martedì 25 luglio 2006

Vattimo sulla natura

Gianni Vattimo non è il mio filosofo preferito – il pensiero debole non mi ha mai attirato particolarmente – anche se mi sta personalmente simpatico; e comunque dice sovente cose del tutto condivisibili. Come oggi sul Mattino, per esempio (Corrado Ocone, «“Non sparate sulla clonazione”. Vattimo e la bioetica», 25 luglio 2006, p. 19):

«non esiste nessun limite oggettivamente dato alla trasformazione dell’uomo. Dobbiamo uscire dalla falsa antitesi natura-cultura e cominciare a pensare che tutto è solo storia. Dobbiamo avere più fiducia nella nostra libertà di scegliere. Un tempo veniva giudicato naturale non sezionare i cadaveri, oggi per un non nulla si fanno autopsie».

Che cos’è allora la natura?

«Chiamiamo natura ciò che è solo un’abitudine di vecchia data. Noi ci opponiamo ai cambiamenti in nome di una natura che non esiste, ma in verità lo facciamo con lo stesso spirito con cui viviamo la differenza fra le generazioni».

2 commenti:

sp ha detto...

assolutamente sacrosanto ribadire il vecchio monito à la mill contro la tentazione di adoperare la categoria del "naturale" in modo logicamente illecito. però arrivare a dire che "tutto è solo storia" mi sembra eccessivo. oltre al fatto che secondo me si tratta di un'affermazione falsa, non è strategicamente conveniente arrivare a posizioni così estreme. la natura esiste, ed esiste il naturale. è complicato tracciarne i confini e indebito trarne conseguenze fallaci. questo è tutto. ed è moltissimo.

Giuseppe Regalzi ha detto...

In principio anch'io sono rimasto perplesso di fronte all'affermazione che «tutto è solo storia», che se presa alla lettera è ovviamente falsa (anche se va detto che i tentativi di precisare i confini della natura umana non hanno mai portato a risultati molto soddisfacenti).

Ma se consideri la frase successiva, «Chiamiamo natura ciò che è solo un’abitudine di vecchia data», ti rendi conto che Vattimo sta usando la parola «natura» in un senso particolare: quello delle tante discussioni a buon mercato sulla vita naturale, che consisterebbe in campi di grano (un'invenzione di 12000 anni fa, non priva di conseguenze poco desiderabili), fiumi che scorrono placidi nella campagna (grazie agli argini eretti 6000 anni fa), costumi morigerati (un'innovazione sviluppata – a parte qualche precursore – tra il Concilio di Trento e l'Età Vittoriana). In questo senso la frase è vera – e comunque è troppo bella per non riportarla... :-)