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lunedì 17 settembre 2012

L’astuzia evolutiva di un bambino che piange


Siamo andati sulla Luna, abbiamo inventato il computer e analizzato il nostro stesso processo evolutivo. Ma abbiamo anche dei comportamenti considerati ben meno eroici e degni di attenzione: sudiamo, abbiamo il singhiozzo, starnutiamo, sbadigliamo.
Proprio su questi comportamenti, abbastanza trascurati dagli scienziati, si concentra Robert Provine nel suo ultimo libro Curious Behavior: Yawning, Laughing, Hiccupping, and Beyond (2012, Belknap Press, 288 pagine). Provine, psicologo e neuroscienziato dell’Università del Maryland, li considera interessanti mezzi per comprendere come funziona il nostro cervello e come ci siamo evoluti e differenziati dalle specie a noi affini. Accusa anche di pedanteria quelli che non vogliono saperne di scoregge e pruriti - la cosiddetta small science non è affatto banale o meno importante delle auliche cugine. E poi avete mai provato a trattenere uno starnuto o a resistere dal grattarvi?
Non solo: spesso le più importanti scoperte scientifiche sono possibili grazie allo studio delle componenti elementari, dei più piccoli segmenti di quel sistema i cui meccanismi cerchiamo di illuminare.

Il Corriere della Sera, la Lettura di oggi.

venerdì 2 aprile 2010

Anche Avvenire di tanto in tanto ragiona

Il titolo, «Gli atei che bocciano Darwin» (Avvenire, 1 aprile 2010, p. 30), non lascia presagire nulla di buono, ma se si legge fino in fondo la recensione che Andrea Lavazza dedica al controverso libro di Jerry Fodor e Massimo Piattelli Palmarini, What Darwin Got Darwin (Farrar, Straus and Giroux, 2010), si avrà una sorpresa: un pezzo equilibrato, che elenca una sfilza di giudizi critici severi alla pretesa dei due autori di aver dimostrato che la selezione naturale darwiniana non avrebbe quasi nessun ruolo nella nascita di nuove specie di esseri viventi. Niente di paragonabile, per intenderci, all’incontinente entusiasmo dimostrato dal Foglio un giorno sì e l’altro pure [aggiornamento: e anche quello dopo].

Rimangono due dubbi. Uno si risolve subito: nonostante il giorno di pubblicazione, non è evidentemente un pesce d’aprile. L’altro è quasi certamente altrettanto assurdo, ma aleggia per qualche istante di più: non sarà che Fodor e Piattelli Palmarini non destano l’entusiasmo di Avvenire proprio perché, come dice il titolo, sono atei?

domenica 5 ottobre 2008

Rosa come un romanzo di poca cosa

Mandrillo (o culo)
L’annoso e insensato dibattito tra evoluzionisti e creazionisti si arricchisce continuamente: Rosa Alberoni sembra avere le idee molto chiare sulla questione, ma probabilmente è più confusa di quel che pensa.

Se è sufficiente nominare Charles Darwin per scaldare gli animi, aggiungere all’agone Rosa Giannetta Alberoni, professore universitario di Sociologia Generale e moglie del celebre luminare Francesco Alberoni, ti porta per mano e ad occhi chiusi in una sauna scioglibudella. Antonio Gaspari ci offre una telecronaca del tutto (Quando la darwinolatria diventa intollerante. Per Rosa Alberoni la bellezza artistica conduce al Creatore, Zenit, 30 settembre 2008), anzi intervista perfino l’autrice di “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”. Libro “sul tema”, lo definisce Gaspari, proprio come “sul tema” era “Creazione ed Evoluzione” di B16 (in cui avrebbe “spiegato le sue argomentazioni”). Alle elementari ti mettevano 4 se andavi fuori tema: se dovevi scrivere “una domenica pomeriggio in casa” non c’era verso di fare passare una riflessione su Capitan Harlock – anche se lo avessi visto domenica pomeriggio. Se ti chiedevano la cronaca non potevi cavartela con la fiction – alle elementari no. Comunque Gaspari intervista Rosa “per cercare di comprendere quali siano i veri termini del dibattito”. Avrebbe dovuto immaginare che si sarebbe assestato sulla ricerca, affannosa e mal indirizzata. Della conoscenza nemmeno la traccia. Ma che ti aspetti da Rosa?

Continua su Giornalettismo.

venerdì 19 settembre 2008

Palinodia al Foglio

Abbiamo visto qualche giorno fa come sia stata trattata dal Foglio la notizia della presunta presa di posizione della Royal Society a favore dell’insegnamento del creazionismo nelle scuole. Ieri il quotidiano di Giuliano Ferrara è tornato sull’argomento, ma per fare marcia indietro. Cosa del resto inevitabile, vista la fanfara con cui era stata proclamata la «svolta», e il nettissimo comunicato di smentita della Royal Society («Contrordine Royal Society, la porta si richiude in faccia al creazionismo», 18 settembre 2008, p. 2).
La marcia indietro, comunque, è radicale: «Svanisce sul nascere il presunto idillio»; «mentre girava voce che Reiss rappresentasse le idee del presidente della Royal Society» (corsivi miei). Considerando il tenore del primo articolo, questa è la cosa più vicina a una ritrattazione che io abbia mai visto fare al Foglio. Addirittura in un punto si dice «Facendo un rapido corto circuito tra le affermazioni di Reiss e la posizione della Royal Society i giornali si sono tuffati a pesce nel mare delle nozze tra scienza e fede»: un autoritratto, in pratica – se non fosse alla terza persona...
Notevole pure che venga adesso citata una dichiarazione di Michael Reiss omessa in precedenza, anche se si trovava nella fonte utilizzata per confezionare il primo articolo («Il fatto che il creazionismo non abbia una base scientifica non mi pare una ragione sufficiente per ometterlo dai corsi»); avevo segnalato questa ed altre curiose dimenticanze nel mio post, ma non mi illudo che al Foglio leggano Bioetica...
Naturalmente l’articolo non è firmato questa volta dal povero «gm», che salta un giro e cede il posto a Marina Valensise. Mica potevano chiedergli l’autocritica; e poi non si sa mai cosa poteva combinare, anche stavolta...

domenica 14 settembre 2008

La Royal Society e i creazionisti

Già il titolo ti procura un tuffo al cuore: «Scandalosa Royal Society, la casa di Darwin apre al creazionismo». Il testo dell’articolo, poi, ti lascia costernato:

La notizia è in grado di far crollare il falso clivage evoluzione/creazione. La Royal Society, il tempio della scienza fondato nel 1660, la crème de la crème della filosofia positivista anglosassone, apre al creazionismo e alla teoria del disegno intelligente e chiede d’inserire questa “visione del mondo” nei curricula scolastici inglesi, in quanto “legittimo punto di vista”. Michael Reiss, religioso e biologo all’Università di Londra nonché pezzo da novanta dell’istituzione in campo educativo, durante il festival della scienza a Liverpool ha esposto la nuova rivoluzionaria posizione ufficiale dell’istituzione. Immediate le reazioni di gran parte della comunità scientifica anglosassone. “Il creazionismo è basato sulla fede e non ha niente a che vedere con la scienza”, è il commento di Lewis Wolpert della College Medical School, mentre il biologo di fama John Fry afferma che “il creazionismo deve essere discusso come posizione alternativa sulle origini dell’uomo”.
[…] Ieri l’Accademia ha precisato che il pensiero di Reiss rappresenta quello del presidente, Lord Rees di Ludlow, e dei ventuno Nobel affiliati alla Royal Society.
A questo punto ti chiedi sgomento come una istituzione così venerabile possa cadere così in basso; e stai per passare a qualche amara considerazione sulla decadenza dei tempi, quando ti sovviene un dubbio. Su che giornale è apparsa la notizia? Sul Foglio (13 settembre, p. 2). E chi è l’autore del pezzo? La firma è «gm», che starà, quasi certamente, per Giulio Meotti. Ah, ti dici. Forse la Royal Society non è ancora perduta.

Cominciamo con l’identificare la fonte della notizia. Sono diversi i quotidiani britannici che l’hanno riportata, ma sembra che il Foglio si sia basato essenzialmente sul Times: il commento “il creazionismo deve essere discusso come posizione alternativa sulle origini dell’uomo” si ritrova in questa forma unicamente – secondo Google News – nell’articolo di Lewis Smith e Alexandra Frean, «Leading scientist urges teaching of creationism in schools», pubblicato il 12 settembre, un giorno prima di quello del Foglio. Ed è proprio con la frase citata che cominciano i guai: non tanto perché a pronunciarla non è stato John Fry ma John Bryant – questi sono errori che capitano – ma perché il nostro «gm» non l’ha riportata per intero. Subito dopo Bryant aggiunge infatti: «However, I think we should not present creationism as having the same status as evolution» («Tuttavia, penso che non dovremmo presentare il creazionismo come se avesse lo stesso status dell’evoluzione»).
L’omissione dà l’idea del metodo all’opera, ma non è, di per sé, gravissima; molto grave è invece una seconda omissione. Subito dopo aver riportato il sostegno della Royal Society a Reiss, che leggiamo anche nel Foglio, il Times prosegue infatti con le parole testuali del portavoce della Società:
«Teachers need to be in a position to be able to discuss science theories and explain why evolution is a sound scientific theory and why creationism isn’t».
(«Gli insegnanti devono trovarsi nella posizione di poter discutere teorie scientifiche e spiegare perché l’evoluzione è una teoria scientifica fondata mentre il creazionismo non lo è»; corsivi miei.)
Non stupisce di non trovare traccia di queste parole nell’articolo italiano, visto che ne minano alla base l’assunto: la Royal Society non sta in nessun modo avallando la credibilità scientifica del creazionismo.

Le colpe, bisogna ammetterlo, non sono tutte del disinvolto «gm». Anche il Times, a leggere bene, risulta alquanto contraddittorio: da un lato apre il pezzo scrivendo «Creationism should be taught in science classes as a legitimate point of view, according to the Royal Society» («Il creazionismo dovrebbe venire insegnato nelle ore di educazione scientifica come un legittimo punto di vista, secondo la Royal Society»), dall’altro riporta questa dichiarazione dello stesso Reiss: «Just because something lacks scientific support doesn’t seem to me a sufficient reason to omit it from a science lesson» («Solo perché qualcosa manca di prove scientifiche non mi sembra una buona ragione per ometterla da una lezione di scienze»; corsivi miei). Si noti però il contributo creativo di «gm» ad intorbidare le acque: «legittimo punto di vista» riceve nel suo articolo le virgolette, come se rappresentasse una citazione diretta della Royal Society, mentre in realtà è una frase solo del Times; dell’ultimo giudizio di Reiss non c’è ovviamente traccia, mentre più avanti nell’articolo sul Foglio, in una parte che non ho riportato, «gm» ne cita uno in cui lo studioso sembrerebbe dire l’opposto:
«Alcuni insegnanti di scienza pensano che il creazionismo e il disegno intelligente sono scientificamente invalidi e questo significa che chiunque li sostenga è un tantino stupido».
Qui la manipolazione raggiunge vette virtuosistiche. L’originale si trova sul Telegraph, sempre del 12 settembre (Aislinn Simpson e Richard Gray, «Creationism should be taught in science classes, says expert»):
«some science teachers think that because creationism and intelligent design are scientifically invalid, that means anybody holding them is being a bit stupid».
(«Alcuni insegnanti di scienze pensano che dato che il creazionismo e il disegno intelligente sono scientificamente invalidi, questo significa che chiunque li sostenga è un tantino stupido».)
Basta togliere un «dato che» e aggiungere un «e» per far dire a Michael Reiss una cosa un po’ diversa da quella che ha effettivamente detta...

Al di là delle falsificazioni con cui è stato presentato in quest’occasione, l’intervento di Reiss si prestava in effetti ad essere male interpretato, e infatti ha sollevato aspre polemiche anche in Gran Bretagna. Il 12 settembre – troppo tardi perché al Foglio ne prendessero contezza? – la Royal Society ha dunque emesso un comunicato stampa in cui fa giustizia delle interpretazioni errate e/o interessate delle sue posizioni:
The Royal Society is opposed to creationism being taught as science. Some media reports have misrepresented the views of Professor Michael Reiss, Director of Education at the Society expressed in a speech yesterday.
Professor Reiss has issued the following clarification. “Some of my comments about the teaching of creationism have been misinterpreted as suggesting that creationism should be taught in science classes. Creationism has no scientific basis. However, when young people ask questions about creationism in science classes, teachers need to be able to explain to them why evolution and the Big Bang are scientific theories but they should also take the time to explain how science works and why creationism has no scientific basis. I have referred to science teachers discussing creationism as a ‘worldview’; this is not the same as lending it any scientific credibility.”
The society remains committed to the teaching of evolution as the best explanation for the history of life on earth. This position was highlighted in the Interacademy Panel statement on the teaching of evolution issued in June 2006.
L’onore della Royal Society è salvo; quello di certi giornalisti italiani è affondato da tempo senza speranza.

Aggiornamento 16/9: Michael Reiss si è dimesso:
Some of Professor Michael Reiss’s recent comments, on the issue of creationism in schools, while speaking as the Royal Society’s Director of Education, were open to misinterpretation. While it was not his intention, this has led to damage to the Society’s reputation. As a result, Professor Reiss and the Royal Society have agreed that, in the best interests of the Society, he will step down immediately as Director of Education a part time post he held on secondment. He is to return, full time, to his position as Professor of Science Education at the Institute of Education.
The Royal Society’s position is that creationism has no scientific basis and should not be part of the science curriculum. However, if a young person raises creationism in a science class, teachers should be in a position to explain why evolution is a sound scientific theory and why creationism is not, in any way, scientific.
Mi chiedo se queste dimissioni siano una scelta saggia. L’intenzione di Reiss era chiara e nel complesso condivisibile – anche se se ne poteva discutere. Ora si corre il rischio che diventi un martire nel fervido immaginario creazionista...

Aggiornamento 19/9: Il Foglio fa marcia indietro...

venerdì 13 giugno 2008

Spermatozooi altruisti


Interessante ricerca di Tommaso Pizzari e Kevin R. Foster, Sperm Sociality: Cooperation, Altruism, and Spite, Plos Biology, May 27 2008.

mercoledì 4 giugno 2008

Piattelli e il platipo: una polemica sull’evoluzionismo

Lo scandalo della teoria darwiniana dell’evoluzione – di una teoria, cioè, che assegna al caso e alla necessità un ruolo fondamentale nel forgiare il mondo e noi stessi – continua a riverberare attraverso i secoli (l’anno prossimo si compiranno i duecento anni dalla nascita di Darwin); l’evoluzionismo sembra non poter proprio essere serenamente accettato, talvolta neppure da ambienti che si vogliono «scientifici». In un articolo apparso sul Corriere della Sera dell’11 maggio («L’ornitorinco sconfigge Darwin», p. 33), Massimo Piattelli Palmarini traeva spunto da uno studio recente sulla genetica dell’ornitorinco (o platipo) per dichiarare che le nuove scoperte mettevano in crisi il darwinismo classico, e scriveva addirittura: «ornitorinco uno, Darwin zero». Questo commento avrebbe sorpreso non poco gli autori della ricerca in questione, che nell’abstract scrivevano invece esplicitamente, senza che Piattelli sentisse il bisogno di segnalare la cosa al lettore ignaro (Jae-Il Park et al., «Origin of INSL3-mediated testicular descent in therian mammals», Genome Research, 7 maggio 2008; corsivo mio):

The stepwise evolution of these independent signaling pathways through gene duplication and subsequent divergence is consistent with Darwinian theory of selection and adaptation
L’articolo originale non mi è purtroppo accessibile, ma la questione dovrebbe essere questa: la storia evolutiva dei mammiferi (ricostruita appunto sulla base del confronto col genoma del platipo) è stata contrassegnata dalla subitanea duplicazione di alcuni geni, che sono serviti da base per l’evoluzione di geni differenti da quelli da cui discendono. Piattelli ne deduce che il darwinismo, che postulava un’evoluzione procedente per piccoli passi cumulativi, ne sarebbe confutato; ma non è così. La duplicazione di un gene, infatti, non è che il primo passo: il gene figlio deve ancora differenziarsi, e questo accade gradualmente, seguendo i meccanismi della selezione naturale; l’acquisizione del nuovo carattere non è insomma affatto subitanea. Il darwinismo non solo non viene messo in crisi dal meccanismo (peraltro già noto da tempo), ma anzi ne esce rafforzato: se prima lo sviluppo di nuovi geni da zero poteva porre in imbarazzo la teoria, ecco che adesso conosciamo un modo plausibile per cui ciò possa avvenire.

All’articolo di Piattelli ha fatto seguito, sempre sul Corriere, un intervento di Giorgio Bertorelle, Presidente della SIBE, Società Italiana di Biologia Evoluzionistica («Ma l’ornitorinco non contraddice le teorie di Darwin», 21 maggio, p. 41); Piattelli ha risposto ribadendo nella sostanza le proprie posizioni («La teoria dell’evoluzione e il (defunto) darwinismo», 23 maggio, p. 57). La SIBE a questo punto ha promosso una petizione, firmata da nomi celebri della biologia evoluzionistica, che afferma:
In un suo articolo sul Corriere della Sera del 23 maggio, Massimo Piattelli Palmarini scrive che “… le scoperte della genetica e della biologia dello sviluppo hanno fatto collassare assolutamente la teoria darwiniana”. Questa è un’opinione personale che non corrisponde ai fatti. Al contrario, la comunità scientifica ritiene, sulla base dei risultati ottenuti in migliaia di studi e ricerche, che il principio darwiniano di selezione e adattamento sia un meccanismo fondamentale per l’evoluzione degli organismi. Charles Darwin scrisse L’origine delle specie 150 anni fa, quasi 100 anni prima della scoperta dalla struttura del DNA. Non possiamo aspettarci che potesse a quel tempo sapere e capire tutto quello che sappiamo e capiamo oggi. Ma confondere il logico aggiornamento e completamento della teoria dell’evoluzione con il collasso della teoria darwiniana è un grave errore sia dal punto di vista storico che scientifico.
Il Corriere della Sera non ha purtroppo ritenuto opportuno pubblicare il testo della petizione.

lunedì 11 febbraio 2008

Darwin Day (UAAR di Milano)

Il circolo UAAR di Milano organizza un Darwin Day (il prossimo 20 febbraio, ore 18.00): tre conferenze sull’evoluzionismo dal punto di vista storico e della psicologia.
Presso la Libreria Claudiana in via Francesco Sforza 12/a, Milano.

Pietro Omodeo (biologo, già docente di Zoologia presso le università di Padova e Roma) Evoluzionismo e creazionismo: prospettive storiche

Carlo Cecchetto (dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca)
La capacità linguistica come capacità biologica

Maria Teresa Guasti (dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca)
Lorigine del linguaggio: da Chomsky in poi...

Ulteriori informazioni sul sito UAAR di Milano.

giovedì 7 febbraio 2008

Darwin Day 2008

9 Febbraio, ore 15,00 presso la Casa del Cinema, Piazza Mastroianni villa Borghese, Roma
Medicina in Evoluzione 2008
Introduce e coordina Gilberto Corbellini
con
Mark A. Hanson (University of Southampton), Evolution, development and disease
Andrea Rinaldi (University of Cagliari), Race in genetics and medicine
Claudio Franceschi (University of Bologna), Aging and evolutionary medicine
Lewis Wolpert (University College, London), Evolutionary biology of depression
Gianfranco Peluso (Università di Napoli), The evolutionary aspects of cancer

Traduzione simultanea. Ingresso libero sino a esaurimento posti.

Per informazioni: Fondazione Sigma-Tau, Viale Shakespeare 47, Roma
tel. 06 5926443/600

venerdì 1 febbraio 2008

E Dio creò Francesco Agnoli

Sul Foglio di ieri Francesco Agnoli («Genetisti e cardinali», 31 gennaio 2008, p. 2) cita con approvazione «una vecchia intervista del celeberrimo Jerome Lejeune, scopritore della prima anomalia genetica, la trisomia 21» (al Foglio genetisti e biochimici credenti sono ricercati più dell’oro di Ofir); intervista nella quale si affermava fra l’altro:

La Bibbia è anche il primo libro evolutivo poiché evidenzia le tappe della creazione. La cosa che più stupisce è che nella Bibbia appaiono dapprima gli animali marini, poi gli animali volanti, poi gli animali terrestri e da ultimo l’uomo. Sarebbe a dire che la Bibbia, in uno scorcio assolutamente folgorante, enumera la comparsa degli esseri viventi secondo l’ordine in cui noi li ritroviamo negli strati geologici.
Impressionante, no? Un libro che ha più di 2500 anni di età ma che riporta la successione evolutiva delle specie – magari un po’ sinteticamente, ma correttamente: creature acquatiche, insetti volanti, animali terrestri dagli anfibi in su.
Ma se si va a cercare il testo originale (nella versione ufficiale della Cei), ecco che le cose assumono un altro, più deludente aspetto:
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie.
Qui non si parla di generici animali volanti, come affermava Lejeune, ma specificamente di uccelli; e gli uccelli, come sappiamo, sono imparentati con i dinosauri, e sono apparsi sulla terra solo molto tempo dopo che questa era stata colonizzata da anfibi e rettili. Inoltre dal testo biblico sembra che esseri acquatici e uccelli siano stati creati contemporaneamente; anche volendo dare peso alla successione in cui vengono nominati, bisognerebbe poi ammettere che Dio abbia creato prima i mammiferi e poi i rettili, perché al giorno successivo leggiamo:
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie.
E naturalmente stiamo ignorando l’errore più clamoroso del primo libro della Genesi, che al terzo giorno fa spuntare le piante terrestri, e solo al quarto fa creare il sole...
Insomma, Lejeune (e Agnoli con lui) ha citato solo quello che gli faceva comodo; con questo sistema, inutile dirlo, si può trasformare in oracolo infallibile qualsiasi testo, anche il più strampalato: persino – per usare un esempio estremo – un articolo del Foglio...

mercoledì 12 dicembre 2007

L’evoluzione sta accelerando

Vi ricordate quando a scuola ci dicevano che l’evoluzione biologica dell’uomo si era arrestata 40.000 anni fa, o giù di lì, per venire sostituita dall’evoluzione culturale? Beh, era tutto sbagliato: l’evoluzione dell’uomo non solo continua, ma sta addirittura accelerando: di 100 volte, nelle ultime migliaia di anni, rispetto ai milioni di anni precedenti.
Queste sono le conclusioni di un articolo apparso pochi giorni fa sui Proceedings of the National Academy of Sciences (John Hawks et al., «Recent acceleration of human adaptive evolution»; l’articolo non è ancora disponibile online). Sul suo blog, oggi, Hawks dedica un post a un’esposizione semidivulgativa (bisogna conoscere qualche nozione di genetica) della scoperta («Why human evolution accelerated», John Hawks weblog, 12 dicembre 2007). In sintesi, il fenomeno è dovuto a due fattori: l’enorme, recente incremento del numero di esseri umani viventi – in particolare a partire dalla rivoluzione neolitica – che ha aumentato la probabilità che si verifichino mutazioni anche molto rare; e il continuo cambiamento dell’ambiente umano a opera degli uomini stessi, che favorisce nuovi adattamenti. Molte delle novità genetiche apparse nelle ultime migliaia di anni hanno a che fare con la lotta contro gli organismi patogeni (che prosperano nelle affollate comunità agricole e urbane) o con la capacità di metabolizzare nuovi alimenti (come la persistenza della capacità di digerire il lattosio anche da adulti nelle popolazioni che praticano l’allevamento dei bovini).

C’è un’ironia speciale nel fatto che tutti quelli che si affannano a negare la teoria dell’evoluzione fanno parte essi stessi dell’ultima ondata di mutanti che ha preso il sopravvento sui tipi precedenti di esseri umani – anche se a volte uno non può evitare il sospetto, di fronte a certe performance, che in realtà appartengano alla penultima ondata...

giovedì 6 dicembre 2007

Mamma Rosa

Che cosa hanno in comune Rosa Giannetta Alberoni, Mauro Mazza e Rocco Buttiglione (ma la lista potrebbe essere molto più lunga)? Non sopportano l’idea di discendere da una scimmia. Partendo da una visione caricaturale dell’evoluzionismo, rifiutano di vivere in un mondo dominato dal caso e privo di un Creatore. Secondo Alberoni, autrice de “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”, molti dei mali che affliggono l’umanità sarebbero imputabili a Charles Darwin, il quale per raggiungere “uno scopo personale” si beffa di Dio sostenendo che l’uomo non sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (“come è scritto nella Genesi e come ci dice la nostra ragione”). L’effetto della “ideologia” di Darwin sarebbe devastante: annienta laregalità dell’uomo, lo riduce ad un animale qualsiasi, demolisce la morale e produce “aberrazioni come il razzismo, il classismo, l’eugenetica, il peggior colonialismo, la discriminazione biologica”. Povero Darwin: responsabile di cotanto orrore! Basterebbe conoscere a grandi linee la teoria dell’evoluzione per rendersi conto che è insensato attribuirle simili effetti. Non solo: una conoscenza anche superficiale basterebbe come risposta alle insensatezze riguardo all’origine della specie umana. Non è in discussione la legittimità delle credenze - ognuno è libero di credere quello che preferisce - ma l’aspirazione a presentare le proprie bislacche credenze come vere. A voler dare al creazionismo uno statuto scientifico e dunque a presentarlo come una valida alternativa all’evoluzionismo. Ah, se la falsa testimonianza valesse anche per la scienza!


(Chi non vuole essere parente della scimma, E Polis).

lunedì 3 dicembre 2007

Scimpanzè superano uomini in un test mnemonico

Comincio a capire perché il Cardinal Renato Martino – assieme a Rosa Giannetta Alberoni e compagnia cantante – non si «sente discendente da uno scimpanzè»... (Rowan Hooper, «Chimps outperform humans at memory task», NewScientist.com, 3 dicembre 2007).

Aggiornamento: ABC News mostra un video dell’esperimento. Impressionante: gli esseri umani mordono la polvere (hat tip: Caminadella).

Solo un miracolo può avervi portato dove siete

Non solo Rosa Alberoni scrive quello che scrive, ma è triste che un buon numero di giornalisti privi di senso critico (o forse anche della minima conoscenza degli argomenti di cui sparlano) non riescano a porre una domana (una sola!) che non rientri a pieno titolo nel calderone di Rosa. Abbiamo il piacere di leggere Stop ai cattivi maestri della «darwinolatria», Il Giornale (lo so, lo so, cosa avrei dovuto aspettarmi? Ma anche la faziosità può essere più o meno idiota), 3 dicembre 2007:

Cancellando il Creatore e riducendo l’uomo a un derivato delle scimmie - ha spiegato Rosa Alberoni - Darwin e i suoi seguaci, da una teoria scientifica, hanno tratto un’ideologia atea che si basa su un solo comandamento: il primato del volere individuale che ha un solo scopo, quello di saziare i propri impulsi. È un modo subdolo per parificare l’essere umano agli animali». L’autrice analizza l’ideologia darwiniana e fa paragoni con le ideologie atee e totalitarie di nazismo e comunismo. In effetti, «non è un caso - ha detto ancora Rosa Alberoni - che il darwinismo abbia prodotto aberrazioni come il razzismo, il classismo, l’eugenetica, il peggior colonialismo, la discriminazione biologica».
Lo scopo dichiarato del libro è quello di mettere in guardia i genitori perché «nel momento in cui si accettano le origini solo materiali del nostro corpo, della nostra mente, del nostro cuore, allora cadranno non solo i fondamenti della fede, ma anche quelli della morale e della convivenza umana».
Dubito che Rosa Alberoni sia in grado di spiegare. Poveretta, a stento capisce come pettinarsi al mattino. Ma a parte questo: è mai possibile che un tale cumulo di stronzate riceva servizi del Tg2 (e chissà quanti altri), paginoni, il servilismo di Rizzoli e il plauso di quanti si dichiarano creati da dio? Mettere in guardia i genitori? Mi auguro che i genitori abbiano più sale in zucca di questo baraccone insulso e presuntuoso (e si sa, la presunzione è direttamente proporzionale alla ignoranza).

p.s.: imperdibile la dichiarazione di Mauro Mazza, direttore del Tg2, che
ha rilevato che “nonostante si dica che il darwinismo e più in generale l’evoluzionismo goda di diffusa accoglienza, è un fatto che in tutti i continenti ci sono scienziati di varie discipline che lo contestano”.
p.p.s.: vale la pena rivedere il servizio sul Tg2.

giovedì 29 novembre 2007

Perché fa male vedere la televisione (e perché non bisogna pagare il canone RAI)

Tg2, verso la fine. Parte un servizio sull’evoluzionismo (rivisto da chissà chi).

Il cardinale Martino (mi sembra si chiamasse) impreca contro il darwinismo perché è il figlio del marxismo, che è poi relativismo nichilismo materialismo e altro ancora.
Rivolto all’intervistatrice domanda con veemenza: “Ma lei si sente figlia di uno scimpanzè?”.
Si scopre solo ora che l’occasione è la presentazione del libro di Rosa Scimpanzè Alberoni. Accanto a lei si scorge Buttiglione e altri babbei.
Ma diamo la parola all’autrice.
Le sue parole: “Io sono per la redenzione e per la creazione, che ci dice da dove veniamo.
La redenzione ci dice dove andiamo”. (Le vorrei dire io dove andare).
E poi passiamo la parola a Sermonti sul darwinismo, che contiene “l’orrendo gene del razzismo. È la sopraffazione del debole da parte del forte”.
Sic.

domenica 25 novembre 2007

giovedì 15 novembre 2007

Darwin secondo Sgreccia

Elio Sgreccia (Scienza e fede: mons. Sgreccia, creazionismo ed evoluzionismo non si contraddicono, SIR, 15 novembre 2007):

Una fede rettamente compresa nella creazione e un’evoluzione rettamente intesa non sono in contraddizione: l’evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione alla luce dell’evoluzione produce un arricchimento che si estende nel tempo come creazione continua.
E poi l’agenzia prosegue:
Il dibattito sul rapporto tra creazionismo ed evoluzionismo è stato rilanciato, ha ricordato Sgreccia, dalla teoria dell’”Intelligent design” elaborata negli Usa, ma implica la necessità della presa di coscienza di “un disegno superiore, per arrivare ad una pacificazione tra le istanze della scienza e quelle della religione”. “Nemmeno Darwin – ha affermato il relatore – intendeva escludere la creazione”, perché “anche chi accetta l’evoluzione ha l’obbligo di darne spiegazioni in termine di ragion sufficiente”. In questa prospettiva, dunque, “non c’è contraddizione tra creazione ed evoluzione, purché si mantengano alcuni punti fermi”, prima fra tutte “la differenza ontologica dell’uomo”, la cui negazione “rende incompatibili alcune teorie evoluzionistiche con la visione cattolica”.

domenica 12 agosto 2007

Ciò che era prima del caso (ovvero: “e la scimmia?”)

Già il titolo è uno spasso (Se tutto è frutto del caso, come spiegare ciò che era prima del caso? La Chiesa, i laici, la fede e la scienza, Libertà, 12 agosto 2007) e insinua il sospetto che le idee dell’innominato estensore siano molto confuse.
Il contenuto dell’articolo è delirante e infarcito di errori ortografici (solo per fare un esempio, regolarmente la terza persona del verbo essere viene scritta “e” + apostrofo; ho corretto perché mi provocava un senso di malessere). Il livello argomentativo e la confidenza con l’evoluzionismo sono talmente poveri da non meritare nemmeno uno sforzo nel rispondere in modo puntuale (il pensiero di Bioetica è stato poi spesso espresso al riguardo).

Si è sentito da parte di scienziati, luminari del sapere, che gli avvenimenti in natura se non ancora spiegati in tutto, la scienza li spiegherà certo in futuro, e, quindi esula come principio di accogliere qualcosa che non può dimostrare.
Tutto ciò che accade ha la sua spiegazione, è stato detto, basta attendere i futuri progressi della scienza e non ci sarà più motivo di chiamare in causa qualcuno: Dio.
Anche l’origine dell’uomo non presuppone l’intervento di un Creatore, in quanto, così spiegano, l’uomo non è altro che un frutto della naturale evoluzione di un animale già esistente che ci assomiglia molto: la scimmia! Sorge spontanea la domanda: e la scimmia?
La scimmia nasce da insicurezze personali, da paure e insoddisfazioni che portano l’individuo a cercare un modo per mettere a tacere o per ridurre la sofferenza del vivere. Poco importa la sostanza, ma la scimmia non ti lascia più in pace, senti il suo respiro sul collo e appena ti giri per guardarla negli occhi, lei gira insieme al tuo corpo e se sei veloce puoi solo vedere di sfuggita la scia della sua lunga coda. Ma che c’entra con Dio? Forse potrebbe essere una dimostrazione della sua inesistenza. Se Dio esistesse e fosse buono e onnipotente e tutto il resto nessuno ricorrerebbe alla scimmia.
Se si potesse dimostrare l’esistenza o meno di un Creatore solo con l’uso dell’intelligenza, questo traguardo sarebbe motivo di grande ingiustizia nei confronti di chi ne fosse meno dotato, e non avrebbe senso parlare di “fede”.
Se fosse concretamente, oggettivamente dimostrabile come pretende certa scienza per credere l’esistenza di un Dio creatore, non ci sarebbero motivi per non credere, e tutti, scimmie comprese, dovrebbero credere per evidenza, per obbligo, non per adesione del cuore e della mente.
Quale scienza? Le scimmie che credono in Dio? Le scimmie che credono? Devo essermi persa qualcosa nel dibattito recente sulle credenze se si afferma senza battere ciglio che le scimmie credono (allo stesso modo in cui ciò si predica degli umani – predica nel senso di predicato e non di predica “ti faccio la predica”)
L’atteggiamento che negasse l’evidenza dimostrerebbe l’ottusità demenziale ed invero l’addio alla laicità tanto osannata oggi, sarebbe un riconoscimento all’intelligenza e l’idea stessa di laicità, ove tutto è lecito per il soddisfacimento del singolo, sarebbe immolata quale sacrificio solo sull’altare del proprio egoismo.
Qui mi sono persa. Chi nega l’evidenza (cioè l’esistenza di Dio) dimostrerebbe l’ottusità demenziale (di chi nega l’esistenza di Dio, cioè l’evidenza) e dimostrerebbe (dimostrerebbe? Mi sarei aspettata implicherebbe) l’addio alla laicità (ma la laicità non è necessariamente coincidente con la negazione dell’esistenza di Dio; sarebbe stato meglio dire l’addio all’ateismo). Da “ove tutto è lecito” alzo le mani, non riesco a capire.
La mia perplessità sull’addio alla laicità aumenta quando ci si sofferma sul significato di “laico”:
oggi è udita (sic, il soggetto dovrebbe essere il significato di “laico”), da una parte come una parolaccia dispregiativa che indica solo uno stato di apostasia e di autarchia, dall’altra, una parola che indica l’apice della libertà senza ma e senza se. Nulla di più falso, è utile fare anche qui un poco di chiarezza: la laicità non significa ateismo o altre amenità, in quella parola può coesistere il laico credente e il non credente, non tutti i cattolici sono ecclesiastici così come tutti i non credenti sono anticlericali.
Non é (sic) la laicità la strada maestra per giungere a dimostrare o negare l’esistenza di un Creatore. Sforzandosi di cercare le leggi che regolano l’universo, la scienza non potrà mai dire, anche se potesse sperimentarle tutte, che non c’è stato un Datore di quelle leggi. Il teorema dell’inesistenza di un Creatore non potrà mai essere dimostrato, mentre tutto concorre a dimostrare l’opposto.
Tutto cosa? Il resto è un capolavoro di idiozia, la sagra del luogo comune sulla casualità contro il disegno intelligente, il Creatore, Dio e le scimmie. Mi limito a riportarlo.
In una certa dialettica che si professa laica è evidente uno sforzo, un accanimento ben preciso, disposto anche a meschine violenze mentali pur di togliere di mezzo quel Creatore che ci interpella dentro. Non è la laicità che potrà negare quel Qualcuno, per il solo fatto da non poter dimostrare il rapporto che si sviluppa tra il Creatore e la creatura, ma solo certificare un metodo, un presunto stato di fatto di orgoglio esistenziale e di materialismo allo stato puro.
Questo è il dramma del giorno d’oggi: l’uomo non si riconosce più come creatura e cerca di dimostrare, con un’intelligenza che si autoviolenta e un orgoglio certo degno di miglior causa, di essere un nulla, semplice materia assemblata casualmente.
Il fatto è che questa laicità non credente ha il coraggio di parlare di dignità della vita umana! Ma il “caso” origina dignità? E, se, per pura ipotesi, ci ritenessimo veramente frutto del caso, che affidamento darebbe la nostra logica, la nostra intelligenza?
Che senso avrebbe parlare del bene e del male, se tutto non è altro che combinazione fortuita di particelle di pulviscolo cosmico, e mai sapremo il perché di esistere?
La laicità non credente come spiega il passaggio della materia inerte a quella vivente? Chi trasmette il soffio di vita? Il caso? O solo tutto questo, molto mode, è solo la negazione di un’evidenza creatrice, imponendo idee di una minoranza nel nome di una libertà libertaria, dove tutto è fortuito. L’ineluttabilità della morte è l’unica certezza, e tra la nascita e la dipartita è certa solo la schiavitù di un’esistenza di vita: tutto e’ casistica, l’incontro della vittima e l’aggressore, una pura coincidenza, la morale un giogo pesante, il successo, il traguardo agognato il potere, pur calpestando i diritti di tutti.
La scienza ha il compito importante di studiare l’evoluzione della vita, scoprire i meccanismi, le leggi che regolano l’universo, cioè ciò che già esiste, ma anche se riuscisse a risalire le origini, all’inizio dell’evoluzione, come potrebbe spiegare “il principio” in base ad una ragione che si sarebbe formata casualmente “dopo”? Se tutto è frutto del caso, come potrà spiegare ciò che era prima del “caso”?
Quando avrà scoperto, compreso, sperimentato, ciò che esiste, o esisteva, la scienza ha adempiuto il suo compito, non sarà in grado di spingersi oltre perché lì e solo lì, comincia il “mistero” comprensibile soltanto attraverso un’adesione di fede che, noi laici credenti, sentiamo in piena sintonia con ciò che ci troviamo, senza nostro volere, dentro, e che sola può spingerci oltre il tangibile ed abbracciare l’origine di tutto!
Il noto giornalista Ferrara, dichiarandosi non credente, disse: “oggi, mi ritengo un uomo fortunato perché sono nato e vivo in un paese in cui l’educazione morale ha profonde radici di giustizia sociale cristiana e mi rallegro! Non mi è stato imposto questo o quest’altro credo, ma sono stato libero di aderire a ciò che la tradizione portava, nel vivere quotidiano, secondo il proprio credo, senso ed intimità personale”.
Il direttore Feltri, in una trasmissione ribadì: “con questo, pur dichiarandomi laico non credente, non mi scandalizzo a ciò che la Chiesa dice, è il suo primo dovere e mandato. Diffido invece di quei politici che dichiarano di professare quel credo, rigettano e criticano le ammonizioni pronunciate su una condotta immorale perché non aderente allo spirito a cui si dichiarano di appartenere in quella comunità, accusando poi, il mittente ecclesiastico di metodi inquisitori e cesaropapisti”.
(Gran begli esempi Ferrara e Feltri!).
Purtroppo quei politici che manifestano con atti codesto pensiero contrario, chiedono i voti e il sostentamento alle loro idee proprio a quella comunità che loro dicono di abiurare e la tacciano di becero bigottismo, nel momento stesso che si fa notare la contraddizione!
Nel nome di quella laicità, l’ipocrisia impera, ma nessuno li obbliga, nemmeno la Chiesa: abbiano il coraggio di ammettere che si è fuori da quella comunità con tutte le conseguenze del caso! E no! Allora l’immagine si offusca, l’onore si macchia, si è liberticidi, e si ricorre con alterigia: dov’è la carità a cui voi nel proclamare aderite?
La morale cristiana ha il diritto di conoscere anche che cosa succede sotto le lenzuola, e pretende che la parola “amore” non venga svilita in strani congiungimenti innaturali o invocare diritti esistenti ad altro status familiare e qui ci fermiamo per quella carità di pensiero che voi reclamate.
Il maestro regista Olmi disse che la sua data di nascita non fu quella anagrafica ma fu quell’attimo, che suo padre e sua madre si videro per la prima volta, lì scoccò quella scintilla che gli diede la vita: ossia l’amore! E allora, se conseguente da uno sguardo scaturì la vita (questo è dimostrato e dimostrabile), perché allora negare che anche il creato sia un atto d’amore, totalmente gratuito, e quello sguardo d’Amore che genera la vita, ci accompagna in ogni secondo della nostra esistenza?
Sveglia cristiani! Il nostro Dna può anche discendere dalle scimmie, con tutto il rispetto delle stesse che sono creature di Dio, la nostra fede é un dono e non un caso. Noi non siamo una casualità di idee, materie e liquidi, la vita che pulsa in noi è un dono e non un accidente più o meno piacevole tra un uomo e una donna, non certamente proveniente da uomo-uomo e donna-donna!
Il lassismo, un falso buonismo ci ha portato a dire: tanto non tocca a me! Divorzio, aborto, eutanasia, e ora anche il testamento biologico e i Dico. E se la pensiamo contro perché così indica la nostra fede, morale ed educazione, siamo tacciati di becero fondamentalismo, quando ci va bene invero dichiarati retrogradi, incivili, oppressori di diritti, da una minoranza che vuol divenire maggioranza pur non essendola. Lo specchietto delle allodole divengono i sacrosanti diritti del singolo, il mancato rispetto di regole di convivenza (stato da loro liberamente scelto, come il partner), e il diritto di farla finita quando la morte tarda ed altro dello stesso tono!
Questi laici sono pronti a commuoversi per una scatola di micini o cani che vengono uccisi (che cos’è una scatola di micini? Ndr), tutti pronti a gridare al colpevole e punirlo nel nome di una morale e di una civiltà moderna e nel contempo assolvere altri simili umani (casomai, senza dubbio: discendenti dalle scimmie) che fanno morire milioni di bambini, perché tale medicina o medicamento é (sic) coperto da brevetto o con pochi spiccioli di moneta, diversamente usati, nutrirli e guarirli!
Altresì fanno girotondi, cortei, marce e scioperi, in omaggio ad una idea politicizzata, servi di un potere umano di chi, con arte induce ad una lotta tra poveri, non perché venga riconosciuto un qualsiasi diritto, ma soltanto per il consolidare il potere di chi le ha proposte, in cui, il rivelabile amore per il prossimo è irriconoscibile e una remota disastrosa possibilità che ciò possa evidenziarsi.
L’illustre Machiavelli in una sua celebre frase disse: “dividi et impera” e poiché l’unica Unità, oggi esistente, pur scossa da terremoti morali ed umani ma con il nocciolo duro è la Chiesa, tutto è messo in atto, affinché la stessa si divida e si spacchi su questioni pseudo morali e pseudo diritti umani, trovando terreno fertile nella maldicenza, nel terreno anticlericale e dalle sciagurate notizie di comportamenti errati del clero: pedofilie, omosessualità, violenze di vario genere comprese quelle sessuali.
Un monaco Shaolin sentenziò che per distruggere una fede basta distruggere l’immagine che essa evoca e così facendo si distrugge ciò che in se stessa rappresenta.
In un’aurea paginetta lessi questa prosa che indica la ragione della mia fede:
“Uomini semplici” io rimango sempre alle porte dell’uomo semplice che è cosciente del proprio nulla. Le mie parole sono di viva attualità per il vostro mondo che ripone tutte le sue sicurezze nei beni materiali. Sono condanna per gli uomini del potere che, sicuri della loro umanità, pensano di essere autosufficienti e dispongono di uomini e cose senza alcun riferimento alla legge di Dio. La vostra salvezza non sta nella scienza e nella cultura, sta nelle mie parole.

sabato 28 luglio 2007

Il papa, l’evoluzione e il senso della vita

L’agenzia Zenit riporta alcune considerazioni di Benedetto XVI sull’evoluzione, in risposta a una domanda durante un incontro con 400 presbiteri tenuto il 24 luglio ad Auronzo, nelle Dolomiti («L’evoluzione non dà una risposta a tutte le domande dell’uomo, riconosce il Papa», 27 luglio 2007; le parole del papa si possono leggere anche su Avvenire, in una versione più estesa in cui si trova un riferimento al discorso di Ratisbona – che aggiungo qui tra parentesi quadrate – e in cui sono presenti anche alcune considerazioni finali sul tema del dolore, che invece ometto).

il grande problema è che se Dio non c’è e non è il Creatore anche della mia vita, in realtà la vita è un semplice pezzo dell’evoluzione, nient’altro, non ha senso di per sé stessa. Ma io devo invece cercare di mettere senso in questo pezzo di essere.
È difficile capire perché la vita dovrebbe essere priva di senso se non ci fosse un creatore. Anche se sono stato creato per caso, ci sono, e sono libero di volere. La mia libertà può venire frustrata, è vero, ma questo non determina un’assenza totale di senso: perché la mia vita ha senso proprio nella misura in cui sono capace di esaudire i miei desideri e i miei progetti.
Vedo attualmente in Germania, ma anche negli Stati Uniti, un dibattito abbastanza accanito tra il cosiddetto creazionismo e l’evoluzionismo, presentati come fossero alternative che si escludono: chi crede nel Creatore non potrebbe pensare all’evoluzione e chi invece afferma l’evoluzione dovrebbe escludere Dio. Questa contrapposizione è un’assurdità, perché da una parte ci sono tante prove scientifiche in favore di un’evoluzione che appare come una realtà che dobbiamo vedere e che arricchisce la nostra conoscenza della vita e dell’essere come tale.
L’apertura del papa in favore dell’evoluzione è più apparente che reale, e non dovrebbe perciò venire sopravvalutata: alla luce di dichiarazioni precedenti, non c’è dubbio che Ratzinger si riferisca qui non alla teoria neo-darwiniana dell’evoluzione ma al fatto della discendenza comune di tutti gli esseri viventi, e dunque all’origine delle specie da specie più antiche. Anche se di fronte al creazionismo estremista e becero di alcuni integralisti, le parole del papa rappresentano comunque un piccolo segno positivo.
Ma la dottrina dell’evoluzione non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da dove viene tutto? e come il tutto prende un cammino che arriva finalmente all’uomo?
Se è vero che la teoria dell’evoluzione, in quanto appartenente al dominio delle scienze biologiche, non può effettivamente rispondere alla domanda sull’origine del tutto (a cui potranno forse dare una risposta piuttosto la fisica e la cosmologia), è però anche vero che essa è invece perfettamente in grado di rispondere al secondo quesito di Ratzinger: «il tutto prende un cammino che arriva finalmente all’uomo» grazie al caso – le mutazioni – e alla necessità – la selezione naturale.
Mi sembra molto importante[, questo volevo dire anche a Ratisbona nella mia lezione,] che la ragione si apra di più, che veda sì questi dati, ma che veda anche che non sono sufficienti per spiegare tutta la realtà. Non è sufficiente, la nostra ragione è più ampia e può vedere anche che la ragione nostra non è in fondo qualcosa di irrazionale, un prodotto della irrazionalità, ma che la ragione precede tutto, la ragione creatrice, e che noi siamo realmente il riflesso della ragione creatrice. Siamo pensati e voluti e, quindi, c’è una idea che mi precede, un senso che mi precede e che devo scoprire, seguire e che dà finalmente significato alla mia vita.
La ragione umana non è «in fondo qualcosa di irrazionale», proprio perché non è affatto un «prodotto della irrazionalità». La selezione naturale elimina in continuazione tutto ciò che comporta una corrispondenza inadeguata tra la coscienza di un animale e il mondo esterno. Una scimmia, per esempio, che non riesca a valutare correttamente la distanza dal prossimo albero, ben difficilmente sopravviverà abbastanza a lungo da lasciare una discendenza, proprio come il folle che crede di poter volare e si lancia perciò da una torre.

mercoledì 4 luglio 2007

Scimmie africane, discendenti di un pesce

Richard Dawkins fa a pezzi sul New York Times il nuovo libro di Michael Behe, uno dei principali sostenitori del Disegno Intelligente («Inferior Design», 1 luglio 2007). Un brano particolarmente memorabile:

Behe divide correttamente la teoria darwiniana in tre parti: discendenza da un antenato comune, selezione naturale e mutazione. La discendenza da un antenato comune non gli causa problemi, e lo stesso vale per la selezione naturale. Il primo è un concetto «scontato», il secondo «di modesta portata». I sostenitori creazionisti di Behe sanno che il loro beniamino accetta come «scontato» il fatto che siamo scimmie africane, cugine di tutte le altre scimmie, discendenti di un pesce?
Da segnalare anche il passo in cui si mostra come un Jack Russell terrier possa mettere in crisi le argomentazioni dei creazionisti.