Sono riflessioni amare quelle suscitate dalle dichiarazioni di Gerardo Bianco («È colpa della cultura settaria di sinistra». Gerardo Bianco (Ulivo): «La Chiesa interviene perché il pensiero laico è senza valori», Il Tempo, 10 aprile 2007), ma pur sempre preferibili rispetto all’impulso di sferrargli un pugno in faccia. Condanno la violenza, prima per ragioni estetiche e fisiche che morali. Ma la mia condanna è pur sempre abbastanza salda. Perciò provo a trasformare l’impulso di cui sopra in parole.
Basterebbe anche soltanto la sua dichiarazione riportata nel titolo: questa idea idiota che il pensiero laico è privo di valori è imbarazzante. Eppure viene ripetuta come una cantilena (la versione debole è: ci saranno pure valori laici, ma di certo non equiparabili nemmeno lontanamente ai Valori, quelli veri, quelli assoluti, del cattolicesimo) e senza porsi un problema gravissimo insito nella morale cattolica (forse in tutte le morali religiose): siamo sicuri che sia morale compiere x per non essere giudicato da dio? Siamo sicuri che non somigli a una contrattazione tra offerenti (io mi comporto bene, tu mi salvi l’anima?)? Il nostro evidente interesse (altrimenti detto secondo fine) non rischia di svilire il nostro comportamento? Un credente aiuta il prossimo per farsi bello; un laico lo aiuta perché crede che sia giusto farlo, senza aspettarsi ricompense o contentini.
Ma Bianco prosegue nell’elencare insensatezze, luoghi comuni, vere e proprie offese all’intelligenza. Parlando delle scritte contro Bagnasco e degli attacchi (?) alla Chiesa avverte che si tratta di «un classico fenomeno di intolleranza che c’è sempre dentro la cultura settaria della sinistra e presente anche in quella di destra. Sono i tipici comportamenti degli estremismi, inclini alle condanne e espressione di culture infantili che tendono a semplificare le cose. Chi la pensa diversamente è un nemico da distruggere. Una cultura laica che ritiene di essere depositaria del principio di libertà non si rende conto che in alcune posizioni di estremo laicismo alimentano forme di intolleranza».
Non vorrei destinare l’intero pomeriggio all’analisi del pensiero di Bianco. Ma fa senza dubbio sorridere il pretesto (siamo sicuri che Bagnasco non abbia mandato qualcuno con la bomboletta a scrivere insulti indirizzati alla sua persona?) e le connessioni spacciate per necessarie, alla fine delle quali la responsabilità delle scritte suddette è del laicismo! Le scritte sono una idiozia, ce le saremmo risparmiate volentieri, sono peggio degli striscioni allo stadio, inutili, di pessimo gusto, e così via. Ogni forma settaria ha qualcosa che non va, ma Bianco dimentica che la Chiesa cattolica è la madre di tutte le sette. E che è il suo modo di procedere quello di demolire i nemici. Essere (o ritenersi) depositari del principio di libertà non dovrebbe di per sé costituire una violenza: ci vuole qualcosa in più (l’imposizione di quella libertà) per essere ingiusti. La libertà, da sola, non può far male a nessuno.
Poi Bianco se la prende con Piergiorgio Odifreddi che chiama il Papa Adolfo I, esprime il proprio rimpianto per il «tramonto di un partito di ispirazione cristiana come la Dc» che mediava (mediava?) e conclude: «Mancando questa mediazione la Chiesa è stata costretta riempire il vuoto e a intervenire per richiamare alcuni valori che le forze politiche non sono capaci di difendere. Si sta sviluppando una cultura che da laica diventa laicista e poi degenera in estremismi eversivi».
Costretta da chi? Quali valori esattamente? Perché stona parecchio l’affidamento della difesa dei valori alla classe politica. Quanto a “laicismo” rimando ad un post di Malvino, che meglio di quanto avrei fatto io si è soffermato sul significato del termine.
Sulla questione della ingerenza della Chiesa in politica e sui Dico aggiunge in conclusione: «La Chiesa non può venire meno alla sua funzione. Perchè il pensiero laico non si interroga sulla disgregazione della famiglia? È chiaro che di fronte alla deriva della società che non ha più valori di riferimento, la Chiesa svolge una funzione di supplenza. Il pensiero laico non è più in grado di dare una risposta alla disgregazione della società. […] Ma quale ingerenza? È l’esercizio di una missione. La Chiesa è stimolatrice di una cultura ma la sfida non riesce a trovare interlocutori validi. La società ha bisogno di punti di riferimento valoriali. Il pensiero radicale ha messo in crisi tutti i valori. L’effetto è l’individualismo esasperato. […] La legge sui Dico ha messo a nudo le insufficienze del pensiero laico. Nel momento in cui la Chiesa viene a difendere il matrimonio finisce per difendere un istituto laico. La cultura laica quando rinuncia a difendere il matrimonio e la famiglia, non è in grado di esprimere un pensiero per organizzare la società».
Esercizio o esercito?
martedì 10 aprile 2007
L’esercito di una missione (contro l’assenza di valori del pensiero laico)
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2 commenti:
Esercito.
Armato fino ai denti.
Quando di una tirannìa si fanno le lodi è evidente che la libertà non può far altro che ritirarsi in attesa di tempi migliori. La chiesa si sta distruggendo da sola dall'interno ed è comune a tutte le tirannìe. Chiha orecchie e occhi per vedere non può fare altro che "spingere" il tiranno al collasso per consunzione. I giovani usano il loro prnsiero e non si lasciano influenzare da tromboni di qualunque sorta. Continuiamo, invece noi atei, a diffonferemil germe della ragione e della libertà e la"Grande Persia" cadrà sotto le ragioni della scienza.
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