domenica 2 luglio 2006

Cina: donna incinta di 7 mesi muore per sottrarsi all’aborto di Stato

Secondo l’Information Centre for Human Rights and Democracy di Hong Kong una donna incinta sarebbe morta cadendo dal balcone di un ospedale (…Woman dies fleeing forced abortion, The Statesman, 1 luglio 2006). La donna era incinta di due gemelli, e aveva già un altro figlio. Sarebbe stata portata con la forza in ospedale per abortire, perché la sua gravidanza violava il limite del figlio unico (“one child” birth limit) imposto dalle autorità cinesi. Controllo demografico, in altre parole.
E la donna, Li Shimei, incinta di 7 mesi avrebbe provato a sfuggire all’obbligo di interrompere la gravidanza. Era spaventata per l’intervento, e cercando di scappare è caduta dal secondo piano dello Shuguang Hospital.
Secondo l’Information Centre, un impiegato dell’ospedale avrebbe confermato la morte di una donna incinta a seguito di una caduta il 22 giugno, ma non avrebbe aggiunto nient’altro. Nemmeno il proprio nome.

In Cina esiste un vero e proprio allarme demografico. Nonostante la complessità e la difficoltà nell’indicare una soluzione, l’aborto di Stato è inammissibile. La violazione della libertà degli individui che ne consegue è grave e ingiustificabile. Imporre a qualcuno di interrompere una gravidanza è lesivo dei fondamentali diritti umani. Lo Stato potrebbe informare delle conseguenze della sovrappopolazione; consigliare di avere un solo figlio; richiedere alla popolazione uno sforzo collettivo nel risolvere il problema. Ma non passare all’azione, impedendo di usufruire di quella libertà procreativa che costituisce un aspetto particolare della libertà in generale. Impedendo la procreazione, attraverso la sterilizzazione forzata o l’aborto obbligatorio.
Si parla tanto a sproposito di eugenetica riguardo alla ricerca scientifica o alle tecniche di procreazione assistita. Ecco, la tragica storia di Li Shimei è molto vicina a quella idea originaria che permeava le politiche razziali, che consiste nel sacrificare la libertà individuale in nome di un principio (per quanto il problema della sovrappopolazione è senza dubbio più “serio” delle deliranti ideologie di superiorità razziale – non basta tuttavia a giustificare l’amputazione della libertà).

1 commento:

Maurizio ha detto...

Se "liberta' di fare piu' di un figlio" significa "liberta' di sovrappopolare il pianeta", allora non mi sembra una liberta' positiva ne' ragionevole. E' come dire "liberta' di far morire di fame i nostri figli". E' come dire "liberta' di togliere liberta'".

Cio' non toglie che io preferirei politiche diverse, come campagne informative, contraccezioni gratuite e malus bebe'. Pero' non sono d'accordo sul fatto che la liberta' individuale di procreare debbe prevalere sulla liberta' dei nostri successori di non morire di fame (anch'essa individuale).