lunedì 2 aprile 2007

Commercio neonatale

Ogni volta che si parla di mercato di organi, di vendita di ovociti o di maternità surrogata viene giù una valanga di condanne e ammonizioni. Forse il problema sta nelle parti, perché il tutto sembra vendibile (e pure a buon mercato), come emerge dal pezzo di Bianca Cerri, Texas, la fabbrica dei neonati, Altrenotizie, 2 aprile 2007:

Bisogna dirlo: quando si tratta di garantire diritti alle donne, politici e legislatori del Texas non hanno rivali. Dopo le targhe automobilistiche anti-aborto e la proposta di curare l’omosessualità nei bambini operandoli nel ventre materno prima della nascita è in arrivo la legge SB 1567, che prevede un bonus di 500 dollari per le donne intenzionate ad abortire che porteranno a termine la gravidanza per poi cedere il bambino allo Stato. L’offerta è valida solo per le cittadine americane residenti in Texas, le orde di messicane incinte che attraverseranno il confine attratte dal miraggio dei 500 dollari sono avvertite. Negli Stati Uniti esiste una Carta dei Diritti dei Minori che garantisce ai nuovi nati cure mediche, istruzione e parità di diritti a qualunque razza appartengano. Nonostante ciò, le donne che intendono abortire perché impossibilitate ad offrire un’esistenza dignitosa ad un bambino vengono ostacolate con metodi sempre più coercitivi.

In prima fila si collocano naturalmente le organizzazioni fondamentaliste cristiane ed i vari “movimenti per la vita” coadiuvati da politici come Dan Patrick, autore della SB 1567 e di numerose altre trovate del genere. In un’intervista radiofonica Patrick si è detto convinto che la promessa di un premio in denaro si rivelerà sicuramente una carta vincente nella lotta all’aborto. “La SB 1567 è riservata alle donne che hanno già fatto richiesta di abortire ma sceglieranno di portare a termine la gravidanza e poi dare in adozione il loro bambino, una soluzione infinitamente migliore”, ha detto in un’intervista radiofonica. Resta però il dubbio che il vero fine sia quello di procurarsi neonati che andranno ad alimentare il mercato delle adozioni, una delle realtà più vergognose degli Stati Uniti.

Speculando sulla pelle dei bambini meno fortunati, l’Ente per le Adozioni USA realizza un fatturato anno pari a quattro miliardi di dollari circa. In un’epoca nella quale il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto picchi inimmaginabili e la mortalità infantile è di nuovo in crescita dopo 44 anni, l’Ente opera incessantemente per convincere le donne a portare a termine le gravidanze indesiderate, per poi appropriarsi dei loro figli. Un vero e proprio esercito di imbonitori, compresi molti religiosi, è costantemente alla ricerca di madri nubili e/o senza mezzi. Essendo le più vulnerabili sono anche le più facili da convincere a trasformarsi in fattrici a beneficio di coppie infeconde ma benestanti. Ad affare concluso, il procacciatore di neonati incasserà una percentuale sull’adozione. Ma c’è un’ulteriore dimensione di questo business ed è quella razziale.
(Continua)

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