vederle, non pensarci, e se costretto a vederle in casa sua preferisce farle sparire il più in fretta possibile.

AnnaMaria

Joe Silver ha detto...

Noi Cristiani siamo stati i primi veri materialisti

Pure questo... Esiste qualcosa in cui voi Cristiani non siete arrivati primi?

Galatea ha detto...

Cara Anna,
mi pare che il suo commento dimostri quanto lei poco conosce il pensiero laico, che lei appiattisce su quello che a catechismo le hanno detto che gli atei pensano. Un ateo - un agnostico, un laico - di solito ha un grande amore per la vita: non credendo nell'aldilà, guarda all'aldiqua con una grande gioia, e pensa che l'individuo abbia il sacrosanto diritto di decidere per sè. Se non gli piacciono le rughe, le toglie, sennò se le tiene con allegra indifferenza. Il corpo non è una condanna, è la sola cosa che abbiamo, e di solito, ce lo teniamo caro. Non vi è nulla di bello nella sofferenza, per cui si cerca di evitarla a sè stessi, ai propri simili o alleviarla, laddove sia possibile. In maniera felicemente atea o agnostica, ma, le assicuro, molto allegra.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Quando però l'intera realtà umana è ridotta al puro livello biologico, siamo sicuri che abbiamo ancora a che fare con il cattolicesimo come lo conosciamo? Possibile che lo Spirito non conti nulla? Comunque, contenti voi...

Anonimo ha detto...

"Noi cristiani adoriamo la materia"????
Se qualche teologo sostenesse mai una simile scempiaggine, non sfuggirebbe all'occhio vigile dell'ex Sant'Uffizio, anche se adesso non è più diretto dal Grande Inquisitore Joseph Ratzinger

Anonimo ha detto...

epperò anche questo è il bello del Cristianesimo: ognuno se ne ritaglia una versione a proprio uso e consumo, scegliendo di credere quello che vuole (che diventa contemporaneamente verità universale)

Anonimo ha detto...

No Annaebasta io non mi costruisco una fede ad hoc, mi dispiace constatare quanto poco sapete della religione che attaccate con tanta acredine.
Tornando alla frase 'i cristiani sono stati i primi materialisti' vi illumino sul fatto che non è certo mia, l'ho fatta mia dopo averla letta anni fa da fonti molto più nobili di me quali Giorgio la Pira e Romano Guardini, anzi, per rendergli giustizia le loro parole furono: “i cristiani sono gli unici, veri materialisti”.

Ricordo lo sdegno del mondo ateo per la riesumazione del corpo di padre Pio e per la sua esposizione alla venerazione dei fedeli (dal 24 aprile) che arrivano a milioni a S. Giovanni Rotondo. La cosa ha indotto lo scrittore triestino Magris a protestare sul Corriere della sera. Perché istintivamente molti come lui, somo naturalmente “spiritualisti”, mentre il cristianesimo è scandalosamente “materialista”.

La mentalità naturale – oggi dominante – è quella degli antichi gnostici o quella di Iacopone da Todi: lo schifo della corporeità. E infatti Iacopone fu dichiarato eretico per questa posizione spiritualista. Nel medioevo, non oggi, dalla Chiesa, non da me.

I nostri tempi vedono in funzione una colossale macchina sociale per esorcizzare il corpo e i suoi processi biologici, perché mostrano il suo continuo disfacimento. Abbiamo orrore di tutti i segni della decadenza fisica, ci repellono gli umori e gli odori del corpo, l’imbiancarsi dei capelli, la loro caduta o le rughe perché questo inesorabile decadere della carne prefigura la morte. Il lento putrefarsi del corpo ha bisogno di continui lavori di restauro e manutenzione.
Basta vedere le vendite dell'industria cosmetica, vogliamo costruirci un corpo virtuale come quello che andiamo a modellarci con la “plastica” (facciale o meno) o in palestra o su internet.

Basta considerare il “culto della bellezza femminile” a cui si dedica una colossale industria mediatica maschile con cui – come scrive Camille Paglia – “l’uomo si è sforzato di fissare e stabilizzare il pauroso divenire naturale… La bellezza arresta e raggela il flusso turbolento della natura” perché ferma (almeno in apparenza, come immagine) lo sfacelo della materia.

Nella nostra epoca non vogliamo avere niente a che fare con ciò che ci ricorda la decadenza fisica e la malattia. “La vita moderna, con i suoi ospedali e i suoi articoli igienici”, scrive la Paglia “tiene a distanza e sterilizza questi primordiali misteri proprio come ha fatto con la morte, un tempo pietosa incombenza domestica”.

Un tempo, quando si era cristiani. Il cristianesimo infatti è entrato in questa mentalità naturale come un ciclone. La Chiesa ha letteralmente inventato gli ospedali e li ha costruiti al centro delle città, spesso davanti alle cattedrali, non ai margini dell’abitato come si usa fare oggi. Il malato che era schifato e abbandonato nell’antichità greca e romana, è diventato in tempi cristiani venerato “come Gesù crocifisso”, accudito, curato, amato pietosamente fin nelle sue piaghe che naturalmente ci repellono. Fino nella sua ultima esistenza, quella puramente biologica, perchè ancora corpo vivo.
Siamo noi cattolici i veri materialisti perché siamo gli unici a poter abbracciare tutta la realtà, anche la sua dolente carnalità, senza l’angoscia e la malinconia del disfacimento fisico e della morte.

Perché il cristianesimo è la notizia di Dio che “si è fatto carne”, uomo come noi. L’uomo-Dio si è piegato teneramente su tutte le ferite umane e le ha guarite, le ha prese su di sé, sulla sua stessa carne, facendosi macellare e morendo. Infine è risorto nella carne, mostrando, facendo toccare con mano il suo stesso corpo divinizzato come è destinato a diventare il nostro.

Ci ha detto: “Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati”. I pagani hanno orrore del corpo dolente, invece Dio lo ama, tanto più quando è ferito, sofferente e debole. Questo perchè Egli vuole sottrarci alla morte.

Nessun amante di questo mondo ha mai potuto promettere alla sua amata che niente di lei, neanche un capello, sarebbe mai perito. Così invece ha fatto l’Uomo-Dio. E tutto ci sarà restituito (per sempre) di noi e delle persone che amiamo. Dante, nella Divina Commedia, ha questa intuizione geniale: che le anime sono felicissime in Paradiso e non mancano di nulla, ma hanno “il disìo d’i corpi morti/ forse non pur per lor, ma per le mamme,/ per li padri e per li altri che fuor cari” (Par XIV, 63-65). E’ l’idea che la felicità sarà perfetta e totale in Paradiso non tanto per la propria resurrezione, ma per la resurrezione delle persone che amammo.

Il dogma stesso dell’Assunzione ha questo significato: che tutto il nostro corpo è sacro. Ed è destinato all’eternità. Alla divinizzazione. I “gesti” con cui Gesù ci abbraccia, ci sostiene e ci trasfigura sulla terra – cioè i sacramenti – sono tutti legati a segni fisici. Trasformano anche il corpo. Niente come il cristianesimo esalta l’uomo, fin nella sua povera corporeità.

Con l’Eucaristia tocchiamo il corpo e il sangue di Gesù e “per questo divino e ineffabile contatto”, dice il teologo, “l’anima e il corpo del cristiano diventano più sacri della pisside e delle stesse specie sacramentali” (Royo Marin).

Per questo la Chiesa, nella liturgia funebre, incensa il corpo dell’uomo che appartiene al corpo stesso di Cristo. E il corpo dei santi è particolarmente venerato. Infatti in molti casi Dio si degna di fare miracoli proprio attraverso le reliquie dei santi.

Duemila anni fa gli intellettuali di Atene – dopo aver ascoltato con interesse Paolo – si misero di colpo a irriderlo appena annunciò la risurrezione dei morti. Come se fosse un ciarlatano o un matto. Il cristianesimo è questa rivoluzione, una “notizia da pazzi”, non una regola morale di buona educazione e di buoni sentimenti. Infatti si parlò di follia ieri sull’Areopago come oggi nei media del nostro mondo.

Anonimo ha detto...

PS:
1. non sono 'scappata via', non passo tutto il mio tempo al computer.
2. il mio nome è AnnaMaria e non firmo post con altri nomi. AnnaRosa è persona diversa. Ma, ovviamente siete liberi di pensare quello che vi piace di più.

Giuseppe Regalzi ha detto...

AnnaMaria, tu non entri nel merito del post. E' inutile che continui a ricordare il ruolo del corpo nella fede cattolica; il punto è che ormai lo Spirito - che qualcosa dovrà pur contare, no? - è sempre più relegato al margine. La persona per voi sembra ormai tutta nel corpo, si esaurisce nel corpo; basta il dna di un certo tipo e si ha una persona: la mente non conta nulla. Se vi si dice che Eluana è morta 16 anni fa non è che non siete d'accordo: non riuscite nemmeno a capire di cosa si parla (vedi le risposte supremamente idiote tipo "ah, ma se sanguina allora come fa a essere morta?"). A me questo sembra un sintomo allarmante.

Anonimo ha detto...

Materialismo? A me questo pare feticismo.
Però, sia ben chiaro, lo trovo assolutamente lecito, ma solo se lo si pratica con persone totalmente consenzienti.

Marcoz

Anonimo ha detto...

Mi dispiace che abbia pensato che ce l'avevo specificamente con lei, ma che, preso un campione casuale di 10 cattolici -o dichiaratisi tali-, ognuno la pensi a modo suo su almeno un argomento, è un dato di fatto. (a meno che, ovviamente, non andiamo a prenderli in seminario, ma lì il campione non è più casuale). E qui non è questione di conoscere la religione, ma di parlare con la gente. O magari tutti quelli strani li conosco io, può essere.
Gli intellettuali di Atene hanno irriso Paolo non perchè non credevano alla resurrezione come enorme messaggio innovativo, ma perchè avevano già considerato -e probabilmente scartato- l'ipotesi da qualche secolo (odifreddi docet).
Mi dispiace si sia sentita offesa, non era mia intenzione. E non lo è neanche adesso, ma mi costringe a farle notare che lei stessa dichiara di seguire un culto definito "notizia da pazzi" da un paio di millenni in qua. Secondo me ci sarebbe da riflettere su questo.
Dopodichè è liberissima di farlo, ma lasciate gli altri liberi di NON farlo, specularmente.

Anonimo ha detto...

Caro Giuseppe (mi chiami per nome, ci diamo del tu vero?), tutto quello che ho scritto è nel merito. Tu confondi lo Spirito con la mente. Sono categorie profondamente diverse. Molti dicono che i segni fisici indicano che la mente di Eluana non reagisce più, io su questo ho molti dubbi, nessuno ha mai fatto su di lei, ultimamente, esami di alto profilo, che anni fa non erano disponibili, per stabilirlo, e casi come quello di Totò Crisafulli danno molto da pensare. Ma anche se fosse veroche la sua mente è stata segnata dalla malattia il suo Spirito è integro e convive con la realtà del suo corpo malato, come per tutti i malati. Per un cattolico quello spirito partecipa della sofferenza di Cristo, ne è reso santo.

Pensi davvero ai cattolici come di gente che non vede l'ora di liberare lo Spirito dalla prigione del corpo? Ti ho già abbondantemente risposto su questo tema, ma se vuoi un ulteriore pensiero, eccolo: per un cattolico la vita è bella, non perchè ci si diverte, non solo almeno, ma perchè è un dono di Dio, è una tempo in cui possiamo mettere alla prova il nostro talento più grande, la capacità di amare e di essere amati.
L'amore vero non ama solo i sani, ama nonostante tutto, nonostante i difetti, le deformità, le piaghe, la malattia.
Eluana, nel suo corpo e nel suo Spirito, è stata profondamente e umilmente amata in tutti questi anni, per come è, nella sua infermità, nella sua immobilità, nella sua lontananza. E' un catalizzatore di amore.
Questo è uno dei motivi più veri del dolore, dello scandalo che tanti credenti sentono di fronte al padre che la vuole seppellire. Leggiamo in questa sua richiesta una terribile mancanza di amore. Lei è lì, chiede solo quello, è il suo scopo in questa vita, suscitare amore, e invece....

AnnaMaria

PS: io ho una famiglia da mandare avanti, se non rispondo subito a qualche post, o ingiuria, o presa di giro, non è che sono scappata. Ma tra qualche giorno torno....

Anonimo ha detto...

"Ma anche se fosse veroche la sua mente è stata segnata dalla malattia il suo Spirito è integro e convive con la realtà del suo corpo malato, come per tutti i malati. Per un cattolico quello spirito partecipa della sofferenza di Cristo, ne è reso santo."

E come no, la sofferenza (quella degli altri, naturalmente) deve essere sopportata, perché rende santi! A parte il fatto che, per un non-credente, parlare di "spirito" come qualcosa di slegato dal sistema nervoso centrale è semplicemente ridicolo, comunque, nel momento in cui Eluana ha dichiarato di non voler vivere nello stato in cui si è poi, malauguratamente, trovata, significa che della sofferenza dello spirito (ammesso che lei fosse credente, cosa che non so) che la rende santa (!) lei non ne voleva proprio sapere!

Anonimo ha detto...

x df1989:

di Spirito in senso religioso parla il ms iniziale di questa discussione.
Io ho risposto alle domande di Giuseppe Regalzi. Se parlare o no dell'argomento lo ha deciso lui.

Regards
AnnaMaria

Giuseppe Regalzi ha detto...

AnnaMaria, cerchiamo di capirci: che rapporto c'è, secondo te, fra anima immortale e mente? L'anima è una sostanza spirituale oppure no?

"Pensi davvero ai cattolici come di gente che non vede l'ora di liberare lo Spirito dalla prigione del corpo?"

No. All'opposto, il mio punto è che i cattolici stanno negando o marginalizzando sempre di più l'esistenza dello spirito.

paolo de gregorio ha detto...

AnnaMaria:
"Per un ateo il corpo umano è una condanna, una prigione in lento ed inesorabile disfacimento"

Una "condanna"? E a che cosa, se un ateo (ammesso che ami la vita, il che succede nei più) ringrazia di avercelo un corpo, sennò non sarebbe nemmeno vivo. Una "prigione"? Ma di cosa, se non c'è niente che è imprigionato? Però che sia "in lento ed inesorabile disfacimento" sono d'accordo, effettivamente. Il bello però (beh, per alcuni il brutto) è che la mente continua ad essere lucida, e spesso è quello ci basta.

In parte comunque concordo con Regalzi: non si sente più parlare di spirito. Di dove sia adesso Eluana, dove andrà, cosa l'asppetta: nessun cattolico infervorato ce lo dice cosa ne pensa, ci spiega cosa ne sarà. Degli embrioni più "sfortunati", di cosa ne sarà di loro, che se sono uomini e vivi sono anche già un "corpo", non ci viene detto: se hanno uno spirito, se anche il loro "corpo" risorge, se sono insieme ai martiri o cos'altro. Potrebbe rincuorare qualcuno, per esempio, sapere che saranno insieme ai martiri, e invece sul loro destino spirituale tutti tacciono.

Non c'è nulla, ma proprio nulla nelle motivazioni dei cattolici più outspoken che ci illustri in che cosa consista quello che si difende nello spirito, oltre all'organismo biologico.

P.S.: sul fatto che da sempre i cristiani amano il corpo. Io ci andrei piano: per me lo hanno tanto amato quanto odiato. Le flagellazioni sono ancora un rito in alcuni piccoli centri, ed erano molto più di un rito una volta. Bisognerebbe stabilire se, oltre al prendersene cura con gli ospedali, anche flagellarli - i corpi - è segno di amore per la carne.

Giuseppe Regalzi ha detto...

"In parte comunque concordo con Regalzi"

In parte? Solo in parte? :-(

Anonimo ha detto...

" Le flagellazioni sono ancora un rito in alcuni piccoli centri, ed erano molto più di un rito una volta."

Mica solo come rito, Paolo. Mi domando, che " amore del corpo" potrà mai avere una super-cristiana come la Binetti che ammette di usare il cilicio? E non è l'unica, l'ho presa solo come esempio.

MJ

Anonimo ha detto...

Non posso fare a meno di notare nel primo commento la libera inferenza sull'amore e sulla considerazione che chi è ateo dedicherebbe al corpo umano. Posso capire che chi abbia poca dimestichezza con il termine non abbia chiaro il fatto che essere atei indichi solo ed esclusivamente il non credere in una divinità e di conseguenza la sola comunanza certa tra un individuo ateo ed un altro - tutto il resto infatti può differire da persona a persona, da filosofia a filosofia. Ammesso e non concesso che lei conosca veramente persone che corrispondono alla descrizione fornita, questo non significa che il loro ateismo ne sia la causa nè che il loro personale ragionamento vada esteso a tutti coloro che si dichiarino atei.
Mi auguro che ora che le è stato spiegato non incorra nuovamente nello stesso grossolano errore, sarebbe per lei imbarazzante e per noi sconfortante.

Il resto mi lascia confusa.
Sono stata accusata di turpe materialismo in quanto pagana e ora sono sorpresa di sentire frasi come: "Noi Cristiani siamo stati i primi veri materialisti, adoriamo la materia come Lui l'ha adorata e amata", si vede che chi mi ha dato della materialista per la mia convinzione che nel corpo umano non ci sia nulla di osceno (a differenza di quanto pensasse ad esempio Don Dolindo Ruotolo) e nella stessa frase della barbara nichilista era male informato sulla sua stessa religione, oltre che sull'effettivo significato dei termini usati.

Mi lascia ancora perplessa la pratica di mortificazione del corpo tanto in voga nell'Opus Dei però. Perchè punire la materia per correggere lo spirito?

paolo de gregorio ha detto...

Hai ragione Giuseppe, tendo ad essere un po' troppo conservativo nel dichiararmi d'accordo con qualcuno, e spesso ci metto in mezzo l'in parte, forse tanto per fare il prezioso.

Forse l'in parte nasce dal fatto che penso che uno come Martini non è che non ne parli dello spirito. Persino questo papa qualche volta ci prova a dire qualcosa al proposito, anche se spesso mi appare inafferrabile ed etereo, e soprattutto notato poco dagli stessi credenti di una certa schiera. Dove però più manca, anzi forse in assoluto manca, è tra quella porzione di credenti più "rumorosi" e integralisti.

Però, a pensarci bene, era sottinteso che anche tu dicessi questo: non la assenza totale, ma quasi totale di quell'aspetto.