Su Avvenire Lucetta Scaraffia ha qualcosa da eccepire sulla mancata partecipazione alla messa papale da parte del premier spagnolo («La mala educación di José Luis Zapatero», 9 luglio 2006, p. 2):
La scelta del primo ministro spagnolo – che rivela forse anche una debolezza e un disagio di natura personale – è però soprattutto l’espressione di una realtà più generale: che cioè questa «laicità» non è la tanto decantata neutralità lontana dalle contrapposizioni violente, proprio quelle che secondo molti sarebbero invece caratteristica intrinseca delle religioni, e in particolare dei monoteismi. Una «laicità» che insomma non è quel modello di equilibrio ed equidistanza che si suole attribuire agli arbitri delle situazioni conflittuali, e men che mai un sinonimo di moderazione e di pensiero alto. Lo sgarbo di Rodríguez Zapatero dimostra invece, in modo lampante, che la sua «laicità» può esistere solo in contrapposizione alla religione, e in particolare a quella tradizione religiosa che è parte integrante della storia del Paese da lui rappresentato.In effetti, la laicità è una forma di neutralità: lo Stato laico non prende posizione a favore di alcuna confessione religiosa, né della religione nel suo complesso; non proclama una religione di Stato, non garantisce provvidenze ed esenzioni speciali, non informa le sue leggi a una morale di origine religiosa (neppure quando questa viene artatamente presentata come fondata sulla «scienza»), non consente che le sue cerimonie e i suoi simboli siano gli stessi di un dato culto, per quanto maggioritario. Allo stesso modo, lo statista laico non si genuflette mai, in qualità di rappresentante dello Stato, a nessun potere spirituale – a maggior ragione se personalmente è un non credente. Tutto ciò non avviene per «opposizione» al fatto religioso, né tantomeno per «non offendere» le minoranze (secondo i dettami della peggiore correttezza politica); piuttosto è dettato dall’esigenza di non alterare in alcun modo il libero confronto delle credenze e i loro spontanei mutamenti nel tempo, e da quella – ancora più impegnativa – di mantenere la pubblica discussione come scontro di opinioni tra le quali sia sempre possibile scegliere razionalmente, e non in base ad atti di fede.
Per Lucetta Scaraffia, invece, la neutralità significa palesemente tutt’altro: lo Stato non deve mai prendere alcuna iniziativa che sia sgradita alla Chiesa, né deve metterne in forse le posizioni acquisite, sottraendole gli antichi privilegi; tutt’al più potrà garantire, da «arbitro», la necessaria tolleranza per le minoranze. Se non si attiene a questi obblighi, un uomo politico diventa automaticamente un nemico:
Si tratta quindi di un atto di scortesia diplomatica grave e del tutto gratuito, perché il capo del governo spagnolo non aveva certo bisogno di questo nuovo sgarbo per dimostrare la sua ostilità alla tradizione cattolica che ha segnato la storia della Spagna – e forse anche la sua, almeno negli anni giovanili – avendolo già fatto ed esibito in mille modi, soprattutto nei provvedimenti di fatto rivolti contro la famiglia.Vediamo qui attiva una tendenza alla demonizzazione dell’avversario, che negli ultimi tempi si è fatta sempre più violenta tra i cattolici del nostro e di altri paesi, e che nel caso del premier spagnolo ha assunto spesso la forma di attacchi inaspettatamente volgari.
Fortunatamente, ci sono anche segnali di speranza: benché per ora sia invano attendersi dai nostri uomini di governo anche solo una frazione della dignità e del coraggio civile di José Luis Rodríguez Zapatero, nel Parlamento siedono validi difensori della laicità delle istituzioni, come – pur da schieramenti opposti – le ottime Chiara Moroni alla Camera («“Il premier spagnolo, un modello di coerenza”», Corriere della Sera, 10 luglio 2006, p. 25) e Lidia Menapace al Senato («Bravo Zapatero!», Liberazione, 9 luglio 2006, p. 1).
3 commenti:
Se permettete vi linko...Ed anche se non permettete....:-))))
Fatto....:-)
non mi toccate la lucetta, per piacere...
o le femministe vi piacciono solo quando vi conviene?
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